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Haeun

Arrivata la fine di settembre ero venuta a scoprire che il mio test di medicina non era andato bene, e che quindi ero stata rifiutata da quella facoltà. Non che mi importasse così tanto, alla fine, sapevo che sarebbe finita così dopotutto, solo che per un breve periodo ci avevo sperato.

Per questo motivo a breve avrei iniziato ad andare all'università di lingue, fortunatamente non era troppo distante da dove vivevo, e quindi avevo la possibilità di prendere il treno e non dovevo trovarmi una casa in cui andare a vivere da sola.

Fortunatamente invece Jongho era stato preso, ma in realtà nessuno di noi aveva mai dubitato a riguardo, anzi, ne eravamo più che certi.

Quel sabato sera però non l'avrei passato con loro come avrei voluto ma purtroppo sarei dovuta stare con Song. Erano giorni che lo ignoravo, dopo quello che era successo a casa sua non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia. Sua madre mi aveva guardato e parlato tutta la sera come se fossi la sua ragazza e ciò mi aveva messo a disagio, e aveva influito di certo il fatto che avevamo infranto una delle regole.

E, per me, quella era anche una regola importante. Non volevo che ora avrebbe pensato di poter venire a casa mia liberamente e quando voleva, quando questo era l'ultima cosa che io volevo: non potevo di certo mettermi in imbarazzo proprio con lui del fatto che avessi dei seri problemi in famiglia.

Proprio in quel momento stavo uscendo di casa, dopo aver saputo che quella sera saremmo andati a piedi in giro per la nostra città. Fortunatamente quando uscii nessuno dei miei genitori mi chiese dove stessi andando, semplicemente continuarono a vivere nel silenzio che colmava casa nostra come se non fossero stati fino a cinque minuti prima a litigare.

Non appena fui fuori di casa vidi il ragazzo camminare sul marciapiede e immediatamente mi avvicinai a lui. Lo guardai e lui mi sorrise, prima di allungare la mano verso di me.

«Che stai facendo?»gli chiesi io confusa, abbassando lo sguardo sulla sua mano e poi rialzarlo sul suo viso mentre mi guardava con un ghigno.

«Prendimi la mano.»mi disse come se fosse la cosa più normale del mondo. E in teoria lo era, dal momento che stavamo fingendo di essere una coppia, ma era più forte di me e avevo ogni volta quel tipo di reazione.

«Sei impazzito?»gli domandai corrucciando la fronte e poi sbuffando una piccola risata, lui alzò gli occhi al cielo e poi fece per afferrarmi il polso ma io non glielo permisi

«Eddai, ci facciamo una foto e poi puoi anche lasciarmela.»spiegò brevemente e io sbuffai, per poi porgergli la mia mano. Lui mi guardò e sorrise per un attimo in maniera genuina, poi l'afferrò e fece intrecciare le nostre dita.

La sua era nettamente più grande della mia, e ciò era reso evidente dal fatto che sentivo le sue unghie sfiorarmi il polso. Abbassai per un attimo lo sguardo e le fissai, e per un attimo provai una bella sensazione, qualcosa che non sentivo da tempo.

«Contento?»gli chiesi poi ironicamente mentre iniziavamo a camminare con ancora le mani strette. Sapevo che tutto ciò era una finzione e che lo stavamo facendo solo per quella sorta di piano che avevamo noi due, però per un attimo non potei non lasciarmi andare all'immaginare a come sarebbe potuto essere avere un ragazzo di nuovo, e questa volta seriamente.

«Molto.»mi rispose lui voltando la testa verso di me e sorridendomi, mentre mi tirava per le strade. Io non ricambiai il sorriso e semplicemente abbassai lo sguardo al pavimento, non sapendo cosa rispondergli: c'erano volte in cui lui sembrava serio, e io non riuscivo a capire se tutto ciò facesse parte dell'accordo che avevamo o meno.

Camminammo per qualche minuto in silenzio, godendoci dei rumori che provenivano dalla città immersa nel sabato sera. Macchine che correvano con la musica negli sterei e il vociare dei ragazzi che volevano divertirsi. Faceva ancora caldo, proprio per questo una felpa e dei pantaloncini erano l'outfit che stavo indossando in quel momento.

«Vuoi andare a prendere un gelato?»mi chiese poi ad un certo punto Song, guardandomi e indicando una gelateria a pochi metri da noi. C'erano alcuni ragazzi che stavano mangiando qualche yogurt o granita e sapevo che mi sarei sentita a disagio ad andare mano per la mano con lui, ma dopotutto chi se ne importava.

«Come vuoi.»gli risposi poi facendo spallucce, allora lui continuò a tirarmi questa volta verso la vetrina. Entrammo subito dentro e immediatamente venimmo accolti da un uomo sulla cinquantina che aveva davvero poca voglia di spendere il sabato sera a servire gelati a degli adolescenti.

