XIX - Dal diario di Lorenzo - Fenomeno
Il Lorenzo Strozzi in versione fenomeno da baraccone salì alla ribalta. Dall'oggi al domani, dopo qualche buona prestazione in Champions e in Serie A, tre gol in quattro partite, il mondo sembrava all'improvviso girare attorno a me. Ero io a fare notizia sui giornali, sia con le mie, seppur ancora poche, presenze, sia con la mia vita privata come auspicava il mio agente.
Ero diventato celebre all'improvviso e di me non si sapeva ancora nulla. I tifosi erano affamati di gossip piccanti e rivelazioni scioccanti e i giornali dovevano fare la loro parte. Roccabianca si riempì di reporter che cercavano mie notizie in ogni luogo e da ogni bocca. Intervistarono il prete che mi aveva battezzato e la mia vecchia maestra della scuola materna, chiunque avesse avuto a che fare almeno una volta con me.
Dopo avere soddisfatto ogni curiosità sulla mia infanzia, da che numero di scarpe avevo a otto anni a che piatto mangiavo alla mensa dell'asilo, i giornalisti passarono alla mia vita attuale. Si erano accorti che qualcosa non andava. Eh sì, le foto su Instagram: prima di conoscere la.camyyy ero sempre solo, mancava una figura femminile al mio fianco! Le malelingue iniziarono a farsi sentire: "Non sarà mica..." senza mai riuscire ad avere il coraggio di terminare la frase. Quella parolina era un tabù nel nostro mondo che non sarebbe stato facile da combattere. Nonostante queste insinuazioni, i miei poster andarono a ruba fra le dolci e timide ragazzine che lo avrebbero appeso alle pareti delle loro stanze e lo avrebbero fissato sognanti invece di fare i compiti, immaginando con un fremito di eccitazione come sarebbe stato essere fra le braccia di Lorenzo Strozzi o sfiorare le sue labbra, ma anche fra le meno dolci e meno timide ragazzine che lo avrebbero appeso vicino al loro letto, immaginando coricate nel loro giaciglio, come sarebbe stato avere Lorenzo Strozzi lì con loro, magari senza quella fastidiosa divisa che lo copriva nel poster. Io avrei preferito essere considerato solo per le mie prestazioni sul campo, ma dovevo fare i conti anche con questo aspetto "extra-calcistico" che faceva tanto gongolare il mio agente. Forse perché stava già pensando come lucrarci sopra...
Infatti Laclausola non era ancora soddisfatto. Voleva di più, voleva troppo. Mi fissò interviste in cui parlavo della mia vita, mi aveva costretto, nonostante la mia riluttanza, a raccontare anche della situazione in cui era mia madre.
"Sono cose private..." mormoravo al mio agente, ma lui non mi ascoltava, mi trascinava agli show e lì dovevo vedermela io con i giornalisti e le loro domande insidiose, non lui. Nulla mi faceva così tanta paura come le parole. Capitava che mi mettessi a piangere mentre raccontavo ed era proprio questo a fare scalpore, le famigerate lacrime in diretta che io non avrei mai voluto versare, ma molto spesso scendevano da sole e al pubblico piacevano.
Avevo modificato la mia esultanza come aveva richiesto il mio agente, ora dopo un gol facevo sempre il saluto militare e per questo la stampa mi definì il "Soldatino". Aggiornavo sempre i social, o meglio, li facevo aggiornare da un social media manager perché io non avevo più tempo. I commenti, però, continuavo a leggerli. Erano sempre di più, e sempre positivi. Mi scrivevano i tifosi della Juve, i miei fantallenatori, i fan che mi volevano già vedere con la maglia della nazionale e le ragazze. Ma io scrivevo solo a una, la.camyyy, erano trascorse poche notti dal nostro incontro e mi sentivo ancora il fuoco dentro ogni volta che messaggiavo con lei.
Laclausola mi obbligò a fare ogni pubblicità, anche e soprattutto quelle più cringe, ma non potevo lamentarmi: i soldi arrivavano sia a me che a lui, che non voleva assolutamente privarsene. A me sembravano pubblicità terribili, eppure avevano avuto successo! Ma lo spot che fece più scalpore fu quello che non girai. Strano, no? Eppure fu proprio quello a fare aumentare in modo esponenziale il mio pubblico di sesso femminile in età di crisi ormonale, ma anche a diventare un meme sui social e a essere preso in giro dai miei compagni, Giulio Angeli per primo.
