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Mingi

«MINGI!»

Con l'urlo di mia madre nelle orecchie mi svegliai di scatto e fui seduto sul mio letto in un attimo, mi guardai velocemente attorno per capire cosa stesse succedendo, se ci fosse un ladro o se la casa stesse andando a fuoco, il tutto con ancora la vista sfocata a causa del sonno interrotto.

Mi girai su un fianco e riuscii a vedere mia madre in ginocchio accanto al mio letto, e ora si stava mettendo in piedi. Ciò mi permise di vedere l'orologio sul mio comodino che segnava le tre del mattino passate.

«Che...che diavolo succede?»le chiesi allora spaventato, notando la sua espressione confusa e alquanto strana. Era come se ci fosse qualcosa che voleva dirmi ma che al contempo non voleva, e io iniziai seriamente ad avere paura.

«Non lo so, io...»iniziò a dire camminando per la stanza e portandosi le dita alle labbra, mordendosi le pellicine. Io corrucciai le sopracciglia confusa e poi mi alzai in piedi, cercando di fermarla sul posto per capire perchè mi avesse svegliato a quell'ora.

«Mamma, che c'è?»le domandai allora con più calma, e lei alzò gli occhi su di me e per un attimo sembrò voler parlare ma poi si bloccò e voltò la testa di scatto verso la mia finestra. Si tolse le le mie mani dalle sue spalle e si avvicinò ad essa con la testa, e io mi sentii ancora più confuso di quanto ero già.

«Mi stai spaventando...»aggiunsi allora ma subito dopo lei alzò una mano per impedirmi di parlare, come se avessi appena urlato.

«Shh, zitto!»disse infatti col tono di voce basso e allora mi avvicinai a lei per capire cosa stava facendo, e subito mi resi conto che stava tenendo l'orecchio teso in ascolto di qualcosa che io ancora non sentivo.

«Li senti?»mi chiese infatti e soltanto in quel momento cercai di isolare tutti i rumori e capire di cosa stesse parlando mia madre.

E poi, tutto ad un tratto, delle urla.

Urla di un uomo e una donna che stavano evidentemente litigando e botti sul pavimento che probabilmente significavano che stava venendo lanciato qualcosa. Poi, una terza voce, più flebile e spezzata si unì alla litigata, ma fu quasi immediatamente smorzata da un ulteriore forte rumore come se fosse appena caduto qualcosa.

«Vengono dalla casa dei Park.»aggiunse mia madre e soltanto in quel momento riuscii a collegare tutti i tasselli del puzzle: non era di certo un segreto che i genitori della ragazza con la quale avevo un patto litigavano ogni volta che ne avessero avuto l'occasione, ma di notte non era mai successo. Almeno fino ad ora.

Immediatamente mi voltai sui tacchi e nemmeno mi misi qualcosa di decente addosso, semplicemente uscii dalla mia stanza e mi diressi verso la porta di casa, con l'intenzione di andare a controllare che non stesse succedendo qualcosa di troppo grave.

«Dove stai andando?»la voce di mia madre mi sopraggiunse mentre mi mettevo le scarpe, in fretta e furia, e con le mani tremanti a causa dell'agitazione.

«A controllare che Haeun stia bene.»le dissi semplicemente, sentii il nome della ragazza uscire dalla mia bocca in modo strano, dato che probabilmente era la prima volta che lo dicevo, ma in quel momento fu davvero irrilevante tutto ciò.

«Mingi so che tieni a quella ragazza ma non sono affari tuoi, dovresti...»iniziò a dire mia madre ma non appena ebbi finito di fare il secondo nodo mi alzai in piedi e guardai mia madre, adesso spaventata proprio quanto me.

«Cosa dovrei? E se le succede qualcosa? E se le fanno qualcosa?»le dissi sentendo il mio tono tremare ad ogni domanda, non riuscendo a capacitarmi quello che stava succedendo e quello che stavo per fare.

«Sono i suoi genitori...»provò a dirmi lei, anche se dal suo tono di voce riuscivo benissimo a capire che poco credeva a quelle parole: la nostra famiglia stessa ci era passata, solo che i miei genitori non erano mai stati violenti l'uno contro l'altro e non avevo mai avuto il bisogno di mettermi in mezzo.

«E con questo? Lo sai anche tu che sono anni che litigano, solo che non erano mai arrivati a questo punto.»continuai poi, prendendo le chiavi di casa e facendo per uscire. Mia madre non provò a fermarmi ancora e io semplicemente corsi per il nostro vialetto e poi per il marciapiede che mi avrebbe portato proprio di fronte casa dei Park.