Io e il mio vicino di casa ci avvicinammo al bancone, senza nemmeno consultarmi ordinò in cono con due gusti e una bottiglietta d'acqua che gli venne subito data. Pagò in fretta e poi mi spinse dal fianco ad andare a prendere il mio gelato.

«Cioccolato e fragola.»dissi i primi due guati che mi vennero in mente, senza nemmeno pensarci troppo e con la testa altrove, precisamente al momento in cui aveva pagato per me. Era strano, ma quella gentilezza da parte sua non mi faceva stare troppo tranquilla, ma una parte di me la trovava addirittura piacevole.

«Cos'hai, sei anni per caso? Prendi anche il gusto puffo visto che ci sei.»mi prese poi in giro avvicinandosi a me e io alzai gli occhi al cielo, ritirando tutto quello che avevo pensato fino a quel momento: no, nulla di quel ragazzo era piacevole, era soltanto un gran dito ficcato in...

«Senti, dalle pistacchio e nocciola.»aggiunse poi lui riferito all'uomo dietro al bancone che intanto ci guardava annoiato, io mi girai verso di lui a bocca spalancata non riuscendo a credere alle sue parole: aveva infranto una regola, ovvero quella del non dirmi cosa fare, di nuovo!

Poco dopo l'uomo mi passò il mio gelato e io lo ringraziai, per poi uscire di lì senza nemmeno aspettare che mi raggiungesse, cosa che comunque fece. Mi andai a sedere su una panchina lì vicino e poco dopo lui si mise al mio fianco, prendendosi un sorso d'acqua e poi cercando il pacchetto di sigarette nella tasca dei pantaloni.

«E se per caso fossi stata allergica alla nocciola?»gli domandai retoricamente, guardandolo, e lui inizialmente sembrò non capire di cosa stessi parlando ma poi semplicemente sorrise tirando fuori l'accendino e portandosi la sigaretta alle labbra.

«Beh, non lo sei.»ribattè ghignando mentre se l'accendeva e io alzai gli occhi al cielo per l'ennesima volta prima di prendere a mangiare il mio gelato che, non lo avrei mai ammesso a lui, ma era piuttosto buono.

«Guarda un po' chi c'è liggiù.»disse dopo un paio di minuti che io dedicavo l'attenzione solo al pistacchio, che avevo capito che sarebbe diventato il mio nuovo gusto preferito. Alzai lo sguardo e seguii con gli occhi la direzione che mi aveva indicato con l'indice, per poi riuscire a capire di chi stava parlando.

Yeosang, seduto con i suoi amici a chiacchierare e a scherzare, anche lui con uno yogurt in mano.

«Oh mio Dio.»riuscii a dire quando il mio cervello lo riconobbe, e per un attimo non riuscii a staccargli gli occhi di dosso, prima che lui voltasse la testa verso me e Song. Allora immediatamente distolsi lo sguardo e feci finta di nulla, cosa che non si preoccupò di fare il ragazzo accanto a me.

«Che vuoi fare?»mi domandò quest'ultimo, continuando a guardare il ragazzo come se così facendo sarebbe successo qualcosa di magico. Io provai a pensare a qualcosa ma non mi venne in mente nulla per i primi secondi.

«Che ne so, ehm...lecca il mio gelato!»gli proposi girandomi col busto verso di lui e porgendogli il cono nella quale era rimasta soltanto una palla dal colore marroncino.

«Devo leccare il tuo gelato?»mi chiese poi con tono confuso e con un sorriso strano mentre mi fissava con un sopracciglio alzato come a volermi mostrare maggiormente la sua confusione.

«Si dai, è una cosa che fanno le coppie, no?»provai a dirgli, girandomi per mandare un'occhiata a Yeosang per sapere se ci stesse guardando e, proprio in quell'istante, lo colsi mentre anche lui aveva girato la testa verso di noi. Sentii il cuore accelerare di qualche battito non appena successe e poi sorrisi, tornando a guardare il rosso.

«Hai un concetto strano di coppia, tu.»mi disse lui guardandomi e potei notare una scintilla strana nei suoi occhi, quasi si trattasse di fastidio, ma fu qualcosa che lasciai cadere in secondo piano.

«Disse quello che non ha mai avuto una ragazza.»ribattei allora con tono quasi arrogante, vidi come quella battuta lo colpì direttamente e sorrisi questa volta, sapendo che in un modo o nell'altro riuscivo sempre a rimanergli al pari.

«Ouch, questa ha fatto male.»commentò poi portandosi una mano sul petto e io ridacchiai, sinceramente divertita. Mi ricordai poi di avere un paio di occhi che mi fissavano da lontano e per questo ripresi a pensare a qualcosa per capire se provasse ancora qualcosa per me.

Qualsiasi cosa mi passava per la testa, però, sparì completamente quando sentii una mano cingermi dietro la schiena e attirarmi in avanti. Alzai gli occhi sul ragazzo accanto a me e capii che probabilmente aveva qualche idea.

«Vieni qui.»mi ordinò con voce più rauca del solito, un tono che non avevo quasi mai sentito da parte sua e che santo cielo era estremamente sexy da parte sua.

