XXIV - I vestiti de la.camyyy

Quella mattina arrivai sul posto di lavoro che ero uno straccio. Nonostante ciò, avevo approfittato della fiducia del signor Strozzi, che era uscito lasciandomi in casa da sola, per sgattaiolare nella camera degli ospiti per rimettere a posto i vestiti che avevo rubato a la.camyyy.

Mi accorsi subito che Giulio Angeli non c'era. Meglio così: dopo ciò che era successo la sera prima, non sapevo come avrei potuto reagire in sua presenza. Invece era sbucata dal nulla la.camyyy, che mi aveva accolta con un freddo: "Va' a prendere gli spazzoloni, sguattera!"

Sguattera? Avrei tanto voluto tirarle due schiaffi!

"Almeno dimmi che stanza devo pulire, pensi che ti legga nella mente?"

"Questa stanza, il salottino d'ingresso. Così possiamo parlare senza che io mi debba spostare." sbadigliò lei sistemandosi su una poltroncina, senza distogliere lo sguardo dallo schermo del telefono che fissava da prima che iniziasse la conversazione con me.

Ero scettica, perché voleva parlarmi? Non era una ragazza da conversazione con la plebe, se non per un motivo preciso.

Voglia di lavorare, saltami addosso! Andai a raccattare le scope sbuffando e ritornai da lei.

"Inizia proprio da qui, cara, vicino al divano." mi ordinò con un gesto.

Cosa voleva, che le lustrassi anche i tacchi?
Ero china sul pavimento sotto di lei, quando alzavo il viso mi accorgevo che mi fissava con un sorrisetto e una certa aria di superiorità.

"Senti un po'... un uccellino mi ha riferito che tu ieri sera eri all'Iperuranio con Giulio."

Deglutii. C'erano dei piccioni viaggiatori troppo efficienti, a Torino.

"E quindi? Non posso cenare con lui?"
la sfidai alzando lo sguardo. Mi accorsi da una fugace smorfia che si aspettava una reazione diversa, meno orgogliosa.

"Sì, certo che sì, ognuno è libero di fare ciò che gli pare..."

si mise sulle difensive, anche se dal tono sembrava pensasse l'esatto contrario. Eppure lei aveva fatto quello che le pareva, aveva tradito Lorenzo e forse lo aveva ucciso. Se solo avessi potuto dirle in faccia ciò che pensavo... Ma dovevo mantenere i nervi saldi ancora per un bel po'.

"... Anche se non ho ancora capito dove ha trovato il coraggio di portare a una cenetta romantica una come te. Mi chiedo perché ha scelto te quando poteva avere il meglio!" riprese a voce troppo alta.

Se stava cercando di farmi saltare i nervi, non ci era ancora riuscita. Perché parlava di cenetta romantica? Forse l'uccellino non le aveva detto proprio tutto? Non avevo certo timore di lei, anzi, mi faceva pena, perché quando aveva detto "il meglio" ero quasi sicura che si stesse rivolgendo a sé stessa.

"Il meglio non è solo la bellezza, la superficie o quello che mostriamo di essere. Il meglio è ciò che siamo veramente."

la sfidai continuando a sorreggere il suo sguardo, nonostante fossi a quattro zampe sul pavimento come un cane e lei con i suoi tacchi avrebbe potuto distruggermi il muso.

"Davvero?" chiese lei con un volto stupito "Eppure ieri sera non dovevi pensarla così. Altrimenti non ti saresti abbigliata elegantemente. Chissà, forse a darti un aspetto migliore sono stati proprio i vestiti che avevi addosso: i miei vestiti."

Quello stronzo di un Giulio Angeli! Aveva spiattellato tutto a la.camyyy! Io ero stata così brava, avevo rimesso tutto nel suo armadio, non poteva essersene accorta da sola! Però il ragazzo doveva aver rivelato solo questo dettaglio, perché lei aveva parlato di cenetta quando, più che a un tenue lume di candela, ero rimasta alla folgorante luce delle scoperte che avevo fatto su quei due.

Non osavo ribattere, non sapevo cosa dire, perché stavo mettendo in dubbio anche me stessa. la.camyyy aveva ragione: in cosa credevo davvero io? Avevo sempre pensato che l'intelligenza fosse superiore alla bellezza, ma con quel furto mi ero comportata nel modo opposto. All'improvviso diventai rossa per la vergogna. Come mi era saltato in mente di rubarle i vestiti? E per cosa, poi? Per essere come lei? Volevo davvero? Mi stavo odiando e la.camyyy non migliorava certamente le cose.

"Ho sempre sospettato che tu fossi una ladra, ora finalmente ne ho la conferma."

esultò lei, che non vedeva l'ora di cacciarmi da quella casa

"E quell'uccellino è Giulio, che si è accorto di essere stato ingannato. Dopo questa pessima figura, non penso che tu abbia molte possibilità con lui."

