VIII - La donna delle pulizie

"Vittoria, devi scrivermi quel pezzo su Parma-Cagliari." mi ordinò Zaveri il giorno dopo durante la sua tipica rassegna mattutina delle truppe.
Mi fece prendere un colpo, ero già seduta alla mia postazione intenta a digitare al computer, difatti lui commentò
"Ah, stai già lavorando, eh? Brava, me ne ricorderò. Di cosa ti stai occupando ora...?" si sporse per controllare lo schermo. La sua espressione soddisfatta cambiò appena vide cosa stavo facendo.

"Instagram non è ammesso durante l'orario di lavoro." mi ricordò gelido.

"Sto guardando il profilo del padre di Lorenzo Strozzi." spiegai: "Sto cercando di farmi un'idea di lui, ho già scoperto una dichiarazione che non corrisponde alla versione degli appunti di Lorenzo!"

Lui si grattò il mento. Non era più arrabbiato, mi guardava perplesso, forse addirittura in imbarazzo: "Dimentica"

"Cosa?"

"Dimentica il caso Strozzi."

"Ma perché?" insistetti io.

Lui si chinò, ora eravamo alla stessa altezza e potevamo guardarci meglio in faccia.

"Senti... se nessun altro ha provato a indagare, perché mai dovremmo farlo noi?"

La sua domanda mi fece innervosire. Eravamo dei giornalisti seri o no? Ci limitavamo a scrivere articoletti di circostanza o volevamo approfondire i casi?

"Perchè io ho quelle foto."

"Dimentica anche quelle. Non vorrei incappare in situazioni poco gradevoli."

"E va bene! Allora continuiamo a scrivere della fiera del Parmigiano di Monticelli e del November Porc di Zibello! Poi non lamentiamoci se abbiamo pochi lettori!" sbottai io.

"Qua il direttore sono io!" si rialzò dando una manata sulla mia scrivania "E tu devi fare quello che dico io! Lorenzo Strozzi nella tua mente non deve esistere più! E se ti becco un'altra volta a occuparti del suo caso..."

Il gesto lo mimò con le mani, ma era inequivocabile: vai a casa.

Pensate davvero che la sfuriata di Zaveri mi avesse fatto dimenticare Lorenzo Strozzi?

Non riuscendo a contattare suo padre, tornai a Roccabianca per proseguire le indagini. Chissà, forse qualcun altro sapeva quale fosse il numero di telefono del padre di Lorenzo.
L'aria del primo pomeriggio era sempre più afosa nonostante ancora non fossimo in estate, c'era già un caldo torrido e gli abitanti preferivano rimanere in casa. Tutti eccetto un'anziana signora che attirò subito la mia attenzione. Avrà avuto settant'anni o giù di lì. Era seduta su una panchina in pieno sole e fissava il vuoto, immobile. Mi accorsi che aveva una gamba fasciata. Mi preoccupai: possibile che le TV non avessero già avvisato gli anziani di non esporsi troppo al sole?

"Signora!" le urlai correndo verso di lei

"Co sbraiot! Cosa urli? Ci sento benissimo, non ho ancora bisogno dell'amplifone."

"Mi scusi." mormorai imbarazzata

"No, non scusarti, continua a stare lì, mi fai ombra: un po' di frescura ci vorrebbe proprio..."

Perfetto. Ci mancava solo fare da ombrellone a una vecchietta. Almeno potevo tentare di usare al meglio il tempo che stavo perdendo con lei.

"Lei conosce il signor Strozzi? Sa, l'angiolén..."

Lei s'illuminò: "Certo che lo conosco! Sai, devo campare con qualcosa, oltre che con la magra pensione che ricevo... così ho fatto per anni pulizie a casa della sua famiglia!"

"Sul serio?" mi stupii. Non mi risultava che la famiglia Strozzi, prima che Lorenzo diventasse un calciatore, fosse una famiglia agiata.

"Sì, qui ci diamo tutti una mano. Gli Strozzi non erano quasi mai a casa e non avevano il tempo di pulirla, lavoravano entrambi tutto il giorno. Per quel che guadagnavano, poi... chi glielo faceva fare di sgobbare così? Avrebbero dovuto passare più tempo con quel santo di Lorenzo: sempre in casa da solo, povero ragazzo!"

"Quindi quando lei andava da loro a pulire incontrava Lorenzo?" chiesi speranzosa.

Lei rise: "Se lo incontravo? Ci ho fatto tante di quelle chiacchierate! Quando non era ad allenamento, ovviamente, e quando non studiava. Anche se sui libri ci stava poco, non credo che la scuola gli interessasse più di tanto. Si era davvero affezionato a me, sai? Mi raccontava tutto quello che succedeva ad allenamento e mi chiedeva dei consigli per fare colpo sulle ragazze."

"Le ha mai parlato di una giornalista? Di un appuntamento che aveva avuto con lei?" la interruppi speranzosa.