Mi stavo recando sul set per pubblicizzare le mutande del famoso stilista francese René Soutien-Gorge. la.camyyy, ormai considerata da tutti la mia fidanzata ufficiale per merito o colpa dei paparazzi che ci avevano scattato fin troppe foto insieme, aveva insistito per accompagnarmi sul set perché, a detta sua, "Vedere Lorenzo Strozzi in mutande è sempre un bello spettacolo: certo, io lo preferisco senza, ma non tutti hanno questa fortuna!". Sapevo, però, che c'era sotto un altro motivo. Infatti allo spot partecipava anche im.lagaiaaa, un'altra avvenente influencer che aveva una certa inimicizia con la mia fidanzata. La mia ragazza mi aveva spiegato il motivo della discordia, ma quando mi raccontava la sua vita da influencer, chissà perché mi si tappavano le orecchie. Era venuta solo per controllare che non guardassi troppo la sua rivale in intimo, la saggia la.camyyy. A volte credevo che la mia fidanzata mi considerasse uno stupratore, ma quale mio comportamento poteva mai averle offerto questa idea? Se non ero ad allenamento ero con lei, solo quando potevo rifiatare un attimo fra i mille impegni notavo che avevo una libertà di movimento degna di un criminale agli arresti domiciliari, ma non facevo in tempo a riflettere su come sciogliermi le catene che un altro obbligo mi chiamava impedendomi di pensare.
Sul set era presente anche Soutien-Gorge, che ci venne subito incontro. Era difficile non notarlo: doveva avere circa sessant'anni, ma era abbronzatissimo e con i capelli tinti di un particolare biondo veneziano. Portava degli occhiali da sole terribili, che io avrei indossato solo se avessi dovuto coprirmi le occhiaia e dei vestiti sgargianti, fra cui una giacchetta arancione fluo che si sistemava in continuazione.
"Caaara Camy!" esclamò baciando la mano alla mia ragazza "Sei sempre stupenda, cherie! E il tuo ragazzo non mi sembra da meno... Caaarissimo Lorenzo! Sei proprio un bel giovanotto, un modello a-do-ra-bi-le!" mi diede un buffetto sulla guancia nonostante cercassi di spostarmi.
" Speriamo che la modella sia all'altezza del MIO fidanzato." gli rinfacciò la.camyyy. Alzai gli occhi al cielo: sapevo già che, per tutta la durata delle riprese, avrei dovuto sorbirmi le frecciatine che le due ragazze si sarebbero inviate a distanza.
"Conosce bene l'italiano, signor Soutien-Gorge." cercai di cambiare argomento e lui poté pavoneggiarsi.
"Vero, tesoro? Ho lavorato per anni in Italia, adooooro il vostro Paese! Ma ora, caro il mio bel maschione, vai pure in camerino a provarti le mutande: ti assicuro che sarai un figurino!"
Bel maschione? Lo guardai in un misto fra stupore, shock e voglia di ridergli in faccia, ma quegli occhiali orribili non mi facevano capire la sua espressione. Mi avviai in camerino titubante.
Le mutande che mi ero dovuto infilare all'inizio pensavo che fossero per bambini. Chissà perché costavano 300 euro: erano bianche, semplici, anche se con disegnati sopra ovunque dei bruttissimi leoncini con dei cuoricini al posto degli occhi. La scritta René Soutien-Gorge, di un verde fluo vomitevole, capeggiava sull'elastico.
Pensavo che qualcuno mi avesse dato la taglia sbagliata, erano strette e attillate, ma gli addetti mi dissero che andavano portate così. Panico! Non mi sarei sentito a mio agio così nemmeno da solo, figurarsi sulle TV di tutti gli italiani! Inoltre sembravano così delicate, chi mi garantiva che non si sarebbero rotte durante le riprese? Perché queste cose non le facevano fare a chi non aveva un minimo di pudore? Un sacco di altre persone, anche fra i miei compagni, sarebbero state felici di partecipare. Prendiamo Tiago Vato, ci avrebbe provato con l'altra modella e avrebbe chiesto di fare lo spot nudo, dimenticandosi di dovere pubblicizzare le mutande e non sè stesso. In preda al panico, chiamai Laclausola:
"Giovanni, cosa mi hai costretto a fare?"
"Di che stai parlando?"
"Dello spot per Soutien-Gorge!"
"Cosa c'è che non va?" chiese senza capire la mia agitazione.
"Che mi sono rinchiuso in un camerino e mi vergogno a uscire!" sbottai "Non voglio fare uno spot in mutande! O almeno non con queste!"
