CONFRONTO

Mia sorella arrivò con un sorriso divertito e due enormi buste in mano. Era scesa in paese nel primo pomeriggio, desiderosa di conoscere la "fauna" locale.

-Claire, tesoro, avresti dovuto venire con me-

Io me ne stavo seduta a leggere un romanzo gotico: una fanciulla costretta ad abitare in un lugubre castello. –Com'è l'ambiente?- chiesi.

-Molto buono e gli esemplari sono eccellenti, altro che quell'essere che percorre il castello di notte, così cupo, così insipido- fece una smorfia.

-Parli di John?-

-Quella cosa lì-

-Non puoi dire che sia brutto- mormorai.

-Sembra uscito dallo scorso secolo- buttò indietro la testa, teatralmente –vado di sopra, ho fatto un po' di shopping-

-Ci sono negozi carini?-

-Molto carini, magari domani potresti scendere con me-

-Molto volentieri- mentii. Non avevo voglia di accompagnare Jane, sapevo fin troppo bene che quando uscivo con lei mi toccava il ruolo della spalla.

-Ho incontrato anche alcuni ragazzi- mi fece l'occhiolino –sono rimasti molto impressionati quando ho detto loro che viviamo qua, sostengono che il castello sia abitato dal vampiro e tutto il resto, io gli ho spiegato la verità- disse, con tono allegro, sedendosi sul bracciolo della poltrona di fronte a me.

-Immagino che tu lo abbia fatto- trovavo Jane tremendamente irritante quando si comportava in quel modo, come se fosse stata lei la reginetta di casa, non accontentandosi del fatto che lei era già la reginetta della scuola.

-Certo, voglio organizzare una festa- balzò in piedi –appena riesco vado nella città più vicina a prendere gli addobbi- e la osservai correre sulle scale, facendone due a due.

Chiusi il libro e lo posai sulle mie ginocchia. Ripensai a ciò che mi aveva detto la governante, a John. Volevo avere più informazioni su di lui. Ero stata nella grande biblioteca del castello che si estendeva per gran parte del piano terra. Scaffali che toccavano il soffitto e divani in cui affondare, praticamente il luogo dei sogni di ogni lettore. C'erano libri di ogni genere, perfino in lingue straniere e in lingue non più parlate. Avevo provato a cercare qualcosa sul vampiro in quel mare immenso d'informazioni, ma non avevo trovato nulla. Mi ero arresa dopo qualche ora, coperta di polvere. Ci avrei provato di nuovo in un secondo momento. Posai il libro sul tavolino vicino a me e mi alzai, desiderosa di camminare. Sollevai leggermente il lungo abito di taffetà che indossavo e uscii dalla stanza. Non avevo ancora avuto modo di esplorare tutto il castello, ma solo una parte di esso. Soprappensiero presi uno dei corridoi, decisa a esplorare un'altra parte. Sembrava più antica, il pavimento era rovinato in più punti, le pareti erano scrostate, il soffitto era macchiato dall'umidità. Continuai a camminare, il pensiero lontano. Pensavo a New York, alla vecchia scuola, a tutto ciò che avevo lasciato. Non che mi dispiacesse il fatto di essere andata via, non avevo molti amici.

Uno scricchiolio mi fece sobbalzare. Mi voltai e vidi una porticina nascosta in un angolo. L'aprii e mi trovai di fronte una lunga scala. Lentamente la scesi. Mi fermai a metà. Il vampiro era fermo in mezzo alla stanza, intento ad avvolgersi nelle catene. Un vampiro avvolto nelle catene? Restai a guardarlo e poi lui si voltò. Ci fissammo negli occhi per un lunghissimo istante, poi lui lasciò cadere le catene.

-Cosa ci fate qua, ragazzina mortale?- chiese con voce lugubre.

-Una passeggiata- mormorai, sentendo lo sguardo bruciante di lui su di me. Rapida mi portai la mano al collo, dove avevo il crocifisso.

-Dovreste andarvene subito- ora non era più minaccioso.

-Questo è il luogo dove vivete?- chiesi, notando una bara aperta in un angolo.

Il vampiro mi fissò con attenzione. –Cosa v'importa?-

Mi strinsi nelle spalle.

-Dovete dire ai vostri genitori di andarsene-

-Dubito che mi ascolterebbero- ammisi e mi sentii sciocca per aver detto quella cosa a uno sconosciuto che giocava a fare il vampiro.

Lui mi guardò un attimo, poi sospirò. –Non vi ascoltano? Neppure mio padre mi ascoltava- si sedette su una poltrona e m'indicò quella davanti a lui –prego, sedetevi-

Esitai, ferma sulle scale. La stanza era grande con divani e poltrone dall'aria antica.

-Per stasera ho già mangiato- e sorrise, mostrandomi i denti aguzzi. Sembrava proprio un vampiro.

Dopo un attimo d'indugio mi accomodai davanti a lui.

-La vostra famiglia è davvero irritante, ma questo presumo che lo sappiate- disse.

-Anche voi siete irritante, vi presentate sempre la notte e fate confusione, fingete di essere un fantasma e mi rubate anche il rossetto per continuare a creare quella macchia di sangue-

Lo vidi irrigidirsi. –Quindi avete capito-

-Certo, mi sono spariti due rossetti rossi questa settimana-

Lui scoppiò a ridere, una risata che pareva quasi volermi accarezzare la pelle. Non riuscivo proprio a capire come potesse non piacere a Jane, eppure era tremendamente bello, con i lineamenti che parevano quasi perfetti. Quando era perfettamente immobile pareva quasi una statua. –E quindi lo avete scoperto-

-Non dirò nulla, non temete, l'idea della macchia di sangue è troppo buona per rivelarlo-

John sorrise. –Sapete, voi siete l'unica della famiglia che mi sta simpatica-

-Buon per me... vivete da molto qua?-

-Da secoli, mia signora, non ricordo quasi il periodo che ho passato lontano da questo maniero... ora non posso più allontanami, a causa della maledizione-

-Sembra una cosa orrenda questa maledizione- mormorai.

-In effetti la è-

Provai pena per lui. Forse non era cattivo ma solo infelice e molto solo. A volte l'infelicità e la solitudine rendono cattivi.

-Claire- chiamò una voce. Mia madre.

-Devo andare- esclamai, alzandomi.

-Davvero?- parve sorpreso, forse deluso –Mi permettete di venirvi a trovare?-

Sorrisi. –Molto volentieri-

Lui annuì. –A presto allora e state attenta la notte, ci sono degli orrendi spifferi qua-

-Starò attenta-

-E... volevo ringraziarvi per ieri notte, avete mandato via quell'orrenda creatura che voi chiamate fratello-

Gli sorrisi. -Non mi piace che se la prenda con voi-

-Oh... bene, bene, vi ringrazio e sappiate che ve ne sarò riconoscente, profondamente riconoscente-

-A presto- esclamai, facendogli una leggera riverenza e corsi via. Chissà perché il cuore mi batteva così forte.

NOTE DELL'AUTORE:
Grazie a tutti per aver letto fin qua!
Questo è la prima occasione di confronto tra Claire e John, cosa ne pensate?

A presto ❤

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