Lei guardò in alto, frugando nei cassetti della sua memoria, poi scosse la testa: "Non mi sembra proprio, non penso che conoscesse delle giornaliste da ragazzino... povero Cristo, che brutta fine che ha fatto! Così giovane... ma prima o poi tocca a tutti! Per esempio, il signor Nino aveva settantaquattro anni quando..."

"Ma non mi aveva detto di conoscere anche suo padre? Mi servirebbe il suo numero di telefono." la interruppi di nuovo. Gli anziani, quando iniziavano a parlare di defunti, potevano andare avanti per ore.

"Ho il suo numero. Fino a pochi giorni fa facevo le pulizie a casa loro a Torino. Era stato proprio Lorenzo a convincere suo padre ad assumermi anche là. Che caro ragazzo che era... Mi pagava sempre il viaggio di andata e ritorno e mi offriva cinque volte tanto rispetto a quello che guadagnavo prima. Proprio mentre pulivo i pavimenti di casa loro sono scivolata e mi sono rotta la gamba... tre mesi ferma, devo stare!"

M'illuminai: "Quindi ora chi lavora per gli Strozzi?"

"Penso nessuno, ma... perchè t'interessa?"

Ebbi un'idea allettante. Presi fiato, non ero sicura che accettasse: "Non è che... potrebbe raccomandarmi? Sto cercando lavoro, ma non ho né delle lauree né un diploma. Momentaneamente, intanto che lei si rimette..." sparai tutto d'un fiato.

Lei mi guardò stralunata. Mi pentii subito, sembrava stesse male e l'ultima cosa che desideravo era peggiorare le sue già precarie condizioni di salute: "Tu? Alla tua età? Ma sei così giovane, hai il futuro davanti..."

"Ma qui in Italia, senza avere studiato, è difficile trovare lavoro. Inoltre non, ehm... Non ho voglia di sgobbare troppo, ecco. Non le ruberò il posto, il signor Strozzi può prendermi in prova. Tirocinio di due settimane, che gliene pare come idea? Poi potrà scegliere se tenermi o meno per questi tre mesi. Per favore, mi dia una mano, non ho molti soldi!" la implorai.

"Va bene, va bene, se proprio ci tieni... più tardi lo contatto. Tu lasciami il tuo numero, ti chiamo appena so qualcosa, va bene?"

Va tutto bene, come direbbe Lorenzo, e me ne andai soddisfatta. Mentre lasciavo la piazza sentii la signora borbottare: "Che gioventù..."

La vecchietta mi chiamò quella sera per confermarmi che avrei potuto provare le due settimane come concordato, ma che comunque l' eventuale contratto non avrebbe superato i tre mesi. Ma poi come avrei potuto convincere Zaveri a lasciarmi andare due settimane a Torino?

Le ferie arretrate! Avevo due settimane precise precise, quindi... perché non tentare? Il giorno seguente mi presentai in ufficio con mezz'ora d'anticipo. Entrai che era tutto buio, parevo esserci solo io...

Cosa c'è, Vittoria?" sobbalzai e mi voltai, trovandomi davanti il corpo robusto del mio direttore. Lui continuò con fare paterno: "Andiamo, lo so che mi devi chiedere un favore: quando vuoi fare la dipendente modello, c'è sempre una ragione sotto."

Aveva capito, quindi era inutile continuare a fingere di volere diventare all'improvviso l'impiegata del mese: "Ho due settimane di ferie arretrate."

"Ne sono al corrente. E quindi?"

"Oggi è venerdì. Da lunedì posso andare in ferie?"

"Vittoria" esordì prendendomi per le spalle. Mi irrigidii.

"Chi ce li descrive i play off del Parma senza di te? E se questo fosse l'anno buono? E se riuscissimo ad andare in Serie A? E il baseball? Mi serve qualcuno che scriva i pezzi sui Panters: mi servi tu.".

Stava cercando di circuirmi con le solite lusinghe: tu sei importante per questo giornale, senza di te saremmo ridotti a copiare gli articoli degli altri e via dicendo. Ma io non ci dovevo cadere. L'anno scorso aveva usato la stessa scusa e poi ero finita a fare l'inviata alla tortellata di San Giovanni di Borgotaro.

"E a me servono le vacanze, ho bisogno di staccare la spina. E devo dimenticarmi di Lorenzo Strozzi..." tenni duro

"Vedo che non demordi."

"Le ferie sono un mio diritto." gli ricordai. "Se le faccio adesso torno in tempo per scrivere gli articoli sui mondiali di calcio."

"E va bene" acconsentì lui "Così ti riposerai e ti dimenticherai completamente del tuo calciatore torinese. Due settimane: non un giorno di più." concluse andandosene nel suo ufficio.

Ero euforica: Torino, sto per arrivare!

💚Ciao amico lettore, sono felice che tu sia arrivato sin qua, ma il bello deve ancora arrivare...💚

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