IL PRIMO GIORNO D'AUTUNNO.

Nella piccola isola di Torcello era giunto il freddo e umido autunno.
Arrivò con una folata di vento gelido.
Invase le calli e i canali che si trovavano immersi nella quiete mattutina.
L'isola sembrava abbandonata.
Nessuno si vedeva fra le strette vie.
L'acqua dei canali era assai torbida, densa e scura.
Le gondole e le barche dei pescatori dondolavano lentamente, cullate dalle onde della bassa marea.
Le prime foglie rosso arancio si lasciavano cadere a terra, morte.
I giardini si stavano tingendo di colori caldi.
I vivace e vibranti fiori dell'estate erano scomparsi.
L'erba alta della palude circostante stava gradualmente dipingendo i suoi robusti e alti steli di striature giallastre.
Molte erano già le campagne incolte, dove incombeva un'assoluta desolazione e un triste abbandono.
I corvi volavano in circolo sopra le terre aride e secche.
Solo i vigneti mantenevano un bel colorito verde brillante.
Essi mettevano in mostra orgogliosamente i propri grappoli d'uva ormai maturi di color porpora, che aspettavano essere colti per diventare vino gustoso e dolce.
Le piccole e strette vie lastricate erano deserte.
Qualche tortora e qualche gabbiano volava in tranquillità, riposandosi di tanto in tanto tra i tetti rossi delle abitazioni.
Le case erano tutte quante costruite in mattoni spenti e scoloriti; anche i ponti del canale principale, che divideva in due l'isola, si ergevano senza parapetto, alcuni costruiti in pietra grigia, altri in assi di legno disconnessi tra loro.

Torcello era immersa nella più pacata tranquillità di quel che poteva sembrare il primo giorno d'autunno.



Ben presto quella piacevole quiete fu rotta brutalmente dalle campane della chiesa che batterono tre colpi.

Il suono riecheggiò in tutta la laguna.

Era mezzogiorno.

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