IL MERCATO
Nella piccola piazza di Torcello, davanti alla storica Chiesa di Santa Fosca, ogni mattina si teneva un piccolo mercato molto ricco di pesce, frutta e verdura.
Contava una decina di bancarelle costruite in legno e coperte da un lenzuolo per riparare gli alimentari dal sole e dalla pioggia.
Quel giorno autunnale c'era pesce fresco, frutta colorata, come arance e castagne e verdura buona e profumata, molto invitante agli occhi dei compratori.
Fra queste invitanti bancarelle c'era quella appartenente alla famiglia "Diavoli", di cui Evelina era la figlia maggiore.
Era ricca di frutta e verdura da un lato, mentre dall'altro, il padre Ennio stava sistemando in casse piene di ghiaccio il pesce pescato quella stessa mattina al levar del sole, aiutato dal figlio Milo, il fratello minore di Evelina, che sfortunatamente aveva ereditato il cattivo carattere del padre.
La madre dolce e tenera stava sistemando alcune delle sue speciali confetture di fragole e ciliegie in un minuscolo angolo della bancarella ancora vuota.
Quando ebbero finito di sistemare il tutto, le campane batterono il mezzogiorno.
Il loro rintocco risuonò nell'intera isola che si propagò nella laguna, richiamando a sé le campane di Murano e Burano. Il loro suono arrivò fino a Torcello sotto forma di debole eco, in segno di un bel buongiorno.
La piccola piazza ghiaiosa cominciava lentamente a riempirsi di persone, provenienti dalle isolette vicine, per servirsi degli ortaggi e del pesce fresco.
Gli abitanti di Venezia giungevano nelle loro barchette, approdando a ovest dell'isola.
A piedi risalivano il canale principale, costeggiandolo tutto, fino ad arrivare al centro di Torcello, costituito da quella piazza.
Nell'isola si levava per le calli un gran trambusto di pendolari, che facevano i migliori acquisti, le migliori scorte, andandosene sempre soddisfatti.
La piazza a quell'ora era gremita di veneziani che compravano ogni tipo di avere e necessità.
Fra la massa di persone, qualcuno suonava la fisarmonica, altri il violino.
Insieme producevano allegre e divertenti melodie.
I bambini si rincorrevano o giocavano a nascondino fra le ampie gonne delle signore e fra questi belli e beati fanciulli vi era il più piccolo dei fratelli, il più piccolo e giovane componente della famiglia "Diavoli", Chicco, di appena sette anni, che si divertiva con i suoi amichetti.
L'aria era fredda, il cielo era limpido e il sole splendeva pallido, aveva perso il colorito giallo intenso dell'estate.
In lontananza si potevano udire i gabbiani stridire.
In queste poche ore del giorno, Torcello appariva piena e ricca di vita, pervasa dai suonatori ambulanti e dagli schiamazzi della gente.
Dopodiché, verso sera, si sarebbe di nuovo svuotata.
Sarebbe ridiventata desolata e morta agli occhi dei passanti via mare, perché era questa la sua caratteristica: riempirsi di vita per qualche ora per poi essere lasciata sola e sperduta in mezzo alla torbida laguna veneta, lontana dalle sorelle limitrofe Burano e Murano.
La Signora Diavoli era abbandonata nella sedia vicino alla sua bancarella.
Era preoccupata, stanca ed esausta.
Era sempre una gran fatica sistemare tutta la frutta e la verdura per la vendita del mercato.
Elvira stava guardando il marito che finiva di sistemare il pesce e di fissare i costi della merce.
«Ecco mia cara, anche oggi abbiamo da vendere in abbondanza e ne guadagneremo molto, soprattutto grazie alla tua strepitosa confettura.»
Ennio andò verso la moglie e la baciò la guancia, allontanandosi dietro di lei.
Elvira gli sorrise a quel fugace tocco d'amore.
Dopo rivolse uno sguardo al giovane figlio dai capelli biondo scuro, Milo, che se ne stava lì dietro al bancone della bancarella con una postura rigida, fredda ed eretta.
Controllava o meglio scrutava tra la folla rumorosa i migliori compratori con i quali era più facile fare affari.
Elvira diede uno sguardo verso la gremita folla e sorrise quando vide il piccolo Chicco giocare con altri bambini.
La donna si alzò, e come suo figlio, andò a postarsi dietro alla bancarella a pochi metri di distanza da lui. Gli rivolse un dolce sorriso. «Tesoro, ora puoi girare l'insegna, siamo pronti per ricevere i nostri primi clienti.»
Il giovane fece cenno di sì con il capo e andò a cambiare il cartello.
Ora il banco era aperto, pronto ad accogliere i primi compratori.
Molti di loro erano deliziati alla vista degli ottimi prodotti che la famiglia Diavoli offriva ogni giorno.
Intanto il padre ricomparì alla destra della moglie.
«Sono andato a pagare i miei aiutanti. Vedo che oggi c'è più gente del solito: molto bene.»
La moglie lo guardò negli occhi e gli rivolse un lieve sorriso.
Erano tutti riuniti dietro alla loro bancarella, Ennio, Elvira e il figlio Milo.
All'improvviso tra la folla spuntò anche Chicco, che ridendo divertito, si avvicinò al bancone della sua famiglia per rubare, con un gesto fugace, una bella mela rossa.
«Grazie!» Pronunciò velocemente, scomparendo di nuovo tra la folla.
Il padre irritato gli urlò di rimando.
«Chicco, si chiede il permesso prima di prendere qualcosa!»
La moglie si avvicinò a Ennio, appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Non prendertela tanto con lui, è ancora un bambino», disse in tono compassionevole.
«Evelina è in ritardo! Dovrebbe essere già qui.»
I due genitori si voltarono verso Milo, che aveva parlato.
«Starà arrivando adesso.» Gli rispose la madre dolcemente, con il suo solito sorriso sulle labbra.
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