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Mingi
Quando arrivò la fine di agosto sapevo che fossi arrivato anche al momento in cui il mio periodo di divertimenti fosse arrivato alla conclusione. Avrei dovuto trovare un lavoro, cosicchè da fare contenta mia madre e dal non farle avvertire il peso di un fallimento di figlio che si era ritrovata ad avere.
Certo, quello era l'ultimo dei problemi, mentre tenevo gli occhi chiusi e il corpo buttato sul letto mentre proprio in ginocchio in mezzo alle mie gambe c'era una ragazza della quale nemmeno ricordavo il nome.
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La bocca di lei era avvolta attorno a me da qualche minuto ormai, mentre faceva su e giù con la testa. Mi morsi il labbro inferiore per non far uscire alcun rumore, dato che probabilmente non eravamo soli in casa, ma questo non mi fermò dall'afferrarle i capelli in una coda di cavallo e spingerla a mio piacimento.
«Brava, continua così...»mormorai cercando di mantenere il tono di voce il più basso così, poi abbassai gli occhi su di lei e colsi il momento esatto in cui affondò completamente su di me, facendo sfiorare la mia punta con il retro della sua gola.
«Non fermarti...»mugolai a quella sensazione e lei capì quanto fossi vicino al mio orgasmo, così continuò per qualche altro secondo con quei movimenti fino a quando non sentii liberarmi completamente nella sua bocca.
Rimasi sdraiato e a occhi chiusi per circa un minuto prima di alzarmi a sedere e guardarla mentre si puliva le labbra dal mio liquido, poi anche io mi alzai e mi ritirai su i pantaloni, notando che nè i vestiti, nè il letto erano sporchi, simbolo che avesse ingoiato.
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«Brava ragazza.»le dissi all'orecchio quando le fui vicino, per poi prendere un fazzoletto e passarglielo. Il trucco le era colato lungo le guance e riuscivo perfettamente a notare i suoi occhi lucidi a causa dello sforzo che aveva fatto fino a quel momento.
«Mi accompagni di sotto?»mi chiese quando poi fu sistemata, con soltanto un po' i capelli in disordine. Scrollai le spalle e poi annuii, aprendo la porta di camera mia ed indirizzandomi verso l'uscita di casa mia.
Durante il breve tragitto riuscii a sentire perfettamente il rumore del televisore e infatti, quando arrivammo in salone, riuscii a scorgere la figura di mia madre sdraiata sul divano intenta nel guardare un programma scadente che facevano solo durante la sera tardi.
«Buonasera signora Song.»salutò la ragazza davanti a me e soltanto in quel momento mia madre si degnò di guardarmi. Sapevo perfettamente cosa quello sguardo significasse, ovvero che a breve mi sarei dovuto sorbire un bel discorsetto da parte sua.
«Ciao.»ricambiò la donna con un mezzo sorriso, mentre io spingevo la ragazza verso la porta per farla sparire dalla mia vista il prima possibile e non far una figura di versa proprio davanti a lei a causa delle prossime parole di mia madre.
«Mi chiami tu se vuoi?»mi domandò ancora e io mi limitai ad annuire e basta, anche se sapevo perfettamente che non l'avrei mai fatto. Non andavo mai due volte con una stessa ragazza, questo per fare in modo che non si attaccassero a me e che pensassero che sarei diventato il loro fidanzatino.
Le aprii la porta e lei uscì salutandomi con la mano, io ricambiai nello stesso modo e poi sospirai, chiudendomi la porta alle spalle e poggiandomi contro di essa, cercando di prepararmi mentalmente a quello che sarebbe successo a breve.
«Ti avevo già detto di smetterla di portare tutte queste ragazze a casa.»sentii infatti la voce di mia madre arrivare dal salotto, e io sapevo già che avremmo dovuto rifare quel discorso da capo, come se già non fosse successo negli ultimi due anni.
«Cosa ti cambia se vengono qui? Tanto stanno per poco tempo e rimangono solo in camera mia, non ti crea alcun problema.»sbottai infatti una volta che fui tornato dove era anche lei, la vidi premere un tasto sul telecomando per mettere in pausa il programma e poi rivolgere la completa attenzione verso di me.
«Mingi finchè vivi sotto questo tetto io decido chi può e chi non può entrare in questa casa.»affermò precisa e io sbuffai rumorosamente, per poi ridere ironicamente.
«Wow, adesso che fai? Mi metti in punizione?»dissi infatti in modo retorico, dato che ogni volta che mi aveva messo in punizione più di una volta da quando ero piccolo ma pure se rispettavo le sue regole poi, una volta scontata, ritornavo punto a capo.
