Capitolo 8
La mattina seguente, quando scesi per la colazione, lo trovai lì. Klaus.
Indossava un completo classico sartoriale di ottima fattura, i capelli leggermente scompigliati e gli occhiali dalla montatura nera, probabilmente portati per motivi estetici. Era intento a leggere un giornale.
Sul tavolo già apparecchiato c'erano dei biscotti freschi e fumanti, e del tè. Sbattei gli occhi due volte: aveva preparato la colazione per me.
Alzò lo sguardo dall'articolo.
"Buongiorno," mi salutò.
"Buongiorno."
Mi sedetti sul lato opposto del bancone rispetto a lui. "Grazie per la colazione, padrone," dissi.
Lui abbozzò un sorriso. "Stai meglio oggi?"
Annuì.
"Mangia molto, perché dopo la colazione dovrò nutrirmi anch'io."
Il tè mi andò di traverso; avevo paura del legame, di vedere cose che avrei preferito non vedere.
I nostri occhi si incontrarono. Mi schiarì la gola.
"Quindi non è normale leggere i pensieri dell'altro tra Liars e vampiri?" chiesi, addentando un biscotto. Il cioccolato fuso mi invase il palato: buonissimo.
Lui sospirò. "No, non è normale. Il sangue viene scambiato alla cerimonia e dopo un mese. Noi abbiamo anticipato i tempi per via dell'incidente," disse pensieroso. "Magari questo ha creato degli squilibri, ma poter comunicare tra noi senza essere sentiti dagli altri potrebbe essere un vantaggio strategico."
"È mai successo a qualcun altro?" chiesi.
Mi lanciò un'occhiata stanca, ma rispose: "Non lo so, immagino di sì, ma è meglio non fare certe domande. Nel mondo dei vampiri c'è del classismo, come avrai notato. Questo legame potrebbe non essere visto di buon occhio."
Ero confusa. "Non capisco."
"Leggersi nella mente ti mette sullo stesso piano: vampiri e umani. Ma nella nostra società non è così, per questo potrebbe essere pericoloso."
"Può essere pericoloso essere riconosciuti sullo stesso livello?" ripetei, incredula.
Lui incrociò le braccia, roteando gli occhi al cielo. "Sì. In passato, alcuni vampiri che lo hanno fatto pubblicamente sono scomparsi. Gli Anziani vogliono mantenere un certo ordine tra le specie, e anche se non è una legge scritta, fare amicizia tra vampiri e Liars non è concesso. Teoricamente."
"Almeno non in pubblico," dissi.
Lui sorrise. "Esattamente. Qui l'apparenza è tutto, Liar. Se sarai brava, fuori da queste mura potremmo anche diventare amici." Sfoderò un sorriso abbagliante.
Distolsi lo sguardo mentre mordevo un altro biscotto, sfortunatamente l'ultimo.
"Quindi, padrone, non sei contrario a trattarmi come tua pari sotto queste mura?"
Lui scosse la testa. "No, dobbiamo passare l'eternità insieme, quindi preferisco esserti amico."
Lo scrutai scettica e provai a usare il legame, anche se non avrei dovuto. Era sincero.
"Va bene, ci proveremo allora," risposi, e poi aggiunsi, spinta dalla curiosità: "Visto che siamo amici, potrei avere la ricetta dei biscotti?"
Ecco, l'avevo detto. Lo guardai spaventata per la sua reazione.
Ma lui scoppiò a ridere di gusto. "Ti sono piaciuti, eh? Bene, ce ne sono altri in quella scatola," disse con un sorriso. "Ma la ricetta non te la darò: è un segreto."
Battei le palpebre, sorpresa dalla sua amichevolezza. Decisi di metterlo alla prova.
"Ma non avevi detto che eravamo amici? Gli amici si scambiano le ricette," dissi, mentre prendevo la scatola con i biscotti. Gli avrei finiti tutti.
Rise. "Mi dimentico. Se vuoi dei biscotti, te li cucinerò io. Tanto i vampiri non dormono, ho tempo."
"Non dormite?" mugugnai a bocca piena.
"No. È una cosa da umani. La sera facciamo feste, creiamo legami per il lavoro, ci mostriamo alla società e agli Anziani," spiegò.
Interessante. Avrei potuto parlare di mia sorella, ma sinceramente non avevo voglia di intristirmi ancora. Mi stavo rilassando.
"Quindi anche ieri sera sei andato a una festa?"
"Esatto."
"Vestito così?"
Si guardò il completo elegante. "Sì, perché?"
"Come hai fatto a non sporcarti cucinando?"
Lui scoppiò a ridere ancora. "Questa è una bella domanda," mi guardò. "Ovviamente ci vuole una certa abilità."
