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Haeun
«Song.»disse Yeosang con un cenno della testa e con un sorriso talmente tirato, essendo lui troppo gentile da non rivolgergli un sorriso anche se era evidente che tra i due in passato fosse successo qualcosa. Io d'altro canto sbuffai e mi guardai attorno alla ricerca di qualsiasi altra cosa per distrarmi, sentendo già il nervosismo a fior di pelle: mi capitava poche volte di vedere Yeosang e, quando mi capitava, c'era sempre il mio vicino in mezzo alle scatole.
«Kang.»disse l'altro facendo anche lui un cenno con la testa, poi quando riuscii a guardarlo negli occhi senza mostrargli il disgusto che provavo nei suoi confronti lo vidi ghignare divertito da tutta quella situazione. Che si rideva poi, non c'era nulla di divertente.
«Perchè non te ne torni a casa tua?»sbottai allora, incrociando le braccia al petto e guardandolo con un sopracciglio alzato, cercando di fargli capire quanto fastidio mi stesse dando in quel momento. Già ero infastidita dalla sua presenza solitamente, adesso che era presente Yeosang era anche peggio.
«Perchè voglio passare del tempo con te.»rispose con un tono talmente serio che quasi ci credetti anche io. Rimasi sbalordita dalla facilità con la quale quelle parole uscirono dalla sua bocca e mi chiesi quanto per lui fosse normale dire bugie. Risi fintamente nel sentirlo parlarmi in quel modo, il fatto che ancora credeva che con qualche parola dolce sarebbe riuscito ad avermi ai suoi piedi mi faceva ridere ancora di più.
«Oh, voi due...?»chiese subito dopo il mio ex e io sgranai gli occhi, al che Song ghignò come divertito da tutta quella situazione e probabilmente in un altro momento non ci avrei pensato due volte a tirargli un pugno in faccia.
«Che cosa?! No! Assolutamente no, Yeosang, stai tranquillo.»risposi gesticolando animatamente per fargli capire quanto quello che aveva appena detto fosse una cazzata. Lui mi guardò con un piccolo sorriso e poi abbassò gli occhi al pavimento, come se avesse capito quanto quella situazione fosse ridicola.
«Che c'è? Sei geloso?»domandò ancora il rosso e io avvertii i nervi a fior di pelle quando distolsi lo sguardo dal biondo cenere e lo rivolsi a lui, fulminandolo sul posto.
«Song, smettila.»ringhiai tra i denti facendo qualche passo avanti per fargli capire che ero seria. Questa volta fu il suo di turno ad alzare un sopracciglio, guardando la vicinanza tra noi due accorciarsi sempre di più ad ogni passo che facevo. Mi fermai quando mi ritrovai ad un paio di metri di distanza, coi pugni chiusi e la mascella stretta, pronta a prenderlo a cazzotti sotto la mascella.
Ci guardammo negli occhi e io riuscii chiaramente a vedere il divertimento nel suo sguardo, come se quella situazione davvero facesse ridere. Però sembrava che lui trovasse me divertente e quello mi faceva innervosire ancora di più. Era da quando ero piccola che non faceva altro che prendermi in giro ogni qualvolta ci ritrovavamo nella stessa stanza per più di tre minuti, per questo quando potevo lo evitavo come la peste.
Però lui sembrava non capire l'antifona e continuava a ronzarmi attorno e mi lanciava continuamente frecciatine su frecciatine, se non direttamente mi giudicava su qualsiasi cosa facevo.
Mi ero stupita quando, la notte della festa di fine anno, non avesse giudicato anche il modo in cui lo baciavo, anche se potevo ben capire da come mi toccava che gli era piaciuto...
«Io credo proprio che me ne andrò.»soltanto la voce di Yeosang riuscí a riportarmi alla realtà. Mi voltai infatti verso di lui e lo ritrovai in piedi e dietro di me, non mi ero nemmeno resa conto di quando si era alzato, troppo immersa negli occhi scuri del mio vicino.
