Parte 23
La sua determinazione era svanita in un attimo; voleva rimanere lì e piangere, finchè tutte le lacrime non avessero lavato via il cumulo di sentimenti oscuri che gli gravava addosso. Ma non poteva permetterselo. Doveva andare da Carl, e scoprire se era stato lui a tendergli quella trappola.
Si alzò con uno sforzo immane, mentre i suoi stanchi occhi decifravano stancamente il mondo intorno a lui, avvolto nella coltre notturna del suo avvilimento.
Cominciò a correre; lottava per ricacciare le lacrime all'interno, ma non sapeva se ce l'avrebbe fatta.
Giunse al luogo indicatogli da Carl; era un vicolo stretto e scarsamente illuminato, uguale a decine di altre strade della periferia. Si guardò intorno, e quasi subito scorse Carl, seduto sulle gradinate di un edificio abbandonato.
Si avvicinò lentamente, diffidando di quello che stava quasi cominciando a considerare un amico.
Ma quando gli fu vicino, i suoi dubbi evaporarono come una sudicia pozzanghera in una torrida giornata d'agosto; Carl aveva la testa tra le mani, ed era evidente che stava piangendo.
-Carl, cosa succede?-esclamò Steve, sedendosi accanto a lui e mettendogli una mano sulla spalla.
In quell'istante notò una chiazza di vomito accanto a Carl; doveva essere sbronzo, e sicuramente non era una sbronza buona.
-Non posso continuare così- esclamò Carl, scuotendo la testa. Appariva distrutto, e il suo volto normalmente attraente sembrava il campo di battaglia delle sue personali frustrazioni.
-Sono l'alcol e la cocaina che ti fanno parlare così- gli rispose Steve -Domani mattina starai bene-
Carl prese a piangere più forte -E invece no, Steve. Domani sarà un altro giorno, è vero, ma un altro giorno di menzogne. Ti sei chiesto come mai mi drogo?-
-No, credevo che lo facessi solo per il piacere di sballarti- Steve scosse la testa, e poi lo guardò dritto negli occhi. Era terribile leggere così tanto dolore in uno sguardo, così brutto che Steve dovette guardare altrove.
-Non fraintendermi, è sempre bello perdere per un po' le inibizioni e tutto il resto, ma la ragione principale è un'altra. Quando sono fuori spesso non penso a nulla, spesso mi dimentico quanto la mia vita sia vuota, falsa, solo un'illusione insomma. Ma altre volte...-
-Altre volte va peggio- completò Steve, e a quel punto sentì una lacrima, solitaria e impenitente, che scendeva come piombo fuso sul suo volto.
-Già- rispose Carl – A volte non riesco a pensare ad altro, e finisce come questa sera-
-Senti, Carl, posso darti un consiglio? So che probabilmente non ti piacerà quello che sto per dirti, ma sono l'unico che sa...bè diciamo, che sono l'unico che conosce le tue preferenze, insomma-
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