Immediatamente bussai alla loro porta, una volta arrivato, e fortunatamente tutte le urla che provenivano dall'interno si fermarono, segno che mi avevano sentito. Poi riuscii ad udire dei passi e finalmente la porta si aprì, mostrandomi l'uomo di casa con le vene del collo e della fronte pulsanti a causa della rabbia.

«Ragazzo, sai che sono le tre di notte?»mi chiese cercando di tenere la voce cauta e pacata, anche se con pochi risultati dal momento che riuscii ad avvertire la paura nelle vene.

«È il vicino di casa, lascialo perdere.»una seconda voce, quella della moglie probabilmente, parlò e immediatamente io cercai di vedere oltre le spalle dell'uomo per controllare se ci fosse la ragazza che stavo cercando.

«Dov'è Haeun?»chiesi infatti dopo un po', non riuscendola a trovare con lo sguardo, e subito la madre arrivò dietro al marito, non aspettandosi di certo una domanda del genere.

«Che diavolo vuoi da mia figlia?»chiese infatti lei e io soltanto a quel punto mi feci coraggio e avanzai, scostando i due adulti dall'uscio di casa e entrando dentro. Subito notai le stoviglie e le posate tutte per terra, con vari cocci di ceramica e pezzi di vetro sul pavimento.

«Voglio essere certo che stia bene, visto che state urlando e lanciando oggetti alle tre di notte.»spiegai in breve facendomi più avanti nel corridoio di quella casa.

«Non ficcare il naso dove non dovresti, ragazzino.»mi avvertì l'uomo afferrandomi per una spalla e cercando di tirarmi fuori dalla sua abitazione ma io mi sciolsi dalla presa e corsi per la casa.

«Dove pensi di andare?!»sentii lui ancora urlare ma io me ne fregai, controllando in ogni stanza dove fosse la ragazza in questione, fino a quando non arrivai in cucina, e la vidi.

Accovacciata sul pavimento, si stava mettendo una benda sul braccio, mentre le lacrime le sgorgavano dagli occhi come un fiume in piena e i singhiozzi la scuotevano per tutto il corpo. Nemmeno un rumore usciva dalle sue labbra e io sentii il mio cuore stringersi nel vederla in quel modo.

«Haeun.»la richiamai, avvicinandomi a lei e soltanto in quel momento lei alzò lo sguardo su di me, incontrando i miei occhi. I suoi erano pieni di lacrime e il suo viso era segnato dalla paura e dalla disperazione. Mi abbassai alla sua altezza e subito le presi il viso tra le mani, assicurandomi che non avesse altre ferite sul corpo oltre quella che aveva già curato sul suo braccio.

Le asciugai le lacrime con i miei pollici per quanto più mi fosse possibile, e lei chiuse gli occhi, lasciandone scendere altre silenziosamente. Non seppi perchè, ma vederla in quel modo fu una delle cose più dolorose che fui costretto a guardare in tutta la mia vita, come se il dolore che stesse avvertendo lei in realtà fosse mio.

Non mi era mai importato di nessuno così tanto, soprattutto non di una ragazza per la quale nemmeno sentivo nulla e con la quale passavo il tempo per una stupida scommessa.

«Voglio a-andare via.»mormorò poi e io immediatamente agii, prendendola per le mani e aiutandola ad alzare senza nemmeno dire una parola. Feci intrecciare le dita delle nostre mani come avevo fatto quel sabato sera in cui ci eravamo anche baciati, e la trascinai dietro di me. 

In quel momento sentivo soltanto un grande istinto protettivo nei suo confronti, sarei stato pronto a tutto per farla uscire da quell'inferno e per farla stare anche un minimo meglio, anche se con mr e non con chi si aspettava lei.

«Dove cazzo vai?! Haeun!»la voce della madre ci arrivò alle spalle e a quel punto la costrinsi a correre, ma lei subito mi seguì fuori casa sua. Corremmo fino a quando non ci trovammo nel vialetto della mia abitazione, dove anche se a pochi metri di distanza, potevo dire ci trovavamo sicuramente più al sicuro rispetto a prima.

«Vieni a casa mia, stanotte stai con me.»le dissi poi, cercando di guardarla in faccia ma lei teneva il viso abbassato sul pavimento. Non annuì e non mi fece capire di avermi sentito, ma sapevo che lo aveva fatto, per questo non mi feci problemi ad aprire la porta di casa mia e a farla entrare.

