Non siamo soli
Il terreno bianco nel cielo era fitto, evidentemente gli dei stavano percorrendo quel tratto, vi era un cielo rossiccio visto che le fiamme di khara che ricoprivano le due uova divine stavano per essere spente dai flutti per permettere al dio di controllare in che stato fossero i suoi futuri nascituri.
Le spiagge erano affollate, adulti seduti sulla sabbia e piccoli che sguazzavano felici in acque praticamente tinte di arancione.
Juurak era poggiato su un albero verde dal quale nascevano appendici floreali rosa, viola e gialle, era perso nel guardare i bambini, con un sorriso divertito quando questi presero a litigare, urlarono e nonostante le madri di ognuno cercavano di calmarli, questi continuavano a litigare tanto da arrivare a picchiarsi, lui rimase sbigottito da quella cosa e si mosse come a voler intervenire ma il terreno venne scosso tanto forte che le onde nel mare diventarono cavalloni, all'improvviso poi, una tempesta li colpì, forte pioggia fredda imperversava ovunque mentre le nuvole in cielo si apri in tanti cerchi e da essi sfere luminose caddero verso l'acqua, l'impatto di ognuna creò colonne altissime seguite da onde che mai nessun veerasi aveva visto in vita sua. Quando la prima onda li colpì vide una luce abbagliante che poi si spense. Si alzò di scatto trovandosi seduto sul suo giaciglio.
Respirava pesantemente e sentiva la pelle un po asciutta. La sua mano sinistra teneva il polso destro nel quale la mano non c'era più, solo un moncherino coperto con foglie mediche, di un verde molto scuro.
<< ti sei svegliato finalmente! >> disse una voce femminile.
Juurak sollevò lo sguardo e vide Neemeerii, l'esemplare femmina di veerasi più bello che gli occhi del ragazzo avevano mai visto. Una folta chioma bianca scendeva sul viso con un ciuffo a coprire uno dei suoi grandi occhi gialli.
Questi poi erano lunghi fin sotto il suo sedere, pieni di perle e conchiglie ad abbellirli.
Anche la sua gola era piena di colane fatte di fiori secchi e conchiglie mentre i suoi vestiti erano bruni, una fascia copriva il poco seno che tutte le veerasi avevano ma lasciando scoperte le spalle, poi scendeva verso il basso con un lembo di tessuto che copriva il centro ma lasciava nudi i fianchi tanto che erano visibili le ossa del suo bacino più in fondo, questo lembo poi si allargava in una gonna a metà coscia, sempre marroncina ma ornata nello stesso modo dei capelli.
<< pensavo di non veder mai più quei occhi! >> rispose juurak perdendosi nel guardare la femmina che si avvicinò al suo giaciglio mettendosi a cavalcioni.
I due si baciarono avidamente, come se non lo facevano da diverso tempo.
<< sei sicura che non ci vedrà nessuno? >> sussurrò il ragazzo.
<< tranquillo! >> sussurrò quindi lei abbassando i pantaloni di lui per poi sedersi sul suo membro che la penetrò facendola ansimare dolcemente.
I due restarono in quella posizione per diverso tempo abbracciati uno con l'altra e di nascosto manifestavano il loro amore nei migliori dei modi. Esistevano solo e soltanto loro come se momentaneamente il mondo era stato risucchiato via, come se oltre quella stanza niente esisteva o comunque niente aveva importanza, Neemeerii era bellissima, elegante e gentile, Juurak era attraente e molto forte.
Entrambi persero la cognizione del tempo in quel capanno, su quel giaciglio di foglie e completato l'atto rimasero uno abbracciato all'altra.
Lui guardò il suo moncherino con fare sprezzante.
<< non lo guardare... >> esalò lei abbassando il suo braccio e piegando il viso del ragazzo in modo che la potesse guardare, successivamente fece cenno di no con la testa.
<< non lo guardare! >> ribadì. Ma lui fu scettico di quelle parole, si morse il labbro inferiore e poi poggiò la fronte su quella della ragazza.
