21. Da una prigione all'altra
La porta del corridoio venne spalancata con violenza e sbatté contro il muro, producendo un frastuono che riverberò per tutte le segrete.
Amina si ritrasse di scatto, come una bambina colta a mangiare i biscotti di nascosto.
La guardia corpulenta e taciturna che qualche ora prima l'aveva accompagnata dal direttore fece il suo ingresso, accompagnata da due suoi colleghi, oltre a sei marinai e un ufficiale con la divisa della marina Vanessiana.
«Te l'avevo detto, che saresti stata tu stessa a chiedermelo!» sussurrò la corsara, facendole l'occhiolino.
«Io non ti avevo chiesto proprio niente!» replicò lei, con lo stesso tono.
«Se ho sbagliato a interpretare il tuo sguardo, sono disposta a scusarmi.»
Amina rifletté su come la brigante non dovesse essere proprio il tipo di persona che si scusa con facilità, ma non ebbe il tempo né di confermare né di smentire perché il graduato, spingendo da parte in malo modo il carceriere, proclamò con voce squillante: «siamo qui per prendere in consegna la detenuta. Signorina, un altro picchetto vi attende nell'atrio, per scortarvi a bordo della Orgoglio di Vanessa.
Amina avrebbe voluto sia raccomandarsi per la sorte della fuorilegge, sia poter scambiare le ultime parole con lei, ma, per una donna del suo rango, entrambe le cose sarebbero state assai disdicevoli. Erano bastati pochi giorni per farle dimenticare come fosse vivere soffocata da regole e consuetudini.
In quel momento, esse le ricaddero addosso di colpo con tutto il loro peso, come se qualcuno le avesse steso sulle spalle un manto di piombo.
Senza una parola, evitando lo sguardo di colei che, nel volgere di pochi giorni, era passata da un lato all'altro delle sbarre, si voltò e imboccò il corridoio che l'avrebbe riportata alla sua vita precedente.
«Getta via quella stupida cuffia, véstiti come ti pare e vivi la vita che desideri, invece di quella che qualcuno ti ha cucito addosso!» la accompagnarono le parole accorate della bucaniera «dentro di te c'è coraggio a sufficienza per farlo, se solo osi muovere il primo passo!»
Seguirono un cigolio metallico, voci concitate, e il suono inequivocabile di un pugno che colpisce una guancia. Non potendo sopportare oltre, Amina corse via, senza preoccuparsi di nascondere i torrenti che le scorrevano lungo le guance.
***
Per il viaggio di ritorno non si volle correre rischi.
Nonostante la traversata fosse relativamente breve, e la Orgoglio di Vanessa fosse un bastimento da guerra armato di tutto punto, ben diverso dal brigantino cetoniano che era stato una facile preda, una ad una numerose navi tra quelle inviate nelle operazioni di ricerca presero a scortare il veliero nel suo viaggio, al punto che a raggiungere il porto fu una piccola flotta formata da otto navi di diverse classi e dimensioni.
Amina venne chiusa in una cabina, con un marinaio a piantonarne la porta e il divieto di uscire senza accompagnamento; tuttavia, stavolta la solitudine non le pesò, e lei cercò di utilizzarla per mettere ordine nei propri pensieri, confusi come non mai.
Quella traversata aveva il sapore della prigionia e, nonostante avesse assaggiato una nuova vita soltanto per pochi giorni, Amina provava già una forte nostalgia del periodo trascorso a bordo della Sea Wasp, il primo, da quando aveva cessato di essere una bambina, in cui si fosse sentita capace di qualsiasi cosa.
Per quanto provasse a convincersi che Velluto aveva sempre agito per proprio tornaconto, e che di lei non le fosse mai importato nulla, la giovane non poteva fingere di non aver notato che le emozioni che provava nei confronti dell'affascinante pirata erano le più intense della sua vita.
E non riusciva a credere davvero che la donna non ricambiasse. Non era possibile.
***
Quando il veliero venne ormeggiato nel porto militare di Vanessa, Amina si sentiva esausta; non tanto per le esperienze vissute, quanto soprattutto per le recenti emozioni ed elucubrazioni, che sembravano averla prosciugata di ogni energia.
Si sarebbe aspettata, considerando tutto quello che era successo, di trovare il padre ad aspettarla sulla banchina. Al suo posto, invece, c'erano: il suo maggiordomo, due eunuchi, un ufficiale e sei soldati. Circondata da quell'inconsueto seguito, diventò quasi invisibile, mentre raggiungeva la zona residenziale d'élite percorrendo strade secondarie.
