29. Essere un capo


Il comandante afferrò Natostanco per la camicia, e, strattonandolo, lo costrinse ad alzarsi in piedi.
«Ora ti mostrerò cosa significa essere un capo!»

Amina fece un passo agitato, quindi riuscì a reprimere l'impulso di frapporsi fra lui e il prigioniero. «Questa non è autorità, né autorevolezza. Sei solo un prepotente.»
«Cosa vuoi saperne, tu!»
«A quanto pare, invece, ho capito più io in pochi giorni di prigionia, che tu in tutti i tuoi anni di pirateria. Essere un leader significa ispirare gli altri, conquistarsi il loro rispetto, la loro stima, la loro fiducia con le proprie azioni! Tu diffonderai solo paura!»

Ci fu un mormorio diffuso.

Straziamilza prese a sbraitare, era così infervorato che a ogni parola scuoteva l'ostaggio, che ancora reggeva per i vestiti, e sputazzava goccioline di saliva. «Conserva le belle parole per i tuoi salottini da ricca! Io uso un linguaggio che loro conoscono, e comprendono: sanno che sono più forte e più intelligente di loro, e questo mi dà diritto di vita e di morte su chiunque sia a bordo!»

«Ma è questo ciò che vogliono?» Si rivolse di nuovo ai fuorilegge assiepati in semicerchio intorno a loro «è questo che desiderate, per il vostro futuro? Incertezza e terrore? Oppure qualcuno su cui poter contare, se le cose si mettono male?»

Stavolta, nessuno aprì bocca: l'unico suono erano il sussurro del vento tra le sartie, e il lieve sciabordare dell'acqua lungo le murate.

Se anche erano d'accordo con lei, nessuno aveva il coraggio di opporsi apertamente al dittatore autoproclamatosi. La ragazza comprese, allora, che il pubblico stava aspettando la conclusione di quel duello, e che difficilmente qualcuno si sarebbe schierato al suo fianco.

«La paura funziona sempre!» Esultò Straziamilza «io ho già ottenuto tutto quello che volevo, e ho il diritto di conservarlo. Loro lo sanno... e, sotto sotto, lo sai anche tu!»
«L'unica cosa che otterrai, se continui su questa linea, sarà un pugnale nella schiena!»
Il colosso inarcò un sopracciglio. «E chi ce lo metterà? Tu?»
«Scherzi? Io te lo ficcherei nella gola, guardandoti negli occhi!» Le parole le uscirono da sole, impossibile stabilire se per l'emozione o perché si era immedesimata troppo nella parte. «Non sono una codarda che trama alle spalle, io!»

A quelle parole, il volto del bucaniere si trasfigurò, assumendo al contempo un colorito violaceo. Sollevato di peso il prigioniero, lo scaraventò lontano; quindi si batté due volte il petto con entrambe le mani, in un gesto teatrale e provocatorio, con tale foga che il rumore sembrò propagarsi da prua a poppa.
«Forza allora! Prova a colpirmi, e vediamo se nelle tue chiacchiere c'è anche un po' di sostanza!»


Alla fine, era soltanto così che la faccenda poteva concludersi.


Nessuno l'avrebbe appoggiata, ispirato dalle sue parole accorate.

Nessuno si sarebbe schierato al suo fianco, ergendosi a suo campione.

Era così che funzionava, in quel branco di predatori selvaggi: qualcuno aveva sfidato l'alfa, e i gregari sarebbero semplicemente rimasti lì a osservare, aspettando di sapere chi li avrebbe guidati nella prossima caccia.

Velluto si era sempre vantata di essersi guadagnata tutto ciò che aveva con le sue sole forze, e questo era uno dei motivi che più avevano suscitato la sua ammirazione.

Ma lei sarebbe stata capace di fare lo stesso?

Il suo avversario era alto un quarto di Stelo più di lei, ed era un combattente esperto. I pronostici erano tutti a suo favore, e tuttavia la giovane non aveva altra scelta che tentare.

Stavolta non c'era il tempo per rievocare la musica nella mente, ma le mosse le stavano diventando sempre più familiari, e cominciava a ricordarle anche in modo indipendente dai passi della danza.
Si produsse in un perfetto calcio rovesciato, ma il suo antagonista dimostrò di avere i riflessi pronti: le afferrò la caviglia al volo con la sinistra, mentre con l'altra mano sferrò un violento pugno allo stinco.

Amina indietreggiò, saltellando sul piede sano.

Si sarebbe aspettata il tipico tripudio di urla, fischi, incitazioni, insulti e scherni che accompagnava tutte le sfide dei marinai; invece, sul ponte era calato un silenzio assoluto.

