Patti Vacillanti (Parte I)

Intorno alle due di notte Eliza si era svegliata improvvisamente, aveva avuto un sonno disturbato, non riposante, per cui fu sollevata dall'essersi svegliata. Le sembrava di aver dormito costantemente nell'angoscia, anche se non era dovuta a un incubo.

Era indolenzita, le facevano male sia la spalla che la mano, per cui probabilmente era il caso di controllarsi davanti a uno specchio. Ne avrebbe approfittato anche per andare in bagno. Raul dormiva dall'altra parte del divano, le loro coperte erano sul pavimento.

Quando lo vide, un nuovo senso di sconforto l'afferrò. Non era riuscita a parlargli, non aveva voluto ascoltare nemmeno una delle sue parole e adesso non sapeva proprio cosa fare.

Scese dal letto con attenzione, riuscendo a non svegliarlo e, immersa nei suoi pensieri, raggiunse il bagno, chiudendosi dentro.

Ne avrebbe approfittato anche per lavare la propria roba, visto che a quanto sembrava sarebbe rimasta lì altri due giorni. La magia avrebbe velocizzato le cose.

Rimase in intimo, sbiancando quando notò l'ombra nera di un livido sulla sua spalla, molto ampia.

Inoltre la mano era davvero indolenzita. Dopo aver fatto pipì, decise di lavarsi i denti.

"Sono venuta qui per niente? Non vuole degnarmi di un minimo della sua attenzione, si rifiuta persino di guardarmi in faccia... non potrei fargli più schifo di così, anzi... forse non gli ho mai fatto tanto schifo." e il tipico broncio che precedeva il pianto occupò le sue labbra. Tirò su col naso e si sciacquò la bocca, aspettando che tutti i vestiti venissero lavati e stirati... quando però sentì bussare rumorosamente alla porta.

-E' occupato.- asserì, con voce poco lineare e la porta venne battuta ancora.

-Aprimi!-

Era lui. Sembrava nervoso.

"E ora cosa ho fatto?"

Si asciugò il viso alla bell'e meglio e aprì la porta, scontenta -Si può sapere cosa...?-

-Ti avevo detto di avvertirmi quando...!- aveva esordito lui, iniziando però a notare un particolare dietro l'altro.

Occhi arrossati, intimo e con un grosso livido sulla spalla.

Le afferrò malamente il polso, obbligandola a voltarsi e la sentì lamentare una fitta di dolore -Fermo!-

La lasciò improvvisamente, notando che anche la mano sembrava indolenzita e le domandò, con nuova furia nello sguardo -Chi è stato!? Che... che ti ha fatto!?-

Lei fu sorpresa di vederlo così rabbioso e indietreggiò -Nessuno... adesso vai, mi devo rimettere il pigiama.- stabilì, ora coprendosi il seno, visto che nell'aprire non aveva proprio pensato che non fosse più normale, per lui, vederla senza vestiti.

Lui notò solo in quel momento che la cesta della roba da lavare si stava agitando, segno che l'incantesimo di pulizia era in atto.

-Ti ho chiesto chi è stato, Eliza. Vuoi rispondere o no!?-

Ripeté però, visto che comunque quel dettaglio non gli tornava e lei replicò, ora di nuovo con gli occhi lucidi -Ti ho detto che non importa, okay?! Lasciami in pace!-

-Non t'importa!? E allora perché piangi!? Dimmi quel cazzo di...-

-Piango perché non vuoi parlare con me! Stupido!- scattò però lei, imbronciata, mentre scorrevano nuove lacrime sul suo volto.

L'altro alzò ambedue le sopracciglia, poi però sollevò il mento -Piagnistei delle Arpie, niente di più. Non te lo chiederò ancora, Eliza. Rispondi alla mia domanda.-

Lei, davanti alle sue continue insistenze, a quel punto non poté che rispondergli -Sei stato tu, ma come ho detto non me ne frega niente! Vorrei solo parlare, cavolo!-

E lì, l'espressione dura del compagno si ammorbidì. Lo vide schiudere le labbra, un momento interdetto, per poi chiudersi la porta alle spalle e frugare in un armadietto sotto il lavandino. Lì ci trovò una nota crema riparatrice. La conosceva anche lei. Rimarginava ogni ferita sottile, livido o arrossamento in pochi minuti.