«Non mi interessa cosa fai con loro, ma almeno abbi la decenza di fare certe cose quando io non ci sono e di non portarle così tante.»avevo sentito quelle parole talmente tante volte ormai da esserne stufo e da conoscerle perfettamente a memoria. Sapevo che probabilmente a lei non faceva affatto piacere, il portare almeno un paio di ragazze a settimana nel mio letto e scoparci con lei in casa, ma a me piaceva, e non ci vedevo nulla di male in fin dei conti.
«Non ti ha mai dato fastidio la mia vita sessuale, perchè ora tutto a un tratto hai cambiato idea?»chiesi, dato che era da quando avevo finito scuola che avevamo iniziato ad avere questo tipo di problema, anche se in realtà potevo immaginarmelo: prima era raro le portassi a casa, capitava una o due volte al mese massimo, adesso invece era raro che non capitasse settimanalmente.
«Perchè prima o poi finirai per mettere incinta qualcuna o per prenderti qualche malattia!»sbottò alzandosi dal divano e io risi, passandomi le mani tra i capelli con fare nervoso.
«Sai che uso i preservativi, vero?»le chiesi, sapendo bene che lei era a conoscenza di ciò, dal momento che aveva trovato più volte scatole e bustine di preservativi nel secchio, anzi anche i profilattici usati: per questo avevo iniziato a buttarli nei secchi dei vicini.
«Sai che c'è? Fai quel che vuoi, basta che la smetti di portarle tutte dentro casa mia.»disse infine prendendo di nuovo il telecomando e spegnendo del tutto il televisore, iniziando poi a rimettere in ordine il salotto. Io allora mi girai di nuovo e feci di nuovo per uscire di casa, ma appena fui sull'uscio lei mi richiamò.
«Dove vai?»mi chiese allora e io non mi degnai nemmeno di girarmi, semplicemente le risposi dall'altra parte della casa.
«A fare due passi.»borbottai per poi essere fuori in un attimo. Presi il telefono e iniziai a scorrere su instagram e twitter, senza un motivo logico soltanto per far passare il tempo.
Stavo quasi per rispondere al commento di Hongjoong con "un'altra?" ma non feci in tempo a farlo che sentii una voce maschile a pochi metri da me che mi fece scattare subito la testa.
Vidi infatti i miei due vicini di casa parlare, lui seduto sulla panchina mentre teneva le gambe aperte ed entrambe i gomiti poggiati su di esse, mentre lei era in piedi a qualche metro di distanza da lui con una sigaretta in mano, proprio come l'avevo trovata qualche giorno fa.
«Non hai ancora smesso di fumare?»sentii lui chiederle mentre la guardava dal basso, lei aveva un braccio piegato avvolto attorno al suo corpo e l'altro steso mentre teneva il mozzicone tra due dita. Non lo guardava in faccia, era quasi come se si stesse vergognando di lui, e in un primo momento non riuscii a capire il motivo.
«Non fumo, Yeosang, lo sai bene.»rispose lei nello stesso modo in cui aveva risposto a me tempo addietro. Anche in quel caso rimasi stranito dalla sua risposta e corrucciai le sopracciglia: una ragazza che fumava che diceva di non fumare io mon l'avevo mai vista o sentita da nessuna parte.
«C'è qualcosa che ti stressa?»domandò ancora lui con il tono di chi sa che c'è qualcosa sotto. Si alzò in piedi e si diresse verso di lei, facendo per poggiarle una mano sulla spalla e abbassando la testa per guardarla in viso e cercare di capire la sua espressione. La canotta nera che lei indossava e il pantaloncino largo lasciavano ben intendere che era quello il suo pigiama, per come erano stropicciati e evidentemente usati.
«In realtà...»iniziò lei a dire alzando la testa per guardarlo in viso ma in quel momento erano fin troppo vicini, quasi le loro fronti si toccavano a causa della vicinanza. Fu proprio per questo motivo che mi feci avanti con qualche passo, attirando la loro attenzione su di me.
«Ma guarda, i piccioncini!»esclamai infatti camminando con le mani nelle mie tasche e con nonchalance, non volendo far capire a nessuno dei due che io in realtà ero lì da qualche minuto, ad osservare ogni loro movimento.
Mi avvicinai ai due e Yeosang fece cadere la mano dalla spalla della ragazza di fronte a se, per poi allontanarsi di un passo verso l'indietro e guardandomi in viso con un'espressione neutra che, se non avessi saputo il perchè del nostro litigio, non sarebbe mai potuta essere riconducibile al motivo della nostra disputa.
«Song.»mi salutò lui con un cenno della testa e con un sorriso talmente tirato quanto falso, mentre Haeun al suo fianco rimase ferma e sbuffò soltanto guardandosi intorno: capii immediatamente quanto lei volesse stare del tempo sola con lui e quanto ora non mi sopportasse perchè mi ero messo in mezzo.
«Kang.»ricambiai allora il saluto con poi un cenno con la testa, prima di ghignare nella direzione della ragazza che ora mi guardava con le fiamme negli occhi.
Un po' di suspense
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