3. L'alba dei morti viventi
Appena tocchiamo terra, il rumore degli zombie che si avvicinano aumenta vertiginosamente, e so che non abbiamo molto tempo.
I loro gemiti sembrano provenire da ogni angolo, rimbalzano tra le pareti dei vicoli stretti, trasformandosi in un'onda sonora che ci incalza mentre cerchiamo una via di fuga.
Glenn, sempre davanti, stringe la radio in una mano, il viso teso e concentrato come non mai "Dobbiamo continuare" dice, con il tono calmo di chi sa che se si lascia prendere dal panico, è finita.
Merle, alle nostre spalle, sbuffa rumorosamente, ma non ha più battute da lanciare.
Anche lui sa che siamo con l’acqua alla gola.
Gli zombie ci seguono come un’ombra maligna, e in questo momento, persino lui preferisce seguire Glenn piuttosto che provare a fare di testa sua.
Poi sentiamo una voce nella radio, la stessa che ha guidato Glenn fino a questo punto.
"Sono bloccato qui dentro... c’è un’orda di vaganti fuori. Non so quanto potrò resistere ancora."
Glenn si guarda intorno, cercando di elaborare velocemente un piano.
Poi gli occhi gli si illuminano "Aspetta, aspetta un attimo" dice nella radio, con un tono che cerca di trasmettere calma "Dove ti trovi esattamente?"
"C’è un’uscita di emergenza sotto il carro armato. Ma se provo a scendere, mi mangeranno vivo."
Tutti ci guardiamo per un attimo, senza sapere cosa fare.
Merle scuote la testa, incredulo "Stai scherzando, vero? Vuoi aiutare quello là?"
"Non abbiamo tempo per le tue stronzate, Merle" ribatte Glenn, con una fermezza che non gli ho mai visto prima "Se non lo aiutiamo, potrebbe finire male anche per noi."
Glenn si avvicina al carro armato con cautela, il cuore che gli batte a mille – posso vederlo dal modo in cui le sue spalle si irrigidiscono.
Si accovaccia vicino a un’apertura sotto il mezzo blindato e, con voce bassa, sussurra nella radio: "Ok, ascolta. Quando ti dico di muoverti, scivola fuori velocemente. Noi attireremo i vaganti dall’altra parte, d’accordo?"
Dall'altro lato della radio, l’uomo risponde "Va bene... farò come dici."
Glenn ci fa segno di prepararci, e senza pensarci troppo, ci sparpagliamo intorno al carro armato, cercando di attirare l'attenzione dei vaganti.
Jacqui lancia una bottiglia contro un muro, il vetro che si rompe con un rumore fragoroso che sembra amplificato dal silenzio pesante della città.
Gli zombie, attratti dal suono, iniziano a spostarsi nella nostra direzione.
"Adesso!" grida Glenn nella radio.
Il portello sotto il carro armato si apre, e l’uomo – con una divisa da sceriffo logora – sguscia fuori rapidamente, scivolando sull’asfalto con un’agilità sorprendente, nonostante l'evidente stanchezza.
"Corri!" gli urla Glenn.
Lo sceriffo si lancia verso di noi, gli occhi spalancati per il terrore, ma il suo passo è deciso.
Quando si avvicina, vedo il suo volto per la prima volta.
È distrutto, consumato dalla fatica e dallo shock, ma c'è qualcosa in lui, una forza interiore che non si è spezzata nonostante tutto.
Arriva accanto a noi, il respiro affannato, ma la gratitudine nei suoi occhi è chiara "Grazie" riesce a dire, con un filo di voce.
Glenn annuisce, cercando di non lasciar trasparire troppo sollievo "Non c’è di che. Ora, dobbiamo muoverci prima che ci raggiungano."
Gli zombie si stanno raggruppando di nuovo, avanzando verso di noi come una massa putrescente.
Non abbiamo più tempo.
Glenn fa segno allo sceriffo di seguirci, e corriamo.
Attraversiamo i vicoli come una banda di disperati, saltando sopra macerie, scivolando su pezzi di metallo arrugginito, mentre gli zombie ci inseguono sempre più vicini.
Ogni passo è un rischio, ogni angolo può nascondere la nostra fine.
Sento il cuore che martella nelle orecchie, ma non posso fermarmi.
Nessuno di noi può.
Finalmente, Glenn ci conduce in un magazzino abbandonato.
