Capitolo 10
Un luogo sconosciuto
Erano trascorse cinque lunghe ore prima che il lupo grigio riprendesse conoscenza, ma non era felice di essersi svegliato: probabilmente centinaia di lupi erano morti ingiustamente a causa sua; si sentiva in colpa perché lui aveva deciso di battersi in guerra, lui era sopravvissuto a quest'ultima, e lui non era riuscito a salvare i propri compagni innanzi al pericolo!
Chissà chi altro era sfuggito alle grinfie degli uomini portatori di morte, chi stava cercando un riparo e chi trascorreva gli ultimi istanti di vita.
Un'altra supposizione da fare era sul luogo in cui Jake si era risvegliato: in Paradiso? No, i lupi non sapevano nemmeno della sua esistenza. Era forse un sogno? Improbabile, nei sogni di Jake vi erano solo bei ricordi.
Il lupo grigio continuò ad ipotizzare innumerevoli alternative, sdraiato per terra poiché era ferito e non poteva muoversi.
Alzò il muso per guardarsi intorno e, notò di trovarsi in un luogo appartato, stranamente caldo e confortevole; allo stesso tempo però, dalla l'impressione di essere un po' troppo chiuso, piccolo e buio... Tutti i posti che non avevano una via d'uscita erano un pericolo: le grotte degli orsi erano al chiuso, i nascondigli dei predatori più scaltri erano al chiuso, le case degli umani erano al chiuso!
Jake iniziò a tremare. Cosa gli avrebbero fatto? E se si stesse sbagliando? Se fosse morto sul serio? Iniziò a non sopportare di restare seduto, così si fece forza e si sollevò in piedi; tra sé e sé Jake si chiedeva com'era possibile, era ferito alla caviglia!
Girò il muso alla destra dei suoi arti posteriori e vide una morbida benda.
Di solito i lupi gravemente feriti - i più deboli - anche per dei miseri graffi o zannate si abbandonavano alla morte, mentre i più forti sopportavano il dolore e si alzavano soffrendo, continuando la lotta alla sopravvivenza.
Istintivamente Jake attaccò il corpo estraneo nel tentativo di liberare la caviglia, ma avvertiva un fastidioso pizzicare ogni volta che ci provava. Alla fine si arrese ed iniziò ad esplorare quel casolare ignoto: il pavimento era ruvido, ricoperto di assi di legno, le mura spesse e cementate per separare il calore interno dall'angusto freddo del bosco; una lunga pila di scatoloni barricava il lupo come una doppia fortezza, e l'unico spiraglio di luce era altrettanto oscurato da un mucchio di vecchie tende e teli strappati.
La finestra celata sotto le pesanti coperte era troppo in alto per Jake, e saltare avrebbe favorito solo un inutile spreco di energie.
Il lupo camminava avanti e indietro su tre zampe, zoppicando, poiché si sentiva oppresso dal soffitto basso e stretto e non sapeva come orientarsi.
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L' intrusa
Jake stava cercando una soluzione per evadere da quell'orribile posto; orgoglio a parte, non voleva fare la fine dei suoi simili.
Continuava ad accelerare il passo, quasi come se stesse simulando una corsa, finché non udì degli scricchiolii provenire dalla porta principale: ma certo! La porta era l'uscita! Doveva solo aspettare che si aprisse per fuggire via.
I passi rumorosi avanzavano sempre più vicini verso la porta della salvezza, in direzione di Jake; ci volle un secondo per elaborare la situazione, poiché i rumori indicavano l'arrivo di qualcuno, probabilmente un umano!
Il lupo grigio si stava preparando ad attaccare l'orrenda creatura che si avvicinava, ma con la gamba ferita non poteva fare grossi slanci; doveva procedere con una tecnica di combattimento utilizzando le sole zanne.
Mentre le assi esterne aumentavano l'acustica degli scricchiolii, anche i passi si facevano più fragorosi e rasenti.
Jake sotto sotto si sentiva angosciato, una sensazione mai provata prima: sembrava un misto tra paura e curiosità, apprensione e vigilanza.
Il momento fatale si presentò nell'istante in cui si spalancò la porta, rivelando la vera essenza della figura percepita in precedenza.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Jake si trovava faccia a faccia con un'umana. Era una giovane ragazza, armata di cuscini e avventata sicurezza; con una mano reggeva lo scudo di gommapiuma, mentre con l'altra si sporgeva per avvicinarsi al lupo; Jake in automatico incominciò a ringhiare minacciosamente, pronto ad azzannarle le dita se fosse servito.
La ragazza che gli aveva teso la mano in precedenza, la ritrasse rapidamente emettendo un sospiro, ma ad adornare il suo viso vi era sempre quel sorrisetto innocente e gentile. Aveva gli occhi bruni, i lineamenti del volto graziosamente paffuti ed i capelli biondi color cenere; la carnagione chiara risaltava il naso arrossato e le labbra violacee. Il suo corpo morbido era nascosto da strati e strati di vestiti, nonostante l'altezza evidenziasse ugualmente la sua forma snella ed esile. Indossava principalmente una giacca di flanella e due tre maglioncini di lana sovrapposti, dei pantaloni da escursione sopra i calzettoni, un cappellino in vello e gli stivali imbottiti.
Quest'ultima si avvicinava al lupo con sicurezza, sempre più rapida, fino a quando la sua mano non sfiorò il muso di Jake.
Il giovane lupo non voleva essere toccato, ma l'umana che aveva difronte sembrava innocente, non intenzionata a fargli del male ed aveva anche un buon odore. Così, dopo vari rifiuti nel tentativo di sfuggire al suo tocco, Jake si lasciò accarezzare, ma senza riporre troppa fiducia nella ragazza, non permettendole di abbassare la guardia.
Jake capì che essa non aveva cattive intenzioni, ma allora perché lo teneva prigioniero in quella capanna?
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