XXII - La verità su Giulio Angeli
Non parcheggiai il mio macinino nel parcheggio dell'Iperuranio. Il posto c'era, solo che il parcheggiatore mi aveva obbligato a cercare altrove perché La mia vettura sfigurava in confronto alle altre.
Durante il mio soggiorno a Torino, tutto mi aspettavo meno che mangiare nel ristorante più chic della città con un calciatore della Juve. Ecco perché non avevo messo in valigia abiti da sera e mi ero dovuta arrangiare "prendendo in prestito" un vestito dall'armadio de la.camyyy, sperando che lei non se ne accorgesse, altrimenti sarei stata licenziata sicuro. Aveva così tanti abiti, come poteva notare che ne mancasse uno? Inoltre, quella mattina, approfittando dell'assenza della ragazza, avevo raggiunto un obiettivo quasi più importante della verità sul caso Strozzi: mi ero fatta la doccia, improfumandomi come mai prima d'ora!
Mi accorsi che era stata tutta fatica sprecata quando vidi Giulio Angeli immerso in una tuta nera che mi aspettava davanti all'ingresso. Aveva ragione, non era un appuntamento galante, però io, almeno una volta nella vita, volevo indossare quegli abiti stupendi di cui poteva vantarsi ogni giorno l'influencer. Insomma, mangiare in quel ristorante, con addosso quei vestiti, era qualcosa per me impensabile fino a qualche giorno prima. Per una sera, per favore, potevate almeno lasciarmi sentire ricca!
Appena il ragazzo mi vide si mise a ridere scuotendo la testa
" Perchè ti sei conciata così? Se lo venisse a sapere la.camyyy..."
Anche i tacchi erano suoi, sui trucchi mi ero arrangiata con quello che avevo. Gli sorrisi complice, non sopportavamo la stessa persona.
" Alt, giovanotto!" ci bloccò un omone sulla soglia, squadrando Giulio Angeli
" Non sai che qua dentro vige un severo dress code?"
" Io ho prenotato la stanza esclusiva, lomo, che sai bene quanto costa. Se il tuo padrone vuole rimetterci i soldi perchè non ho il papillon, faccia pure!"
Mi scappò da ridere. Lomo? Evidentemente, Giulio era così amico di Lorenzo che aveva preso in prestito dei termini nostrani. Il bodyguard gli chiese a che nome avesse prenotato e, quando scoprì che aveva davvero riservato la stanza esclusiva, lo lasciò passare guardandolo con astio, che il mio accompagnatore ricambiò volentieri. Il mio accompagnatore era stato un po' arrogante, ma stranamente non mi aveva dato fastidio.
Il privé? Non credevo che Giulio si fosse spinto a tanto, fino a quel momento mi era sembrato piuttosto umile. Forse non era la compagnia migliore, avevo molti dubbi su di lui, ma stava cercando di farsi perdonare per la sua antipatia... O di nasconderla dietro allo sfarzo, sperando che io fossi una ragazza frivola. Beh, un po' sì, dovevo ammetterlo. Infatti rimasi sbalordita quando non passammo nemmeno per la sala principale, un cameriere ci condusse per dei corridoi secondari decorati con degli arazzi e dei lampadari enormi che avevo visto solo nei film ambientati nei saloni delle regge seicentesche, poi ci aprì una porta.
" La vostra stanza, signori." c'invitò a entrare. Wow. Le posate erano davvero d'oro? I piatti erano così puliti che mi potevo specchiare, il candelabro emanava una luce soffusa e c'era un leggero odore d'incenso che non dava fastidio alle narici. Il cameriere mi spostò la sedia bianca agghindata con del pizzo per farmi sedere e guardò disgustato l'outfit di Giulio, che gli lanciò un'occhiataccia per dirgli di farsi i cavoli propri. Ci consegnò i menù spiegandoci ogni piatto per filo e per segno e poi ci lasciò soli per scegliere.
" Spero che tu abbia i soldi per pagare la tua parte." si mise sulle difensive Giulio spostando le sue posate. A me sembravano perfettamente in ordine, ma lui le voleva parallele con angolo di novanta gradi rispetto a non so cosa. Non avrei avuto niente in contrario a sborsare i miei magri risparmi... Se un antipasto non fosse costato come un mese del mio stipendio!
