MUSICA

La musica non mi aveva permesso di dormire con serenità. Era una musica forte ed estremamente fastidiosa, molto diversa a quella a cui ero abituato. Niente Mozart o Beethoven insomma. Mi misi seduto, le mani che sfioravano il velluto della bara e un gran mal di testa. Non ricordavo di aver avuto un mal di testa, neppure leggero, da secoli e in quel momento ne avevo uno terribile. Incredibile. Uscii dalla mia bara. Un urlo si levò al di sopra della musica e io compresi: si trattava della ragazza bionda, quella voce stridula l'avrei riconosciuta ovunque. Era proprio arrivato il momento di darle una lezione. Mi misi rapidamente l'abito da Jack il Sanguinario, quello con cui avevo spaventato perfino Sir Micheal, che si vantava di non essersi mai tirato indietro davanti a un nemico in tutta la sua vita.

Uscii e mi precipitai in giardino. La ragazza stava saltando, facendo piroette in uno strano balletto. Indossava solo una maglietta e una gonna cortissima. Ma come si era ridotto il mio castello!

-Sventurata- urlai.

Nulla, la ragazza continuò quel suo strano ballo solitario.

-Sventurata- ripetei. Ancora nulla. Furioso mi voltai a cercare da dove provenisse quella musica. Alla fine individuai la piccola scatola che la emetteva. Rapido mi avventai su di essa e la distrussi. All'improvviso il silenzio calò sul castello... finalmente!

-Cos'hai fatto?!- urlò la voce stridula. Un attimo dopo fui colpito da qualcosa.

-Ahia!- urlai, sorpreso e umiliato.

-Me l'hai rotto!-

-Mi disturbava!-

Per tutta risposta la ragazza mi lanciò contro un sasso che raccolse da terra. Arretrai, furioso.

-Janet- chiamò una voce.

Non dovetti girarmi, sapevo bene a chi apparteneva quella voce, dolce come il miele. Mi sfuggì un sorriso.

-Non t'intromettere, Claire- sbottò la ragazza bionda.

-Su, Janet, cosa succede?- chiese Claire, paziente, ferma a qualche metro da me. Indossava un lungo abito bianco in pizzo. Un sottile nastrino nero le circondava il bellissimo collo da cigno. Aveva i capelli raccolti in uno chignon morbido, dal quale sfuggivano alcune ciocche. Improvvisamente mi ricordai un viso simile, appartenente a una donna con il suo stesso nome. Il ricordo mi portò lontano, a un passato fatto di seduzione e ricchezza, amore e gioia.

-Mi amerai per sempre, vero Johnny? Mi amerai oltre la morte?-

Ma chi mai può promettere una cosa simile? Eppure io avevo promesso.

-Prometti che sarai per sempre mio, che non conoscerai altro amore che il mio, perché io amo te così tanto da non poter conoscere altro amore oltre il tuo-

-Ti amerò per sempre- le avevo giurato, la mano destra sul cuore, in quello stesso giardino in cui mi trovavo ora.

E poi lei se n'era andata, lei aveva superato quel confine nebbioso che separa la vita dalla morte. Se l'era portata via la febbre in una gelida notte invernale, così dicevano. Io sapevo la verità, sapevo che era stata sedotta da una pallida creatura della notte, che in qualche modo mi aveva tradito. Ripensai alla sua bianca bara, a lei, così morta eppure così rosea, con quelle labbra color sangue, all'abito di pizzo rosa, il suo preferito. Quella notte stessa era tornata da me.

-Non sopportavo il freddo della morte, lì è tutto così triste, così infelice- mi aveva detto, bussando alla finestra e io avevo aperto perché non avrei mai permesso che restasse là fuori da sola sapendo quanta paura avesse del buio, quel buio dal quale temeva di essere risucchiata.

Ormai erano passate molte vite da quel ricordo. Era prima che fossi maledetto, era quando ero solo un povero essere umano innamorato della donna sbagliata, una donna che probabilmente non mi aveva mai amato per davvero.

-Johnny, vieni con me, staremo insieme per sempre- mi aveva sussurrato.

E io l'avevo assecondata, avevo accettato quell'assurdo patto, avevo bevuto il suo sangue, avevo lasciato che lei bevesse il mio. Avevo fatto un patto con la morte. Claire non era riuscita a mantenerlo a lungo e un giorno si era semplicemente esposta alla luce del sole, non potendo più sopportare quella vita che vita non era.

-Come puoi sopportare di vivere senza vedere il sole?- mi aveva chiesto -Sono condannata alle tenebre-

Piccola egoista, non sapeva quanto l'amavo? Che io avevo accettato quella non vita solo per lei? Ma Claire, la prima Claire, era solo una bambolina egoista, lei non sapeva cos'era l'amore. Era morta per sempre.

Così io ero rimasto solo, troppo codardo per fare ciò che aveva fatto lei.

-State bene?- la sua voce. No, non era la sua voce, ma quella di Claire, dell'attuale Claire.

-Sì- mormorai. Ero uno sciocco, farmi trattare in quel modo da una famiglia di esseri umani.

Claire mi guardò con i suoi enormi occhi. Era così incantevole, così bella che non potevo far altro che stare lì a guardarla. Con dolcezza mi posò una mano sulla spalla e io le presi il braccio nudo. Incantevoli vene blu correvano sotto la sua carne bianca. Ci posai sopra le labbra e baciai quella pelle, inspirai il suo dolce profumo. La guardai e lei fece un passo verso di me, lo sguardo incantato. Le cinsi delicatamente la vita con un braccio.

-Mi sembra di aver già vissuto questo momento- mormorai.

-Strano, sembra anche a me- sussurrò lei.

-Io...-

-Ehi, cosa fate voi due?- chiese Janet, spezzando l'incantesimo.

-Ci rivedremo, mia signora- e fatto il baciamano a Claire me ne andai, il cuore colmo di emozioni.

NOTE DELL'AUTORE:
Ciao a tutti!
Che ve ne sembra di questo capitolo?

A presto ❤

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