Valentine's day

Quella mattina Caleb proprio non aveva voglia di andare a scuola. Il giorno prima il prof di letteratura gli ce scrivere una poesia di San Valentino, dedicata alla persona che amavano, e lui lo aveva fatto. Aveva scritto una poesia per lui.
Il perché lo avesse fatto non lo sapeva nemmeno, e aveva paura. Sì, il grande Caleb Stonewall aveva paura. Di cosa? Di essere scoperto. Perché? Probabilmente lo avrebbero preso in giro.

Entrò in classe, il professore era già alla cattedra e aveva appena pronunciato il suo nome. Rispose all'appello e andò a sedersi in fondo all'aula.

《Allora, ragazzi》 iniziò il prof 《ho letto le vostre poesie. Alcune erano veramente penose, altre mi hanno stupito, tipo quella di Stonewall.》

Tutti si girarono a guardarlo.

《Che avete da guardare?》

Subito i suoi compagni tornarono a guardare il prof, curiosi di sentire la poesia.

《Inizieremo proprio dalla tua poesia, Stonewall.》

Sembrava non potesse importargliene di meno, ma era agitato, soprattutto perché lui era lì.
Il professore si schiarì la voce.

"Rubini.
Il rosso del sangue racchiuso in due pietre, protetto da un vetro di tenebre.
Lontani da occhi indiscreti il proprietario li tiene, così che gli stolti non li possano vedere."

《Caleb, quale significato hanno i rubini?》

Lui lo aveva capito, ne era sicuro, anche se sperava di no. Ma infondo lo voleva e sapeva anche che era abbastanza intelligente da averlo capito.

《Nessuno. Una volta ho visto dei veri rubini in una gioielleria e volevo prenderli per mia madre.》

I ragazzi iniziarono a parlottare tra di loro e il professore sospirò. L'adulto non si bevve la sua scusa, ma non dilungò la faccenda.
Andarono avanti così a leggere poesie su poesie, alcune sulla nutella, altre sul fidanzatino, poi arrivo alla sua poesia.
Pochi e semplici righi, molto toccanti.

"Sei come un diamante grezzo.
Rozzo all'estero, un tesoro nel complesso."

Era palese a chi fosse dedicata e il diretto interessato lo aveva capito bene.
Il prof chiese all'autore della poesia chi fosse la persona a cui lui aveva dedicato la poesia, ma fece scena muta.
Passò la lezione è con essa la giornata.
Caleb si affrettò ad andare a casa, ma qualcuno lo chiamò. Era la sua voce.

Si girò e lo vide. Jude era davanti a lui.

《Ciao...》

《Va dritto al sodo. Non ho tempo da perdere.》

《La tua poesia... era dedicata a me?》

Caleb non rispose. Si limitò a baciare il rasta, a stampo, e andare via.

Jude corse a casa, si recò in camera, poi si chiuse dentro. Si sdraiò sul letto, tolse gli occhialini e si mise a guardare il soffitto.
Dopo un po' sentì qualcosa picchiettare contro il vetro della finestra e andò a vedere cosa fosse.
Appena aprì si trovò faccia a faccia con la persona che poco fa lo aveva baciato.

《Caleb... che- che ci fai qui?》

Il castano era rimasto a guardare gli occhi del rasta, i bellissimi rubini.

Caleb avvicinò il volto a quello di Jude e lui lo imitò.

Si baciarono.

Un bacio, casto, che esprimeva tutto l'amore che provavano l'uno per l'altro.

Fine~

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