LA LEGGENDA
-Ci troveremo bene nella nostra nuova residenza- stava dicendo mio padre, le mani sul volante mentre faceva una curva –ereditare un castello, pensate che fortuna!-
-Secondo me avremmo dovuto venderlo e comprare qualcosa di più piccolo, lo sai cosa vuol dire pulire tutto un castello?- esclamò mia madre.
-Oh, non dire queste cose, lo zio ci teneva molto, se me lo ha lasciato è perché pensava che io ne avrei avuto cura come ne ha avuta lui...Benny, sai che c'è una leggenda su questo castello?- continuò mio padre.
Mio fratello alzò la testa dal libro che stava leggendo: "Come sopravvivere a un'apocalisse zombie". –Davvero?- chiese, interessato.
-Certo, me la raccontavano sempre da bambino, la storia narra che secoli fa fosse abitato da un duca ricco e privo di scrupoli, il giovane seduceva tutte le fanciulle che incontrava, ma un giorno sedusse una strega che lo maledisse a vivere solo di notte e a bere il sangue dei vivi-
-Un vampiro- lo sguardo di mio fratello, aspirante cacciatore di vampiri, s'illuminò.
-Proprio così- confermò mio padre, di ottimo umore –è proprio il posto ideale per rilassarci e sai che feste potremo fare... cosa ne pensi, Claire?-
-Divertente- continuai a guardare fuori dal finestrino, prati, prati e ancora prati. Non ero mai stata in Inghilterra prima, ma tutto quel verde era disorientante per una ragazza cresciuta a New York.
-Potrai far venire qua le tue amiche, che ne dici?- continuò mio padre, guardandomi dallo specchietto.
-Certo, certo- mormorai. Non mi piaceva l'idea di abitare così lontano dal posto in cui ero cresciuta. Mi tirai il tulle della gonna. Ero sempre stata la Strana, ovunque, sia a scuola sia a casa, la gotica, la ragazza un po' bizzarra, soprattutto in confronto a mia sorella Jane, reginetta della scuola, sempre a proprio agio in ogni situazione.
-Io voglio fare una mega festa!- urlò mia sorella –E poi potrò postare dei video veramente trendy!-
Stranamente Jane aveva preso bene quel trasferimento. Buon per lei. Io mi sentivo fuori luogo. Ma non mi sentivo forse fuori luogo ovunque?
-Ci siamo- annunciò mio padre.
Un attimo dopo potemmo vedere il maestoso castello di Blackmoon. Mi spinsi in avanti per riuscire a guardarlo meglio. Era una struttura medioevale, con alte torri, che si estendeva per gran parte dell'enorme giardino. Cupe statue di mostri si sporgevano dal tetto, come se fossero curiose di vedere chi stava arrivando.
-Wow!- urlò mia sorella –Questo posto è davvero enorme-
-Più di cento stanze- puntualizzò mio padre –alcune parti non vengono usate da anni e sono state chiuse, ma in futuro potremmo anche decidere di sistemarle-
-Tutte quelle stanze da pulire!- esclamò mia madre, sospirando –E dovrò arredare tutto, sono già stanca!-
-Tranquilla, cara, avremo tutto il tempo che vorremo-
-Tu alla fine non fai mai nulla- sospirò, il suo sospiro che un tempo, quando faceva l'attrice di teatro, doveva averle fatto guadagnare parecchi applausi. Io non avevo ereditato quel suo modo soave di sospirare. In compenso Jane ne faceva ampiamente uso. Guardai fuori dal finestrino. La giornata era bellissima, con il cielo azzurro e il sole che splendeva. Allora perché mi sentivo così infelice?
Una vecchia signora ci attendeva all'ingresso. Si presentò come Mary Wall, la governante del castello. Era una donna alta, con i capelli grigi raccolti in una crocchia e una ragnatela di rughe che le percorreva il viso. Indossava un lungo abito nero. Ci accolse con un enorme sorriso e ci condusse nel salone. Si trattava di una stanza grande, con il pavimento di pietra, muri dipinti di rosso e un grande camino.
-Zio Morgan parlava sempre di una macchia di sangue in salone- mormorò mio padre.
-Una macchia?- chiese mia madre, lo sguardo puntato sul pavimento.
