XXXIII
Ormai io e Giulio eravamo tornati in città: “Ora scoprirò finalmente dove hai deciso di alloggiare di bello qui a Torino.” commentò lui soddisfatto.
L’auto era sua, dovevo essere io la prima a rincasare anche se non avevo assolutamente voglia di mostrargli dove alloggiavo. Gli avrei indicato un hotel non troppo scarso, fingendo di avere una stanza lì.
Peccato che, passando davanti all’affittacamere di Natasha, lei fosse in strada e mi avesse riconosciuta salutandomi.
“È qui che… vivo…” mormorai senza il coraggio di voltarmi verso Giulio, che commentò senza fronzoli “Ma è una schifezza unica!”
Mi presi il polso fissandomi le gambe imbarazzata, a essere l'ultima ruota del carro di un giornale di provincia non si diventava certo milionari. Giulio mi fissava dallo specchietto con sguardo dispiaciuto, aprì la bocca titubante, voleva dirmi qualcosa ma non ne uscì alcun suono.
Fui io a parlare “Be', io vado. Ciao, Giulio.” dissi scendendo.
Scese anche lui, per un attimo, nemmeno un secondo, mi parve che la sua espressione impassibile fosse stata turbata da un velo di malinconia o delusione: “Ciao, Vitto. Prendi la felpa, mi raccomando.” mi ricordò indicandomela.
“Perché ci tieni così tanto a questa felpa?” indagai prendendola in mano.
“Te l'ho già detto, perché ti starebbe bene.”
“Sì, come no. C'è qualcosa sotto che non mi vuoi dire... Era di Lorenzo?”
“E basta con 'sto Lorenzo!” si esasperò lui “Ricordati che stava con la.camyyy, credi che lei lo abbigliasse così? Era un Ken nelle sue mani, quel povero ragazzo! Solo io ho questo stile pazzesco.” ironizzò lisciandosi i capelli.
Mi venne spontaneo ridere: “Allora io vado, ciao.” dissi con un velo d'imbarazzo.
“Ok, ciao.”
Mi mossi di qualche passo, ma con la coda dell’occhio mi accorsi che lui non se ne andava.
“Vuoi stare qui tutto il giorno? Perchè mi fissi?” risi.
Lui, per tutta risposta, si passò più volte un pugno chiuso sul braccio. Corrucciai la fronte, non capivo cosa intendesse. Lui spiegò con un sorrisetto.
“Be', la.camyyy è una cretina, ma di queste cose se ne intende meglio di te: potresti rimuoverli, i peli sulle braccia.”
“Taci.” lo squadrai.
“E' solo un consiglio da amico.” si giustificò lui, che ancora non se ne andava, anzi, si era avvicinato, sempre con le mani in tasca.
“Chi sei, la mia bodyguard?” scherzai.
“No, il tuo Angeli custode, anche se sono ateo. Ti ho salvata parecchie volte oggi, mi merito questo titolo di protettore.” cercò di sorridermi.
“Hai proprio ragione. Ciao, mio Angeli custode.” lo salutai un'ultima volta sorridendo e incamminandomi verso l'affittacamere notando, con la coda dell'occhio, che Giulio era ancora lì impalato. Non so perché, ma mi fece piacere.
Non lo vidi andarsene, ero già arrivata nella mia stanza. Esaminai la sua felpa scura senza scritte, semplicissima. Era larga e morbida, senza dubbio comodissima. Anche le tasche erano enormi, potevano diventare tranquillamente come lo zainetto di Eta Beta... E infatti ne scivolò fuori un foglietto piegato in quattro.
Lo aprii stupita: la scrittura era quella di Lorenzo! In quell'esatto istante mi vibrò il cellulare: era un whatsapp di Giulio.
Già notato il regalino? L'ho trovato per caso nella villa di Lorenzo, dopo le tue scoperte ho iniziato a cercare anch'io e guarda caso ho trovato proprio un pezzo che parla di me. Il tuo Angeli custode è onnipresente. Buona lettura.
Mi affacciai alla finestra, che altro non era che un vetro sottilissimo con delle grate da carcerato. L'auto di Giulio non c'era più, avrei potuto ringraziarlo solo via chat.
Continuai a guardare le vetture che passavano persa nelle mie riflessioni: se Giulio mi aveva regalato una parte del diario, non poteva essere dalla parte del padre di Lorenzo e de la.camyyy, che invece volevano nascondermi la verità.
Ero impressionata da lui: aveva simulato con me così come aveva recitato con loro per tutto questo tempo. Certo, avrebbe sempre potuto fingere di aiutarmi, ormai sapevo quanto era bravo a recitare, ma a che pro? Inoltre con me si era aperto come forse faceva solo con Lorenzo, rivelandomi il suo passato. Ma io stessa sapevo che il passato era facilmente modificabile, non avrei avuto modo d’indagarci sopra. Avevo ancora molti dubbi, che forse avrei dissolto solo con la lettura. Non potevo farmelo ripetere due volte: mi accomodai sul letto dell'affittacamere pronta a farmi rapire dalle parole di Lorenzo.
