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Haeun

Non appena uscii dalla doccia presi uno degli asciugamano che Mingi mi aveva detto di poter utilizzare e immediatamente me lo misi indosso, per poi guardarmi allo specchio. Uno dei succhiotti che la sera prima mi aveva fatto il ragazzo era ancora sul mio collo, portai la mano a sfiorarlo e sentii il punto leggermente più sensibile.

Sorrisi e abbassai gli occhi al pavimento, per poi uscire dal bagno e recarmi velocemente in camera da letto, dove erano rimasti i vestiti della sera prima e sperando di non incontrare la mamma di Mingi in corridoio.

Fortunatamente non ebbi problemi e subito andai a prendere i miei vestiti, rimettendomeli indosso e riutilizzando anche l'intimo della sera prima, appuntando in mente mia di tornare subito a casa e cambiarmi immediatamente.

Non appena fui vestita uscii dalla stanza e andai verso la cucina, da dove riuscivo già a sentire un buon odore di caffè e latte. Sorrisi, e seguii la scia del profumo, per poi ritrovarmi davanti al tavolo da dove riuscivo benissimo a vedere due tazze di latte e la mamma di Mingi intenta nel girare per la cucina, probabilmente mentre si stava preparando qualcosa.

«Buongiorno.»la salutai io e immediatamente lei si voltò verso di me, sorridendomi a trentacinque denti non appena si rese conto della mia presenza: chissà se sapeva che avevo passato la notte lí.

«Haeun! Carissima, hai dormito bene?»mi domandò poi e mi risposi immediatamente alla domanda di poco prima. Allora le sorrisi ancora e mi misi a sedere, mentre anche lei si portava la tazzina da caffè al tavolo.

«Si, molto bene, grazie.»le risposi allora io e mi fermai poi, notando che Mingi non era a tavola. Corrucciai le sopracciglia e mi guardai attorno, confusa della sua assenza.

«Ti serve qualcosa, per caso?»mi chiese ancora lei, dopo aver sorseggiato un po' del suo caffè e aver imprecato silenziosamente perchè troppo caldo.

«Dov'è Mingi?»domandai di rimando allora, non volendo sembrare troppo scaltra o che non volessi stare da sola in sua presenza, ma era proprio che volevo stare un po' con il figlio.

«Non lo so, qualcuno ha bussato ed è andato a vedere chi fosse, magari è il vicino.»mi rispose lei e io nel sentire "il vicino" non potei fare a meno che pensare che si potesse trattare di Yeosang, dal momento che i miei genitori non sarebbero mai venuti a chiedere nulla ai Song.

«Lo vado a chiamare.»annunciai poi dopo un po', facendo per alzarmi dal tavolo mentre lei semplicemente annuí e si riportò la tazzina alle labbra, prendendo qualche altro sorso di caffè.

Andai subito verso la porta di casa, aspettando di sentire la voce di Yeosang, ma fortunatamente non fu cosí, anzi, riuscii soltanto a sentire Mingi mentre parlava.

«Beh, io per voi però rimarrò sempre quello a cui piace scopare con tutti.»disse e io corrucciai immediatamente le sopracciglia, facendo per farmi un po' più avanti e capire con chi stesse parlando, e riuscii a vedere Yunho, Seonghwa ed Hongjoong comodamente seduti sul divano mentre lo guardavano come se stesse dicendo qualche idiozia.

«Più volte ho detto di voler darci un taglio perchè non me la sentivo più di portare avanti questa bugia ma nessuno di voi mi ha mai dato ascolto!»alzò il tono di voce Mingi e per un attimo fui tentata nell'intervenire ma la mia mente rimase bloccata: di quale bugia stava parlando?

«E ora sono qui, a dirvi che ci ho fatto sesso e voi l'unica cosa che volete sapere sono i dettagli per capire se avete perso o meno quella dannata scommessa.»

Quelle parole mi fecero crollare immediatamente. No. Non era possibile. Tutto ciò non stava accadendo davvero a me.

«Che cosa?»riuscii soltanto a mormorare prima che tutte le teste si voltassero verso di me. Alzai immediatamente gli occhi e li guardai uno ad uno, notando l'evidente sorpresa nel trovarmi lí.

