47. M.A.G.O
Tw: abuso, ci tengo a sottolineare che questo è seriamente un capitolo serio e pesante, leggete solo se siete a vostro agio con certe tematiche
A chiudere la porta della Sala Grande fu la Professoressa Galatea Merrythought, che con passo scaltro, procedette ad ampie falcate verso il banco dei professori. Ad attenderla, tutto l'albo degli insegnanti, composto da Albus Silente, professore di Trasfigurazione, Silvanus Kettleburn, professore di Cura delle creature magiche, Horace Lumacorno di Pozioni, Herbert Beery di Erbologia e naturalmente il preside Armando Dippet.
"Non si è fatta vedere, temo che...dovrà ripetere l'anno"-sussurrò la Merrythought cercando di farsi sentire solo dai colleghi schierati di fronte a lei, fallendo miseramente.
Al primo banco, Frederick Lestrange tentava di origliare per comprendere il motivo del ritardo dell'inizio degli esami, ma il brusio di sottofondo non gli consentì di udire nemmeno una parola. D'altra parte invece, Tom Riddle, che aveva il particolare dono della Legilimanzia, aveva compreso che una studentessa non si era presentata.
Effettivamente, guardandosi intorno, riuscì a scrutare un banco vuoto, nel mezzo della Sala Grande, ma contornato da centinaia di altri studenti, perciò non seppe affermare con precisione a chi potesse appartenere. Di certo non era una Serpeverde; aveva diligentemente raccomandato a tutti, compresi i Cavalieri, di presentarsi con un quarto d'ora d'anticipo fuori dall'aula. Sebbene avesse ricevuto sospiri stressati e occhiatacce come risposta, non aveva fallito nel suo lavoro. Alle sette e quarantacinque minuti esatti, nessuno studente di Serpeverde mancava all'appello fatto da Lumacorno, neppure Walburga Black, che a detta di molti studenti non sarebbe riuscita a superare alcun esame a causa della sua amnesia.
Phoebe non aveva la fortuna di avere Tulip al suo fianco durante lo stressante percorso. Non era riuscita ad accaparrarsi il posto vicino a Fred, ma di certo non era in una postazione sconveniente come Lilith, alla quale fece un cenno del capo, che ricambiò con una smorfia.
La posizione più strategica però l'aveva sicuramente presa tra le grinfie Mulciber, che di fianco non aveva nessun'altro se non Riddle.
"Mi domando dove sia finita"-asserì Silente con rammarico. Del resto, la ragazza gli aveva fatto una promessa che era convinto potesse mantenere. Si stava davvero impegnando. Ma negli ultimi tempi non sembrava partecipare molto a lezione, si era incupita, non aveva intenzione di rispondere a nessuna domanda le venisse posta.
Sembrava come folgorata da una maledizione.
"Temo che dovremo iniziare senza di lei, Albus"-Dippet scosse la testa in segno di resa. Neppure a lui sarebbe piaciuto bocciare uno studente che si era impegnato molto nel corso dell'anno, ma le regole non potevano essere modificate, per nessuno.
Non avrebbe fatto eccezione nemmeno per uno studente come Tom Riddle.
Doveva essere rigoroso con qualsiasi alunno.
La professoressa Merrythought iniziò a scrivere con un gessetto bianco sulla lavagna l'ora di inizio, e da lì avrebbe calcolato due ore per terminare.
Inizio: ore 08:07
Fine: ore 10:07
Sette minuti. Sette lunghi minuti nei quali ognuno di loro aveva sperato di sentire la porta spalancarsi per vedere colei che mancava all'appello, ma quel momento non era arrivato. Non sarebbe più arrivato.
Le sarebbe bastato un solo M.A.G.O per superare l'anno e abbandonare Hogwarts.
Ma perché mollare così vicina alla fine?
Perché mai gettare la spugna e dichiarare la resa quando l'orizzonte era così ben definito?
Questo nessuno seppe spiegarselo, nessuno se non Ralston Nott.
