4. Prigioniera!

«Guardate un po' cosa ho trovato!» sbraitò il suo aguzzino, trascinandola verso il centro del ponte, tirandola un po' per il braccio e un po' per i lunghi capelli, ancora liberi dalla protezione della cuffia. Per quanto la ragazza urlasse e cercasse di graffiare, mordere o prendere a calci il suo aggressore, non riuscì a opporre una vera resistenza.

Quando furono nei pressi dell'albero maestro, diversi curiosi vi si erano già radunati. Due pirati la afferrarono per le braccia, uno per lato, immobilizzandola, mentre quello che l'aveva catturata, infilata la mano nella scollatura del costoso vestito, lo strappò con un gesto secco.

Si dice che tenere tra le mani la seta più pregiata di Spirotropoli sia come maneggiare una nuvola: il costoso vestito non poté nemmeno fingere di resistere a quel trattamento. Si squarciò di botto, aprendo una finestra sul suo corpo, e portando allo scoperto la pelle liscia e ambrata, e il seno non troppo prosperoso ma assai sodo, con i capezzoli che svettavano orgogliosamente verso l'alto.

Nel tentativo di sottrarsi alla vista di quegli sconosciuti, Amina cominciò a dibattersi con violenza, con l'unico risultato di scuotere le due protuberanze ora esposte, suscitando la lasciva ilarità di quell'indesiderato pubblico.

Qualcuno si spinse perfino a toccarla. «È liscia quanto il vestito che indossa!»

La giovane sentì le lacrime salirle agli occhi: avrebbe voluto mordere il maledetto che osava farle una cosa simile contro la sua volontà, o quantomeno prenderlo a calci. Ma non poteva fare niente. Percepì con ribrezzo crescente il movimento di quella mano che risaliva lungo il suo fianco, fino a sfiorare la morbida curva di un seno... E là, fermarsi, colpita dal piatto di una lama.

«Mezz'ala, quante volte ti devo dire di non rovinare la merce?»

Era di nuovo la figura vestita di nero. Ed era inequivocabilmente una donna.

Cosa ci faceva in mezzo a quei barbari? E perché la proteggeva?

«Capitano, abbiamo interrogato alcuni membri dell'equipaggio: sostengono di non trasportare niente di prezioso.» intervenne qualcun altro.
«Ha ragione, capitano! Io e Joe Piede d'Osso abbiamo fatto un giro veloce della stiva, e non sembra esserci niente che valga la pena di essere... prelevato.»

Capitano?

Una donna?

Possibile?

La sconosciuta scoppiò a ridere. «E così non riuscite a trovare il bottino, razza di decerebrati! Eppure, ce l'avete proprio davanti agli occhi!»

Amina non riuscì a trattenersi dall'arrossire, quando tutti gli sguardi si posarono su di lei.

Una nuova consapevolezza aveva già pervaso i presenti, ancora prima che il loro capo terminasse la spiegazione: «Costei è la figlia del governatore di Vanessa. Vale tanto oro quanto pesa... Anzi, spero anche di più, visto che è un po' gracilina!»
La notizia fece crollare dapprima un silenzio quasi assoluto, che sfociò poi in un'ovazione generale.

«Evviva Capitan Velluto!»

Un uomo sulla quarantina, con i capelli castani che cominciavano ormai a sfumare verso le tinte più chiare della vecchiaia, le orecchie letteralmente ricoperte di orecchini a forma d'anello, e il tatuaggio di un insetto pattinatore stilizzato sulla guancia sinistra, si appropinquò alla figura di nero vestita.
«Ogni resistenza è cessata: la nave è nostra.» l'informò.
Seguirono altre grida esultanti, e la donna vestita di nero dovette attendere che il clamore si calmasse, prima di poter dare ulteriori disposizioni.

«Grazie, Natostanco. Porta qui il comandante, se è ancora vivo, oppure chiunque possa sostituirlo.»
Il sottoposto scattò, come un cane ansioso di compiacere il proprio padrone.