" Ma qua è tutto così caro..." mormorai alla ricerca del piatto meno costoso e di un aiutino economico da parte del mio accompagnatore, che però mi abbandonò al mio destino.
" Ma come, non vuoi fare la donna indipendente come la.camyyy? Ogni volta che veniva qua con Lore, lei banchettava a sbafo! Ti facevo diversa da lei."
No, non volevo essere paragonata a la.camyyy, anche a costo di spendere tutti i miei risparmi: ero povera ma con orgoglio. Certo che Giulio aveva capito come manipolarmi... Un brivido mi corse lungo la schiena, forse aveva capito fin troppo bene.
" Prenderò un brodino" confermai imbarazzata cercandolo nel menù, ma i nomi di tutti i piatti erano in francese senza un motivo apparente.
" Bouillon du chef." mi suggerì lui sfogliandolo con noncuranza.
Quando tornò il cameriere dettai la comanda e lui, un po' stupito perchè non prendessi nient'altro, se ne andò. D'altronde, dubitavo che i pezzenti come me cenassero nella stanza privata.
Eravamo di nuovo soli.
" Prima le signore, no? Inizia tu." m'invitò il ragazzo " Come sai del vocale che mi ha mandato?"
" Me ne ha parlato Lorenzo. Mi ha scritto dei messaggi dopo la finale e faceva riferimento a questo fantomatico vocale. Ma non posso dirti di più finchè non ti scuci tu."
" E cosa dovrei dirti io?"
" Per esempio dove sei andato con la.camyyy." lo incoraggiai, ma lui scosse la testa con un movimento nervoso.
" No, questo non posso dirtelo. Chiedimi qualcos'altro."
" E perchè?"
" È una questione privata." tagliò corto lui con una smorfia.
Mi stava irritando, ma potevo sviare la conversazione e riprovarci dopo
" Perchè la.camyyy ti ha detto che sei uno stratega? Vi ho sentiti, quel giorno!"
" Ah, tu passi le tue giornate ad ascoltare i nostri discorsi invece che a pulire? Perfetto, lo farò presente a Flavio." incrociò le braccia lui con un sorrisetto soddisfatto.
" Stai scherzando come tuo solito, vero?"
" Stavolta no. Perchè dovrei?" ribattè. Capii che dovevo sfruttare al meglio la serata, non avrei avuto molte altre occasioni per parlare con lui, anche se era lui a inseguirmi. Ma perchè?
" Comunque sono uno stratega perchè ho buone capacità analitiche. È come chiedere a uno perchè è un pigrone, ti risponderà che non ha voglia di lavorare." continuò lui.
Dovevo inventarmi qualcosa al più presto, altrimenti avrei continuato a ricevere risposte elusive.
" Giulio, ti piace giocare?" chiesi con un sorriso. Lui mi guardò interdetto, una strana luce gli illuminò gli occhi.
" Solo ai giochi in cui vinco."
rispose infine, facendomi rabbrividire. I giochi in cui vinceva... La finale di Champions l'aveva vinta. Ma la coppa gli era stata ritirata, quindi la Juve in realtà aveva perso e per colpa di Lorenzo. E a uno combattivo e determinato come Giulio non sapevo quanto fosse andata giù la cosa...
" Allora te ne propongo uno: mentre io mangerò il brodo, tu potrai farmi ogni domanda che vorrai, ma mentre tu ti sbaferai il resto, sarò io a interrogarti."
Lui ci riflettè
" È nettamente a tuo vantaggio: io ho preso due portate, anche se quantità ridotte per la dieta. Però alle sfide non so dire di no."
concluse proprio mentre arrivava il brodino dalla cucina. Il primo a porre i quesiti dunque era lui e io dovevo mangiare in fretta, anche se quello chef maledetto mi aveva preparato un piatto bollente.
" Prima domanda: che relazione avevi con Lorenzo?"
" Lo avevo solo intervistato una volta quando era ancora nelle giovanili del Parma, e lui mi aveva invitata fuori il giorno dopo in un bar in centro."