"Cosa devo sentire? Lorenzo, tu hai questo irresistibile faccino da bravo ragazzo e gli occhioni azzurri, cosa potevo chiedere io dalla vita se non rappresentare un ragazzo così? Mi arrivano un sacco di offerte pubblicitarie per te e il mio compito è selezionare le migliori... e questa la era. Perciò non fare il viziato e vai sul set." mi rimproverò lui.
"Non capisci? Queste mutande sono..." ma lui aveva già chiuso la chiamata.
Ero davvero un viziato? Quella telefonata mi aveva lasciato molti dubbi. Non capivo. Ero davvero così bello? Sembrava che lo fossi diventato solo dopo che sulla mia pelle si erano dipinti i colori bianco e neri. Non riuscivo a decifrare perché mi definivano così: forse perché ero attraente davvero, o perché mi ero fatto il fisico, o perché ero il bomber di una grande squadra o perché serviva un uomo immagine e, per qualche sfortunata coincidenza come delle congiunzioni astrali sfavorevoli, ero stato selezionato io. Era tutto così confuso. Non riuscivo a capire quanto le persone fossero sincere e quanto mentissero, e perché proprio io dovessi fare l'idiota in TV. Per chi dovevo ridurmi così? Chi dovevo fare felice? Certo, a mostrare i leoncini di Soutine-Gorge mi sarebbero arrivati un bel po' di soldi, ma il denaro non poteva essere il fine di tutto. Perchè stavo facendo questa cosa?
Qualcuno da fuori bussò, interrompendo i miei pensieri.
"Sono io!" la voce era quella de la.camyyy.
"Entra pure!"
La mia unica salvezza era ormai la preghiera a qualche santo.
"CHE. FIGO. ASSURDO!" cinguettò guardandomi.
"Grazie, tesoro, ma non è per niente vero."
Lei fece una faccia stupita: "Scherzi? Chi ti ha messo in testa questi pensieri brutti? Sei perfetto. Queste mutande sono così..." ma le sfuggiva il termine. Potevo, anzi, dovevo aiutarla.
" ...Trasparenti. Attillate. Troppo trasparenti e troppo attillate, non ti pare?" le chiesi fingendomi ancora più allarmato di quanto già fossi. Avevo avuto un'idea geniale: se la mia fidanzata avesse fatto una scenata di gelosia, forse lo spot non sarebbe mai stato girato. Dovevo convincerla che avrei potuto in qualche modo sedurre im.lagaiaaa. Lei s'incupì.
"Hai ragione, mooolto trasparenti e mooolto attillate. Non possono cambiartele?"
Alé! la.camyyy aveva capito dove volevo arrivare, anche per merito dell' inimicizia con la sua collega. Dovevo solo insistere, il resto sarebbe venuto da sé.
"Esatto, lo penso anch'io. Almeno dopo quello che è successo con l'altra ragazza..."
"Intendi im.lagaiaaa? Cos'è successo?" andò nel panico totale. Non ero più così sicuro di proseguire la farsa, non volevo farle venire un attacco di cuore, ma era una bugia a fin di bene. Be', sì, insomma... il mio bene!
"Ecco, lei... mi ha scritto su Instagram. Con insistenza. E, ehm, mi ha fatto delle proposte un po', un po'..."
Mi bloccai subito appena vidi che la mia fidanzata era sull'orlo del pianto, non mi aspettavo una reazione simile e mi sentivo uno schifo ad averle detto una falsità.
"Lorenzo, ma lei ti piace più di me?"
"No, certo che no! Mi piaci di più tu!" stavolta ero sincero.
"Ma non hai detto che non ti piace! Ammettilo: lei è più bella di me?" domandò di nuovo con gli occhi sempre più sbarrati e lo sguardo sempre più impaurito e... tenerissimo! All'improvviso ebbi voglia di coccolarla. La abbracciai e le accarezzai i capelli: "Tesoro, mettiti in testa una buona volta che per me la più bella sei tu. Se ti ho raccontato di questi messaggi è perché lo penso sul serio e credo che la sincerità possa migliorare il nostro rapporto." dissi con dolcezza. Ok, proprio io non dovevo parlare di sincerità, però mi ero accorto che, se im.lagaiaaa o chi per lei mi avesse scritto, lo avrei detto alla mia ragazza. Le volevo bene e volevo costruire con lei un rapporto basato sulla fiducia e sul dialogo. Ero convinto che, qualsiasi cosa accadesse, avremmo potuto chiarirci. Non l'avrei mai tradita, sapevo fin troppo bene cosa si provava per obbligare qualcun altro a soffrire così.