Dal diario di Lorenzo - LA FINALE
Ero davanti al lavandino del bagno con il torace scoperto, stringevo i bordi del lavandino con i muscoli che vibravano come se fosse potuto scappare. Al mio fianco c'era un bidone, la confezione era lì dentro. Sapevo che l'avrebbero trovata ma ormai non m'importava più. Davanti a me c'era un specchio un po' appannato, chissà perché Giulio Angeli si faceva la doccia bollente anche a giugno.
Io, però, in quel vetro mi specchiavo solo di sfuggita, non avevo ancora il coraggio di vedermi in faccia. Fissavo il buco nero del lavandino senza il tappo, consapevole che presto ci sarei finito anch'io. Ci sarei mai più uscito? Come avrei fatto a farmi la barba o a pettinarmi senza più potermi guardare allo specchio? I miei capelli erano ondulati di natura, dovevo in qualche modo tenerli a bada.
Se nella prima parte della stagione mi specchiavo come Narciso negli occhi de la.camyyy, nello schermo del cellulare che mi faceva arrivare le notifiche dei tifosi, nelle telecamere a bordo campo vicino alle quali andavo a esultare a ogni gol... ora non mi ricordavo nemmeno più come fosse il mio volto.
Va bene, dovevo farmi coraggio: con un movimento rapido sollevai la testa.
Volevo urlare, ma avrei potuto attirare l'attenzione di Giulio Angeli che non doveva sapere.
Riflesso in quello specchio appannato non potevo esserci io, no, non con quegli occhi spiritati, non con quelle rosee labbra tremolanti.
Mi ricordai all'improvviso di quando ero piccolo e facevo dei viaggi sull'auto di mio padre d'inverno. Il finestrino si appannava e io disegnavo con il dito faccine sorridenti sorridendo aagli altri conducenti che mi guardavano nel traffico. Ricambiavano sempre: la potenza del sorriso. Ora invece dominava solo la potenza del terrore.
Potevo imitarlo, quel piccolo Lorenzo Strozzi, potevo scrivere anch'io sul vetro una frase, questa frase: I have done the deed. Lo diceva Macbeth dopo avere ucciso Duncan.
Lo dicevo io dopo avere ucciso me stesso.
Uscii dal bagno che non mi sembrava di essere vivo, poggiavo i piedi sul pavimento ma non lo sentivo sotto di me, i miei sensi erano morti. Mi sedetti sul letto, fissavo il vuoto, le mie gambe e il mio sedere non lo sentivano, mi sembrava di galleggiare. Anche il mio cuore sembrava aver smesso di battere, era così lento, il mio cervello era così confuso... Eppure l'effetto avrebbe dovuto essere contrario, dovevo essere più in forma che mai.
Fu Giulio Angeli a farmi risvegliare dal mio torpore.
“Hey, Stronzi! La tua fidanzata ha postato una foto nuda!”
“COSA?!” gridai. Mi ero ripreso, accidenti se mi ero ripreso!
Sicuramente, nelle altre stanze, i nostri compagni avevano sentito il mio urlo. Eravamo al ritiro prima della finale.
“Guarda!” mi mostrò lo schermo del suo portatile che usava sempre a qualsiasi ora del giorno e della notte. Eravamo sempre compagni di stanza e lui non dormiva mai, sempre troppo impegnato a digitare chissà cosa su quel computer e a tenermi sveglio con il suo ticchettio.
Fissai la foto allucinato. Estrassi il telefono dalla mia tasca, pronto a chiamarla, ma Giulio Angeli mi bloccò: “Fermo, cosa fai?”
“Cosa faccio? Cosa fa lei! Non...” ma mi fermai, osservai meglio la foto. Qualcosa non quadrava.
“Il fisico della mia ragazza non è esattamente così...”
Lui fece un sorriso furbo “Piaciuto il fotomontaggio? Questo programma è assurdo, ci si può fare qualsiasi cosa.”
Io lo fissavo attonito. Lui mi sorrideva.
“Ho preso un accidente...” riuscii solo a mormorare “Sei uno stronzo! Perché hai fatto una cosa simile?”
“Perché questo era il suo outfit al compleanno di Leo.” scrollò le spalle lui.
“Esagerato! Non era vestita affatto male. Prima di andare, ha fatto una specie di sfilata davanti a me mostrando i suoi abiti con orgoglio.”
“Non era vestita male perché: era vestita solo con la sua pelle. In sintesi, non era vestita affatto.”