Immediatamente mia madre accorse verso di noi e quando la vide andò immediatamente ad abbracciarla stretta a lei. A quel punto scoppiò a piangere, lasciando uscire tutti i singhiozzi strozzati che aveva trattenuto fino a quel momento e si lasciò stringere da mia madre, mentre io ancora la tenevo per mano, non avendo la minima intenzione di lasciarla andare.

«Oh, tesoro, stai bene?»le disse mia madre e la ragazza scosse la testa lentamente, anche se era più che ovvio che non stesse affatto bene. Dopo un po' si separarono e mia madre le disse qualcosa del tipo "stai tranquilla" o "sei al sicuro qui".

«La porto in camera mia.»affermai dopo un po' prendendo a tirarla ancora per la nostra stretta di mano, e mia madre ci lasciò andare senza dire un'altra parola. In poco tempo fummo nella mia stanza, al buio ma illuminata un minimo dalla luce della luna. Chiusi la porta alle nostre spalle e immediatamente la feci sedere sul mio letto, poi mi inginocchiai davanti a lei sul pavimento e le misi le mani sulle cosce, carezzandole lentamente le ginocchia mentre cercavo di guardarla in viso. In un altro momento probabilmente mi sarei soffermato di più sul mio tocco sulle sue gambe ma in quel momento era l'ultima cosa a cui stavo pensando.

«Puoi dormire qui, se vuoi, mh? Puoi rimanere qui quanto tempo ti pare.»le dissi allora, e lei annuì facendomi finalmente capire che mi stava ascoltando e che quindi avrebbe reagito a ciò che le avrei detto di lì in poi. Feci per dire qualcos'altro ma la porta si aprì di nuovo, io mi voltai di scatto e vidi mia madre con una bottiglia in mano e una scatola nell'altra.

«Ho portato dell'acqua e un po' di biscotti. Per qualsiasi cosa puoi chiamarmi.»disse guardando prima lei e poi me, io non avevo nemmeno tolto le mani dal suo corpo e potei intuire il perfettamente il motivo del suo sorrisetto sul viso.

«Grazie.»mormorò poi a voce bassa e quella fu la prima volta che la sentii parlare dopo che mi aveva detto di non voler stare a casa sua. Mia madre le sorrise gentilmente e poi uscì dalla mia stanza, lasciandoci di nuovo soli.

«Ti do una mia maglietta, mi giro dall'altra parte.»dissi dopo essermi alzato e andato ad aprire l'armadio. Ne tirai fuori il primo indumento che trovai e poi glielo diedi semplicemente. Lei alzò gli occhi nei miei per la prima volta e giurai che quando mi guardò con ancora il luccichio causato dalle lacrime sentii uno strano dolore nello stomaco che mai prima d'ora mi era capitato di avvertire. Allora mi voltai, e aspettai che si cambiasse di vestiti, trattenendomi dal girarmi e guardarla nuda: quella sera era davvero l'ultima cosa che volevo.

«Dove dormi, tu?»mi chiese poi, mentre ancora ero voltato dandole le spalle, e io fui sorpreso dal sentire quella domanda. Ovviamente non ci avevo pensato, ma non avrei dormito di certo nel mio letto quella notte.

«In salotto, sul divano.»le dissi la prima cosa che mi venne in mente e poi feci spallucce come a farle capire che in realtà non era un problema per me.

«Puoi stare qui, con me?»la domanda mi colse d'improvviso e sgranai gli occhi, anche se lei non poteva vedermi. Non seppi cosa risponderle, perchè non sapevo davvero come prendere una richiesta del genere: era ovvio che non aveva voglia di scopare con me ma...

Non avevo mai dormito con una ragazza, nello stesso letto. Per me era sempre stato sesso, su un letto, non dormire o farsi le coccole o parlare e basta. Non ero abituato, e di certo per me era tutto nuovo.

Lei fece il giro e, quando vide che non le avevo risposto si mise davanti a me, mostrandosi mentre indossava la mia maglietta. Sentii di nuovo quello strano dolore nello stomaco quando ci guardammo di nuovo e deglutii, sentendomi incapace di parlare.

«Non voglio stare da sola.»aggiunse poi e io mi sentii come devoto ad ogni cosa che mi avrebbe chiesto d'ora in poi. Allora semplicemente annuii e mi voltai verso il letto, fortunatamente era a due piazze perciò avremmo avuto tutto lo spazio che volevamo.