Entriamo tutti, uno dopo l'altro, e chiudiamo la porta dietro di noi con tutta la forza che ci rimane.
Ci fermiamo per un attimo, respirando pesantemente, con i cuori che ancora battono all’impazzata.
Lo sceriffo si siede contro il muro, ancora incredulo di essere riuscito a scappare.
Mi guarda, poi guarda Glenn, e sorride debolmente "Mi chiamo Rick Grimes."
"Glenn" risponde il nostro compagno, con una smorfia stanca ma soddisfatta "Ti abbiamo tirato fuori per un pelo."
Rick ride sottovoce, un suono breve e senza vera allegria "Sì, direi di sì."
Merle scuote la testa, appoggiato a un muro poco distante "Siete tutti pazzi. Ma hey, almeno abbiamo trovato lo sceriffo cowboy qui. Magari ci racconta qualche storia attorno al fuoco."
Glenn lo ignora, e guarda Rick "Hai un gruppo?"
Rick annuisce. "No. Stavo cercando mia moglie e mio figlio"
Glenn esita per un momento, poi gli risponde "D'accordo... Noi abbiamo un gruppo, poco fuori città. Se vuoi, possiamo portarti da loro"
Rick lo guarda per un lungo istante, come se stesse valutando la proposta.
Poi annuisce "Sì... vi sarei grato."
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Il rumore dei vaganti sotto il tetto è assordante.
Gemiti e lamenti gutturali che si mescolano al grattare incessante delle mani scheletriche sui muri e sui bidoni di metallo arrugginiti.
Non siamo esattamente in una situazione tranquilla, diciamo così.
Siamo rimasti bloccati qui sopra come topi in trappola, circondati da un mare di morti che non aspettano altro che il nostro prossimo passo falso per fare uno spuntino.
Glenn osserva oltre il bordo del tetto, cercando con gli occhi una via di fuga che non esiste.
Il suo viso è pallido, la tensione palpabile.
Se fosse un po' meno bravo a mantenere la calma, probabilmente starebbe già correndo in tondo come un pollo senza testa.
Io, nel frattempo, continuo a maledire il momento in cui abbiamo deciso di venire in questa maledetta città.
Atlanta doveva essere il luogo della salvezza, e invece si è trasformata in un incubo vivente.
"Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui" dice Glenn, la sua voce appena un sussurro, ma c'è un'ansia palpabile dietro la sua calma apparente.
Le sue mani tremano leggermente mentre afferra la radio, come se sperasse che qualcuno risponda dall'altra parte, magari con un elicottero e un bel piano di fuga.
Rick è in piedi, le mani sui fianchi, lo sguardo fisso su quella distesa di corpi in decomposizione che si agitano sotto di noi.
Sembra calmo, troppo calmo, come se questo fosse solo un altro giorno di lavoro.
A dire il vero, non mi sorprenderebbe se lo fosse.
Da quando l'abbiamo tirato fuori da quel carro armato, ho capito che Rick Grimes non è il tipo che si fa prendere dal panico.
No, lui è uno di quelli che preferiscono fare l'eroe con il mantello invisibile.
Certo, eroe o no, anche lui sa che la situazione non è esattamente rose e fiori.
Merle, d'altro canto, non ha nessuna intenzione di mantenere la calma.
È ancora lì, legato al tubo metallico arrugginito sul tetto, con le mani ammanettate e l'espressione di uno che è stato tradito dal mondo intero.
E magari, forse, lo è stato davvero.
"Sei proprio un maledetto coglione, Grimes!" urla Merle, dimenandosi contro le manette, mentre il metallo fa un rumore stridente, quasi fastidioso.
Il suo viso è una maschera di rabbia, ma sotto quella rabbia c'è paura.
Lo si vede nelle pupille dilatate, nel modo in cui i suoi occhi seguono ogni singolo movimento dei vaganti sottostanti "Lasciami andare, cazzo! Vuoi farmi mangiare vivo?!"
Rick lo guarda senza scomporsi troppo "Ti ho ammanettato perché eri un pericolo per tutti. Non potevo rischiare che ci ammazzassi prima dei vaganti."
Merle sputa per terra, il viso rosso di rabbia "Che razza di stronzata è questa, cowboy? Vuoi fare il giustiziere? Mi lasci qui a marcire mentre ti fai bello con i tuoi nuovi amichetti?"
Io lancio un'occhiata a T-Dog, che è appoggiato contro un condotto d'aerazione, la testa china.