Come potevo dirle che era una stronza senza farmi licenziare? Stavo per dire qualcosa su cui il mio cervello, come al solito, non aveva ragionato troppo quando entrò il signor Strozzi trafelato. la.camyyy ghignò

"Flavio, lo sai cos'ha fatto la donna delle pulizie? Mi ha..."

"Ora non m'interessa, Camy, abbiamo problemi più seri." tagliò corto l'uomo, ma l'influencer odiava non essere ascoltata: "Anche il mio è un problema serio. Lei..."

"Laclausola ci vuole denunciare! QUESTO è il problema serio!" gridò lui fuori di sé.

Mi sentii svenire: allora anche lui sapeva che loro erano gli assassini di Lorenzo! Aprii bocca per gridarglielo, ma non uscì alcun suono. Non potevo rischiare, mi sarei giocata il posto di lavoro. Ne ero così sicura? Forse c'era stato un precedente fra Laclausola e il signor Strozzi che non conoscevo... e che magari avrei scoperto scovando altre parti del diario di Lorenzo.

"Ragazza, cosa ci fai qui? Chi ti ha detto di pulire qui?"

sobbalzò il signor Strozzi agitatissimo, prendendo lo spazzolone per stritolarlo senza motivo, forse solo per avere un antistress in mano.

"Me l'ha detto la.camyyy, ma se vuole cambio stanza." risposi spiazzata.

"Ah, te l'ha detto lei, mh? Allora io vado... No anzi..." borbottava l'uomo camminando su e giù e gesticolando nervosamente, poi si decise "Continua a pulire qua, sì sì, io e la.camyyy andremo a parlare in un'altra stanza... devo spiegarti cosa mi ha detto quel pazzo di Laclausola!" esclamò rivolgendosi alla ragazza, che lo seguì nell'altra stanza lanciandomi occhiate infuocate.

Io ricominciai a pulire, stavolta tremando per il mio futuro. Perché non ero in grado di comportarmi in modo professionale? Mi era bastato andare all'Iperuranio con il primo idiota di turno per farmi abbindolare... Come si era fatto abbindolare Lorenzo per troppo tempo. Finalmente lo capivo. Mi era bastato penetrare per pochi istanti nel mondo costruito attorno a lui per farmi rintronare. Mi ero comportata da stupida, era giusto che ricevessi come punizione le angherie de la.camyyy.

Per fortuna lei in quella casa non aveva un grande potere decisionale, solo Lorenzo faceva tutto quello che voleva lei. Ora che lui non c'era più, mi sembrava che fosse il signor Strozzi il capo là dentro. Sapevo che lui non mi avrebbe licenziata, ero pur sempre stata raccomandata dalla sua donna delle pulizie di fiducia.

Uno a zero per me, cara la.camyyy! Dovevo solo trovare altre parole di Lorenzo che v'incriminassero, poi sì che avrei esultato! Solo che non sapevo più dove cercare, nella sua stanza avevo già controllato in lungo e in largo e non mi sembrava così sprovveduto da lasciare i suoi fogli in camera di suo padre.

All'improvviso mi ricordai di essere libera e salii al primo piano: il signor Strozzi e la.camyyy non avrebbero pensato a me per un bel po', troppo presi a parlare di Laclausola. Mi sbagliavo. Sentii l'influencer urlare dal piano di sotto

"Non preoccuparti, mi da un passaggio Giulio!" e udii i suoi tacchi salire le scale.

Mi passò accanto tirandomi una spallata e si chiuse in bagno, forse per darsi un'aggiustatina al make-up.

Sarebbe di nuovo uscita con Giulio Angeli. Dove andassero ogni volta, però, mi era ignoto. Era un luogo che frequentavano spesso, dove Giulio Angeli prendeva appunti. Questo era tutto quello che sapevo.

Decisi che, appena la.camyyy avesse levato le tende, sarei tornata nella camera di Lorenzo per cercare altri fogli. Ma lei aveva deciso di trascorrere il resto della sua vita nella toilette. Mentre pulivo con disinteresse sempre lo stesso punto, controllavo l'orologio: cinque minuti, dieci, quindici... Dopo una mezz'ora buona uscì di pessimo umore, borbottando fra sé e sé

"Mi ha detto di muovermi, quello scemo, non ho nemmeno finito di truccarmi." rifilandomi un'altra spallata, doveva essere diventato il suo nuovo gesto affettuoso per salutarmi.

La sentii sbattere la porta di casa. Al primo piano ero rimasta sola. Finalmente! Mentre percorrevo i corridoi, m'imbattei in una stanza a cui non avevo mai prestato attenzione, nemmeno quando avevo aperto tutte le porte della casa alla ricerca della camera di Lorenzo. Aprii la porta e guardai stupita il suo contenuto... Inesistente. Era una stanza vuota. Con tutto il ben di Dio presente in quella casa, con tutto ciò che Lorenzo avrebbe potuto permettersi, aveva lasciato una stanza vuota!