" Quanti anni aveva?" indagò lui
" Sedici."
" Però, intraprendente! Se fisicamente non fossi il suo tipo, crederei che si tratti di una morbosa cotta giovanile."
" Anch'io pensavo di piacergli, forse sbagli tu." dissi, non sapevo se per convincere di più lui o me stessa.
" Senti, sono il suo migliore amico, so che tipo di ragazze si sarebbe fatto." tagliò corto.
Maestro di finezza.
" Seconda domanda: cosa pensi di me?" continuò lui. Aggrottai la fronte
" In che senso?"
" Secondo te, che ruolo ho in questa vicenda? E soprattutto, cosa mi hai sentito dire, visto che sai che sono uno stratega?"
Era una domanda difficile, non sapevo bene cosa pensare di lui, era un tipo troppo enigmatico.
" Secondo me... Lorenzo è stato ucciso e tu c'entri qualcosa in qualche modo. Non so però da che parte stai, se, come me, stai cercando di capire chi sia il colpevole... O se sei tu il colpevole."
" Mi fa piacere sapere che non hai dubbi sulla mia innocenza." ironizzò senza aggiungere altro sull'argomento " E che cosa mi hai sentito dire?"
" Che la.camyyy aveva un bambino... Un figlio, no?"
Lo vidi sobbalzare a questa mia affermazione. Avevo forse colpito nel segno? Dovevo continuare a tartassarlo.
" Lei aveva fatto una scelta, e secondo me si riferiva a un aborto, dico bene?"
" Non è il tuo turno di fare domande."
" Invece sì: guarda qua." lui fissò il vuoto del mio piatto terrorizzato, avevo finito il brodo e stavano arrivando la pasta in bianco e il suo minuscolo petto di pollo che avrebbe potuto mangiare in una qualsiasi bettola, prontamente serviti dal cameriere. Appena fummo di nuovo soli, lui fu costretto ad ammettere
" Sì, si riferiva proprio a un aborto."
Quello che pensavo. Dovevo passare all'attacco
" Giulio, sii sincero: a te piace la.camyyy?"
" Dove vuoi arrivare?"
chiese lui con gli occhi sbarrati, giochicchiando con il tovagliolo. Non credevo avesse dei tic, si stava agitando. E, considerando che aveva segnato un rigore decisivo a diciannove anni, non doveva essere un tipo che andava spesso in ansia. Ero convinta di essere vicina a qualcosa di grosso.
" Rispondimi e basta." gli ordinai con decisione, così tanta che lui non poteva più opporsi.
" Be', è una bella ragazza... "
" SOLO una bella ragazza?" incalzai
" Una bella ragazza, sì, nulla di più. È stupida e superficiale, non so nemmeno perchè Lorenzo si sia fidanzato con lei."
" Stiamo parlando di te, non di Lorenzo." gli ricordai io con estrema freddezza.
" La sua è una bellezza oggettiva."
si difese lui mostrandomi i palmi in segno d'innocenza
" Tu riesci a dire che sia brutta? Non può esserlo, è una donna immagine che deve piacere a tutti, ha costruito la sua carriera su questo. È il suo lavoro, deve apparire sempre perfetta. "
Continuava a deviare la conversazione, l'innocentino! L'avrei sistemato io.
" Quindi tu dici che piace a tutti... compreso te. Insomma, ora che Lorenzo si è tolto dai piedi...."
Lui mi fissava stralunato con la bocca semiaperta. Forse avevo anche io uno sguardo simile perchè mi stavo ingabbiando con le mie stesse parole, non sapevo più dove stavo andando a parare o meglio, non sapevo come esprimermi. Giulio Angeli aveva ancora la forchetta in mano e gli cadde nel piatto in quel momento. Sembrava essere in uno stato di trance, solo quando sentì il fracasso si riprese e mi chiese preoccupato
" Vittoria, che cavolo ti hanno messo dentro quel brodo? Cosa vuol dire Lorenzo si è tolto dai piedi? Lo capisci che è il mio migliore amico?"
Io non sapevo più cosa fare, dovevo essere rossissima in volto, così sbottai
" Giulio, ti faresti la.camyyy?"
