17. Gammarville
La notte trascorse senza incidenti, proprio come previsto dalle due Coccinelle.
I ragazzi si rimisero in marcia di buon mattino e, nel volgere di un paio d'ore, raggiunsero le prime case.
«Qui ci separiamo.» decretò Donka, con un sorriso amaro. «Molto meglio per te se non ti fai vedere insieme a noi.»
«Ne approfitteremo per fare un giro, già che siamo qui» la tranquillizzò Stevo, «ma entreremo da una via secondaria.»
Amina stava per ringraziare le sue guide, quando la giovane la sorprese, abbracciandola.
«Non ti scordare di quello che hai visto... Non ti scordare di noi!»
Troppo emozionata per replicare, l'ereditiera riuscì a proferire soltanto un flebile «lo prometto.» «Troverai la gendarmeria sulla destra, poco prima del porto» la informò Stevo, baciandola su entrambe le guance, con gli occhi umidi «lì dovresti incontrare qualcuno che possa aiutarti a tornare a casa.»
La Termite si incamminò senza voltarsi e, in quel momento, giurò a se stessa che un giorno avrebbe fatto qualcosa per cambiare le sorti di quel popolo orgoglioso.
***
Quando, percorrendo la strada principale, superò le prime case ed entrò in città, scoprì che era giorno di mercato.
Venne letteralmente sommersa da una cacofonia di suoni e, soprattutto, di odori; non tutti piacevoli: carne arrostita, scarti di pesce, qualcosa di fritto, sudore, frutta fresca, urina di acaro.
E tante, tante voci che parlavano all'unisono, sovrapponendosi in un cicaleccio indistinguibile.
Amina non era mai stata al mercato, anche se ovviamente sapeva di cosa si trattasse, per averne letto nei libri. Quando era bambina, non lo aveva giudicato interessante a sufficienza e, appena era diventata abbastanza grande da provarne curiosità, il padre l'aveva rinchiusa in casa.
Frastornata dalla confusione e dalla varietà di cibo e oggetti, anche esotici, finì per vagare senza una meta tra le bancarelle, con gli occhi sgranati come un infante, ormai dimentica del motivo che l'aveva condotta lì.
Anche se qua e là qualche artigiano teneva il suo banchetto, come quello che costruiva cappelli dagli scheletri di insetti morti, o quello che realizzava borse intessendo insieme alghe essiccate, si trattava perlopiù di un mercato alimentare. Ogni passo le regalava stimoli olfattivi diversi, e in buona parte inediti. C'erano anche piatti tipici dei mari del sud, o dei popoli oltre la Foresta di Spine: dopo la fine della guerra di Winthrop e la fondazione di Insecta, infatti, i commerci con quella parte del mondo si stavano sbloccando, rendendo più facile reperire mercanzie un tempo destinate a pochi eletti.
A un certo punto, si fermò alla bancarella di un mercante cetoniano, attratta da un odore inconfondibile, che risvegliava in lei ricordi della sua fanciullezza.
Ribes.
Si trattava di frutti rotondi, grandi la metà di un uomo. Il commerciante ne aveva ricavato una serie di cubetti grandi quanto il pugno di un adulto, che aveva disposto ordinatamente in piattini di carta su tutto lo spazio a sua disposizione, pronti per essere acquistati dai passanti. Alle sue spalle, appeso a una specie di trespolo, c'era circa un quarto del vegetale da cui ricavava i suoi profitti, pronto per ricavarne parti più grandi, su specifica richiesta. Ai piedi di quel catafalco, l'uomo aveva disposto un enorme pentolone, in cui sgocciolava il succo, che egli imbottigliava e vendeva.
La madre gliene faceva sempre trovare un pezzetto sul comodino al suo risveglio, ogni sabato mattina.
Poi si era ammalata e il marito, convinto che il morbo fosse stato una punizione divina per i troppi vizi in cui, a suo dire, la moglie indulgeva, aveva bandito dalla casa qualsiasi pietanza dolce, o semplicemente non indispensabile per la sopravvivenza.
Amina aveva dodici anni l'ultima volta che l'aveva assaggiato e ora, trovandoselo improvvisamente davanti, fu colta da una specie di trance: ne prese una porzione, la avvicinò al viso e ne assaporò l'effluvio ad occhi chiusi, in estasi. Quindi, vi affondò i denti, incurante del succo che le colava sulle guance.
La voce del venditore interruppe quell'idillio: «fanno quattro Crisalidi, graziosa signorina!» esclamò, con un largo sorriso dipinto sul volto.
Amina Strabuzzò gli occhi.
Di che cosa stava parlando?
Poi realizzò: denaro.
Ma certo! Era naturale che si dovesse pagare!
Era un concetto banale, in effetti. Eppure, lei non si era mai dovuta preoccupare di concludere una transazione: le rare volte in cui era uscita di casa, c'era sempre stato qualcuno ad occuparsi di questi dettagli pratici al posto suo.
Imbarazzata, rimise il manicaretto sul piatto, e fece il gesto di riporre il tutto dove l'aveva trovato.
«Ma che fai?» l'apostrofò il mercante, facendole cenno, con modi un po' stizziti, di fermarsi «Questa non è mica una degustazione!»
La Termite stava per spiegare di non avere il becco di un quattrino, quando qualcuno intervenne al suo posto: «Vacci piano, amico. Le principesse non sono abituate a pagare per le conseguenze delle proprie azioni.»
***
Aveva percorso un sacco di Rami, fino a farsi gonfiare i piedi e dolere ogni muscolo del corpo, pur di sfuggirle. Eppure, Capitan Velluto era proprio lì accanto a lei, con un vestito troppo appariscente che terminava in una lunga gonna viola, una cuffietta sbiadita, e quell'affascinante sorriso da briccona dipinto sul volto.
