13. L'annuario
Il cielo, che copriva le vaste distese di prati verdi e le montagne maestose che circondavano il castello di Hogwarts, iniziava a colorarsi di un grigio scuro, preannunciando tempeste di neve.
Phoebe ammirava il perfetto connubio della natura dalla finestra, facendo attenzione nel catturare con cura tutti i dettagli del paesaggio.
Un piccolo stormo di uccelli che migravano a sud in cerca di un luogo più caldo dove sostare.
Il vento che percuoteva i rami degli alberi fino a farli colpire tra di loro.
La temperatura era scesa vertiginosamente in quei giorni, costringendo la Wyatt a portarsi dietro una sciarpa di lana avvolta intorno al collo.
Le giornate andavano accorciandosi, e il sole timidamente si ritirava, lasciando spazio alla maestosa luna, che quella sera sarebbe stata piena.
Phoebe ammirava la presenza del corpo celeste, ben visibile anche se non era ancora calata la notte.
Il suo contorno sferico la mesmerizzò per qualche secondo.
Durante le notti di luna piena si sentiva più affamata del solito; bramava carne quasi cruda ed era molto più animalesca nei modi di fare.
Perciò aveva deciso di fare una tappa in Guferia per rilassarsi a modo suo, portandosi dietro la scorta che lei e Tulip riservavano ogni mese per le occasioni di necessità.
Camminando per i corridoi, Phoebe incrociò nel percorso una ragazza dei Tassorosso del quarto anno, che trovava notevolmente in difficoltà nel raccogliere dei libri che le erano caduti.
Avvicinandosi a lei riconobbe che si trattava di una certa Cassandra McCalligan.
"Ehi ti serve aiuto?"-chiese la Corvonero accovacciandosi leggermente per raccogliere qualche foglio sparso qua e là.
"Sì...grazie, sono stati dei ragazzi del quinto anno, mi hanno spinta"-esordì lei un po' imbarazzata nel raccontare ad una perfetta sconosciuta ciò che le era successo.
"Che incoscienti, spero che tu stia bene"-la rassicurò Phoebe porgendole i suoi appunti in ordine.
"Sì sto bene, grazie mille dell'aiuto"-rispose la McCalligan incamminandosi velocemente verso la Biblioteca.
Phoebe era sempre stata gentile, una ragazza altruista e disponibile. C'era stato un momento in cui credeva che il Cappello Parlante l'avesse smistata nella casa sbagliata quando sentì pronunciare 'Corvonero' con così poca esitazione, ma alla fine aveva capito che era destinata a quel cammino; la sua curiosità era ineguagliabile, soprattutto se unita allo studio, e finiva sempre per trascinare la sua amica Tulip con lei alla ricerca di libri che soddisfassero i suoi quesiti esistenziali.
Ed era anche abbastanza saggia, quando era richiesto.
Incamminandosi verso la Guferia, Phoebe percepì il fresco venticello invernale entrarle nelle narici, così decise di immergere il suo viso dentro la calda sciarpa che fortunatamente si era portata dietro. Nel tragitto tirò fuori anche la sua scorta, già arrotolata e pronta ad essere accesa.
Con un rapido movimento se la mise in bocca, con cura di non avere nessuno nelle vicinanze, ed estrasse anche la scatola di fiammiferi che si portava sempre appresso.
Con una sfregata riuscì ad accendere il fiammifero, facendo ben aderire la capocchia rossa all'angolo della scatola, e vi accese lo spinello.
Inalò il primo tiro, e sentì subito i nervi cervicali stendersi.
I suoi istinti da metà lupo andarono reprimendosi tiro dopo tiro.
Una volta arrivata alla Guferia, dopo aver salito le scale a chiocciola, si trovò davanti la Vervain seduta sull'orlo della finestra, una gamba penzolante dal lato interno, l'altra chiusa verso il petto.
Guardava l'orizzonte.
"Eccoci qua" -esordì Phoebe portandosi la sigaretta alla bocca ancora una volta.
"Il nostro solito appuntamento eh?"-pronunciò Lilith continuando a guardare fuori.
"Accidenti Vervain, già lo definiamo appuntamento? Mi toccherà regalarti una rosa alla prossima"-se ne uscì la Corvonero sghignazzando.
Ma Lilith non era dello stesso umore.
Quando si girò, Phoebe notò il volto solcato dalle lacrime, lacrime che probabilmente nessuno aveva mai visto provenire da Lilith.
Una ragazza che agli occhi di tutti sembrava così forte.
"Ehi, che cos'è successo?"-chiese Phoebe sedendosi a terra, nella sua solita postazione da fumo.
"È successo che Walburga esiste, ecco cosa"-annunciò lei portandosi la manica della divisa al viso, asciugandosi delicatamente le guance inumidite.
"L'amica che ti minacciava? Che altro ha fatto?"
Lilith indugiò un po' sul dirglielo. Effettivamente pronunciarlo ad alta voce l'avrebbe reso reale, ancor più reale di quanto già non fosse. I suoi occhi ancora lucidi.
"Ha baciato il mio ragazzo"-esordì la mora portandosi le mani ai capelli per spostare i ciuffi che le cadevano davanti agli occhi.
"Posso immergerle la testa nel cesso, vero?" -chiese Phoebe, provocando una risatina divertita della Vervain. Ma probabilmente non stava scherzando.
"Vorrei tanto farlo io, ma ci ha tutti in pugno. Non starò a spiegarti le dinamiche perché è complicato, però il succo è che nessuno può fare niente contro di lei, ci tiene nelle sue mani come burattini."