Tentò altri tre attacchi, che si conclusero all'incirca nello stesso modo.

«È questo il meglio che riesci a fare, ragazzina?» la provocò l'avversario.

Con un urlo frustrato, Amina si scagliò un'ultima volta contro quella montagna di muscoli, con un colpo goffo e scoordinato che, di certo, non poteva andare a segno, laddove le mosse di Pois avevano fallito.

Capitan Straziamilza intercettò l'attacco, le bloccò il polso, le torse dolorosamente il braccio dietro la schiena, e le prese il mento tra pollice e indice della mano libera, obbligandola ad avvicinare il viso al suo.
«Mi piacciono le femmine dotate di spirito!» Ridacchiò, così vicino da costringerla ad annusare il suo alito «sarà divertente domarti, e trasformarti in una schiava ubbidiente!»

La Termite tentò di liberarsi, divincolandosi e lottando con gli arti ancora a disposizione, ma era come combattere contro una colonna di marmo, senza contare che il braccio piegato contro la sua schiena, oltre a impedirle i movimenti, le faceva male come se stesse per spezzarsi.

«Piuttosto che lasciarmi possedere da te, mi ucciderò con le mie stesse mani!» Gridò, gli occhi sfavillanti di rabbia. Come il capo della rivolta degli schiavi all'epoca del suo bisnonno, pensò, che per evitare di rivelare sotto tortura i nomi di chi l'aveva appoggiato, si era tolto la vita strappandosi la lingua a morsi.

Avrebbe mai avuto il coraggio di fare una cosa simile, lei? Di... un attimo. Mordere?

Seguendo l'intuizione del momento, con uno scatto repentino della testa, riuscì a cogliere alla sprovvista l'avversario, ancora intento a ridacchiare, e a liberare il mento; quindi affondò con tutte le sue forze i denti nella carne morbida, tesa fra le due dita che fino a un istante prima la imprigionavano.

Il bucaniere si lasciò sfuggire un gemito assai poco virile, indietreggiò, tentando di sottrarsi a quel trattamento, e finì con l'allentare la stretta.

Ad Amina non occorreva altro.

Le pareva quasi di udire la voce dell'amica mentre, con la sua espressione da canaglia, le diceva «Anche il più arrabbiato degli Onischi va al tappeto con un bel calcio nelle palle!»
C'era troppo in gioco, per poter seguire qualunque codice d'onore: la figlia del governatore caricò tutta la propria rabbia nel piede sinistro, e mirò il punto preciso fra le gambe del pirata.
Con un grugnito, quest'ultimo si accartocciò su se stesso, portando entrambe le mani a protezione della parte offesa.

Amina non gli diede il tempo di riprendersi.

Era il momento di usare la mossa più efficace della Pois e, per la prima volta, riuscì ad eseguire il Fendente d'Elitra nel modo corretto. Colse il contendente in pieno volto, con tale violenza da sollevarlo dal pavimento e scaraventarlo all'indietro di mezzo stelo.

Purtroppo per il pirata, però, durante la lotta i due antagonisti avevano finito con l'avvicinarsi al fianco dell'imbarcazione, così che il corpo del bruto, anziché essere semplicemente scaraventato a terra, venne sbalzato fuori bordo e precipitò in mare, dove i ditischi, da lui stesso fomentati, attendevano il proprio pasto.


Fu una cosa rapida.


La giovane, sporgendosi oltre il parapetto, ebbe appena il tempo di vedere l'uomo tendere le braccia verso l'alto, e di udirne il grido terrorizzato.
I ditischi si sollevarono, facendo sporgere le schiene gibbose oltre la superficie, quindi s'immersero, trascinando la preda con loro.
Per un attimo, l'acqua ribollì di schiuma, quindi, dalle profondità, cominciò a scaturire un liquido rosso, come se qualcuno avesse aperto un barattolo di vernice proprio sotto di loro.

SPAZIO AUTORE

Vi aspettavate che Amina fosse costretta a risolvere la situazione da sola, o pensavate che qualcuno sarebbe accorso in suo aiuto o che, addirittura, la ciurma sarebbe insorta contro Straziamilza, sollevandosi per mettersi dalla sua parte?


Vi convince il comportamento dei bucanieri?

Amina si è liberata del rivale, ma di certo porterà per sempre nell'anima il peso di questo scontro.

Vi è mai successo che le vostre azioni producessero un effetto ben maggiore (e magari peggiore) di quel che avevate in mente?

Grazie di essere arrivati fino a qui!

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