Lo vide mettersi subito all'opera, afferrandole prima la mano e iniziando a massaggiargliela, anche se sembrava molto interessato al grosso livido sulla spalla -Davvero te l'ho fatto io? Non me ne sono accorto.-

-Lo so, non importa.- gli rispose lei, cercando disperatamente i suoi occhi luminosi, ma non riuscendo proprio a incontrarli.

Rimasero in silenzio entrambi, ma quando il bruno passò alla spalla, lei non resistette e parlò -Ero scioccata quel giorno...-

-Non me ne importa niente...-

-Non avevo idea di come fossi arrivata a...-

-Ti ho detto che non voglio sent...-

-A fare quelle cose, solo dopo mi è tornata...-

-Ancora, la vuoi smet...?!-

-La memoria! Ho ricordato tutto e... e non avevo ragione! Non dovevo prendermela con te!-

-Non me ne importa niente! L'hai capito, o no!?- scattò quindi lui, con rabbia stavolta e gli occhi di lei si riempirono di lacrime, mentre parlava con voce rotta -Non pensavo niente di ciò che ti ho detto! Non... non m'importa se non mi aiuterai più ma...-

-E' tardi adesso per queste lacrime! Non esiste che...-

-Ma non voglio rinunciare alla nostra amicizia! Davvero! Non...- e cercò di prendergli le mani, vedendolo allontanarle e tentare di indietreggiare, ma dietro aveva il lavandino, era in trappola e non voleva usare la forza. Non aveva idea di quanto il suo corpo fosse sensibile...

-Non voglio! Ti prego! Ho sbagliato, ho reagito d'impulso ma... ero terrorizzata! Io avevo fatto cose... troppo lontane da me e non ricordando cosa le avesse portate... ho pensato che mi avessi fatta ubriacare...-

-Certo! Perché sono il tipo, giusto!? Come se avessi bisogno di certi mezzi per avere una ragazza! Ma pensi davvero che sia uno sfigato?! Tu non hai idea di quante mi corrano dietro! Molto più belle, simpatiche e, ovviamente, più capaci di te!- e, dopo quelle parole, lei avvampò. I suoi occhi si stavano riempiendo di nuove lacrime.

Lo lasciò e indietreggiò, non riuscendo proprio a trattenere i singhiozzi e il pianto.

Il vampiro, capendo di aver davvero esagerato stavolta, deglutì, sentendo il senso di colpa ammutolirlo, insieme all'imbarazzo per aver espresso pensieri così eccessivamente cattivi. Nello stesso tempo, le sue gambe si mossero verso di lei che scosse il capo, appoggiata al vetro della doccia.

-Scusami...- mormorò lui, raggiungendola e afferrandole il viso, vedendola scuoterlo in segno di diniego e prendere a singhiozzare -E' la verità.-

-No, no...- le disse lui, cercando ora i suoi occhi, ma lei ribatté, fermando la sua avanzata -Lo so, so che è così...-

-Basta...- rispose però lui, acciuffandole il viso fra le mani e cercando i suoi occhi, ribadendo, serio -Scusa.-

La vide lasciar scorrere altre lacrime, fra i singhiozzi. Vederla in quel modo, a causa sua, riuscì a toccarlo in una maniera che non si aspettava. Credeva davvero di avercela con lei, di ritenere imperdonabili i suoi comportamenti ma, come mosso dal mero istinto e il profondo bisogno di vederla soltanto rasserenarsi, scese sul suo viso, catturando le sue labbra.

A lei mancò il fiato davanti a quel bacio inaspettato ma ricambiò, poggiando le mani sul suo petto e incrociando i begli occhi demoniaci che ora la fissavano con un'intensità che iniziava a riconoscere. Sentì nuovi brividi correre sulla sua pelle e sollevò appena le mezzepunte, giusto per dargli l'autorizzazione a baciarla ancora.

Solo che quando riaprì gli occhi, poco dopo, era sul divano, a cavalcioni sulle sue cosce piegate. Ora erano alla stessa altezza.