«Haeun...»disse il rosso facendo per avvicinarsi ma io di scatto feci un passo indietro. Quando ciò successe lui si bloccò sull'istante e semplicemente mi guardò, io non riuscivo nemmeno a guardarlo negli occhi però, dalla scarica di nervoso che sentii corrermi per il corpo.

«Che cazzo significa?»chiesi infatti poi alzando la voce e facendomi sentire più sicura, guardandolo in viso e notando l'improvviso cambio di espressione: ora non era più serio, era preoccupato. Preoccupato che io avessi sentito qualcosa da quella conversazione.

«Di che scommessa stavi parlando?!»sbottai allora stirando le braccia lungo i fianchi e non sapendo esattamente come sentirmi in quel momento: non sapevo cosa stesse succedendo, cosa fosse vero e cosa meno e, soprattutto, non sapevo più cosa Mingi fosse per me.

«Haeun, lascia che ti spieghi, un attimo.»fece per dire provando a farsi nuovamente avanti ma io alzai immediatamente le mani per fargli capire di fermarsi e lui, fortunatamente per me, lo fece, rimanendo poi impalato sul posto.

«Quello che è successo era una scommessa coi tuoi amici?»domandai allora, sentendo ogni mia certezza cadere quando dissi quelle parole. Lui strinse la mascella e, nonostante non rispose, io capii già che avessi fatto centro: non potevo crederci, mi aveva solo usata per vincere chissà che cosa con i suoi amici. Sbuffai una risata amara e feci per voltarmi e andare subito a prendere le mie cose, ma lui mi afferrò per un polso per fermarmi.

«Piccola...»quando sentii quel maledetto nomignolo uscire dalle sue labbra non riuscii a trattenermi: mi voltai di scatto e, con tutta la forza che avevo, gli tirai uno schiaffo in faccia, a dita aperte e in piena guancia.

«NON CHIAMARMI COSÌ!»urlai allora e soltanto in quel momento mi lasciai andare alle prime lacrime. Lui si portò una mano sul viso e mi guardò impassibile, probabilmente pensando a cosa avrebbe dovuto dire. Io non aspettai che parlasse e semplicemente mi indirizzai verso camera sua, incurante del fatto che tutti i suoi amici avessero assistito alla nostra litigata e che anche sua madre era accorsa in salotto quando aveva sentito la mia voce alzarsi.

«Dove vai?»mi chiese poi Mingi, seguendomi in camera sua e osservando come andassi da una parte all'altra per raccattare le mie cose nel modo più veloce possibile. Non volevo stare in quella casa, in quella stanza, vicino a lui. Lo volevo il più lontano possibile da me, in quel momento, e forse per sempre.

«A casa mia, non voglio più vederti o parlarti.»risposi secca per poi ritornare sui miei passi e indirizzarmi verso l'uscita ma anche questa volta fui fermata dalla sua presa sul mio polso. Subito dopo la sciolse, giusto in tempo per non prendersi un secondo schiaffo.

«Lascia almeno che ti spieghi come sono andate le cose, per favore!»mi implorò alzando anche lui stavolta la voce e unendo le mani in segno di preghiera, come se ciò fosse bastato. Nonostante la voglia di non sentirlo nemmeno fiatare fosse tanta, quella di conoscere la verità era maggiore.

«Avanti, spiega!»gli gridai ancora io e lui rimase per un attimo fermo, notando perfettamente le lacrime sul mio viso e facendo per togliermele ma subito io mi sfilai dalle sue mani, lasciandolo fermo a fissarmi. Inizialmente pensai che ci avesse ripensato, e che non mi avrebbe più detto nulla, ma non fu cosí.

«Io e i miei amici avevamo scommesso che non sarei riuscito a venire a letto con te, qualche giorno dopo la prima volta in cui ci siamo baciati.»iniziò a dire e io avvertii i brividi soltanto nel sentire quelle dannate parole.

«Allora ti ho proposto il piano per Yeosang, così da poter passare del tempo con te.»lo schifo che stavo iniziando a sentire nei suoi confronti era tanto, talmente tanto dall'avvertire un'improvvisa voglia di vomitare.

«Ma poi...»quando disse quelle due parole sbuffai di nuovo una risata finta, asciugandomi il viso dal pianto e poi cercando i suoi occhi, per fargli capire quello che sentivo nei suoi confronti in quel momento.

«Ti prego non dirmi che poi ti sei innamorato di me.»dissi allora e lui aprí e chiuse la bocca due volte prima di serrarla completamente: probabilmente era proprio quello che voleva dire, l'ennesima stronzata.