****
"Com'è andata? Io modestamente credo di aver fatto il didietro alla ehm ehm Merrythought, e al signor Rottame Kettleburn"-pronunciò Mulciber soddisfatto della sua tattica di copiatura elaborata in sette anni di scuola.
"Non vaneggiare troppo, non è farina del tuo sacco"-Riddle alzò gli occhi al cielo, conscio di essere stato la maggiore fonte di ispirazione di Mulciber, lo aveva compreso soprattutto in virtù del fatto che si sentiva costantemente gli occhi puntati sul compito.
"In amore e in esame, tutto è lecito Tom...tu piuttosto come pensi sia andata?"
"Salazar, devo risponderti?"-sospirò scocciato il bruno che con lo sguardo scorgeva l'unica persona della quale gli fosse importato qualcosa.
Era intenta a parlare con Malfoy di questioni probabilmente legate all'esame, ma voleva comunque controllare la situazione.
"Ora se vuoi scusarmi Mulciber devo fare una cosa importante"-si dileguò in un nano secondo sparendo dietro la colonna, lasciando l'altro Serpeverde in balia delle sue manie di protagonismo.
Si appostò dietro la statua del cavaliere, in genere usato dai maghi più scaltri come passaggio segreto per andare a Hogsmeade senza permesso, in quel caso, usato da Tom come nascondiglio.
"Legilimens"-pronunciò a bassa voce tenendo i suoi occhi puntati su Davina.
Da qualche giorno sospettava che lei avesse qualcosa da nascondere.
Non era più la stessa con lui.
Non le andava più di studiare fino a tarda sera con lui, preferiva starsene in camera sua con la Vervain per qualche strano motivo, o almeno così dichiarava, ma quando Tom aveva parlato con Lilith l'ultima volta accennandole i comportamenti della Black, la bruna aveva negato completamente di aver avuto conversazioni con lei nei precedenti giorni.
Così Tom aveva iniziato a dubitare.
Dubitava di lei e della sua fedeltà, e non voleva nemmeno immaginare cosa avrebbe fatto se per qualche motivo lei l'avesse tradito.
Tom, che per la prima volta era riuscito a dischiudere una minima parte del suo cuore, sarebbe stato profondamente deluso, persino da sé stesso, per aver lasciato che una persona lo offendesse.
Per di più, con Abraxas Malfoy, che tra tutti i suoi seguaci era quello che odiava di meno.
Insomma, non che fosse particolarmente brillante e alla sua altezza, ma era potente, ed aveva i mezzi che Tom necessitava per essere il miglior mago.
Avrebbe ottenuto di sicuro la cattedra di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ad Hogwats, con l'appoggio e la raccomandazione dei Malfoy.
A sua detta, Abraxas era innamorato di Mulciber (e come avesse fatto ad infatuarsi, Tom non sapeva spiegarselo), ma ultimamente anche la situazione tra i due era andata scemando. Non passavano più molto tempo insieme, e Tom era arrivato a provare la sua ipotesi di doppio tradimento mettendo insieme le due supposizioni e ricavandone un'evidenza.
Perciò, in quel momento si nascondeva dietro ad una colonna, ascoltando i futili discorsi di Abraxas e Davina, probabilmente dei discorsi che servivano solo a coprire la tresca in atto da giorni.
"Allora, cosa hai risposto alla domanda sui Bezoar?"-chiese la Black al biondo fingendo disinvoltura.
"Che può essere usato come potente antiveleno, perché effettivamente è così...oddio è così? Oppure ho sbagliato tutto? Forse mi confondo"-Brax iniziò a farsi venire inutili attacchi di ansia post-esame con tanto di dubbi esistenziali sulla vita.
"No è così, è giusto, volevo solo confrontarmi per paura di aver sbagliato"
"Oh, menomale, ho avuto le idee confuse per molto tempo su Pozioni, in particolar modo dopo che mia sorella Cassia mi ha chiesto di studiare con lei, è molto disorganizzata."