Velluto si sfilò dalla testa la bandana con cui aveva raccolto i capelli, e la porse alla prigioniera. Ad un gesto del loro capo, i due tagliagole che l'avevano immobilizzata lasciarono la presa.

«Copriti, stellina: non vorrei mai che ti prendessi un raffreddore!»

Molti risero in modo sguaiato e osceno. Per quanto le pesasse dover accettare qualcosa dalla responsabile di quel disastro, Amina non riuscì a rifiutare l'offerta e, con un certo sollievo, poté finalmente nascondere la propria nudità.

Constatò con un certo disgusto che la stoffa era umida di sudore, tuttavia emanava un odore gradevole, di spezie e di menta.

Non aveva fatto ancora in tempo a tirare un timido sospiro di sollievo, che un urlo acuto e femminile squarciò l'aria.

La sua ancella!

Un energumeno la teneva bloccata da dietro, mentre il suo degno compare aveva infilato le mani sotto le vesti, ed esplorava ogni centimetro del suo corpo, sghignazzando compiaciuto.

Amina si gettò selvaggiamente contro la capo di quella ciurma di senzalegge, tempestandola di pugni, finché qualcuno non la afferrò per i polsi, riportandola indietro.

«Lasciatela andare, bastardi! Non avete un briciolo di onore?» gridò.

Velluto la ignorò. Sollevò, distese e abbassò di scatto il braccio sinistro. Spinta da un meccanismo a molla, una minuscola balestra sembrò apparirle in mano quasi per magia.

Prendere la mira e tirare il grilletto furono un tutt'uno, per lei: il minuscolo dardo saettò nell'aria, trapassò lo spallaccio del molestatore e lo inchiodò all'albero di trinchetto, dove i due stavano sostando.

Per la seconda volta in pochi minuti, crollò il silenzio.

L'assenza di suono si propagò in tutte le direzioni, così come un'infezione fungina fa con le foglie delle piante.

Il bersaglio di quel tirassegno si guardò intorno per un attimo, spaesato; quando realizzò l'identità del tiratore, sbuffò una smorfia contrariata.

Fece per svellere il proiettile e liberarsi, ma la sua antagonista lo gelò sul posto: «non mi pare di averti dato il permesso di appoggiare le tue mani sudicie sulla mia freccia.» osservò, senza smettere di prenderlo di mira.

Amina era piuttosto convinta che un oggetto minuscolo come quello potesse sparare soltanto un colpo senza essere ricaricato, ma a quanto pareva l'energumeno non lo sapeva... O forse, semplicemente, non era disposto a correre il rischio di sbagliarsi.

Il suo compare si defilò in silenzio, lasciando andare la dama di compagnia, che attraversò il ponte di corsa, piagnucolando sommessamente e offrendo uno spettacolo penoso, fino a rifugiarsi al fianco della padrona, come un pulcino sotto l'ala della madre.

«Statemi bene a sentire, tutti quanti! So che tra noi ci sono molte nuove reclute, e magari qualche concetto non è del tutto chiaro.» non stava guardando nessuno in particolare, ma ruotava la testa in modo da posare almeno una volta lo sguardo su tutti i presenti. «Non siamo il tipo di gente che prende una donna contro la propria volontà. Se questo non vi sta bene, potete anche cercarvi un'altra ciurma.»

Abbassò finalmente l'arma e, a grandi passi, coprì la distanza che la separava dalla sua vittima e recuperò il dardo. «Noi siamo le Vespe, i predoni dell'aria. Presto torneremo a volare, e allora nessuna sfida sarà troppo pericolosa, nessun obiettivo irraggiungibile... E nessuna donna avrà il coraggio di dirci di no!»

SPAZIO AUTORE

Se questa fosse una serie TV, questo sarebbe l'ingresso in scena di Capitan Velluto!

Spero che, per tutti quelli che già la conoscevano dal romanzo precedente, non abbia deluso le aspettative!

La povera Amina si è ritrovata al centro dell'attenzione. Come se la caverà, ora che i pirati hanno capito che è lei, il bottino della loro azione?

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