3. All'arrembaggio

L'inseguimento durò un paio d'ore.

Per quanto il comandante provasse ad aumentare l'andatura o a sorprendere in qualche modo gli inseguitori, questi ultimi continuavano, seppur lentamente, a guadagnare terreno. Resosi conto che non poteva superarli né in velocità né in astuzia, Alexis decise allora di puntare verso la costa ma la sorte, quel giorno, non gli era amica: il vento cambiò direzione all'improvviso, favorendo la manovra con cui i briganti puntavano a tagliargli la strada. In pochi minuti furono su di loro e, con un urto che si riverberò nelle viscere di Amina, gli si affiancarono.

La giovane si sarebbe aspettata di sentir tuonare i cannoni, come nelle favole, ma non venne sparato nemmeno un colpo. Non fu nemmeno gridato il classico "all'arrembaggio!".

I fuorilegge usarono invece i rampini per impedire che la preda riuscisse a sfilarsi dalle loro grinfie, quindi, appena le due navi furono appaiate, gli assedianti cominciarono a saltare a bordo. Non come un sol uomo, come avrebbe fatto un esercito disciplinato, ma alla spicciolata, in punti diversi del ponte; chi semplicemente coprendo la distanza che separava i due battelli con un salto, chi usando le cime delle vele per dondolarsi e arrivare più lontano.

La maggior parte dell'equipaggio cercò di nascondersi sottocoperta, di trovare scampo lungo il sartiame, oppure si arrese lì dove si trovava.

Alcuni, però, compreso il capitano e il suo primo ufficiale, abbozzarono una difesa, impugnando spade corte o trasformando semplici pezzi di legno in armi improvvisate. Ben presto, il clangore dell'acciaio fece da sottofondo alle urla che i membri di entrambi gli schieramenti emettevano per darsi coraggio.

Amina osservava quello spettacolo incapace di staccare gli occhi, contemporaneamente affascinata e, adesso sì, terrorizzata. A poca distanza da lei, una persona venne ferita a morte; lo spruzzo di sangue per poco non la raggiunse.
Soffocando un grido, la giovane chiuse per un momento gli occhi.

Quando li riaprì, notò qualcuno che, in contrasto con il caos disordinato che regnava a bordo, sembrava ballare al ritmo di una musica che nessun altro poteva udire.

A volte la madre, per farla divertire, invitava alla loro villa giocolieri, funamboli e artisti di strada vari. Eppure, nessuno di loro si muoveva con la grazia del personaggio che ora stava imperversando sul combattimento come una divinità. Sembrava essere ovunque, piroettava e faceva capriole passando da un nemico all'altro, ferendoli, disarmandoli, apparentemente senza uccidere nessuno.
Era snello, completamente vestito di nero. I suoi movimenti erano eleganti seppur ridotti all'essenziale, precisi e letali.

Amina adorava ballare: fin da ragazzina si era impratichita in tutte quelle danze che, nella sua cultura, avevano il principale scopo di intrattenere e irretire i maschi; ma l'aveva fatto per sé, per il semplice piacere che traeva nel prodursi in quei movimenti aggraziati, nel riuscire a eccellere in qualcosa. Da ballerina esperta qual era, non poteva evitare di ammirare il modo in cui quel pirata sconosciuto si muoveva.

All'improvviso, qualcuno si chinò proprio accanto a lei.

Amina trasalì, ma per sua fortuna si trattava solo di un membro dell'equipaggio.

«Signorina, ma cosa ci fate qui? È pericoloso! Dovreste mettervi subito al riparo...» sembrava dovesse aggiungere ancora qualcosa, ma una grossa mano fece irruzione nel ristretto campo visivo della fanciulla, lo agguantò per i vestiti all'altezza della gola, e lo sollevò di peso.

Un bucaniere di corporatura massiccia sbatté violentemente la sua vittima contro la parete, mentre lei assisteva alla scena sbirciando dalle fessure fra i gradini.
Non riuscì a capire quello che si dissero, perché l'aggressore aveva uno strano accento mentre l'altro, terrorizzato, balbettava frasi incoerenti.
Le risposte, però, non dovevano essere state soddisfacenti, perché il povero marinaio venne rispedito a sedersi accanto a lei da un pugno violentissimo.

«Allora crepa!» concluse il lestofante, preparandosi a colpirlo.
«No, ti prego! Sono disarmato!» implorò il poveretto, sollevando un braccio a inutile protezione dal fendente che stava per arrivare.

Amina sentiva il sudore colarle dietro al collo.
Da un lato voleva distogliere lo sguardo, dall'altro non riusciva a farlo.

Un istante prima che il bruto calasse la sua arma, qualcosa lo fece vacillare e perdere l'equilibrio, costringendolo a genuflettersi.

Lo sconosciuto di nero vestito apparve alle sue spalle, sfiorandogli la gola col taglio della spada. «Noi non ci comportiamo così con chi si arrende.» spiegò, in tono accondiscendente. Aveva una voce calda, melodiosa e... femminile?! Possibile?
L'energumeno si rialzò, visibilmente irritato, e fronteggiò il nuovo arrivato, che superava di tutta la testa. «Si è rifiutato di rispondermi!» si giustificò.

«Se lo ammazzi, non potrà comunque dirti nulla.» ritorse l'altro. «Noi non facciamo del male a chi non crea problemi: è nel nostro interesse che questi bravi marinai continuino a navigare e a trasportare merci preziose, che possano essere razziate! Se li uccidessimo tutti, rimarremmo disoccupati!» concluse. Quindi posò lo sguardo su di lei, come se avesse saputo fin dall'inizio che si trovava là, e le fece l'occhiolino.

Amina però non fece in tempo a reagire: qualcuno la afferrò con violenza per il braccio sinistro, e la trascinò di peso fuori dal suo nascondiglio.

SPAZIO AUTORE

Ci siamo!

Il primo abbordaggio della storia. 
Nascondersi dietro la scaletta non sembra più un'idea così brillante, eh, Amina?

Poi non dire che non ti avevo avvertito... :p

GLOSSARIO DEI TERMINI NAUTICI

apparsi in questo capitolo (non sono un esperto quindi mi si perdonino eventuali leggerezze. Chi se ne intende può segnalare le imprecisioni ;) )

Sartiame: l'insieme delle sartie, un sistema di corde (cime) che assicura gli alberi alla nave stessa.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top