" Ma che domande sono?! Io pensavo fosse una cena, non un interrogatorio sulla mia attività sessuale!" si alzò lui urlando
" Tu prima hai detto che Lorenzo Strozzi non si farebbe me. Io ora ti chiedo la stessa cosa su la.camyyy. Non dico se ti fidanzeresti con la.camyyy, ma se passeresti una notte con lei... Sempre che tu non l'abbia già passata... Mettendola anche incinta." sparai di filato senza riuscire a frenarmi, la voglia improvvisa di dire quello che pensavo di lui aveva preso il sopravvento sulla razionalità.
Odiavo così tanto Giulio che mi sembrava capace di ogni cosa, anche della più riprovevole. Tutti avevano dei limiti o se li imponevano. Non lui. E pensare che dagli scritti di Lorenzo non sembrava così... Aveva mai conosciuto davvero il suo migliore amico?
" Come stracazzo ragioni, sei normale? Che prove hai di ciò che stai dicendo?" continuava a urlare sempre più rosso in volto.
" Tu chiedi a me se sono normale? Tu che hai finto di rubarmi i gioielli? Tu che hai delle cifre tatuate sulle braccia? Tu che fai sempre l'insopportabile e poi m'inviti a cena fuori? E per quale fine? Volevi farti anche me? Non ci credo che tu volessi scoprire delle novità sul caso Strozzi, sai molto più di me. E comunque, a te, di Lorenzo non te ne frega più un cazzo!"
A questa mia affermazione lui si bloccò e mi guardò con gli occhi scurissimi sgranati e la bocca aperta come se fossi stata pazza
" Stai sul serio mettendo in dubbio il mio rapporto con Lorenzo? Credi sul serio che non m'importi più di una persona che vedevo ogni giorno con la quale ho condiviso ogni gioia e ogni dolore? Tu stai insinuando delle falsità!" si arrabbiò lui " Vado in bagno!"
" Bravo, così si fa! Scappi invece di affrontarmi."
Lui si era già incamminato di gran carriera e stava per aprire la porta, quando si voltò verso di me. Dalla sua espressione mi accorsi dello sforzo titanico che stava facendo per non esplodere di nuovo.
" Non ho paura di affrontarti, è che non mi vuoi ascoltare." concluse in un acuto nervoso con un sorrisetto e uscì dalla stanza sbattendo la porta con un gran fracasso.
Sobbalzai sulla sedia a quel rumore e mi accorsi di quanto, in preda alla furia, fosse stato distratto Giulio Angeli: infatti il suo telefono era rimasto lì. Non credevo che uno così precisino smarrisse le cose, dovevo proprio averlo fatto arrabbiare. Lo presi senza esitare, ma era bloccato da una password. Quale poteva essere? Il mondo scientifico e matematico di Giulio Angeli era composto solo da numeri, indovinarli era un'impresa da pazzi. Non mi sembrava il tipo che come password impostava 123456... Sapevo la sua data di nascita, l'avevo cercata su internet per documentarmi su di lui e provai con quelle cifre, invano.
Un attimo: il suo tatuaggio! La distanza fra la Terra e il Sole, poteva essere solo quella la password, il numero che aveva scelto per rappresentare ogni giorno della sua vita. 147550000. Il cellulare si sbloccò. Evvai! Morivo dalla voglia di leggere le chat con Lorenzo, ma il mio dito schiacciò per sbaglio sulla galleria.
A primo impatto pensai di uscire, il mio obiettivo era Whatsapp, ma chissà, il dito magari la sapeva più lunga di me... O forse no.
La sua galleria era di una noia mortale, Giulio Angeli era appassionato solo di spazio e di calcio. Aveva screenshot di dati sui vari pianeti, dalla superficie in chilometri quadrati al numero di satelliti che ruotavano attorno a essi, di articoli sulla dieta e sugli esercizi fisici. C'erano pochissime foto sue e non era quasi mai da solo, sempre con Lorenzo. Un selfie in spogliatoio per festeggiare una vittoria, una foto in cui facevano la linguaccia ai bordi di una piscina, un'altra in cui festeggiavano il compleanno di uno dei due... Tutto nella norma. Ogni tanto apparivano dei meme e dei fotomontaggi, fatti anche bene da chissà chi. Era una galleria pulitissima, di un bravo ragazzo che non aveva nulla da nascondere.