«È un concetto astratto, per loro» proseguì la pirata «come l'origine della vita.»
Nel sentire che la sua cliente era una nobile, il commerciante aveva raddrizzato la schiena.
«La vita è stata creata dal Signore del Nulla, con il suo soffio.» declamò, senza tuttavia dare l'impressione di crederci granché.
«Ma certo.» concesse Velluto, prendendo il pezzo di ribes dalla stoviglia che l'ereditiera teneva ancora in mano, e addentandone un generoso boccone.
«Come hai fatto a...?» chiese la giovane, lasciando aleggiare la frase nell'aria.
Quando, dal declivio che sovrastava la città, lei e le due Coccinelle avevano guardato indietro, la strada che avevano percorso era sgombra fino alla linea dell'orizzonte: era impossibile che l'inseguitrice l'avesse raggiunta in così poco tempo, perfino con un veicolo a motore.
«Ad arrivare prima di te?» ridacchiò, dando un altro morso.
«Solo un idiota rapirebbe un personaggio importante senza avere un piano di fuga ben delineato» osservò la comandante con un sorriso sornione «e io mi ritengo una persona mediamente intelligente.»
«Questo non spiega la tua presenza qui!»
«L'idea era che nessuno avrebbe pensato a cercarmi vicino a terra, per di più nei paraggi del luogo del misfatto. Così ho fatto in modo che alcuni pescherecci vedessero la Sea Wasp navigare verso il mare aperto, e poi sono tornata indietro di soppiatto, per nascondere la nave nell'insenatura. Il rischio, però, nel caso venissimo scoperti, era di rimanere imbottigliati in quel fiordo, con la marina di Vanessa che mi bloccava l'accesso al mare aperto.»
«E allora?»
«E allora, non ho scelto quella rada a caso: sapevo del sentiero. Se le cose fossero volte al peggio, avrei potuto far perdere le mie tracce nelle piantagioni, raggiungere Gammarville, e prendere il largo con una barchetta che ho lasciato qui, insieme ad alcuni uomini fidati.»
«Ma non c'era nessuno, dietro di noi... E secondo Donka, abbiamo percorso la via più breve e diretta.»
«Anziché inseguirti, ho usato il cervello. Questa era la destinazione più probabile, considerato che insistere per essere portata a Vanessa, rivelando alle Coccinelle che sei la figlia di quello che le tortura e uccide, non deve esserti sembrata una buona idea. A quel punto, mi sono limitata a precederti via mare: la Sea Wasp è ormeggiata in una caletta nascosta, su un'isola qui vicino, che abbiamo raggiunto nottetempo. I pescatori troveranno che le scorte di alcolici del loro capanno si sono assottigliate ma, a parte questo, non dovrebbero esserci grossi rischi, per noi.
Come già le era successo in sua presenza, Amina provò sentimenti contrastanti.
Da un lato, com'era prevedibile, era infastidita dal fatto che l'altra fosse riuscita a riacciuffarla così facilmente, e spaventata all'idea di cosa le sarebbe capitato; d'altro canto, però, non poteva esimersi dall'ammirare la lungimiranza dell'avversaria, che riusciva a essere sempre un passo davanti agli altri.
***
Da ragazzina, la Termite era stata molto interessata ai corsari. Leggeva i racconti delle loro gesta col fiato sospeso: per chi vive ingabbiato in un mondo di regole, un'esistenza avventurosa e anarchica non può non essere affascinante.
Quando suo padre l'aveva scoperto, era andato su tutte le furie, e aveva bruciato ogni parola scritta che non fosse perfettamente conforme alla dottrina del Nulla, inclusi quindi i romanzi d'amore, pieni di femmine troppo libere, troppo lascive... E, soprattutto, in grado di pensare.
Qualcuno, però, riusciva sempre a farle trovare sotto il cuscino nuovi racconti.
L'interesse verso i pirati non solo non si era spento col tempo, ma era anzi cresciuto, al punto da indurla a restare sul ponte durante un abbordaggio, anziché correre a nascondersi.
Tra coloro che comandavano ciurme di fuorilegge, Velluto era certamente quella che la affascinava di più: era giunta in quella parte di mondo solo di recente, dopo aver abbandonato i mari del Nord in seguito alla conclusione della guerra di Winthrop; eppure, già sembrava che non si parlasse d'altro che di lei. Perfino dai giornali controllati dal regime, il cui scopo principale era diffonderne la dottrina e lodarne l'operato, e che quindi si sforzavano di denigrare i nemici di Ahmed, trasparivano la sagacia, il coraggio e la spericolatezza della manigolda.
***
«E adesso? Ti aspetti che ti segua buona buona, senza fiatare, fino alla tua barca?»
«Nave» la corresse l'altra «e a dire il vero no, per l'idea che mi sono fatta di te, mi aspetto che tu faccia qualcosa di irrimediabilmente stupido. Ma forse, perfino tu potresti capire che sarebbe pericoloso, dato che hai ancora...»
Si interruppe di botto, con un'espressione che Amina non seppe decifrare, ma comunque non prometteva niente di buono.
SPAZIO AUTORE
Spero di essere riuscito a rendere bene l'emozione e lo stupore della "prima volta" di Amina al mercato.
Vi convince che non le sia venuto in mente di dover pagare per qualcosa, non avendolo mai fatto? E non è l'unica cosa a cui non ha fatto caso, purtroppo per lei... ma questo lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Alla fine, dopo tanta strada e tanta fatica, si ritrova comunque la sua rapitrice accanto.
Dovrebbe essere arrabbiata, frustrata... ma in realtà non sembra che le dispiaccia poi così tanto!
Mi sbaglierò!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top