-Non voglio che mi perdoni solo perché ti senti in colpa, Raul.- riuscì a dirgli però, prima che continuasse.

Gli accarezzò il viso, anche se la mano le stava tremando e lo vide baciarle il palmo per poi dirle -Non pensavo una sola parola di ciò che ti ho detto, ero solo arrabbiato e...- le stampò ora un nuovo bacio sul naso, quindi uno sulle labbra -E... temo di averti perdonata molto prima di quanto immagino.- ammise, sorridendole appena. Eliza, nel guardarlo, a quel punto non poté che correre alle sue labbra, allacciandogli le braccia al collo e stringendolo forte a sé, sentendo lui fare la medesima cosa. Era stato il bacio più bello e intriso di emozioni che avesse mai dato... ma questo l'avrebbe elaborato solo più avanti.

In quel momento fu solo l'istinto a guidarla, inseme al disperato bisogno che aveva di vederlo e di toccarlo.

-Ho pensato che fosse ormai troppo tardi, Raul... non immagini come mi sia sentita...- gli confidò, fra un bacio e un altro, intimandolo a farsi sopra di lei e a continuare a baciarla -Adesso è tutto risolto...- la tranquillizzò lui, scorrendo con le mani ai suoi fianchi e poi alle gambe nude, carezzevole.

Lei invece era concentrata sulla sua schiena, su i fasci muscolari e, seppur tremante, raggiunse comunque un suo gluteo solido, stringendolo e lasciandosi sfuggire un ansito liberatorio. Eamon era molto diverso al tatto e ormai la sua mente era invasa da una moltitudine di paragoni, sebbene immersi nell'enorme sollievo di aver fatto pace con lui, di poter essergli di nuovo vicina. Ne aveva inquadrati tanti di begli uomini in quei giorni, a Bonnemort, ma nessuno di loro era riuscito ad affascinarla.

Sentì Raul liberare una mezza risata e scendere dalla guancia alla gola, spostando gli occhi socchiusi verso il soffitto: era tutto buio e, oltre ai loro movimenti, c'era un silenzio tombale.

Da un momento all'altro sarebbe potuto uscire qualcuno da una delle due camere da letto, ma nessuna minaccia riuscì a demotivar e Eliza dal privarsi dell'intimo superiore, invitando il compagno a saggiare la pienezza del suo seno. Immerse le dita fra i capelli folti, schiudendo la bocca quando lo fece anche lui, ma su un suo capezzolo.

Raul la sentì inarcarsi appena quando le sue dita scivolarono sotto l'intimo e iniziarono a stuzzicarla, la morse appena, godendosi i suoi respiri affannati, mentre con i piedi cercava di levargli i pantaloni del pigiama, visto che non sembrava voler abbandonare il suo viso.

L'aiutò e rimase in intimo anche lui, separandosi dal suo seno, ma affondando con più vigore le dita in lei. Eliza cercò immediatamente la sua bocca mentre faticava a trattenere gli ansiti -Raul...!- lo chiamò, sgranando gli occhi, presa da nuova fame d'aria e lui ne ammirò il luccichio smeraldino, non li aveva mai visti di quella sfumatura, propria di casa Potter.

Era sorprendentemente bella.

Quando venne rumorosamente sotto di lui, inarcandosi vistosamente, la vide sorridere soddisfatta a occhi chiusi, mentre lui, compiaciuto, andava a morderle uno zigomo. Lo stava stringendo forte -Oh, Raul...- la sentì liberare mentre raggiungeva la sua gola e il suo petto, mettendosi di profilo. Lui si succhiò le dita, davanti ai suoi occhi e poi scese a guardarla. Si fissarono silenziosamente per pochi istanti, poi lei, di nuovo imbarazzata, si fece alla sua altezza. Stava tremando e lui sapeva che non era certo per il freddo.

Sentì le sue belle mani carezzargli la guancia, mentre gli occhi verde limone faticavano a reggere il suo sguardo penetrante e ora, decisamente serio.