-Esatto, nessuno può togliere la macchia di sangue- spiegò la governante –la storia narra che John Blackmoon fu ucciso proprio in quel punto dal fratello-
-Il vampiro?- chiese mio fratello, curioso.
-Esatto, dicono che si rianimò quella notte stessa e che per prima cosa uccise il fratello-
-Terrificante- esclamò Jane, scuotendo la chioma bionda –che orrore!-
-Non possiamo certo restare con una macchia di sangue in mezzo al salone- esclamò mia madre –caro, dove hai messo gli attrezzi?-
-Nel bagaglio-
-Scusate un attimo- e mia madre si allontanò, i tacchi a spillo che ticchettavano sul pavimento di pietra.
-Ho sposato una donna decisamente testarda- spiegò mio padre, ridendo –dopo più di vent'anni di matrimonio continua a comandare-
La governante lo guardò in modo strano. Certamente quando aveva saputo dell'arrivo del noto psichiatra Nathan Roberts si era immaginata di vedere chissà chi.
-Ora però voglio sapere un po' di cose su questo lugubre maniero...siamo certi che non debba far fare dei lavori? Sembra sul punto di cadere a pezzi-
-Suo zio Morgan non voleva disturbare il vampiro- disse la governante in un sussurro –lui non sopporta i rumori che disturbano il suo sonno-
Scoppiammo tutti a ridere.
-Scusi, signora- disse subito mio padre, un grande sorriso sulle labbra –non creda che le manchi di rispetto, ma un vampiro che viene disturbato dai rumori dei lavori, questo è certamente esilarante-
La governante si fece il segno della croce. –Non insultatelo mai- gemette, poi abbassò la voce –lui ci ascolta, ascolta sempre- si guardò intorno e potei notare qualcosa nello sguardo di mio padre, la stessa luce che aveva quando si trovava un paziente davanti –stasera verrà a trovarvi, vi dirà ciò che vuole- si girò verso di me e mia sorella –a lui piacciono le fanciulle giovani, possibilmente intatte-
Jane scoppiò a ridere. –Allora io sono salva-
-Jane!- la richiamò mio padre.
-Lui verrà, dovete stare attenti-
-Se ci verrà a trovare gli parlerò, si tratta di una persona con dei problemi- disse mio padre, la voce tranquilla –fortunatamente potrò prenderlo in cura io, tre, forse cinque anni e tornerà come nuovo-
-Credo che lo dovrai far ricoverare, papà- disse Jane.
-Speriamo che sia un vero vampiro invece- esclamò mio fratello –ho proprio voglia di dargli la caccia-
-Ragazzi!- li riprese mio padre.
Il ticchettio dei tacchi di mia madre annunciò il suo ritorno. La vidi arrivare con il suo set di pulizia. –Dov'è la macchia?- chiese.
La governante gliela indicò. Era una macchia abbastanza grande che si trovava sul pavimento, accanto al cammino. Mia madre sorrise, quindi si tirò un po' su il vestito, si chinò e si mise al lavoro, tirando fuori detersivi, spazzole e molte altre cose.
-Dai mamma- la incitò Benny.
La governante guardava tutta la nostra famiglia come se fossimo stati un gruppo di pazzi. Forse non aveva tutti i torti.
-Voilà- esclamò mia madre, alzandosi e mostrandoci che non c'era più nessuna macchia.
La governante sobbalzò sorpresa, portandosi le mani alla bocca. –Lui si arrabbierà-
Notai un sorriso divertito sulle labbra di mio padre.
-Vi prego, prendete questi crocifissi- disse la governante, tirandoli fuori dalla borsa.
-Ragazzi, prendeteli, i regali si accettano sempre- disse mio padre, con voce accondiscendente. Avrei scommesso tranquillamente che avesse già in mente una diagnosi per la donna.
Presi il crocifisso che mi porgeva. Era nero con delle pietre rosse che parevano quasi rubini. Le sfiorai e mi sembrò che bruciassero.
-Non dividetevene mai- ci raccomandò la donna –lui si vorrà vendicare-
Quelle parole mi lasciarono un senso d'irrequietezza.
-Vedremo, Mrs Wall- disse invece mio padre -vedremo-
NOTE DELL'AUTORE:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qua.
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Nel prossimo vedrete il punto di vista del vampiro.
A presto ❤
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