#7

Da "I Notturni" di @cold-anonymus

Sola e cupa

Fu la notte

Di quell'arcigno inverno

Nulla si udiva

Fuorché il pesante respiro

Fuorché il palpitare

Di un solitario cuore

Che tutto attende

Ma tutto teme

Sperando

forse

In un tempo

Più lieve

SECONDO IL MASCALZONE

Il cuore e il suo battito notturno, una stagione e il suo tempo andato: c'è tanta delicatezza in questo splendido sfogo di solitudine.
Pensieri che si susseguono senza un ordine e rotolano come un gomitolo che al mattino è impossibile riavvolgere.
Diversi i passaggi lessicali interessanti: tanta cura degli aggettivi e un doppio "fuorché" che sottolinea il grande abbinamento di immagini realizzato.
Infine quel "forse" finale: nella forma in cui si presenta, unica parola in minuscolo rispetto agli altri capoversi, quasi a voler entrare tra le strofe con delicatezza bussando docilmente alla poesia; nel contenuto con cui entra in relazione, unico dubbio in un brano di certezze notturne, quasi a voler mettere in discussione il filo logico che segue quel cuore.
Quale foto tra le mie ho scelto per queste parole?
Vorrei rispondere idealmente nessuna, perché in versi con assenza d'amore la migliore immagine sarebbe quella che non c'è.
Ma, per rispettare questo principio, ho trovato una "non foto": rami invernali "arcigni" come il tempo descritto.

SECONDO VOI

E voi?
Ci sono state notti più notti di altre in cui il suono del vostro cuore ha rimbombato nel silenzio del sonno generale?
Se sì, cosa è successo al mattino?
Siete riusciti a ripartire o vi siete portati dietro tutti i punti interrogativi pensati?
Svelateci con certezza le vostre incertezze...

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