-So che forse... non è una buona idea...- esordì lei, in un pigolio, mentre lui scandiva molto lineare invece -E' un'idea pessima, bambina.- ammorbidì parole e toni con quell'appellativo e la vide deglutire, per poi annuire -Lo so, però... sono lucida, questo lo sai e poi... dovrei avere ancora la libertà di decidere, no? Insomma...-

-Lo tradirai e non ti perdonerai mai, Eliza. Sei fatta così ed è giusto.- le disse lui, eloquente e lei si morse il labbro inferiore, abbassando lo sguardo deluso ma sentendo lui abbracciarla subito dopo -Non voglio andare a letto con te e poi scoprire che non lo desideravi affatto.-

-Lo desidero tanto però...- gli confidò lei, sul suo petto e lui scosse appena il capo sentendola proseguire -Ho deciso di tradire Eamon nel momento in cui ti ho baciato per prima, l'ho tradito quando ti ho stretto al mio petto nudo e anche quando ho... ho stretto te, fra le mie dita.- sussurrò, ormai presa dai sussulti nel massimo imbarazzo. Raul le baciò la fronte, accarezzandole i capelli e scendendo quindi ai suoi occhi, di nuovo. Lei aveva assunto quell'espressione determinata che conosceva e capì che non si sarebbe tirata indietro. Le accarezzò il viso, affettuosamente e gli occhi di lei si tinsero di nuovo di verde quando lui le domandò -Sei sicura?-

Eliza annuì subito e lui sfiorò il naso col suo, domandandole di nuovo -Lo sei?-

-Sì, Raul.- replicò lei, stavolta temendo che potesse pensare che non ne fosse del tutto certa.

E il bruno tornò a baciarla, posizionandosi sopra di lei e affondando vigorosamente nella sua bocca.

Si denudarono molto rapidamente e quando l'erezione del compagno era ormai pronta per varcare la sua soglia, Eliza gli afferrò il viso e mormorò -Se... se ti va, puoi mordermi.- e lui fu sorpreso dalle sue parole, mentre continuava a muovere il suo membro contro il suo piacere più esterno.

-Sicura di non uccidermi con il sangue di tuo padre?-

E lei lo guardò storto -Se ce ne fosse stata anche solo una possibilità, non te l'avrei mai chiesto.-

Raul quindi assunse un'espressione ironica e le diede una leggera spinta, vedendola incassare, imbarazzata -A me sembra che tu mi abbia dato un permesso, non fatto una richiesta.- sottolineò, ora infastidendola -Beh, se non vuoi...- e la vide imbronciarsi, per poi guardare altrove e Raul sorrise ampiamente, mostrandole i canini appuntiti. Scese a baciarle la guancia, vedendola sempre rossa in viso e le disse -Adesso voglio solo che mi guardi...- le sussurrò e la obbligò a tornare su di lui.

Riprsero a baciarsi, poi la mano del compagno le sollevò una coscia e, quando la sua erezione iniziò ad affondare, Eliza riuscì a mala pena a trattenere i mugolii. Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi, consapevole di non aver mai avvertito quella sensazione così invadente. Lo sentì scorrere distintamente dentro di lei mentre raggiungeva punti che non pensava di possedere. Il bacino affondò in lei lentamente, con attenzione e la giovane raggiunse presto una mai provata sensazione di pienezza.

Schiuse gli occhi quando lui fu entrato quasi del tutto e notò che i suoi occhi si erano stretti in una nuova espressione.

Sembrava desiderio, ma diverso dal solito.

Gli accarezzò il viso e lui le baciò il palmo della mano mentre la guardava -Ti sto facendo male?- e la vide scuotere il capo, anche se forse avrebbe cambiato la sua risposta nel sentire il bacino del compagno muoversi dentro di lei.

Sì, non era come se lo immaginava, non all'inizio almeno. Era una sensazione di dolore molto strana, blanda ma costante, alternata da brevi momenti in cui le sembrava di avere il cuore in gola, forse una leggera nausea... ma fu una sensazione temporanea.