Alzai gli occhi al cielo. Poi allungai la mano per prendere un altro biscotto, ma non c'era più nulla. Li avevo finiti tutti.
"Ora mi sa che tocca a me," disse Klaus, avvicinandosi. "Posso?"
Gli porsi il polso, annuendo. "Certo, te lo sei meritato grazie ai biscotti," scherzai. Lui sorrise prima di mordermi il polso.
Subito un brivido mi percorse tutto il corpo. Un calore mi avvolse, e tutto intorno a me divenne ovattato. Klaus entrò nella mia mente, e subito mi invasero i miei vecchi ricordi.
Casa mia, il campo di grano dove andavamo a giocare, io, Justine e Anna che correvamo intorno alla fontana. Poi gli animali al pascolo, le distese infinite di campi, i salti sulla paglia nel fienile. La felicità di avere una famiglia, i miei genitori che mi abbracciavano.
Il mio cuore si riempiva di gioia a ogni ricordo. Klaus era attento a estrarre solo le emozioni positive, lasciando in disparte i ricordi tristi.
"Non è così male," pensai. Ovviamente anche lui sentì, ma non rispose, concentrato sui ricordi con i miei genitori. Sentivo che, in fondo, gli dispiaceva non aver avuto una famiglia presente.
Klaus continuò a nutrirsi finché non suonò il campanello. Lo ignorammo, troppo presi dalle sensazioni di pace e felicità. Era davvero così bello.
Il campanello suonò ancora. Infastidito, Klaus si staccò e il suo pensiero mi raggiunse come per magia: "Chi è che bussa?"
Lo guardai, stupita che il suo pensiero fosse arrivato a me senza che mi impegnassi a entrare nella sua mente.
Provai anch'io: "Non saprei, vado ad aprire?" chiesi mentalmente.
"Sì, grazie," rispose Klaus. Una conversazione normale, peccato che tutto avvenne senza aprire bocca.
Mi alzai e andai ad aprire la porta, rendendomi conto solo dopo che ero ancora in pigiama.
Davanti a me, quattro giovani: due vampiri e due Liars, tutti mi osservavano curiosi e un po' infastiditi. "Abbiamo dovuto suonare due volte," disse il primo, visibilmente irritato.
"Non si saluta?" aggiunse il secondo.
"Mi scusi," dissi, riprendendomi e spostandomi di lato. "Benvenuti." Entrarono entrambi senza salutare, ignorandomi completamente.
"Klaus! Fratello!" esclamò il ricciolino.
Klaus sorrideva, felice di vederli.
Li riconobbi dai suoi ricordi: i due ragazzi erano i fratellastri di Klaus, e dietro di loro c'erano le loro Liars.
"Prendi i loro cappotti," mi suggerì Klaus nella mente.
Mi schiarii la gola. "Prego, posso prendere gentilmente le vostre giacche?"
"Brava!" mi disse sempre attraverso il legame.
Presi i cappotti e li andai ad appendere delicatamente nell'ingresso.
Mia madre aveva sempre fatto la cameriera nell'unico bar del paese e, a volte, la sostituivo. Sapevo come interagire con degli ospiti.
I vampiri andarono a parlare in salotto, senza preoccuparsi troppo di noi, chiudendo dietro di loro la porta. Le Liars, rimaste fuori come me, mi sorrisero.
Attraverso la porta a vetri riuscivo a captare parte della loro conversazione.
"Klaus, allora come vanno i primi giorni con una Liar? Devi ancora, come dire, formarla?" disse uno dei fratelli, ridendo. "Ma no, perché? È così professionale in pigiama," aggiunse un altro, ridendo di nuovo.
"Devo ancora formarla, sì," rise anche Klaus. Non mi difese, ovviamente.
"Non preoccuparti," mi consolò una delle ragazze. "Ti aiutiamo noi. È normale essere spaesate i primi mesi." Mi sorrise ancora. "Sono Floriana, la Liar di Michele, uno dei migliori amici del tuo vampiro," spiegò.
L'altra mi allungò la mano. "Io sono Gina, la Liar di Joshua. Forza, prima che ci chiamino ancora, corri a prepararti," mi disse.
Effettivamente loro erano perfette: vestiti puliti, stirati, gioielli e capelli perfettamente acconciati. Io non avrei mai saputo sistemarmi così bene.
"Ti aiutiamo noi," disse Floriana, sicuramente la più gentile tra le due.
"Grazie, io sono Jessy," porsi a mia volta la mano a entrambe.
"Perfetto, ora che ci siamo presentate, forza, prepariamoci," ci incitò Gina.
La preparazione fu frenetica: mi acconciarono i capelli, mi scelsero i vestiti e mi truccarono nel minor tempo possibile. Perché, come diceva Gina, il tempo era poco.
