13. Data di consegna
Amina stava per chiedere spiegazioni, quando anche lei udì il suono: sembravano i passi pesanti e affrettati di centinaia di persone, ma erano davvero troppo rapidi per poter essere prodotti da degli esseri umani.
Quando i visitatori apparvero, l'ereditiera non poté soffocare un'esclamazione sorpresa.
Si trattava di tre persone in uniforme, a cavallo di altrettante scutigere: animali dal carattere nervoso e dal morso facile, appartenenti alla stessa famiglia delle ben più famigerate Scolopendre che talvolta portavano scompiglio nei territori del Nord, oltre la Foresta di Spine.
Non ne aveva mai vista una prima, ma sapeva comunque parecchie cose sul loro conto, avendole studiate sia in scienze che in storia, con i suoi precettori.
Gli esemplari in questione erano ancora giovani, probabilmente non oltre la loro terza o quarta muta, a giudicare dal numero di zampe: non oltre una ventina, ma comunque già più che sufficienti a tenere i cavalieri sospesi a uno Stelo di altezza, e a permettere ai destrieri di correre a velocità impensabili nonostante quel peso sul groppone.
Gli adulti potevano arrivare a essere grandi quanto un edificio e ad avere quindici paia di zampe; i più mansueti venivano utilizzati per dissodare i campi o trasportare carichi pesanti, ma la maggior parte finiva con l'essere macellata e consumata come cibo, prima di diventare troppo pericolosa.
Le tre bestie al centro dell'attenzione generale, magari a causa dell'esuberanza giovanile, non sembravano di indole pacifica: i loro conduttori avevano un bel daffare a trattenerle mentre scalpitavano nervose, battendo le zampe a terra, o scuotevano la testa da un lato e dall'altro, mordendo le briglie con le loro bizzarre mandibole, scandagliando al contempo l'area circostante, sferzando l'aria con le lunghe antenne.
Amina non avrebbe scommesso molto sulla loro morte per vecchiaia.
Quello che era palesemente il capo si approssimò a Gunari.
«Sei in ritardo con la consegna, vecchio.» lo apostrofò senza preamboli, né saluti, né cortesia.
Non poteva avere più di trent'anni, sfoggiava un sorrisetto beffardo che lo rendeva da subito antipatico, e indossava un'uniforme che Amina non aveva mai visto prima.
«C'è stata poca pioggia. Il raccolto non è pronto.»
L'agente tirò fuori da una tasca della sella un astuccio di cuoio, da cui trasse un foglio di carta piegato in quattro, che aprì e consultò. «Secondo questo schema, dovreste aver consegnato la vostra parte quattro giorni fa.»
«Non c'è ancora niente che sia pronto per la raccolta.»
«Queste tabelle la pensano diversamente.»
Il capovillaggio non fece una piega. «Le tue tabelle indicano anche quando pioverà?»
La maschera arrogante del poliziotto s'incrinò, lasciando per un attimo il posto a un'espressione sbigottita, subito sostituita da una smorfia feroce. «Non mi piace il tuo tono.»
Con queste parole, diede un violento strattone alle redini. La cavalcatura, irritata, voltò la testa di scatto, e l'antenna sinistra, lunga e flessibile come una frusta, colpì la sventurata Coccinella in pieno petto, mozzandole il respiro.
Gunari si accasciò come un burattino a cui qualcuno avesse improvvisamente tagliato i fili.
«Stammi a sentire, nonno: il mio dovere è verificare che quantità è scadenze siano rispettate, e che l'ordine venga mantenuto. Se volete continuare a vivere qui, sarà meglio che non mi facciate arrabbiare.»
Lo schiavo non riuscì a trattenere un moto di scherno, nonostante fosse ancora senza fiato.
«Se vogliamo? Intendi dire che siamo liberi di andarcene?» ansimò.
Voltatasi verso i suoi sottoposti, la guardia scoppiò a ridere. «Questi parassiti hanno il senso dell'umorismo: chi l'avrebbe mai immaginato?»
Mentre i suoi compagni ridevano a loro volta, il poliziotto spronò la scutigera, che avanzò con un balzo, travolgendo l'anziano.
«Forse non mi sono spiegato bene.» sbraitò il comandante, in tono isterico. «Puoi togliere il "qui" dalla mia ultima frase. Così ti è più chiaro? È comprensibile per il tuo minuscolo cervello di Coccinella? Rispondi!» concluse quasi urlando, continuando al contempo a istigare il proprio destriero, che scalpitava nervoso, minacciando di schiacciare il capo clan sotto le forti zampe.
Nel vedere trattato a quel modo quell'uomo gentile e inoffensivo, qualcosa si ribellò dentro Amina. «Lasciatelo stare!» sbraitò, col tono di chi è abituato a dare ordini «Non vi ha fatto niente!»
Per un attimo, il militare sgranò gli occhi per la sorpresa, quindi lasciò sfuggire una risatina sardonica. «Avete sentito questa insignificante sanguisuga?» proruppe, additandola mentre si girava sulla sella per guardare i compagni «da quando in qua questi animali parlano senza essere interrogati?»