<< mi accompagnerà per il resto della mia vita Neemeerii >> rispose rattristato. << e nemmeno ho dato prova del mio essere diventato uomo, come potrò dimostrarlo senza un braccio? >> rincarò poi auto flagellandosi.
Lei si rese conto che del resto non aveva torto, abbassò lo sguardo e poi lo baciò.
<< mi dispiace, vedrò di parlare con mio padre ok? >> provò a dirgli e a quel punto riuscì a tirare un po su l'umore del ragazzo che si mise sopra di lei, tra le sue gambe, pronto a possederla un'altra volta.
Nel frattempo sulle rive delle spiagge wananaite, un gruppo di quattro maschi si allenavano con lunghi bastoni di legno verde levigato, parandosi i colpi a vicenda, uno dei tre era decisamente più grosso, completamente senza peluria. Impiegò poco per sconfiggere gli altri tre e si fece anche una risatina. Indossavano tutti le vesti da cacciatore, quindi pelle marroncina con una sola spallina e pantaloni legati con delle corde.
Mentre il vincitore aiutò gli altri ad alzarsi un suono catturò la loro attenzione. Vi era una grossa conchiglia che poteva emettere un particolare rumore se qualcuno ci soffiava dentro in un determinato e specifico modo, quando questo accadeva tutti i componenti della tribù Wananai, sapevano di dover andare a raccolta presso la capanna del capo tribù.
Sonaik, padre di Neemeerii era un esemplare abbastanza grasso, la sua pelle ormai aveva perso molta tonalità ed era diventata molto più flaccida e rugosa. Era un Veerasi che visse molto tempo e che nella sua vecchiaia si era lasciato andare.
Ma deteneva ancora il potere su tutti gli altri componenti, era infatti rispettato ed essendo un buon capo, tutti gli volevano bene. Il suo successore, per sua scelta sarebbe stato Tohomar, il guerriero senza manto, colui che poco prima aveva sconfitto i suoi amici, secondo Sonaik, era il suo degno successore, infatti il ragazzo si avvicinò a lui e ponendosi dietro la figlia l'abbraccio come a imporne la sua proprietà, in quel momento però gli occhi gialli della ragazza guardavano solo una cosa, Juurak che a sua volta guardavano lei.
<< figli miei, se vi ho disturbati per radunarvi è per parlarvi di quanto accaduto due giorni fa! >>.
Tutti presero a vociferare nervosamente, alla fine sapevano della strage accaduta.
I sopravvissuti erano lì,vicini a Sonaik e quest'ultimo si concesse del tempo nel guardarli, stavano a testa bassa, senza proferire parola poi ad un tratto Mahir mosse un passo in avanti, coi suoi lunghi capelli blu separati da una riga centrale e abbelliti da codine con perle.
I suoi occhi giallognoli fissavano tristi e confusi il pavimento sabbioso dove i suoi piedi si muovevano.
<< se non vi dispiace, Sonaik... vorrei fare io! >> disse quindi interrompendo il capo tribù che gli fece un segno di assenso col viso, così l'uomo prese a parlare <<Gli shabanuuk sono animali molto forti, davvero tanto, quando uno di questi esseri afferra con le fauci uno di noi, lo può benissimo dividere in due come un qualsiasi frutto, siamo niente confronto a loro... >> esordì così poi prendendo fiato, guardò tutti i presenti e continuò.
<< ma vedete, noi wananaiti viviamo di caccia, i vostri bambini, voi mangiate perché gente come quelli morti ieri, ogni giorno si immergono e cacciano per tutti quanti, i flutti sono enormi, noi siamo gli unici animali a vivere sulla sabbia, siamo gli unici che usano armi e che parliamo come io ora sto facendo adesso con voi, ma moriremo senza cacciatori, e allora sarà tutto, completamente inutile >>
Mentre Mahir parlò si mise nel mezzo in modo che tutti potessero guardarlo, e lui girò su se stesso, sembrava come circondato e aveva quasi paura ad avanzare una richiesta simile, ma doveva farlo.