«Ci vediamo Haeun.»mi salutò lui infine e io corrucciai le sopracciglia, quando si avvicinò per abbracciarmi. Io ricambiai immediatamente, lasciandomi andare ai ricordi di quando per me era quotidiano stringerlo in quel modo, fino a quando non si staccò di nuovo.
«Ciao Yeosang.»mormorai poi a voce più bassa, seguendolo con gli occhi mentre si allontanava da me e dal mio vicino di casa che, quando lo guardai di nuovo in faccia, aveva ancora quel ghigno divertito.
«Si può sapere che ti passa per la testa, mh?!»esclamai quando fui certa che nessuno ci potesse sentire, avvicinandomi a lui e tenendo braccia e gambe tese, fissandolo intensamente negli occhi, sperando che in un modo o nell'altro succedesse qualcosa e magari prendesse fuoco improvvisamente.
«Sei proprio un'idiota, l'ho fatto per te.»mi rispose lui e io sbuffai una risata, facendo un passo indietro e portandomi una mano sulla fronte, poi incrociai le braccia al petto e spostai il mio peso da una gamba all'altra.
«Si, certo, come se tutto ad un tratto sei diventato un chierichetto e vuoi fare del bene.»lo presi in giro allora, scuotendo la testa come a voler dimostrare la mia disapprovazione.
«No, ma una mezza idea ce l'avrei.»commentò poi portandosi una mano sotto al mento per fingere di pensare, io schioccai la lingua contro il palato e mi mossi per andarmene.
«Ecco, tienitela. Io me ne vado.»affermai infatti, girandomi e andando ad afferrare il pacchetto di sigarette e l'accendino che avevo lasciato poco prima sulla panchina, ma quando poi mi indirizzai verso casa mia fu di nuovo la sua voce a richiamarmi.
«Ti piace ancora Yeosang, non è cosí?»mi chiese infatti e io mi voltai immediatamente di scatto, avvertendo subito le mie guance farsi rosse: non mi sarei mai aspettata che fosse talmente chiara la mia cotta per il mio ex-ragazzo.
«Non sono affari tuoi.»gli risposi ancora una volta in maniera fredda e facendo per continuare la mia strada, ma la sua mano si avvolse attorno al mio polso, bloccandomi sul posto.
«E se ti dicessi che sarei disposto ad aiutarti?»disse retoricamente e io risi di gusto perchè quelle sue parole davvero mi fecero ridere di cuore.
«Aiutarmi in cosa, esattamente? Pensi che io sia un caso disperato e che non sia in grado di riprendermi il mio ex-ragazzo?»quasi urlai, quello che avevo detto, per quanto doloroso fu per me sentirlo, sapevo che in un certo senso era vero. Yeosang era l'unico ragazzo che mi era piaciuto seriamente e quando avevamo rotto non potevo non dire che non mi avesse fatto male.
«Non mi pare che tu ci sia riuscita fino ad ora.»borbottò come frecciatina e io sentii di nuovo quell'impulso di scaraventarmi contro di lui e tirargli un calcio dove non gli batteva il sole. Mi liberai dalla sua presa sul mio braccio per andarmene definitivamente ma era come se ogni cosa che diceva mi impediva di andarmene.
«Era interessato nel sapere se stessimo insieme, questo va bene, significa che hai ancora una speranza e che...»cominciò a dirmi, come se avessi bisogno di rassicurazioni riguardo quello che c'era tra me e il ragazzo.
«Senti, non ho bisogno di te che mi vieni a dire quello che posso e non posso avere, perciò fatti gli affari tuoi e torna a scopare a casa tua.»lo interruppi infatti, andandogli contro e finendo a qualche passo di distanza dal suo corpo. Gli rivolsi un'occhiata di sfida, aspettando di nuovo che parlasse e dicesse qualcosa che mi avrebbe fatto irritare, così avrei avuto una scusa in più per picchiarlo.
«Wow, hai dovuto menzionare il sesso. Sei frustrata sessualmente, tesoro?»commentò invece con un sorrisetto fastidioso e io alzai gli occhi al cielo, girandomi l'ennesima volta per andarmene, ma anche questa volta mi prese per una spalla e non me lo permise.