Il domestico rispose in maniera evasiva a tutte le sue domande, giustificando, tra le altre cose, l'assenza del genitore con un imbarazzato «è un uomo molto impegnato.»
Durante le sue precedenti – e rare – visite alla capitale, Amina aveva sempre soggiornato al palazzo del governatore, dove le erano stati riservati due locali e un bagno.
Quella volta, invece, era stato approntato per lei un intero appartamento nel quartiere del lusso: dodici stanze, incluse le sistemazioni della servitù, un enorme salone da ricevimento, un atrio con fontane e animaletti in gabbia e tre bagni, di cui uno con una specie di piscina e uno pensato per diventare una sauna.
La giovane era convinta che quell'appartamento potesse essere più grande di qualsiasi casa di Vanessa.
Fin dal primo giorno, ricevette visite in continuazione: il governatore accompagnava funzionari pubblici, imprenditori arricchiti, militari e artisti; enunciando i pregi e le particolarità del luogo meglio di qualunque agente immobiliare.
Amina si sforzava di sorridere come ci si aspettava da lei, e di rispondere in modo cortese, le rarissime volte che ne aveva la possibilità.
Infatti, se già non capitava spesso che qualcuno dei visitatori le rivolgesse la parola, era quasi sempre il genitore a rispondere in sua vece, come se lei non fosse presente, oppure fosse un soprammobile anziché una persona col dono della parola.
«Signor governatore, questo appartamento è una meraviglia!»
«Per la mia famiglia, solo il meglio!»
«Sei contenta, Amina? Diventerai l'invidia di tutti, in città!»
«Certo che lo è! Mia figlia conosce il valore della gratitudine, sebbene sarebbe stata pronta a servire il marito anche in una catapecchia, pur di onorare il proprio casato.»
«E che mi dici del matrimonio? Sei emozionata?»
«Le novità emozionano sempre, ma questo non impedirà alla ragazza di ottemperare a ogni suo dovere, e di dare alla luce la nuova generazione di dominatori del Mar Pozzanghera occidentale.»
Ahmed non le lasciava mai la possibilità di aprire bocca, costringendola a rimanere in piedi sorridendo come un'ebete, annuendo a tratti.
Capì ben presto che quelle visite non erano davvero rivolte a lei: il loro unico scopo era fornire al genitore un pretesto per sfoggiare il proprio potere, prestigio e ricchezza.
Avrebbe voluto parlargli, ma in presenza degli ospiti non sarebbe stato decoroso rivolgersi direttamente a lui, e quando provava a chiedere di vederlo le veniva invariabilmente risposto che era occupato. Inoltre, quando erano vicini, lui la guardava con disapprovazione, quasi con disprezzo, come se dentro di sé la accusasse di essersi fatta rapire.
Per l'ennesima volta, era in prigione: una prigione di lusso, certo, ma dotata comunque di inferriate alle finestre, e con l'unica porta di accesso costantemente piantonata da due soldati in alta uniforme.
Amina si sorprese sempre più spesso a ripensare ai giorni trascorsi a bordo della Sea Wasp, dove formalmente era una prigioniera, ma in pratica poteva vestirsi come le pareva, fare ciò che preferiva, rimanere all'aria aperta a capo scoperto per tutto il tempo che desiderava.
Le poche notizie che riceveva dal mondo esterno arrivavano tramite le sue ancelle, quando costoro avevano il permesso di uscire per fare visita alla propria famiglia.
Fu in questo modo, quasi per caso, che seppe che mancavano ormai soltanto tre giorni al matrimonio, che Velluto era già stata processata e condannata a morte con sentenza inappellabile, e che il governatore in persona aveva deciso di far coincidere il giorno del matrimonio con quello della cerimonia nuziale.
SPAZIO AUTORE
Questo capitolo non l'ho spezzato perché in realtà non succede granché, ma è un capitolo molto importante perché getta comunque le basi per il prossimo, nel quale vi anticipo ci sarà una scena "forte".
Amina è rientrata e la sua vita, il suo ruolo, la posizione delle donne nella società in cui vive, le vanno ancora più strette di prima, adesso che ha sperimentato altro, seppur per poco.
Il grido accorato della sua bella spasimante le rimbomba nelle orecchie.
Dentro di lei c'è coraggio a sufficienza per fare il primo passo?
Lei stessa non ci crede. Ma la pirata invece sì. Crede in lei, laddove nessuno sembra esserne capace, nemmeno la Termite stessa.
Cosa farà la nostra protagonista?
E Velluto? Tenterà di fuggire?
La prossima settimana cercherò di pubblicare il nuovo episodio :)
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