<< per questo care sorelle, cari fratelli, ho bisogno di volontari! Non importa se maschi o femmine, ho bisogno di gente che venga a cacciare, gli unici cacciatori siamo io e i giovani Juurak e Trukam, il primo ha perso la mano destra, quindi ho veramente bisogno che qualcuno si faccia avanti, abbiamo bisogno che qualcuno si faccia avanti! >> esalò e il vociferare attorno a lui si fece più alto.
<< io ci sto! >> una voce spiccò sulle altre, una voce che attirò attenzioni, sguardi che non concordavano con la persona che disse quella frase.
<< beh ecco... >> esclamò Mahir guardando poi Sonaik ma Neemeerii, colei che si diede volontaria, fece un passo avanti mostrando il palmo azzurro della sua mano.
<< hai appena detto che ti servono cacciatori giusto? Beh ne hai una! >> esclamò determinata a quel punto, da titubante che era anche Tohomar fece un passo avanti anche se nel suo sguardo si leggeva qualche velo di incertezza.
<< beh! Allora di certo non posso tirarmi indietro mentre la mia donna va a caccia! Che capotribù sarei? >> disse quindi mettendosi vicino ai due, che gli sorrisero.
Juurak vide altri muoversi verso il centro fino a raggiungere la decina compresi i tre iniziali, ovviamente si aggiunse anche Trukam e poi Mahir guardò proprio il ragazzo che aveva perso una mano.
<< Juurak, scusami ma non posso farti scendere a cacciare con una sola mano, lo dico per il tuo bene e quello degli altri! >> esalò lui amareggiato, sapeva quanto il ragazzo ci teneva e sperava, in cuor suo che lo avrebbe sostituito una volta in pensione, ma se aveva imparato qualcosa Mahir nei suoi anni di vita, era che mai niente andava come si voleva e che bisognava sapersi adattare.
Si era formata quindi una nuova squadra di cacciatori composta da tredici veerasi e per questo quella stessa notte fecero una festa in spiaggia, un alto fuoco danzava verso il cielo, come volesse raggiungere le stelle, illuminando tutto attorno di un magico e romantico arancione. Tutti mangiavano, bevevano kamenna, bevanda ricavata da un frutto dal diametro di quindici centimetri blu con molta polpa rossa, era in grado di alleggerire le menti di chi la beveva e se usata troppo causava allucinazioni audio visive.
Tutti erano allegri, tranne Il povero Juurak che nemmeno poteva avere affianco chi amava, visto che era per legge era di un altro, sollevò il suo moncherino "non lo guardare" senti nella sua testa "non lo guardare" ma come avrebbe fatto? Già era stato messo da parte, proprio dall'uomo che riteneva un padre, scartato come qualcosa che non andava più bene, bollato come inutile. Quando chiudeva gli occhi rivedeva la scena di quel bestione mentre gli portava via la mano, ne sentiva i suoni offuscati e sembrava quasi potesse riprovare quei lancinanti dolori al suo braccio. Improvvisamente i suoi occhi vennero tinti di un giallo infiammato, qualcosa dal cielo, aveva squarciato le nuvole e rapido scheggiò verso l'acqua, era lontanissimo e pure aveva illuminato il cielo in modo abbastanza inquietante.
<< vecchio Nanuum, le stelle cadono? >> domandò un abitante all'uomo più anziano della tribù, aveva una pelle così chiara che l'azzurro era quasi impercettibile, tra le mani reggeva un grosso bastone che lo aiutava nelle sue passeggiate e i suoi occhi sembravano come spenti, non era cieco ma aveva gravi problemi di vista, tutta via, a detta sua, la vista era solo un ostacolo.
<< se le stelle cadessero dal cielo starebbe a significare la fine per noi, il dio Khara manderebbe qualcosa nei flutti solo per aiutare l'uovo di suo figlio tenuto prigioniero sotto le lacrime della madre Maabalii, e se si dovesse schiudere allora per noi sarebbe la fine! >> sentenziò il saggio restando impassibile.
Juura trasalì, si era completamente dimenticato del sogno che aveva fatto la notte stessa, i bambini che litigavano e le cose che cadevano dal cielo, scattò in piedi e sedette sul tronco dove era seduto il saggio.