"Hai una sorella? Non lo sapevo!"-esclamò Davina corrugando le sopracciglia.
"Già, un anno più piccola ma vuole sentirsi grande studiando con me"
"Patetici, stanno praticamente confessando il tradimento."-pensò Riddle tra sé e sé cercando qualsiasi prova che potesse dimostrare che Davina e Abraxas uscivano in segreto.
Quelle prove ovviamente non sarebbero mai arrivate, ma Riddle cercava disperatamente di giustificare i comportamenti insoliti di Davina mediante altri comportamenti.
"Dovrò conoscere Cassia allora, prima o poi"-sorrise la Black mostrando empatia nei confronti di Brax.
"Già, e a proposito, dovrei parlarti più tardi in privato di quella cosa"-Abraxas fece attenzione nel non farsi sentire da nessuno dei presenti attorno a loro, non voleva che la notizia si spargesse in fretta, e non aveva alcuna intenzione di farlo sapere a Mulciber, né tantomeno agli altri.
Almeno non prima del tempo dovuto.
"Quale cosa? Giuro su Salazar e la mia discendenza da Serpeverde che se quei due se la fanno sotto il mio naso-". Il pensiero di Tom fu interrotto da Ralston Nott, il quale, sviando verso un corridoio vicino aveva intravisto Riddle dietro alla statua intento ad allargare le narici e sbuffare.
"Tutto bene?"-chiese Nott facendo sussultare Tom.
"Non è un buon momento per parlare"
"Già nemmeno per me...Aurora non si è presentata agli esami e temo che dovrà ripetere l'anno. Ma ho bisogno di te"-Ralston stava disperatamente cercando una persona con cui confidarsi. Sebbene Riddle non fosse un empatico, né tantomeno poteva provare pena per gli altri, sapeva dare buoni consigli. Era molto razionale, e la sua mente, spesso fredda come una lastra di ghiaccio che si innesta nei marciapiedi di Gennaio, non lo tradiva.
"Dopo"-si limitò a rispondere Riddle cercando si sviare Nott dalla conversazione per poter tenere d'occhio (e sott'orecchio) la conversazione tra Davina e Abraxas, ma non appena si volto per ricongiungere i suoi occhi verso la Black, i due erano spariti.
"Esattamente come pensavo!"-suppose Tom.
Aveva una candela dentro che bruciava ardentemente e consumava ogni suo centimetro di pelle viva.
Si odiava così tanto per essere stato ingenuo e fragile per così tanto tempo, non avrebbe dovuto consentire a nessuno di poter penetrare sotto gli strati di adipe, tessuto muscolare, sangue e ossa, per poi essere consumato da questa fonte che gli tarpava via man mano quel freddo.
Sarebbe dovuto restare impenetrabile perché l'amore devia qualsiasi obiettivo.
Nemmeno tua madre ti ha voluto.
Congiunse l'arcata dentale superiore con quella inferiore stringendo così forte da procurarsi mal di denti. La mandibola così tesa e affilata da poter tagliare la carta.
Per un secondo, solo uno, costrinse la sua mente a pulirsi da tutte le maledizioni che stavano affannosamente prendendo il controllo su di sé.
Voleva solo avere quell'attimo di niente nel quale si sarebbe potuto rintanare, custodendo gelosamente lo svanire delle emozioni come posto sicuro.
Tuo padre ti ha abbandonato perché sei un mostro.
Involontariamente tutte le emozioni tornarono al loro posto dopo un respiro profondo. L'attimo di nulla non gli era servito a molto poiché la sua mente tornò subito a giocargli brutti scherzi.
E se Davina lo avesse abbandonato proprio perché non voleva uno molle come lui? Del resto si era rammollito molto, e da mesi non faceva che trattarla come l'unica persona della sua vita.