Mi veniva da sbadigliare a farmi i cavoli di Giulio, la sua vita sembrava di una noia mortale. Forse mi ero sbagliata a pensare male di lui... O no?
C'era quella foto, che risaltava visibilmente sulle altre, che mi dava la risposta che cercavo. Sgranai gli occhi, mi vergognai anche un po' a guardare quella foto.
Quella era la.camyyy.
Ed era completamente nuda.
" Bastarda!" gridò una voce e una mano mi bloccò il polso pronta ad afferrarmi il cellulare. Come aveva fatto Giulio a essere già tornato? Forse si era accorto di avere dimenticato sul tavolo l'oggetto che può contenere la vita intera di una persona, ma ormai era troppo tardi, era già finito nelle mani sbagliate.
" Mi sa che mi hai già risposto, Giulio Angeli." sentenziai con un ghigno appicciandogli lo schermo alla faccia.
" Toglimi 'sto coso di dosso! Non vedo un accidente, mi da fastidio la luminosità! Bisogna mantenere circa settanta centimetri di distanza fra gli occhi e lo schermo, lo dice la scienz..."
si ribellò lui, ma, appena gli staccai il telefono dal viso, il suo atteggiamento cambiò.
" Non è come credi..."
riuscì solo a mormorare lui diventando ancora più pallido di quanto già fosse, ma io non avevo ancora capito quante volte da quella bocca uscisse la verità.
Non m'importavano le sue scuse. Diceva che non avevo prove? Eccola, e per giunta dal suo cellulare. Ne ero sicura, quel bastardo aveva tradito il suo migliore amico. Ecco perchè non gli aveva sorriso quando Lorenzo era andato a presentarsi a la.camyyy, perchè avrebbe voluto andarci lui. Giulio Angeli aspettava solo che si togliesse di torno per provarci lui. E se Lorenzo non si toglieva di torno da solo, be'... Era il caso di farlo fuori, no? Magari proprio in combutta con la.camyyy, d'altronde era lui lo stratega, no?
Guardavo quel volto di solito impassibile ma che ora sembrava spaventato, cercava delle scuse che non era abituato a fornire, con i suoi inganni le aveva sempre tutte vinte. Gli sbattei il telefono con forza sul palmo aperto della sua mano e mi alzai, il mio sguardo fisso sul suo.
" Sei proprio un amico di merda." sibilai, questo era quello che avrebbe detto Lorenzo e io gli rendevo giustizia, almeno nella tomba dove il suo corpo avrebbe meritato di essere invece che disperso in un fiume si meritava il trionfo della verità.
" Tu stai parlando con la bocca di Lorenzo, ma non sei lui e non devi essere così impulsiva. Hai creato un grande equivoco, io..."
" Io sto parlando con la bocca di un morto che chiede giustizia!" gli urlai in faccia. Basta, non potevo stare con lui un secondo di più, sarei andata a pagare il mio brodo e poi ciao indagini, quelle persone mi avevano già deluso abbastanza. Quel mondo fatto di fuoriserie e ristoranti di lusso non me lo immaginavo così, dominato solo dall'egoismo, dal pensare solo a sè stessi. Alla fine ognuno faceva quello che gli pareva. Giulio Angeli poteva anche fingere di rubarmi i gioielli, poteva andare al ristorante anche se non era vestito bene come tutti gli altri, poteva farsi la.camyyy, poteva anche uccidere Lorenzo.
Non c'erano limiti, non per lui. Cosa pensassi io, cosa pensasse Lorenzo, come potevano sfiorarlo queste sottigliezze?
" è proprio questo il punto, Vittoria!" continuò lui esasperato vedendomi andare via. Poteva anche rinchiudermi lì dentro a vita, tanto i limiti non li conosceva. L'idea non doveva ancora essergli venuta in mente, altrimenti l'avrebbe fatto, ero sicura.
" Lorenzo non è..."
Ma si era appena preso la prima portata in faccia della sua vita.
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