Gli lanciai un'occhiata curiosa “Tu cosa vorresti insinuare che nemmeno c'eri? Non vieni mai alle feste! Sei venuto solo al mio compleanno perché ti ho obbligato e da Tiago perché volevi vedere il suo zoo!”
“Il punto non sono io, sei tu: nemmeno tu c'eri.” mi ricordò Giulio.
Era vero, da parecchio tempo non frequentavo più la vita notturna. Mi sembrava ingiusto che anche la mia ragazza fosse costretta a stare in casa per colpa mia, quindi lei era andata senza di me. Non mi ricordo cosa avevo fatto io quella sera, forse avevo continuato il diario o messo a posto altri cassetti.
Stavo per rispondere, con meno convinzione di prima, quando i nostri compagni spagnoli vicini di stanza misero il reggaeton a palla.
“Ci risiamo! Quella merda non è musica!” esclamò Giulio Angeli e insieme tirammo pugni al muro pregandoli di spegnere.
Loro, per tutta risposta, alzarono il volume e mandarono uno sul balcone apposta per farci il dito medio. Potevamo sentire le loro risate sguaiate mentre Giulio Angeli assumeva un ghigno poco rassicurante.
“Ora rideranno meno… Stronzi, hai portato con te quelle casse da tamarro che ti ha regalato la.camyyy?”
Nemmeno a chiederlo! La mia ragazza, dimostrando di conoscermi come uno sconosciuto, mi aveva fatto quel dono per il mio compleanno e ci teneva che lo portassi con me ovunque andassi. Gliele porsi e lui le collegò con il bluetooth al suo cellulare. Spiai cosa stesse facendo e trattenni una risata crudele appena mi accorsi che aveva digitato su Youtube “rumore del trapano”.
“Lorenzo, a te l’onore.” mi diede il telefono in tono solenne e io azionai il trapano. Sentimmo delle grida spaventate e spensero subito la musica.
Io e Giulio ci eravamo buttati sul letto tenendoci la pancia dalle risate, non riuscivo quasi a respirare. Appena mi ripresi guardai il suo sorrisetto bastardo scuotendo la testa.
“Comunque sei un stronzo, Giulio. Sia per questo che per il fotomontaggio.” esclamai tirandogli una cuscinata.
“Battaglia di cuscini!” urlò gettandomi addosso il suo e continuammo così finché non passammo ai pugni. Poi Giulio Angeli chiese pietà, gli ero volato addosso immobilizzandolo.
Perché ero il migliore amico di una carogna simile? Eravamo entrambi rossi in faccia e ridevamo, sembravamo ubriachi.
“Togliti dal mio stomaco, scemo! Pensa se ci vedessero i giornalisti mentre ci scazzottiamo, Lore! Mi denuncerebbero per violenze domestiche, picchio la mia fidanzata!”
“Visto? Avevamo ragione! La storia fra Strozzi e Angeli è vera! Peccato che non stia finendo bene... “ feci il verso ai giornalisti “Hey, aspetta un attimo, perchè mi hai definito “fidanzata”? Ti ricordo che sei tu che le stai buscando, coglione!”
Lui riuscì a divincolarsi ridendo e si attaccò di nuovo al suo amato computer.
“Hai fatto altri fotomontaggi idioti?”
gli chiesi.
“Certo che sì! Ti ricordi quando tutti dicevano che dovevi andare al Chelsea per non so quanti milioni?”
“Come no, sembra ieri!”
“Be', io avevo cambiato la faccia del presidente e ci avevo messo la tua. Tanto, con tutto quello che ti avrebbero pagato, avresti potuto comprarti la squadra!” esclamò mostrandomi il fotomantaggio.
Mi misi a ridere. Alla fine Giulio Angeli era il miglior amico possibile. Con l'empatia di un sasso, con la fissa per i computer e lo spazio, in grado di pensare al calcio anche a una festa, ma il miglior amico possibile. Mi coricai al suo fianco.
“Fra pochissimo dobbiamo andare.”
“Già.” fece lui. La sua freddezza mi stupiva sempre.
“Non sei nemmeno un po' teso?” insistetti “E' la nostra prima finale.”
“Non partirò titolare, non so nemmeno se giocherò.” disse con un velo di tristezza che però nascose bene.
Rimasi in silenzio per qualche istante. Osservavo le sue mani che digitavano sulla tastiera e in un attimo apparve la via lattea sullo schermo. Stava guardando Google Earth come al solito. Non sapevo se parlare o meno. Deglutii.
“Giulio Angeli...”
“Che cazzo vuoi ancora?” mugugnò lui.
“Pensa se... Se vincessimo la finale, ma se uno di noi si dopasse e se per colpa sua ci venisse ritirata la coppa.”