Voleva veramente essere trattata come il nulla da lui? Voleva tornare ad essere sua nemica come all'inizio? Il giochetto che loro due avevano era stuzzicante d'altronde e Tom poteva immaginare che lei volesse portare nuovamente pepe nella sua vita diventata piatta.
Prima si odiavano, ma segretamente provavano una forte attrazione l'uno per l'altra.
Si era probabilmente annoiata di avere avuto Riddle così facilmente, di non aver dovuto lottare molto per un bacio o per farlo innamorare di lei.
Sei un disastro.
E se Davina, in realtà, non lo avesse mai amato?
Se lo avesse sedotto solo per provare a sé stessa di essere così convincente da poter manovrare un mostro come lui?
Se Davina lo avesse raccolto da per terra così fragile ed emotivamente instabile solo per potersi prendere gioco di lui? Se Davina raccontasse ad Abraxas, tra risate e commenti, tutti i segreti di Tom?
I tuoi trucchetti da mostro portali altrove, gli altri bambini hanno paura di te.
Tom voleva disperatamente avere un'illuminazione che potesse aiutarlo a superare il momento che stava vivendo, necessitava delle risposte violente, che probabilmente lo avrebbero scosso emotivamente, ma doveva averle.
Il mondo doveva vederlo in bianco e nero perché le sfumature di grigio erano per i deboli.
E non poteva permettersi di osservare i se e i ma, doveva avere il sì oppure il no.
Il confronto con Davina non tardò ad arrivare, quando la sera stessa lei aveva varcato la soglia del suo dormitorio per portargli una cioccolata calda da condividere insieme.
Era così dannatamente difficile chiederle se lo avesse tradito, vendendolo ad un mondo di scherno e di risate, ma lo fece comunque.
"Mi stai tradendo?"-chiese con la solita schiettezza che lo contraddistingueva in ogni situazione.
Ma lei non rispose, si limitò a guardarlo negli occhi facendosi sfuggire una risata divertita.
Come osava prendersi gioco di lui, nonostante tutto.
"Tom, secondo te potrei mai tradirti dopo tutto quello che ho fatto per starti vicino?"-fu l'unica cosa che seppe dire.
Le sembrava sincera, nonostante le paturnie alle quali si era sottoposto durante tutta la giornata, ma c'era ancora qualcosa che non gli quadrava.
Per quale motivo si era avvicinata così tanto a Malfoy?
"Come ti viene in mente di chiedermi una cosa simile?"-non tardò ad aggiungere.
Tom sospirò prima di poterle spiegare tutto.
Chiese innanzitutto perché non passasse più così tanto tempo con lui, perché gli mentisse soprattutto (fu uno degli argomenti che enfatizzò di più), ed infine chiese pure dell'avvicinamento con Abraxas. Perché questa serie di cose erano accadute così improvvisamente, tutte insieme, come un tornado che ti travolge senza lasciarti possibilità di movimento?
"Tom -iniziò Davina- siamo solo amici, non andare a cercare problemi dove non ci sono, ti prego"
"Non hai risposto a nemmeno un decimo delle domande che ti ho fatto"
La ragazza stette in silenzio. Tom poteva ammirare visibilmente lo sconforto nei suoi occhi, tanto che temeva di averla ferita in qualche modo.
Stupido Tom, anche in una situazione come questa tendeva a vittimizzare lei più che sé stesso. Doveva necessariamente dare uno schiaffo morale al suo cuore.
"Parla cazzo, dimmi qualcosa!"-sbraitò rabbioso, poiché non poteva in nessun altro modo reagire in quel momento.
Aveva così tanti dubbi che gli ronzavano in testa, e a quelli si aggiungevano tutte le asserzioni, tutte le minacce e le cattiverie che si era beccato da piccolo.
Tua madre era una puttana, e ti ha abbandonato perché è rimasta incinta per caso o ancora tuo padre era solo un uomo che non voleva averti come responsabilità, ma ha fatto bene!
Puttana.