Mano a mano che il suo corpo si abituava all'invasione, le sue rigidità iniziavano a venire meno. Anche se era certa che senza tutte quelle attenzioni e i suoi baci, difficilmente sarebbe riuscita a rilassarsi. Li mise presto di profilo, portandosi il suo ginocchio quasi fino alla spalla e riprese a muoversi in lei, incentivando le spinte e rendendole più profonde e intense. Quando si aggiunsero poi anche le sue magiche dita sui lombi, le parve che quella sensazione di piacere, che iniziava a prendere il sopravvento su di lei, si stesse quasi espandendo al resto del suo corpo.

-Che bello...- la sentì mormorare lui e, a quel punto, capendo che iniziava a godersi l'atto, Raul non resistette e affondò i denti nel suo collo, sentendola cacciare un grido. Lui strizzò gli occhi, tenendola ferma mentre ancora però si muoveva in lei e la sentì liberare, ansante -Oh, Raul... non è possibile...!-

Tornò sopra di lei, rendendo le spinte vigorose, seppur consapevole di non poter esagerare visto che era una semplice mortale e, quando ebbe finito di nutrirsi del suo sangue delizioso, le leccò il collo dove qualche rigolo era sfuggito al suo controllo.

Si leccò le labbra e poggiò la fronte alla sua, sussurrando -La mia bambina... va tutto bene?-

-Sì, Raul! Sì!- gli rispose lei, cercando le sue labbra. Tornarono a baciarsi avidamente, mentre Eliza iniziava a sentire delle risate lontane... anche se non sembravano provenire dalle camere da letto. Cosa che comunque non sarebbe riuscita a distrarla dall'atto.

Se ne disinteressò rapidamente perché una nuova scossa stava per attraversarla e Raul, riconoscendo ormai quell'espressione, aumentò le spinte, decidendo di lasciarsi andare a sua volta. Le gambe di lei si erano strette con forza a lui, impedendogli di separarsi, nemmeno quando finalmente poté lasciarsi attraversare dal piacere, che investì anche lei, subito dopo.

Fu in quel momento che le risate dell'altra lei furono nitide e non solo nella mente di Eliza, ma anche in quella di Raul, che stava prendendo fiato.

Uscì dalla ragazza e capovolse le posizioni, mettendola sopra di lui e sentendola abbracciarlo forte, cosa che lui ricambiò.

Rimasero in silenzio, anche se Eliza era l'unica ad essere in imbarazzo. Si vergognava come una ladra nel sentire tutta quella felicità e soddisfazione. Non aveva mai pensato di potersi lasciare andare in quel modo, di poter abbandonare le solide redini che tenevano sotto controllo i suoi poteri nelle mani della sua controparte, così da poter godere completamente dell'atto sessuale.

-Credo che abbia riso, alla fine... tu l'hai sentita?- esordì lui, vedendo la compagna alzare timidamente lo sguardo e domandandogli -Sì, l'hai sentita anche tu, quindi?-

E il bruno annuì, accarezzandole il volto e dicendole -Sembrava gradita.- osservò sornione, vedendola arrossire e spostare lo sguardo -Beh, come poteva non esserlo?- fece, retorica e la mano del compagno s'immerse fra i suoi capelli liberi, osservandone i riflessi rosati -Quindi... lo sei anche tu?- avanzò, sorprendendola e scattando, incredula -Certo! E... mi pare si sia notato!- gli rispose, seppur di nuovo rossa in viso e lui restò a fissarla, dicendole -Non parlo del sesso, Eliza. Parlo del gesto in sé. Ora che... l'hai davvero tradito, come ti senti?- le domandò, senza il minimo tatto effettivamente. Voleva risposte chiare e solo con una domanda chiara le avrebbe ottenute.

Eliza, sebbene fu colpita da quella poca delicatezza, fece spallucce, imbronciata -Non mi sento in colpa.-

-E questa sicuramente è una buona cosa.-

-Tu pensi?- gli domandò lei, tornando a guardarlo con quei brillanti occhi verdi e Raul le sorrise appena -Quindi ti senti in colpa perché non ti senti in colpa?-

Ed Eliza parve pensare alle sue parole -Purtroppo nemmeno quello. Non mi pentirò mai di ciò che abbiamo fatto oggi.- sostenne, ora con evidente sicurezza e Raul l'attirò al suo viso, sussurrandole a fior di labbra -L'importante è solo questo. Tutto il resto può essere sistemato, con la pazienza e il tempo necessari.-

Le disse, vedendola restare un momento in silenzio, per poi annuire e tornare a baciarlo.