Lui staccò gli occhi dallo schermo e mi fissò. La sua faccia non era rassicurante. Era un ragazzo molto competitivo con l'idea del duro lavoro inculcata nel cervello, non giocava molte partite ma le voleva vincere tutte e si arrabbiava come una iena se perdevamo.
“Se vincessimo la finale, ma se uno di noi si dopasse e se per colpa sua ci venisse ritirata la coppa, io lo ammazzerei. Come può un bastardo simile rovinare i sogni di altri ragazzi, del mister, dei panchinari, dello staff, della dirigenza, dei tifosi? Spero che tu stia scherzando, Lore.” disse e si rigirò verso il computer.
“Sto scherzando, sto solo scherzando...” lo rassicurai.
Ma, se fosse rimasto voltato verso di me, non ne sarebbe più stato così certo: il mio volto era sormontato da un sorriso malinconico.
Staccai gli occhi sbarrati dal diario per fissare il soffitto della mia camera: non era possibile! La foto de la.camyyy era un fotomontaggio!
Mi stupii, a me era sembrato fin troppo realistico, Giulio era davvero bravo e cattivo allo stesso tempo. Come si era permesso di fare una cosa simile? I suoi scherzi idioti erano da denuncia! Ok, la.camyyy poteva anche non starti simpatica, ma... Perché fare una stronzata simile? Poteva anche essere la persona peggiore di questo mondo, non se lo sarebbe meritata lo stesso.
Mi stava salendo una collera non mia, quel ragazzo era solo un bastardo che non poteva passarla sempre liscia. D'istinto presi il telefono per scrivergli, ovviamente era online.
Io ti voglio denunciare.
Per quale motivo? rispose subito.
Il fotomontaggio. Meriti di andare all'Inferno
Ti ho già detto che sono ateo. Comunque non sono d'accordo, io faccio lo stronzo solo con chi se lo merita e la.camyyy se lo meritava.
Tu fai lo strnzo con chiunque e nessuno può mertarsi un tratamento simile.
digitai io con troppa foga eludendo per sbaglio delle lettere.
Certo che tu e Lorenzo avete dei problemi ai neuroni: io gli indizi ve li ho dati, se non ci arrivate è un problema vostro.
Gli indizi? Di che cavolo stava blaterando?
Ripresi in mano il diario, rilessi i dialoghi fra i due amici. La festa. La fidanzata di Lorenzo che, a detta di Giulio, aveva un outfit discutibile. Lorenzo che era a casa e, soprattutto, la.camyyy che era sola. Stavo iniziando a collegare i punti e il nuovo messaggio di Giulio diede credito ai miei dubbi tramutandoli in certezze.
Vittoria, tu avevi ragione: un tradimento c'è stato e hai anche individuato un colpevole, ma l'altro non è il sottoscritto, come pensavi. Lorenzo era cornuto.
Diretto, schietto e breve. Quattro righe che però mi avevano distrutta.
Lui non sapeva nulla. Avrei voluto dirglielo, così si sarebbero lasciati una volta per tutte, ma prima della finale non me la sono sentita, avevo paura di distruggerlo. Avrei scoperto solo dopo che lui si era già distrutto da solo.😥
Possibile che Giulio usasse le emoji anche in un momento simile? All'improvviso avevo voglia di vomitare. Tutti coloro che potevano tradire Lorenzo, lo avevano fatto e lui era morto senza avere la possibilità di farsi giustizia.
Giulio, ti prego, dimmi tutto quello che sai sulla morte di Lorenzo. Mi sto per mettendo a piangere”
Era online, aveva visualizzato, ma non stava scrivendo. Magari aveva un'altra chat aperta in quel momento, ma speravo che con quel “mi sto mettendo a piangere” desse la priorità a me.
Non rispondeva, erano passati diversi minuti e qualche lacrima mi era già colata sulle guance. All'improvviso il telefono mi vibrò fra le mani. Per l'agitazione mi cadde, era Giulio.
Domani ti spiego tutto.
Domani? Giulio, io una notte intera non resisterò. Dimmi tutto quello che sai.
Ma lui mi abbandonò al mio brodo, senza nemmeno degnarsi di rispondere, nonostante avesse visualizzato il messaggio.
Vaffanculo Giulio!
gli scrissi nascondendo la faccia sotto al cuscino. Stavo piangendo per Lorenzo. Stavo piangendo per un ragazzo che avevo trattato malissimo l'unica volta con cui avevo avuto a che fare con lui ma che ora mi sembrava la persona migliore di questo mondo.
Lorenzo, perché non sei vivo? Vorrei poterti chiedere scusa, vorrei raccontarti la verità su quelle persone che credevi importanti per te, vorrei proteggerti da ogni ingiustizia, riparare ogni torto, essere al tuo fianco soprattutto ora che le cose non vanno tutte bene. Ho imparato a volerti bene, Lorenzo.
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