20. Inversione di ruolo (I)

Amina rifletté su come, spesso, il destino possa dipendere dalla casualità.
Se l'intendente fosse stato un pochino meno solerte e si fosse accontentato della prima risposta, chissà per quanto tempo lei sarebbe stata costretta a marcire in prigione.
Avrebbe voluto gettargli le braccia intorno al collo e stringerlo forte, ma come è ovvio un comportamento simile da parte sua sarebbe stato alquanto disdicevole, a maggior ragione adesso che la sua identità era stata svelata.

«Vogliate accettare, a nome della polizia e dell'intera amministrazione di Gammarville, le mie più sentite scuse per l'increscioso malinteso.»

Nasim si inchinò in un gesto assai formale.
Ad Amina scappò da ridere, nel vedere a quale velocità il direttore avesse cambiato atteggiamento, ma si sforzò di mantenere un'espressione neutra, mentre tranquillizzava il suo interlocutore dicendo: «un malinteso più che comprensibile da parte vostra, considerate le circostanze. Nessuno può rimproverarvi nulla, anzi: vi siete dimostrato sensibile e intelligente, nell'assecondare la mia proposta.»

L'uomo parve rilassarsi. «Posso dunque osare sperare che voi omettiate a vostro padre i particolari più antipatici della vostra permanenza qui?» sospirò, sedendosi di nuovo.

In realtà, per come lo conosceva lei, era probabile che il genitore avrebbe segretamente gioito di come qualcuno avesse tentato di insegnarle un po' di rispetto. Tuttavia, il governatore era un uomo dagli umori assai altalenanti, e poteva anche decidere di far impiccare tutti coloro che, in barba al suo immenso potere, avevano osato alzare la mano sulla figlia.

Anche se formalmente ostentava una certa indipendenza, infatti, Gammarville era di fatto un protettorato di Vanessa, dalla quale dipendeva per la difesa, non disponendo di un proprio esercito, e a cui era legata a doppio filo sotto molteplici aspetti politici, economici e amministrativi.
Il direttore del carcere sapeva benissimo che, se Ahmed avesse chiesto la sua testa, nessun suo concittadino avrebbe mosso un dito in suo favore.

Amina stava per tranquillizzarlo anche in questo caso, quando si rese conto che le era appena stata messa tra le mani una moneta di scambio.

«Di certo me ne scorderò con facilità, se anche voi siete disposto a dimenticare allo stesso modo con quali abiti mi avete incontrata,» azzardò, tanto per saggiare la reazione dell'altro «abiti che, beninteso, sono stata costretta a indossare...»
Stava per dare la colpa a Velluto, ma esitò, come se le parole non riuscissero ad affiorare.
In realtà, vestirsi da maschio era stato fantastico, e lei non riusciva ad accusare la sua rapitrice per questo.    «... dalle circostanze.» concluse infine.

Il comandante si affrettò a promettere che nessuno avrebbe detto nulla a riguardo, che le avrebbe fornito vestiti adeguati al suo status quanto prima, e cancellò con foga l'imputazione corrispondente dal foglio di convalida dell'arresto.

La sollecitudine con cui l'altro rispose alle sue richieste era tra il comico e il commovente, e Amina si sentì quindi autorizzata ad avanzare la seconda.

«Inoltre, voglio che mandiate immediatamente qualcuno a occuparsi della salute della donna che è stata arrestata con me.» Si rese conto di aver assunto un tono di comando, quindi si affrettò a soggiungere: «per favore.»

Nasim non nascose il proprio stupore. «Non è altro che una volgare pirata!»
Le scappò da ridere: volgare lo era sicuramente. «È una prigioniera sotto la vostra responsabilità.»
L'altro si strinse nelle spalle. «È la peggior feccia che il dio dei mari abbia partorito. A nessuno dispiacerà, se crepa in cella.»
Il battito accelerato e la stilettata che dal petto le raggiunse la bocca dello stomaco, dissero ad Amina che su quell'ultimo punto il militare si sbagliava: almeno una a cui sarebbe dispiaciuto, c'era.

Naturalmente, non era il caso di ammetterlo, però.

«Noi non abbiamo l'abitudine di giustiziare la gente senza processo,» proclamò spavalda, scimmiottando quanto il direttore aveva detto poco prima «ed è vostro dovere fare tutto il possibile affinché l'imputata ci arrivi sana e salva.»

Nasim non era più nella posizione di opporre resistenza, senza contare che la Termite aveva ragione.

***

Mentre il dottore si occupava della corsara, l'ereditiera ebbe la possibilità di fare un bagno, e indossare abiti puliti. Liberarsi dei pantaloni le suscitò una strana emozione, di sollievo e di rammarico al tempo stesso.

Verso sera, le venne data notizia che un galeone della marina Vanessiana stava attraccando al porto commerciale di Gammarville. A quanto pareva, alcune delle navi impegnate nella sua ricerca stavano incrociando da quelle parti, e la più vicina, raggiunta via radio, aveva puntato sulla città marittima a vele spiegate.

Prima che gli uomini di suo padre prelevassero lei e la sua rapitrice, Amina decise di scendere a farle visita.

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