"Che carino che sei!" tornò a sorridermi lei:" Ma questi messaggi... Quella stronza non la passerà liscia!" esclamò cambiando umore in nemmeno cinque secondi, ora era davvero infuriata.
"Vieni con me!" mi trascinò fuori dal camerino.
"Aspetta, ho ancora solo le mutande addosso!"
"Meglio, così facciamo vedere a quello stilista dei miei stivali che prodotti sconci che crea!"
"No, ti prego, non a lui!" la implorai.
"E perché?"
"Mi ha detto che sono un bel maschione!" insistetti, ma ormai eravamo al capolinea, mi aveva trascinato per tutto l'edificio. L'altra ragazza era già sul set e tutti mi aspettavano sorridenti: la modella, la regista, gli altri addetti, ma soprattutto lo stilista. Avevo capito perché aveva messo gli occhialoni, così non potevo capire dove stesse guardando. Anche se potevo immaginarlo... Sicuramente avevo capito perché produceva mutande così attillate.
Nonostante fosse folgorato da me, si rabbuiò appena vide la faccia della mia ragazza: "Questo spot non s'ha da fare!" urlò lei con tutta la voce che aveva in corpo. Tutti la fissavano con un gran punto di domanda disegnato in volto, ma la.camyyy non perse tempo e indicò la colpevole del misfatto: "Tu! Lurida sgualdrina!"
"Che cavolo vuoi? Cosa ti ho fatto?" iniziò a surriscaldarsi im.lagaiaaa e non aveva affatto torto, la mia reazione sarebbe stata la stessa se un'altra persona mi avesse insultato senza motivo. Era stata fin troppo diplomatica.
"Non fare la finta tonta! Tu ci hai provato con il mio ragazzo!" insistette la mia fidanzata.
"Cosa? Ti stai confondendo con un'altra persona!" rise l'altra nervosa, mentre la regista, rimasta scioccata dall'accusa de la.camyyy, aveva mormorato: "Che scoop!"
"Allora, cosa aspettiamo a mandare via questa pazza scatenata e a iniziare le riprese?" continuò im.lagaiaaa rivolgendosi a lei. Ma la mia ragazza era di tutt'altro avviso: si avventò sulla povera ragazza e iniziò a strapparle i capelli coprendola di schiaffi e insulti. Avrei tanto voluto darmela a gambe, ma non potevo lasciare che si sgozzassero per causa mia, così cercai d'intromettermi per separarle.
"Ragazze, per favore, non..." ma non riuscii a finire la frase perché la.camyyy, che non aveva una mira così buona, mi aveva colpito con quei suoi dannati tacchi nei testicoli, facendomi cadere. Mi rialzai solo grazie all'aiuto della regista e di Soutien-Gorge che urlava: "Che barbarie, signorine! Non siete adatte a un ambiente così raffinato!"
Ok, forse avrei dovuto trattenermi, ma mi scappò un: "Perché lei che mi guarda l'uccello è proprio un gran raffinatone!"
Mi dispiaceva per la regista che era imbarazzatissima, poverina, lei non c'entrava nulla. Non avevo mai visto una persona così rossa come Soutien-Gorge in quel momento. Iniziò a strillare in francese parole che avrebbero dovuto essere insulti ma in quella lingua così musicale sembravano quasi amichevoli, poi ci cacciò tutti e tre fuori dall'edificio, io e im.lagaiaaa eravamo ancora in intimo.
Lo spot non venne mai girato, ma non ce ne fu bisogno: le vendite delle mutande di Soutien-Gorge quintuplicarono e lui mi chiamò addirittura per ringraziarmi, anche se dalla sua voce si notava quanto gli seccasse. Ne aveva approfittato per specificare che, non avendo girato lo spot, non mi avrebbe pagato. Chissà come l'avrebbe presa Laclausola... Io non capivo perchè lo stilista mi ringraziasse, ma mi fu tutto più chiaro quando la.camyyy mi mostrò disperata il video che stava facendo impazzire il web.
Non saprò mai chi cavolo ci avesse filmato, ma il video della zuffa apparve su qualsiasi piattaforma. In quindici secondi di pura follia si concentravano l'involontario coming out di Soutien-Gorge, io che mi accasciavo a terra tenendomi i testicoli e le due influencer che inscenavano un incontro degno di un film di Rocky. Insomma, se facendo lo spot sarei stato visto con quelle mutande addosso solo in TV, ora poteva ammirarmi chiunque solo aprendo un social qualsiasi: che beffa!
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