"Ti conviene andare in sala da pranzo, pulire il tavolo da eventuali piatti e chiedere ai signori se vogliono qualcosa, prima che si arrabbino," mi ricordò ansiosa.
"Vero, è molto importante," concordò Floriana.
Annuii e corsi al piano di sotto.
Mi comportai come mi avevano consigliato: sistemai tutto e andai a chiedere ai signori se avevano bisogno di qualcosa. Bussai timidamente alla porta; le voci indistinte all'interno si interruppero e sentii una voce forte dire "Avanti."
Entrai.
I tre vampiri mi guardarono in attesa. "Scusate per l'interruzione," ignorai i loro sguardi irritati e continuai. "Mi chiedevo se avevate bisogno di qualcosa?"
Joshua inarcò un sopracciglio, ancora accigliato. Klaus era sorpreso. "Brava, grazie," mi disse nella mia testa. Nessuno sembrava minimamente interessato a rispondermi.
"Allora, tu sei la nuova Liar di Klaus," disse Michele, con uno sguardo critico.
Joshua mi lanciò uno sguardo sprezzante, ma non disse nulla.
"Vedi, sono i tuoi primi giorni, ma il tuo abbigliamento è totalmente fuori luogo," cominciò Michele, osservandomi. "Fortunatamente ti sei cambiata, questa è una casa per bene."
Klaus era teso, ma non diceva nulla. Perché non mi difendeva? Oh, giusto, perché al di fuori di noi due, io ero inferiore.
"Non succederà più," dissi, e con un inchino mi ritirai.
"Che ragazza indisciplinata!" sentii dire ancora da Joshua. "Dovrai impartirle molte lezioni!"
"A scuola le insegneranno tutto," disse Klaus calmo.
"Non essere troppo buono, Klaus. Sai meglio di me che c'è bisogno di disciplina."
Sospirai nel corridoio. Floriana mi sorrise. "Resisti, all'inizio è difficile, ma vedrai che ti abituerai presto."
Gina mi consolò a suo modo. "Ma sta' attenta, soprattutto i primi giorni. Molte ragazze tornano a casa per queste sciocchezze," mi disse.
"Eh, sì, starò attenta. Grazie."
"Tranquilla," disse Floriana. "Vedrai che i prossimi giorni andranno meglio."
"Tranquilla, ci siamo passate tutte. La solitudine, vivere con un vampiro... è tosta. Ma migliorerà, lo facciamo tutte per la famiglia," aggiunse Gina.
"Liar," mi richiamò Klaus. "Vieni qui."
Andai verso di lui, seguita dalle due Liars.
I suoi pensieri erano chiari. "Ti metteranno alla prova, sarà spiacevole."
"Fermali allora, è già spiacevole così," pensai.
Ma sapevamo entrambi che era troppo rischioso farlo.
"Sedetevi con noi, Liars," disse Michele.
Io volevo andarmene, ma era impossibile sfidare tre vampiri. Mi sedetti lontana, insieme alle altre Liars.
Michele mi lanciò un'occhiataccia. "Cambiala, Klaus, non è all'altezza."
Mi irrigidii. "Mi hai chiamato per essere offesa?" pensai, furiosa, verso Klaus.
Lui sembrava a disagio. "Scusa, ma devo farlo," mi disse mentalmente. Poi, a voce alta: "Come ti ho già detto, non penso che la cambierò. Basta la scuola a insegnarle tutto."
Michele inarcò le sopracciglia. "La sua figura è mediocre. Sei sicuro, Klaus? Potresti meritarti di più."
"È discreta," disse Klaus. "Sta per i fatti suoi, ma c'è al bisogno. Andrà bene. Il comportamento si sistemerà a scuola .
Sospirai, cercando a calmarmi.
Joshua lo guardò con disapprovazione. "Se non vuoi cambiarla, almeno educala bene, prima della scuola."
**Stupidi vampiri, pieni di sé, arroganti e presuntuosi... sono proprio odiosi ** pensai.
Klaus a malapena trattenne un sorriso, avendo percepito i miei pensieri. Michele e Joshua, straniti, si scambiarono uno sguardo, diventando ancora più irritati.
"Noi lo diciamo per te, e tu non ci prendi sul serio."
Klaus si ricompose, schiarendosi la voce. "No, no, davvero ragazzi, non preoccupatevi per me. Lei non è così male. Ha del potenziale."
Michele lo guardò per un lungo momento, ma poi annuì. "Come vuoi, fratello."
Sorprendentemente, i due vampiri mollarono la presa su Klaus e smisero di tormentarmi.
Continuarono a parlare di allenamenti e lavoro per un'altra buona ora.
Alla fine, li accompagnammo alla porta, con la promessa di rivederci alla festa di quella sera. Non ricevetti più alcun commento o occhiataccia.
Mi avevano accettata.
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