«Da quando in qua le femmine parlano al posto dei maschi!» rincarò uno dei due sottoposti.
«Forse fa così perché vuole assaggiare i nostri grossi manganelli!» esclamò il terzo.
Le tre Termiti risero sguaiatamente a quell'allusione sessuale.
Appena si fu ricomposto, il loro capo chiese, in quello che sembrava un tono conciliante: «è questo che vuoi, ragazza? Il nostro manganello?»
«Eccellenza, vi prego: la signorina è arrivata da poco, e ancora non ha ben chiaro come...» tentò Gunari, ma Amina lo interruppe: «Voglio solo che ve ne andiate.»
Nel momento stesso in cui aprì bocca, si rese conto che non era stata una buona idea.
Con movimenti rapidi, il suo interlocutore fece mettere di traverso la propria cavalcatura, e sferrò un tremendo calcio alla bocca dello stomaco della giovane, con lo stivale dalla punta di ferro.
La figlia del governatore cadde in ginocchio, tossendo e ansimando.
«Entro la prossima settimana voglio vedere almeno un anticipo su quel che ci dovete» strillò il poliziotto, con voce resa quasi stridula dal nervosismo «in caso contrario, verrò personalmente a rammentare a ciascuno di voi qual è il suo posto... A cominciare da te!» concluse, puntando di nuovo il dito contro Amina.
I tre cavalieri diedero di sprone e le scutigere, rese irrequiete da quella sosta, furono ben liete di porvi fine, lanciandosi al galoppo.
L'ultimo poliziotto della fila si slacciò il casco e, al momento di passare accanto alla giovane, lo usò come una clava, facendo roteare il braccio.
Amina, ancora piegata in due dalla botta precedente, vide arrivare il colpo con la coda dell'occhio; non fece in tempo a schivarlo, ma almeno poté fare in modo che il bersaglio, anziché la sua testa, centrasse una spalla.
Anche così, l'urto fu tale da scaraventarla lunga distesa per terra.
I prepotenti se ne andarono ridendo, lo scalpiccio affrettato dei loro destrieri fu l'unico rumore che aleggiò ancora per un po' nell'aria, prima di lasciare posto a un silenzio attonito.
SPAZIO AUTORE
Man mano che proseguirà nel visitare il mondo, Amina diventerà sempre più consapevole di come le cose non siano come hanno cercato di farle credere. In questo capitolo si imbatte per la prima volta con la prepotenza di quelli che dovrebbero essere i "buoni". ;)
Parlavo proprio ieri con un'amica di come in questa storia, rispetto al "Dominio", le proporzioni microscopiche dei protagonisti risaltino meno e vengano sottolineate solo di rado, al punto che è facile scordarsi dell'ambientazione inconsueta.
Beh, in questo capitolo è impossibile farlo, a causa delle inconsuete cavalcature XD
Le scutigere sono un tipo di centopiedi (chilopodi se volete fare bella figura con qualche entomologo) molto comune, spesso presente nelle nostre case (ma difficili da vedere perché molto timide). Sono utili, essendo cacciatrici di molte specie che possono risultare fastidiose nelle case, come ragni, cimici e zanzare, che catturano in corsa. Se ne avete vista una di grande, sapete quanto possono essere veloci.
Non le uccidete! Sono innocue per noi. Almeno, finché non siamo alti pochi centimetri, come i protagonisti della storia.
Con tutte le loro zampe e la loro velocità, mi sono sembrate dei candidati perfetti per essere eletti a destrieri. XD
Non conoscevo la particolarità del numero delle zampe, l'ho scoperta documentandomi per il libro. Amina, infatti, riconosce che gli esemplari in questione sono giovani non oltre la terza muta, dal numero di zampe che, per quanto possa sembrare sorprendente, varia con l'età, un po' come gli anelli sui tronchi degli alberi!
Secondo Wikipedia, infatti, "gli esemplari giovani hanno quattro paia di zampe alla nascita. Ne acquisiscono un altro paio con la prima muta e due paia con ognuna delle successive".
Gli adulti sono dei bestioni da trenta zampe motrici (quindici paia di arti) XD
E possono vivere fino a sette anni! Alla faccia delle farfalle. XD
Se siete curiosi, andate a sbirciare anche voi: sono animali davvero affascinanti. Sono velenosi (nessun rischio per noi) ma iniettano il veleno non tramite il morso ma attraverso il primo paio di zampe, e sempre su wikipedia fanno un accenno alla particolarità dei loro organi genitali maschili... ma magari è una bufala buffa quindi qui non ne farò accenno, visto che non l'ho trovata in altri siti.
Belle non sono, comunque, lo ammetto.
Stiamo parlando di queste bestiacce qua sotto XD
VI LASCIO UN PO' DI SPAZIO VUOTO PRIMA DELLA FOTO, SE VI FA SCHIFO, COSÌ POTETE DECIDERE DI NON SCENDERE OLTRE QUESTO PUNTO!
.... ma se lo fate, ditemi se non sarebbe una figata un uomo a cavallo di un simile "mostro"! XD
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