1. Apocalypse Now

Svegliarsi nell’apocalisse zombie è un po’ come vivere in un perenne lunedì mattina.

Ogni singolo giorno.

Per sempre.

Non importa quanto io mi illuda di poter riposare un po', c’è sempre qualcosa che va storto: il vento che fa scricchiolare gli alberi come se fosse pieno di vaganti, il mio stomaco che brontola perché il cibo è una leggenda ormai, o peggio ancora,

Lori che litiga con Shane a volume abbastanza alto da risvegliare i morti. Ancora.

Mi chiamo T/n, ho diciannove anni e vivo nel peggior incubo di un film dell'orrore.

Mi stiracchio all’interno della tenda che condivido con due altre persone — per la cronaca, non sto parlando di amici intimi, ma solo di altre povere anime finite a sopravvivere nello stesso scampolo di mondo marcio.

La mia vita sociale, già inesistente prima, ha toccato nuovi abissi.

Se qualcuno mi avesse detto che la fine del mondo avrebbe significato passare le giornate a dividere lo spazio vitale con gente che conosco a malapena, mentre tento di non diventare cibo per zombie, probabilmente avrei riso.

E poi avrei pianto.

Ma ora, le emozioni forti sono un lusso che non mi posso permettere.

Esco dalla tenda, scalciando via il telo di plastica come se fosse un nemico.

Sono sveglia da tre secondi e già ho voglia di tornare a letto.

Fuori, il sole sta appena cominciando a illuminare il campo.

Il nostro accampamento è poco più di un gruppo di tende arruffate, accerchiate da auto abbandonate e camper.

Ah sì, il camper.

Dale sta già lì sopra, con il suo binocolo, come una sentinella ossessionata che non ha mai abbassato la guardia.

O forse è solo felice di avere una scusa per non parlare con nessuno.

Non posso biasimarlo.

Mi avvicino lentamente alla piccola zona dove accendiamo il fuoco.

Shane è lì, che armeggia con un coltello, l’espressione concentrata come se stesse affrontando il suo destino e non una carota piegata e ammuffita.

Lori lo osserva, le braccia incrociate, e so già che la situazione scoppierà a breve.

"Oh, guarda chi si è degnata di unirsi a noi" dice Shane, senza alzare lo sguardo.

"Buongiorno anche a te, principessa" rispondo, il sarcasmo che mi scivola via prima ancora che possa fermarmi.

Shane non è uno di quelli che apprezza molto l'ironia, ma sinceramente, che altro ho?

Non c'è la tv.

Sento un rumore di passi dietro di me.

Glenn, con la sua solita andatura rapida e ansiosa, mi si piazza accanto, tenendo stretto tra le mani uno zaino che sembra aver visto giorni migliori.

"T/n, devo parlarti" dice piano, ma la sua voce ha quel tono urgente che mi fa capire che non si tratta di una chiacchierata amichevole.

Lo guardo, piegando un sopracciglio "Cos'è, hai trovato un altro mucchio di lattine vuote che pensavi fossero cibo? Perché non sono esattamente entusiasta di tornare là fuori per niente, lo sai, vero?"

Glenn scuote la testa, visibilmente nervoso "No, non è questo. C’è un centro commerciale non troppo lontano da qui, e pensavo di fare un’altra corsa per... rifornimenti. Potresti venire con me"

Adoro Glenn.

Davvero.

È gentile, in gamba, e sicuramente uno dei pochi con la testa ancora salda sulle spalle.

Ma ha anche il terribile difetto di essere troppo ottimista.

In quale universo un centro commerciale è un luogo sicuro?

Il solo pensiero mi fa venire i brividi. Immagino orde di zombie intrappolati tra gli scaffali di scarpe e vestiti scontati al cinquanta percento.

L’unico vantaggio di una gita così?

Che se moriamo, almeno sarà con stile.

"Fammi capire" inizio, incrociando le braccia "Vuoi che venga con te, in un centro commerciale, durante un'apocalisse zombie? Sei sicuro che non hai preso qualche colpo in testa mentre dormivi?"

Glenn sorride nervoso "So che suona rischioso, ma se riusciamo a farcela, possiamo trovare abbastanza cibo e attrezzature per... beh, almeno sopravvivere meglio di così"

Fa un cenno verso Shane, che ora sta decapitando una carota come se si stesse allenando per il campionato mondiale di rabbia repressa.

La verità è che Glenn ha ragione.

Il nostro accampamento è a pezzi, le risorse scarseggiano e se vogliamo continuare a non finire come cibo per morti ambulanti, dobbiamo fare qualcosa.

Odio quando Glenn ha ragione.

"Sì, ok" dico, alzando gli occhi al cielo "Ma se moriamo, lo facciamo con stile. Intesi?"

Glenn sorride, sollevato "Intesi."

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