Entrai come attratta da quel luogo, ero sicura che solo Lorenzo lo utilizzasse. Mi chiusi la porta alle spalle, lì si era isolati da qualsiasi rumore. Avevo le pulizie da sbrigare, ma mi sedetti al centro di quel vuoto, portandomi le ginocchia al petto e raggomitolandomi. Chiusi gli occhi: avevo capito a cosa servisse quella stanza, a meditare! Non mi sembrava di essere al chiuso ma in campagna in primavera, il clima mite era lo stesso, quasi mi pareva di sentire una lieve brezza sulla pelle.

Mi sentii in intimità con Lorenzo, quella era la sua stanza, la stanza per conoscere se stessi, la stanza spoglia dove gli sfarzi e le apparenze non contavano più. Era tornato il Lorenzo che conoscevo, non il mostro del mio sogno. Riaprii gli occhi e sorrisi, all'improvviso lui mi sembrava più vicino, ormai stavo imparando a conoscerlo come me stessa.

La conferma mi arrivò quando il mio sguardo cadde su una fessura sul bordo del muro bianco, dalla quale sporgeva un foglio piegato in quattro: vuoi vedere che avevo scovato un'altra parte del suo diario? Allungai il braccio e lo afferrai. La mia gioia nell'averlo trovato si smorzò appena lo scartai come avrei fatto con un cioccolatino che avrei voluto assaporare, scoprendo che era stato trasformato in un minestrone all'ultimo momento da una strega cattiva. Dovetti rileggere il titolo due volte, non ci credevo:

TRISTEZZA INFINITA

Fu una mazzata al cuore, cercavo in qualche modo di convincermi che no, non potesse essere lui, non il Lorenzo Strozzi che mi ammaliava con le sue parole.

Ma la grafia era sempre la stessa.

Il mio cervello però continuava a rifiutarsi, no, quello era un bel ragazzo, quello era famoso, quello aveva un sacco di soldi, come cavolo faceva a essere lui? Non riuscivo a spiegarmelo, forse una logica non c'era. Così come non c'era più una logica nella mia testa: perché dovevo continuare a credere che non si trattasse di un suicidio? Tristezza infinita, cazzo, c'era scritto così!

E quel gesto a cui io non avevo mai creduto era stata l'estrema fine di un tunnel dal quale è difficilissimo vedere la luce. A volte non si prova nemmeno a vederla.

Quella doveva essere una di quelle volte.

Volevo strappare quel foglio, fu questo il mio primo impulso. Ma non potevo uccidere Lorenzo, no, non una seconda volta, erano rimasti solo i suoi scritti, l'unico segno del suo passaggio su questo pianeta che non fosse una foto con la.camyyy o uno spot in mutande, che non riguardasse la sua immagine.

Non sapevo se avrei cercato ancora il suo diario, dipendeva tutto da ciò che avrei letto: la verità era il mio valore, ma quella verità mi faceva stare troppo male. Forse quelle sarebbero state le sue ultime parole, questo decisi con gli occhi chiusi che non volevano leggere. Le ultime parole, come un condannato a morte. Era una similitudine così reale che mi provocò i brividi.

Volevo lasciare quella casa adesso, non mi serviva più rimanere lì, mi faceva solo male, ogni angolo mi ricordava lui. Era così anche ieri e i giorni prima ancora, ma almeno avevo un obiettivo: giustizia per Lorenzo Strozzi. Giustizia che lui si era fatto da solo uccidendo colui che gli aveva rovinato la vita più di chiunque altro, le cui uniche colpe erano essere nato ed essersi dopato.

Ora cosa c'entrava quella casa con me? Sapevo che, a mano a mano, i suoi oggetti sarebbero stati eliminati. I suoi regali per la.camyyy sarebbero stati sostituiti da quelli di Giulio o di chiunque altro. Il collage con le foto dei tifosi sarebbe finito nel dimenticatoio, un giorno il signor Strozzi l'avrebbe gettato via con il sollievo di tutti, quello era solo cartone senza valore. Le foto erano prevalentemente di bambini, di bambini sorridenti: forse, quell'uomo non voleva ammettere che lui, suo figlio, non lo aveva mai fatto sorridere.

Sarebbe stato ogni giorno uguale: la.camyyy che cercava di attirare l'attenzione in qualche modo, il signor Strozzi che ormai mi comandava, Giulio Angeli che mi prendeva in giro. Poteva anche stuprarmi davvero, ormai: non avevo la forza di spezzare un foglio, figurarsi di togliermi di dosso un ragazzo alto più o meno quanto Lorenzo.
Non va tutto bene, va bene tutto. Qualsiasi cosa che volessero fare di me.

Io non ci trovavo più un senso.

Avrei letto il seguito di quelle parole solo per onorare Lorenzo.

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