Ma una volta che entrambi fummo sdraiati sotto le coperte, lo spazio era l'ultima cosa che io volevo. Volevo starle accanto, averla tra le mie braccia e rassicurarla del fatto che tutto sarebbe andato bene, anche se in realtà io davvero non lo sapevo.

«Va bene se ti abbraccio?»non mi resi conto che quelle parole furono uscite dalla mia bocca fino a quando non sentii i suoi occhi bruciarmi sulla pelle mentre annuiva. Allora mi girai su un fianco e mi avvicinai al suo corpo, pensando a quale posizione volevo assumere per dormire.

Mi abbassai di poco nel mio letto e feci passare un braccio sotto la sua schiena, poi avvicinai la faccia sul suo petto e mi ci misi sopra, non facendo quindi avvicinare le nostre facce ma rimanendo nell'incavo del suo collo. Sapevo che facendo ciò stavamo infrangendo le regole ma in quel momento poco mi importava, dal momento che volevo soltanto che stesse bene.

«Vuoi parlarne?»le chiesi allora ad un certo punto nel buio, non muovendomi e semplicemente rimanendo lí, sentendo il ritmo del battito del suo corpo e il profumo del suo bagno schiuma sulla pelle, soprattutto ora che tenevo il viso proprio sul suo collo.

«Non c'è molto da dire. I miei litigano da anni e stanotte visto che dovevo dormire mi sono messa in mezzo per cercare di farli smettere.»iniziò a dire con tono di voce basso, io senza nemmeno pensarci iniziai a carezzarle il fianco coperto dalla maglia con la mano libera, ascoltando le sue parole ma comunque cercando di farla tranquillizzare quanto più potevo.

«Non so nemmeno per quale motivo litighino, in realtá, e nemmeno mi interessa a questo punto.»continuò e allora la strinsi ancora di più, avendo quindi maggiore possibilità di toccarla anche sulle gambe nude, sulle quali riuscivo perfettamente ad avvertire dei brividi ogni volta che la toccavo.

«Vorrei solo che divorziassero e che mi lasciassero vivere in pace.»disse ancora e in quel momento avverti una sua mano sulla mia schiena, che si muoveva lentamente lungo tutta la mia lunghezza, mentre l'altra andò a finire tra i miei capelli rossi. Chiusi gli occhi, immergendomi in quelle dolci carezze e nel suo profumo inebriante, e avvertendo il battito del mio cuore aumentare inaspettatamente.

«La maggior parte del tempo nessuno dei due vuole stare a casa, quindi sto tranquilla, ma quando ci sono entrambi...»fece per dire ma io immediatamente la interruppi prima ancora che potesse finire di parlare.

«Quando ci sono entrambi puoi stare qui con me d'ora in poi.»le dissi infatti, sfiorandole la porzione di pelle attorno alle clavicole con le labbra, ed ero sicuro che anche lí ora c'era un'infinità di brividi, proprio come c'era sulla mia schiena e sulla mia nuca a causa del suo tocco.

Rimanemmo cosí per quello che sembrarono ore, tra carezze e respiri profondi, oltre che al battito accelerato da parte di entrambi e che nessuno dei due nominò all'altro. Soltanto quando mi sentii spinto dal lasciargli dei baci sulla pelle del collo allora lei parlò di nuovo.

«Infrangeremo altre regole, così.»disse infatti, probabilmente riferendosi a tutto quello che stavamo facendo in quel momento: dopotutto lei era a casa mia, stavamo dormendo insieme e ci stavamo coccolando senza un vero e proprio scopo.

«Voglio che tu sia al sicuro.»le risposi semplicemente per poi riprendere a lasciarle dei casti baci sul collo, sentendo immediatamente i suoi muscoli rilassarsi contro di me.

«Grazie, Mingi.»disse poi lei, stringendo le braccia attorno alle mie spalle e poggiando la guancia sulla mia testa, io chiusi gli occhi e mi lasciai completamente andare a quella stretta.

«Buonanotte, Haeun.»le dissi poi, quando mi accorsi che si fosse addormentata.

Io d'altro canto non riuscii a farlo, dal momento che il battito del mio cuore era fin troppo forte da permettermi di non pensare a quello che sarebbe successo d'ora in avanti.

Un capitolo un po' diverso dagli altri, ma spiega meglio il personaggio

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