23. Decisione (II)
Per spezzare il momento di imbarazzo che si era creato, la figlia del governatore si rialzò in piedi dicendo: «Ah! Non ti ho mostrato il mio "fendente d'elitra" ! »
Con un gran sorriso, iniziò la sequenza che si concludeva con un calcio assai potente.
Secondo Velluto, quella mossa andava usata solo se l'avversario era già tramortito, oppure era senza fiato dopo un colpo allo stomaco o alle parti basse, in quanto era relativamente facile da bloccare, e lasciava vulnerabile l'attaccante. Consisteva nell'inclinare il corpo all'indietro, appoggiando una mano a terra e facendovi perno, mentre il piede volteggiava con forza notevole all'altezza della testa dell'antagonista.
Ad Amina non era mai riuscito troppo bene, e infatti anche in quell'occasione prese male le distanze e finì per urtare la griglia che bloccava la finestra spalancata.
Le due ragazze si guardarono sbigottite per un istante,, quindi scoppiarono a ridere.
«Tutto ciò è oltremodo sconveniente!» sghignazzò Lyuba, scimmiottando l'anziana tutrice della ragazza, che si era occupata della sua istruzione fino a quando Ahmed, stabilito che dei maschi sarebbero stati certamente più titolati per la formazione della figlia, aveva spedito a Pratorado due famosi insegnanti eunuchi da Vanessa.
Ricordando il tempo trascorso con l'anziana, severissima ma molto affezionata a lei, l'ereditiera provò una sensazione dolceamara, e sentì le risate spegnersi dentro di lei suo malgrado.
Quella era stata l'ennesima decisione del genitore che aveva subito passivamente, senza opporsi, nonostante le dispiacesse doversi privare di quella presenza rassicurante.
Quante ancora ce ne sarebbero state? Per quanto tempo era davvero destinata a vivere come un automa, su cui altri esercitavano il proprio potere?
«Perché lo facciamo?» mormorò a mezza bocca, dando voce ai propri pensieri «perché gli permettiamo di decidere al nostro posto?»
La Coccinella tornò immediatamente seria. «Perché è così che è sempre stato.» replicò, comprendendo subito quale fosse stato il flusso di pensieri della padrona «e che sempre sarà, almeno fino a quando qualcuno non troverà la forza di cambiare le cose.»
Quella risposta colpì la Termite. «Ti riferisci al Liberatore? Quello che il tuo popolo aspetta da generazioni?»
Lyuba arrossì, minimizzò con la mano e si alzò in piedi a sua volta, interrompendo il contatto visivo tra loro, imbarazzata. «Quello è solo folklore, mia signora. Si tratta di storielle per bambini.» provò a schermirsi «io dicevo così, in generale.»
Ma i pensieri della giovane, ormai, galoppavano veloci.
Magari lei, che era solo una ragazza qualsiasi, non avrebbe potuto fare la differenza per tutti.
Ma forse, poteva farla per sé stessa!
"Devi solo trovare il coraggio di fare il primo passo" le aveva detto la pirata.
Poteva riuscirci?
Posando lo sguardo oltre la griglia che ancora vibrava, verso l'orizzonte, Amina volse il pensiero al suo futuro. Non riusciva a immaginarsi, da li a vent'anni, a ripetere le stesse parole, magari a un'eventuale figlia: "è così che è sempre stato, e sempre sarà."
Non riusciva a immaginare un'intera esistenza fatta solo di negazioni: di libertà, di parola, perfino di pensiero.
E, soprattutto, non riusciva a immaginare un domani senza Velluto.
Si disse che il tempo delle bugie a sé stessa era finito, così come quello dell'immobilismo.
Era il momento di agire, di muovere quel famoso primo passo.
L'idea la terrorizzava più di qualunque altra cosa l'avesse mai spaventata in tutta la sua vita, ma l'alternativa, una vita da schiava sottomessa, di cui la persona della quale si stava innamorando non poteva fare parte, era sufficiente a spronarla. Andò alla finestra ed esaminò meglio l'oggetto che la schermava: si trattava di una grata più ornamentale che reclusiva, pensata probabilmente più per rendere difficile l'ingresso a degli estranei, che per impedire la fuga agli occupanti.
Se avesse dovuto scegliere un aggettivo per definirla, avrebbe scelto "graziosa", non "solida".
Si issò a forza di braccia sulla finestrella, alta all'incirca uno Stelo e mezzo, e provò a fare forza con le mani. Le estremità erano infisse direttamente nel muro ma, quando provò a scuoterle, notò che avevano un gioco non indifferente.
Così di primo acchito, le dava l'idea che non fosse necessaria una forza straordinaria per scardinarla.
«Canta e batti le mani. Fai un po' di confusione.» ordinò, con un tono di voce nel quale non si riconobbe, che indusse la Coccinella a ubbidire all'istante, senza domande.
Arretrò d'un passo, valutò la distanza e provò un'altra mossa di Pois dal nome di "ala roboante": piroettando su sé stessa, abbatté un calcio violentissimo sull'inferriata, augurandosi che il frastuono venisse almeno in parte mascherato dal diversivo sonoro messo in atto dalla compagna.
Si era aspettata di dover fare più di un tentativo, invece il suo inanimato avversario si arrese subito: i perni inferiori si sganciarono di netto, svellendosi dal muro; l'oggetto penzolò per un attimo, quindi si staccò del tutto e precipitò di sotto.
Preoccupata all'idea che il rumore potesse tradirla, Amina spiccò un balzo, e si sollevò a forza di braccia sul davanzale. Per fortuna, la grata era caduta su un cespuglio di muschio che, oltre ad attutire il rumore, sarebbe stato utile anche per nasconderla.
Il cuore le martellava nel petto al punto che credeva potesse sfondarlo. Si sentiva euforica come mai prima d'allora; si sentiva come se potesse sfondare il muro con un semplice pugno, come se nessuno potesse essere in grado di batterla in astuzia e stare al al pari del piano geniale che avrebbe concepito.
«Lyuba!» chiamò «esci da qui, e comunica a tutte le altre che mi sento male, che sono distrutta dal dolore e dallo sconforto, e che da questo momento in avanti non voglio più vedere nessuno eccetto te.» dispose. «Esagera: dì a tutti che sono impazzita, che non mi riconosci più, che ho detto che farò impiccare chiunque osi contravvenire ai miei ordini e varcare quella soglia» concluse, indicando la porta della stanza.
«Cosa avete in mente, signora?»
«Vado a riprendermi l'unica persona che riesce a vedere in me qualcosa di più di un animale obbediente!»
SPAZIO AUTORE
Questo è uno dei miei capitoli preferiti.
Anziché rassegnarsi alla situazione immutabile, anziché lasciarsi abbattere degli eventi che l'hanno travolta e che sembrano imprigionarla in un percorso senza via di scampo, dove ogni scelta è già stata decisa da altri, Amina ha la forza di reagire e di agire, di ribellarsi, di imporre le sue decisioni.
La guardo prepararsi alla fuga, e penso che tante volte vorrei aver avuto il suo coraggio.
Vai, Amina! Ci penso io a controllare che non ti capiti niente di irreparabile ;)
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