<<vecchio Nanuum, la prego mi ascolti, ho fatto un sogno, bambini litigavano e ad un tratto qualcosa come quella luce cadde in acqua e un'onda travolse l'isola, travolgendo tutti noi! Siamo in pericolo qui! >> spiegò, altri guardarono il ragazzo mentre spiegava quel suo sogno, ci fu chi lo prese con scetticismo e continuò a ballare, ignorando sia lui che quella luce caduta dal cielo.
Altri invece lo fissarono piuttosto suggestionati.
Vi furono attimi di silenzio, Juurak si sentì quasi a disagio in tutto quel tempo.
<< quindi mi vieni a dire che i tuoi sogni sono premonitori? Cosa pensi siano le luci dei tuoi sogni e quella appena caduta? >> gli domandò, lasciandolo spiazzato a ragionare.
<< non saprei, un pericolo ma... >>
<< ma! Non c'è un ma figliolo, pensi o non pensi che quel tuo sogno sia un avvertimento? >> ancora una domanda che rese più fragile Juurak.
<< beh.. ecco io non saprei, può darsi, insomma... sogno luci che cadono in mare e la notte dopo delle luci cadono realmente dal cielo! >> controbatté cercando un po di coraggio.
<< può darsi... non saprei, dimmi, siamo l'unica tribù di veerasi su questo pianeta, su tutta la vastità dei grandi flutti esistiamo solo noi, probabilmente l'unica sabbia è qui, per questo noi viviamo qui >> l'anziano prese fiato e poi continuò il discorso.
<< credi che un capo possa far migrare un intera popolazione via dall'unica isola che c'è nel mondo per un sogno? >> fu la sua risposta.
Si rese abbastanza antipatico ma Juurak comprese quanto stesse dicendo, solo che il giovane si sentiva spaventato.
La festa continuò, più a largo quella "luce" mantenne la sua lucentezza anche dentro l'acqua ma i flutti ne offuscavano la natura, scese a picco, sempre più giù illuminando di una luce che sembrava raffreddarsi fino a spegnersi completamente, a qualche lega di distanza, una grossa nave si faceva strada tra i flutti neri, in lontananza Il capitano Yokanai vedeva l'isola che quei due prigionieri le avevano indicato, in mano teneva una lettera, in breve era la risposta del suo capo tribù Graamek, che molto chiaramente dava alla sua sottoposta la possibilità di continuare la sua spedizione ma che si sarebbe concessa nel caso non avesse trovato niente.
I pezzetti di quella schifosa lettera finirono a galleggiare sparsi nell'oceano dopo che la giovane l'aveva stracciata in mille pezzetti.
<< portatemi i prigionieri! >> gridò lei.
Era a prua sul lato di tribordo, gli occhi fissi sull'isola anche se era molto lontana ancora.
<< eccoli capitano! >> due uomini tenevano un prigioniero a testa che vennero spinti contro il parapetto.
<< è quella la vostra l'isola? >> domandò in modo schietto, loro annuirono e quello di destra proferì parola, i loro aspetti erano veramente pietosi, ridotti all'osso e con la pelle davvero poco idratata.
<< s-si è lei! >> confermò a voce, la giovane quindi fece un inchino e mosse le braccia tra le teste dei due, le bastò un movimento speculare dal centro verso l'esterno, le lame di kavik decapitarono entrambi, i loro corpi stramazzarono al suolo come fantocci che emettevano enormi spruzzi di sangue verde, sangue che finì sul volto di Yokanai mentre sorrideva in modo perverso, le teste dei due, nelle quali rimase un'espressione di puro terrore toccarono terra con un disgustoso e sordo tonfo per poi rotolare di qualche metro.
Nel frattempo Mahir entrò nella capanna di Juurak, mentre Neemeerii si trovò costretta a fare sesso con il suo ragazzo che non amava, lui non se ne accorgeva ma la compagna non lo guardava mai negli occhi, era così tonto che non si rendeva conto di non ricevere nemmeno un bacio durante.
Lei semplicemente stava lì, imbambolata e mentre lui ansimava, lei guardava altrove, pensava ad altro.