Ripresero a coccolarsi, solo per tornare a stuzzicarsi, desiderosi di esplorare nuove posizioni su quel divano.

Erano appena le otto del mattino e Darco Malfoy, comodamente seduto sulla poltrona dell'ufficio del preside di Hogwarts, guardava la stanza completamente vuota, a meno dell'enorme scrivania anonima posta davanti a lui.

Si era smaterializzato fuori dalla scuola, all'interno della barriera che la proteggeva e aveva dovuto impegnarsi parecchio per trovare qualcuno che gli indicasse dove fosse l'ufficio del preside, del resto sapeva che quella scuola non era solita permanere in un singolo stato, anzi, amava modificare i propri percorsi interni e lui non era il tipo che smaniava all'idea di perdersi dentro irritanti edifici.

C'erano pochissimi studenti, tutti probabilmente con storie non esilaranti.

Se abitavano a scuola, significava che non avevano una famiglia da cui fare ritorno la notte.

In effetti, la Sala Grande emanava un'atmosfera alquanto triste, soprattutto con sottofondo le canzoni natalizie, che gli suscitavano una sorta di malinconia. Altro motivo per cui non era un amante delle feste.

Mentre si faceva condurre dal Demone che pensava di averlo "beccato" quando era stato proprio lui a cercarlo, cosa che ancora non doveva aver capito, aveva avuto modo di notare numerosi quadri di persone che avevano avuto il coraggio di guardarlo con occhiate poco galanti e quasi accusatorie, si era limitato però ad ignorarli. Magari ricordava loro qualcuno.

Forse era per lo sguardo penetrante di Lucius Malfoy, oppure la camminata sferzante di Draco Malfoy o magari l'aria sicura di Thomas Malfoy... se non tutti e tre insieme.

La cosa non poté che compiacerlo. In effetti, quella scuola aveva visto passare molte generazioni della sua rinomata stirpe.

Quando finalmente lui e il suo accompagnatore giunsero a destinazione, quest'ultimo piazzò la mano sopra una sfera marmorea posta sulla scrivania e decretò -Darco Malfoy, urgenza bassa.- poi lanciò un'occhiata disgustata verso Darco che fu un pelo infastidito dall'essere stato posizionato in coda agli impegni del Preside.

Ma certo non lo diede a vedere. Si sedette sulla poltrona e liquidò con una mano l'altro, scandendo -Può andare.-

L'altro indurì la mascella, non altrettanto bravo a dissimulare, poi decise di lasciarlo, chiudendosi la porta alle spalle.

Hakira lo fece attendere quasi un quarto d'ora, ma non si aspettava un trattamento migliore, aveva avuto con lui un solo incontro e non era stato affatto piacevole.

D'altro canto, a sei anni era stato un tipetto piuttosto permaloso, quindi quel giorno, forse, sarebbe riuscito ad evitare una disputa.

Quando l'orientale si presentò, improvvisamente la sala prese forma, rivelando tutto quello che era stato celato. La sfera invece scomparve.

Darco si guardò intorno, visibilmente rilassato sotto lo sguardo freddo di Hakira. Era infastidito?

-Sei solito trascorrere in questo modo le tue vacanze natalizie?-

Darco, alla domanda del preside, scese con lo sguardo su di lui, mentre il ritratto di Silente lo scrutava divertito.

-Tranquillo, dubito che questa diventerà un'abitudine.- e sorrise appena, senza mostrare i denti.

Si rese di proposito fastidioso nel farlo, anche se ragionevolmente non avrebbe voluto esserlo.



Spazio Autore:

Finalmente i nostri piccioncini hanno fatto pace! Siete contente? Darco invece sembra che fra poco ingaggerà una divertente chiacchierata con l'inossidabile preside di Hogwarts! Il prossimo capitolo sarà Lunedì sera, ho il prelaurea la mattina, spero vada tutto bene! Un bacio a tutte e scusate il ritardo! A presto!

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