Parte 19


Steve prese la sua decisione, in un attimo. Era determinato, troppo determinato, e raggiungere i suoi obiettivi richiedeva l'amicizia di Carl e Shane, a qualsiasi prezzo.

-Va bene, tiro- disse a denti stretti, ma proprio in quell'istante si rese conto che, almeno una parte di lui, voleva tirare eccome. Non era mai stato un fan delle droghe, ma voleva sentirsi come loro, almeno per una serata.

Avvicinò il viso al tavolo, e tirò con decisione.

L'impatto fu drastico. Mentre la polvere bianca risaliva verso la sua mente indifesa, sembrò far ardere le sue vie nasali, e nell'istante prima che facesse effetto, un pensiero strano gli sfiorò la mente. Avrebbe ucciso Stella, ne era sicuro. Fino a quel momento aveva sempre pensato di fargliela pagare, ma di lasciarla vivere. Ora invece non poteva più sopportare di vederla vivere la sua vita, mentre suo cugino marciva nella tomba.

-E bravo Steve- stava dicendo Carl, mentre tirava a sua volta. Shane invece, lo osservava tranquillo, come in attesa di qualcosa.

Qualche istante più tardi, Steve fu investito. Sentiva chiaramente di essere senza controllo, come se i suoi pulsanti interni fossero saltati, in preda al cortocircuito della sua euforia.

Scoppiò a ridere, e l'eccitazione lo travolse con una furia incalcolabile.

Scoccò agli altri due uno sguardo interrogativo, ma la risposta fu solo un sorriso.

Steve si alzò in piedi. Si sentiva troppo acceso per stare seduto. Si sentiva esplodere, ma in modo Giusto.

Sapeva di non avere più il controllo, ma gli andava più che bene.

Nel frattempo anche Shane stava tirando, mentre Carl stappava una bottiglia di prosecco.

-Dobbiamo brindare- esclamò Carl, prendendo tre calici.

-Ma si- fece Shane alzandosi in piedi -Dopotutto abbiamo appena svezzato un marmocchio-

Steve non aveva assolutamente voglia di replicare. Ciò che stava accadendo alla sua mente era molto più interessante, dal suo punto di vista.


Rideva, rideva come un folle, ma ma non gli importava. Che gli altri pensassero quello che volevano, lui era troppo disconnesso per preoccuparsene.

Ma osservando Shane e Carl capì che lui stava molto meglio di loro. I due sembravano ancora meno controllati di Steve, ed in quel momento capì che sarebbe stata una serata leggendaria.

Mezz'ora dopo erano alla festa. Mentre Steve si guardava in giro, non potè che rimanere stupito. Erano in una villa privata, con piscina e addirittura due banconi da bar, con almeno una decina di baristi.

C'era tantissima gente, e tra la miriade di facce sconosciute riconobbe qualche compagno di facoltà. Carl e Shane erano evidentemente nel loro ambiente naturale: camminavano baldanzosi, salutando gente qua e là, Carl con sorrisi e strette di mano, Shane senza trasporto e sempre come se si trovasse su un altissimo piedistallo.

-A dopo ragazzi, vado a salutare un paio di amiche- esclamò Shane dopo che ebbero preso da bere. Parlava a voce troppo alta e con modi esageratamente teatrali, ma Steve non ci trovò nulla di strano.

Anche con tutta quella gente intorno, era immerso nel proprio mondo. Le luci stroboscopiche, abbinate alla cocaina,stavano rendendo onirico l'ambiente ai suoi occhi; gli sembrava tutto surreale, e sentiva le emozioni che gli pulsavano dentro come bombe ad orologeria, incontrollabilmente potenti.

-Sto da Dio- urlò Carl, portandolo in mezzo alla pista. Il rumore era assordante, e il ritmo minacciava di trascinarlo via, così come la visione delle ragazze che ballavano; si dimenavano nei loro vestitini succinti, facendo perdere a Steve quel poco di controllo che gli restava.

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