«Tutto quello che mi hai detto, questa mattina...»iniziai poi a dire io, ricordando tutte le belle cose che mi aveva detto meno di un'ora prima, e che ora si erano completamente dissolte nell'aria.

«Era tutta una bugia.»affermai, avvertendo nuove lacrime formarsi nei miei occhi davanti a questa nuova consapevolezza. Ci avevo creduto, ci avevo creduto davvero alle sue parole e che lui potesse cambiare davvero abitudini per me. Ma ovviamente non era cosí.

«No, non lo era, tu mi piaci davvero e...»ma non riuscii nemmeno a farlo finire di parlare che il mio cuore iniziò a battere più forte soltanto a quelle stupide e finte parole

«Smettila di dirlo!»sbottai infatti, puntando i piedi a terra e spalancando le braccia in segno di disperazione, perchè quello sentivo in quel momento: pura disperazione. Feci per fare un passo e andarmene ma poi mi fermai di nuovo, e lo guardai negli occhi, finalmente incontrandoli.

«Non voglio averti vicino, mai più.»ringhiai a denti stretti, indicandolo e lasciando scorrere liberamente le mie lacrime lungo le guance: volevo che le vedesse, che capisse quanto mi stava facendo male e quanto dovesse sentirsi una merda nei miei confronti.

«Mi hai solo usata, per vincere una dannata scommessa e aumentare ancora di più il tuo ego.»continuai poi, ricordando che in realtà probabilmente a lui nemmeno importava se stessi soffrendo o meno, perchè a lui di me sostanzialmente non fregava nulla.

«Immagino quanto avrai dovuto pensare, visto che non te la davo.»aggiunsi poi, simulando una risata finta e allontanandomi da lui all'indietro, notando soltanto in quell'istante come i suoi occhi erano tristi mentre mi guardava senza dire una parola.

«O immagino quanto mi hai preso in giro con i tuoi amici quando mi hai trovato a piangere in casa mia.»conclusi poi, feci per andarmene e, quando fui abbastanza lontana da lui, lo sentii di nuovo parlare.

«Non l'ho mai detto a loro.»ammise ma io non ci misi nulla a tirare un sospiro. Mi aveva mentito su tutto il resto, era ovvio che gli venisse facile mentirmi anche in questo momento: dopotutto, ci aveva preso gusto a farlo, no? Erano mesi che lo faceva ormai, doveva anche averci preso l'abitudine.

«Sei un cazzo di bugiardo.»lo insultai allora e lui si fece in avanti fino a quando, per la seconda volta, feci dei passi indietro per creare quella distanza minima di cui io avevo bisogno.

«Ma è così!»esclamò ma io non me ne importai di quelle parole. Mi feci in avanti ed arrivai a pochi centimetri dal suo corpo, credendo che cosí avrei almeno fatto capire qual era la mia posizione da quel momento in poi.

«Non voglio più parlarti, o sentirti o starti vicino.»dissi a denti stretti, cercando i suoi occhi e trovandoli subito, vedendo con quanta velocità l'ultimo barlume di speranza si spense al loro interno a causa delle mie stesse parole. Bene, meglio: volevo che stesse male quanto me, anche se probabilmente non sarebbe mai successo visto che non aveva motivo per stare male. Dopotutto, l'aveva vinta la scommessa, no?

«Qualsiasi cosa ci fosse tra noi è finita. Non scrivermi e non chiamarmi.»continuai allora, indicando poi il mio telefono con la mano e non aspettandomi che lui mi desse qualche segno di aver capito: non ci voleva un genio a capire le mie parole.

«Tu sei morto per me, Song.»conclusi alla fine, guardandolo un'ultima volta prima di voltarmi ed ignorare completamente qualsiasi altra persona presente nel salotto dei Song, compresa sua madre, della quale in realtà mi dispiaceva ma che in quel momento non sarei mai riuscita a guardare in faccia: come potevo, dopo tutto quello che era appena successo?

«Haeun ti prego...»lo sentii richiamarmi ma io non lo ascoltai e semplicemente mi sbattei la porta alle spalle quando fui fuori dall'abitazione. Immediatamente mi diressi verso la mia, mentre i singhiozzi e le lacrime cominciavano a sopraffarmi completamente.

È durato poco il momento di gioia

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