Da quando ha fatto quella mossa ammanettare Merle per evitare che ci facesse fuori uno a uno è stato in silenzio.
La colpa gli si legge addosso.
Non lo dice apertamente, ma so che non si sente bene con quello che ha fatto, anche se, a dirla tutta, gli altri probabilmente lo stanno ringraziando in silenzio.
"Merle, non posso lasciarti libero," ripete Rick con una calma inquietante "Non dopo quello che hai fatto."
"Non dopo quello che ho fatto?!" urla Merle, tirando di nuovo le manette con tutta la forza che ha.
"Non c'è tempo per litigare," interviene Glenn, alzando un dito come un insegnante paziente che cerca di calmare due ragazzini litigiosi "I vaganti stanno aumentando. Ogni minuto che passiamo qui, peggiora."
T-Dog finalmente solleva la testa, guardando Rick con una smorfia di rassegnazione "Siamo fottuti, vero?"
E qui arriva il colpo di scena.
Rick, con la sua tipica calma da sceriffo che ha appena avuto un'idea brillante, si gira verso di noi con quell'espressione che ormai abbiamo imparato a conoscere.
L'espressione di chi ha un piano.
"Dobbiamo mimetizzarci" dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Glenn lo guarda come se gli fosse cresciuta un'altra testa "Mimetizzarci? Con cosa, esattamente? Un cespuglio?"
"No" risponde Rick, afferrando il machete che ha recuperato in qualche angolo di questo incubo "Con loro."
E qui, amici miei, il mio stomaco fa un triplo salto mortale carpiato all'indietro.
Mimetizzarci con loro?
No, grazie.
Ho già vomitato abbastanza nelle ultime settimane.
"Oh, no. Non può essere serio" dico, alzando una mano come se potessi fermare l'assurdità di questo piano con un semplice gesto.
Ma Rick non scherza.
Si avvicina al cadavere di uno dei vaganti che è morto non morto, scusate il gioco di parole - nelle vicinanze, e senza neanche battere ciglio, affonda il machete nel torace, iniziando a squartarlo come se fosse una delle tante faccende della giornata.
Sembra tranquillo, come se lo facesse tutti i giorni.
E forse è proprio questo che mi spaventa di più.
Glenn, che di solito è il tipo con la battuta pronta, rimane senza parole.
E quando Glenn non ha niente da dire, sai che la situazione è davvero disperata.
"Senti, Rick" dico, cercando di mantenere una parvenza di razionalità "C'è sicuramente un'alternativa a questo... bagno di sangue."
Rick si ferma per un attimo, sollevando lo sguardo su di me con un'espressione così seria che mi fa venire i brividi "Non c'è tempo. O facciamo questo, o moriamo qui."
E con queste parole, mi rendo conto che non ho scelta.
Nessuno di noi ce l'ha.
T-Dog, che sta ancora combattendo con l'idea di strofinarsi addosso pezzi di cadavere, scuote la testa "Non posso farlo. Non ce la faccio."
Rick gli lancia uno sguardo che non ammette repliche, poi punta il machete verso un altro cadavere, questa volta meno... squartato "Prendi quello. È più fresco."
T-Dog esita per un momento, ma alla fine si china, raccogliendo un pezzo di carne putrefatta con la faccia di uno a cui hanno appena detto di saltare in una vasca piena di vermi.
Non lo biasimo.
Io stessa sto cercando di convincere il mio stomaco a non ribellarsi, mentre Rick continua a tagliare pezzi di budella e carne putrida come un macellaio alle prime armi.
La scena è surreale.
Glenn si spoglia della sua giacca e inizia a strofinarsi addosso pezzi di zombie, con l'espressione di uno che preferirebbe essere da qualsiasi altra parte.
Io faccio lo stesso, cercando di evitare il contatto visivo con chiunque.
Non è il momento per scherzi, ma il mio cervello, probabilmente per sopravvivenza, continua a cercare una battuta ironica.
"Senti, se sopravviviamo a questo, direi che abbiamo ufficialmente toccato il fondo. Ero convinta che il giorno peggiore fosse stato quello in cui abbiamo scoperto che gli zombie esistono. Ma evidentemente c'è sempre margine per peggiorare."
Glenn mi lancia uno sguardo che è metà terrore e metà rassegnazione "Preferisco non pensarci", prende un respiro profondo "Se moriamo, voglio che sappiate che è stato un piacere conoscervi."
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