"Chi intendi per nessuno?"-chiese la Corvonero esalando il fumo.
Lilith espirò. "Me, Abel, gli amici di Abel e sua cugina Davina, siamo tutti vittime delle sue cattiverie".
"Come può una persona essere così pessima?"
Lilith se lo chiedeva da molto, sin da quando erano veramente amiche.
Da quando aveva cominciato ad infastidire dei ragazzini innocenti nei corridoi.
Da quando diceva di voler uccidere i Mezzosangue.
Da quando voleva dominare il mondo magico.
E Lilith l'aveva sempre seguita nelle sue fantasie folli, non sapendone bene il motivo.
Ma voleva incrementare la sua posizione sociale. Voleva cambiare il suo status.
"Non lo so" -si limitò a rispondere la Vervain, prendendo tra le dita lo spinello che le aveva passato Phoebe.
"Deve esserci un modo per fermarla."
"Forse ucciderla" -ironizzò Lilith guardando la Corvonero negli occhi. L'idea non le dispiaceva in realtà.
"Beh, se ti serve aiuto per occultare un cadavere, conosco qualche posticino nella Foresta Proibita"-sentenziò Phoebe alzandosi da terra.
Lilith la guardò con aria confusa. "Dove vai?"
"Devo tornare nella Sala Comune, ho promesso a Tulip che avremmo cercato informazioni su una ragazza che ha iniziato a piacerle da poco, perciò ora devo andare sennò mi picchia"
"E questo?"-chiese la Serpeverde evidenziando il fatto che avesse il suo spinello in mano.
"Tienilo, ti serve più che a me"
Phoebe si incamminò nuovamente verso il castello, a passo spedito, evitando che qualcuno potesse vedere dove fosse stata in tutto questo tempo.
Risalendo la collinetta che portava alla scuola, Phoebe sentì una strana sensazione.
Percepiva una presenza alle sue spalle, ma non appena si girò, nessuno era lì a guardarla.
Si voltò nuovamente per proseguire il suo cammino, ma la sensazione rimaneva lì, al centro del petto.
Un vuoto.
Degli occhi puntati addosso.
Ancora vuoto.
Uno sguardo famelico che la avvolgeva.
Ma ancora niente, rigirandosi nessuno era lì.
Decise di procedere quasi correndo.
Stava rivivendo lo stesso momento vissuto 7 anni prima, quando la creatura l'aveva attaccata.
Era come se fosse tornata a reclamare la Corvonero come premio.
Come se il suo lavoro con lei non fosse ancora finito.
Phoebe correva ancora, il fiato corto non l'aiutava.
Si sentiva particolarmente stanca, come se stesse per mollare e arrendersi alla corsa.
Ma no.
Doveva continuare a correre.
Per vivere.
Il suo istinto le diceva di correre come non era riuscita a fare qualche anno prima, da bambina quale era.
Le sue gambe iniziavano a cedere, ma lei diceva no.
I suoi polmoni chiedevano aiuto, ma lei diceva no.
La pancia le bruciava, ma lei diceva no.
Non poteva mollare.
Velocemente riuscì a rientrare all'interno del castello, squadrata dall'alto al basso da qualche studente all'ingresso.
Chiuse la porta dietro di sé, madida di sudore e respirando a fatica.
Si piegò su sé stessa, caricando le ginocchia del peso del suo busto, premendo le braccia contro le gambe prive di forza.
Dopo pochi secondi di pausa riprese a camminare normalmente, come se non fosse successo nulla.
****
"Hai trovato qualcosa?"-chiese Phoebe a Tulip continuando a scrutare tra gli annuari degli studenti di Hogwarts degli anni precedenti.
"Non ancora, ho trovato un'Aurora Flint, un'Aurora Parkinson e un'Aurora Fawley, ma nessuna di loro è Grifondoro."
"Arrenditi Karasu, e smetti di fare la sottona"-la implorò Phoebe dopo aver sfogliato lo stesso annuario per quattro volte di seguito senza successo.
"Ti ricordi quella volta in cui ti piaceva Ralston Nott e abbiamo dovuto perlustrare tutte le aule per cercarlo perché volevi chiedergli se potesse darti ripetizioni di Trigonometria...bene, nel mondo magico non esiste neanche Trigonometria!"- se ne uscì Tulip sventolandole davanti una foto di Ralston in tenuta da battitore contenuta nell'annuario che stava consultando.
"Era il terzo anno, ero ancora una bambina...e a mia discolpa posso dire che ora non mi piace più"-esordì Phoebe con un tono a metà tra l'offeso e l'orgoglioso.
Tulip rise guardando la sua mascella contrarsi, come era solita fare quando si arrabbiava. "Beh comunque ricordati che lo stai facendo per me."
"Oh certamente, sto sprecando un pomeriggio intero a cercare una ragazza in degli annuari solo perché siamo amiche, lo sto decisamente facen-"
"TROVATA!"-urlò Tulip facendo riecheggiare la sua voce squillante tra le pareti della sala comune di Corvonero. Alcuni studenti le guardarono con aria di sufficienza.
"Aurora Fontaine, è lei è lei è lei"-ripeté Tulip con un sorriso a trentadue denti.
"Grandioso, ora posso andare a farmi una cazzo di doccia?"-chiese Phoebe esasperata, ma contenta di aver messo fine a questo calvario.
"Certo, e non fare la sofisticata Wyatt, ti ricordo ancora una volta di-"
"Ralston Nott, sì, è già la ventesima volta che me lo ripeti."
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