«Dai Park, sto cercando di aiutarti sul serio, perchè non me lo permetti?»aggiunse allora e io corrucciai le sopracciglia con fare confuso: perchè da un momento all'altro si stava comportando in quel modo?
«Perchè dovresti aiutarmi dopo tutti questi anni di prese in giro?»risposi alla sua domanda con un'altra domanda e lui alzò gli occhi al cielo per poi fare un passo indietro e infilarsi le mani nelle tasche.
«Mi fai passare come un bullo, anche te mi prendevi in giro.»disse con tono di voce più basso, come se improvvisamente si fosse offeso a causa delle mie parole, come se gliene fregasse qualcosa di quello che pensavo di lui.
«Io mi difendevo e basta.»ribattei io con tono severo, ricordando tutte le volte in cui avevamo litigato in passato. Dai momenti in cui mi tirava i capelli a quando io gli rubavo la merenda perchè la sua era più buona, oppure quando mi dava i pizzicotti sulle braccia e sui fianchi, allora io lo insultavo e gli urlavo contro.
«Vuoi tornare o no con Yeosang?»mi chiese dopo essere rimasto in silenzio per qualche secondo di troppo. Io non risposi, perché si, volevo tornare con Yeosang, ma allo stesso tempo non volevo mostrarmi talmente disperata dall'andare a cercare il suo aiuto.
Allora anche io rimasi zitta e abbassai lo sguardo al pavimento, prima di rialzarlo e guardare in qualsiasi direzione tranne la sua. Speravo che si sarebbe stufato e che mi avrebbe lasciato perdere, ma purtroppo non fu cosí.
«Che ne dici di fingere di stare insieme per farlo ingelosire? Vediamo solo come va, è evidente che gli importasse, prima.»parlò ancora e io sgranai gli occhi e spalancai la bocca sentendo quel che mi disse. In un primo momento pensai si fosse completamente impazzito per proporre una cosa del genere, soprattutto a me poi, ma poi quando vidi il suo sguardo serio capii che stesse più che bene e che tutto ciò non fosse nemmeno uno scherzo.
«Oh mio Dio, non me lo stai chiedendo veramente.»gli dissi, pensando immediatamente di negare quella proposta. Non eravamo in un libro o in un film, che tutto avrebbe seguito i suoi piani e che, alla fine, Yeosang sarebbe tornato da me. Però, per quanto potesse sembrare stupido, quel piano in un certo senso mi intrigava.
«E cosa dovremmo fare?»chiesi infatti, cercando di non fargli scorgere la mia curiosità nel suo tono di voce e di non farmi sentire nemmeno troppo disperata.
«Niente, uscire ogni tanto e mettere qualche foto, farci vedere come una coppia quando c'è lui e cercare di attirare la sua attenzione, tutto qui.»spiegò con un'alzata di spalle, come se tutto quello fosse la cosa più facile del mondo, eppure ancora non convinceva. C'era qualcosa di strano, nel modo in cui ne parlava, ed io volevo scoprire di cosa si trattasse.
«E tu che ci guadagni?»gli chiesi infatti, cercando di capire meglio quale fosse il suo punto di vista, anche se era molto probabile che nemmeno mi avrebbe risposto sinceramente.
«Stare fuori casa e lontano da mia madre con un motivo per lei valido: stare con la mia finta ragazza.»ribattè e io per un attimo gli credetti. Era evidente che le urla che sentivo almeno una volta al giorno da casa sua erano tra lui e la madre, dopotutto erano anche gli unici due abitanti di quella casa.
«Allora, ci stai?»mi domandò infine, tendendo la mano verso di me e rivolgendomi un sorriso sinistro. Sentii i brividi sulla pelle, al solo pensiero di accettare quella proposta cosí stupida, ma poi pensandoci meglio...cosa avrei potuto fare di meglio, io, per riconquistarlo? Allora tesi la mano e lasciai che si stringesse con la sua, prima di mormorare un:
«Me ne pentirò amaramente.»
Ed eccoci arrivati al punto cruciale della storia ragazzi
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