Chiunque l'avesse chiamata puttana finiva inspiegabilmente avvolto dalle fiamme, fenomeno che solo più tardi Tom seppe essere la conseguenza della sua magia.
Davina non disse niente, ma in quel momento tutto ebbe senso. Si tolse quel guanto che portava da giorni come a coprire il misfatto. Tom lo associava ad un cambio di stile che, a detta di Mulciber, molti adolescenti fanno nel corso della loro vita.
Non appena scoprì la mano, tutto ebbe un maledetto senso.
"Non volevo toccare il tuo anello Tom...ti giuro che se avessi saputo cosa c'era dietro-"
Non poteva essere vero. Non doveva finire così la loro storia, fatta di aeroplani di carta che volano senza mete precise ma che inspiegabilmente atterrano leggiadramente. Non poteva finire così il loro amore costruito sulla base dell'odio che nutrivano l'uno per l'altra.
Tom non seppe definirsi sollevato nello scoprire che Davina non lo tradiva. Avrebbe preferito un'infinità di volte un tradimento alla sua morte.
Morte, una parola che se accostata ad un'entità eterea come Davina sembrava solamente un'antinomia.
"No"-aveva dichiarato Tom, come se con questo imperativo la maledizione si sarebbe poi ritirata dal corpo di Davina per tornarsene buona buona all'interno del suo anello.
"Mi dispiace Tom ma è la verità"
"No"-la interruppe di nuovo bruscamente per evitare di accettare questo destino praticamente già disegnato.
Che lui stesso aveva disegnato stregando l'anello, in modo che qualsiasi persona l'avesse anche solo toccato, persona non degna e non appartenente alla dinastia di Serpeverde, sarebbe morta dopo giorni di sofferenza.
"Non puoi far finta di niente, sto per morire Tom."
Questo gli spezzò il cuore più di qualsiasi altra cosa gli fosse stata detta in vita sua.
Sua madre era morta.
Suo padre era morto.
La sua anima gemella sarebbe morta.
Perché una vita così tormentata dalla morte era toccata a lui, che da piccolo amava così tanto cogliere le margherite e portarle sul suo letto contarle?
Riconduceva ogni suo pensiero al fatto che la colpa fosse sempre stata sua, e che era destinato a portare morte ovunque andasse. La morte lo seguiva come una coinquilina silenziosa, lo abbracciava nel momento in cui meno ne aveva bisogno, e lo rassicurava al punto che l'unica costante della sua vita era diventata proprio questa coinquilina parassita.
Sua madre era morta partorendolo, quindi per colpa sua.
Suo padre l'aveva ucciso lui.
Davina aveva toccato un anello stregato da lui.
La colpa era sempre sua, in ogni caso.
Sei uno scemo, hai rotto il vaso della sorvegliante è
colpa tua.
Tom non aveva mai rotto il vaso, era stato il bambino che lo picchiava a farlo, ma nonostante tutto Tom doveva prendersi la colpa ogni volta. E la sorvegliante alla fine lo picchiava.
Una volta lo aveva punito così severamente da farlo urlare così tanto forte da svegliare tutti gli abitanti che costeggiavano l'orfanotrofio.
Aveva cosparso una macchia d'olio d'oliva sulla mano del bambino, la pelle perlacea risplendeva oliata sotto la luce della lampada da notte.
La sorvegliante avvicinò il fuoco della lampada alla mano del bambino fino a fare congiungere le due entità.
Questo è per aver bruciato un altro bambino.
Tom aveva provato a dimenarsi, ma senza successo.
E mente il fuoco gli bruciava la mano, e un alone bianco gli si formava sul dorso, si abbandonò ai suoi sensi fino a svenire.
Ma nulla, nulla sarebbe stato paragonabile al perdere Davina.
Nemmeno il dolore che aveva provato con quella tortura che gli sarebbe stata inflitta anche altre volte.
"Ho deciso che tu non morirai"-proclamò Tom straziato, cercando di non esplicitare troppo i suoi sentimenti.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top