<< sai perché sono qui vero? >> domandò Mahir al giovane che teneva lo sguardo abbassato, ci mise anche qualche secondo di troppo a rispondere.
<< non lo so, visto che ormai mi hai rimpiazzato! >> ringhiò Juurak facendo sospirare il suo maestro.
<< no. Inesatto, se ti facessi immergere con me moriresti alla prima battuta! >> esalò preoccupato, fece però reagire Juurak che s'alzò dal suo giaciglio.
<< e allora per cosa sei venuto qui a fare?! >>
<< per chiederti scusa... >> sibilò lui, Juurak rimase colpito da quella frase.
<< per chiedermi... scusa?! >> chiese quindi conferma.
Mahir sbracciò sentendosi colpevole, lo si capiva dal modo in cui si muoveva, dal tono della voce.
<< se qualcuno alla tua età mi avrebbe detto che non sarei potuto più scendere a pescare gli avrei spezzato le gambe! >> affermò facendo sorridere Juurak.
<< quindi dovrei spezzarti le gambe ora? >> rispose il ragazzo in modo sarcastico.
<< beh... se vuoi e pensi di riuscirci, sono qui! >> continuò lui ridacchiando per poi fare cenno di no con la testa.
<< vedi... io, tuo padre e tua madre cacciavamo assieme, eravamo bravissimi e quando accadde quel fattaccio ecco, io mi sono preso la briga di crescerti come un figlio e di farti diventare un cacciatore in loro onore, ma così Juurak, farti scendere senza la mano che usi per combattere, sarebbe come condannarti a morte e non voglio vedere un'altra persona che amo, venir fatta a pezzi, quindi scusami se ti ho escluso, ma volevo che tu sapessi perché! >> Mahir sentiva quelle parole nel profondo del suo cuore e avrebbe fatto qualsiasi cosa per Juurak, quest'ultimo compreso il suo punto di vista mosse due passi e lo abbracciò facendo impattare il proprio busto sul suo.
<< scusami per come mi sono comportato, non ci avevo pensato... o meglio si ma, insomma oltre la caccia cosa posso fare? >> Domandò Juurak perdendosi nei pensieri, non voleva passare la vita fare chi sa cosa.
<< non lo so figliolo, ma sono sicuro che qualsiasi cosa farai, la farai al meglio proprio come ti ho insegnato! >> rispose Mahir.
Ore dopo i wananaiti si erano praticamente addormentati tutti inconsapevoli che il giorno dopo avrebbe cambiato la loro comunità per sempre.
Un altro sogno mostrò a Juurak più o meno la stessa cosa del sogno che ebbe in precedenza; i bambini che litigavano e quelle sfere di fuoco che cadevano dal cielo lasciando dietro di se banchi di fumo bianco che s'attorcigliava su se stesso. Colpivano ripetutamente i flutti, la terra tremava e le onde s'innalzavano in cielo come mura titaniche che spazzavano via qualsiasi cosa sul loro cammino fino quando lui stesso si ritrovò nell'acqua e a quel punto si svegliò di soprassalto. Respirando a fatica, guardò fuori, il primo sole stava già nascendo oltre la linea dell'acqua, il giovane lo poteva vedere dalla finestrella della sua baracca fatta di foglie e legname. I suoi occhi si fecero poi increduli e s'alzò in piedi inciampando in avanti, dovette poggiare una mano per terra per evitare di cadere in terra ed uscì dalla capanna.
<< Fratelli! Fratelli, svegliatevi! Forza svegliatevi! >> urlò lui più che poteva mentre guardandosi attorno avanzo verso la riva. Il loro accampamento era sulla riva, non impiegò tanto quindi a raggiungere il bagno asciuga. Alcuni uscirono dalle capanne e se in un primo momento sembravano infuriati per l'orario, la loro espressione mutò immediatamente dopo, le loro bocche si spalancarono e come Juurak camminarono verso la riva, restando immobili, anche altri si svegliarono e pian piano si formò come una colonna lungo tutta la riva.
<< ma cos'è? >> disse un cucciolo incredulo proprio come tutti gli altri.
Fu proprio Mahir a muovere il primo passo più di tutti, ancor prima del capo villaggio.
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