«Che vuoi fare?»gli domandai allora quando lo vidi portarsi la sigaretta, ormai quasi finita, alle labbra, poi la mano che aveva sulla mia schiena finì inevitabilmente sulla mia guancia e avvicinò il mio viso al suo con lentezza.

«Tu zitta e seguimi, va bene?»rispose diretto e io inizialmente fui tentata di dirgli di no e che volevo sapere, ma poi semplicemente annuii e mi lasciai andare alle sue mani esperte.

Cominciò ad accarezzarmi la guancia e la mandibola con le dita, sempre con fare delicato come a voler fare attenzione a qualsiasi suo movimento. Lentamente finì per prendermi il mento e io rimasi a guardarlo negli occhi per qualche secondo, non sapendo però come reagire.

Deglutii quando abbassò lo sguardo sulle mie labbra e per un attimo tutto quello che stava succedendo mi sembrò vero, come se in realtà non stavamo facendo ciò che stavamo facendo soltanto per trarre una reazione da Yeosang.

Il suo pollice poi finì sul mio labbro inferiore che non mi ero nemmeno resa conto di aver tenuto incastrato tra i denti fino a quel momento, allora fu lui che lo fece liberare e che poi lo toccò con più forza rispetto a prima. Tutto ciò mentre io guardavo ogni suo cambiamento di espressione, e non potei fare a meno che sentire i brividi nel vederlo così concentrato in qualcosa. Così concentrato su di me.

Prese poi un tiro dalla sigaretta velocemente e poi si avvicinò a me, e soltanto in quel momento capii cosa avesse intenzione di fare. Infatti poco dopo fece più forza sul mio mento e mi impose di aprire la bocca, lui anche fece lo stesso e soffiò tutto il fumo tra le mie labbra, per poi chiuderle immediatamente dopo.

Il sapore del fumo fu sprigionato nella mia bocca e poi lo buttai fuori l'attimo dopo sulla sua faccia, facendo quindi in modo che fossimo accerchiati da una lieve cappa.

I suoi occhi tornarono finalmente nei miei e non appena si incontrarono avvertii una strana sensazione alla bocca dello stomaco, qualcosa che da tempo non sentivo e che di certo non mi aspettavo di sentire in questo istante.

«Vorrei baciarti così tanto, ora.»mormorò lui a voce roca e io non seppi se in realtà stessimo ancora fingendo o meno. Comunque io deglutii e risposi la prima cosa che mi saltò in mente e che, sotto sotto, in realtà volevo.

«Fallo allora.»gli dissi e il suo viso si illuminò di un sorriso sincero prima di unire le nostre labbra completamente in un bacio. Sempre con una mano sul mio mento mi attirò il più possibile vicino a sè, fino a quando i nostri corpi si toccarono.

Io portai subito le mani sulle sue spalle e per un attimo mi tornò in mente quella sera in discoteca, quando eravamo talmente intossicati dalle bevande e dall'atmosfera che ci eravamo baciati. Adesso non era da meno, stavamo fingendo dopotutto, quindi andava bene.

Aprii la bocca quando mi chiese accesso con la lingua e in poco tempo divenne più uno scambiarsi di morsi e saliva piuttosto che un casto bacio come avevo creduto all'inizio. Dopotutto però non me ne importava, la familiarità delle sue labbra era quasi piacevole come la sua presenza.

Con un morso al suo labbro inferiore interruppi il bacio, per poi aprire gli occhi e tirare il suo viso verso il mio tramite le nostre bocche, poi lasciai andare le sue labbra e soltanto a quel punto aprì anche lui gli occhi.

Entrambi eravamo col fiatone, lui lasciò andare il mio mento e posò le sue mani sulla mia vita mentre le mie rimasero sedute sulle sue spalle larghe che ora erano animate dai forti respiri che stava cercando di prendere dopo esser rimasto così tanto tempo senza la possibilità di respirare normalmente.

Ci allontanammo di nuovo e io mi portai la mano alle labbra, togliendomi la saliva che era rimasta su di esse, mentre lui alzava la testa e guardava in un punto indefinito lontano da noi.

«Ti sta fissando.»affermò poi con un grugnito finale, e soltanto in quel momento mi ricordai del motivo per cui ci eravamo appena baciati. Nonostante il sapere che Yeosang aveva avuto almeno una piccola reazione al nostro bacio, in quel momento la mia testa era legata alle sue labbra e al modo in cui mi aveva fatto sentire quel ragazzo.

«Che c'è ti da fastidio?»gli chiesi poi ironicamente, riferendomi al verso che gli era uscito subito dopo aver fatto quella constatazione.

«Era buono il pistacchio.»affermò lui invece, non rispondendo alla mia domanda e io ridacchiai, pensando al fatto che sapesse che avessi mangiato soltanto quel gusto del mio gelato soltanto grazie al sapore delle mie labbra.

«Mi stai ignorando?.»gli domandai invece io, riferendomi ovviamente a ciò che gli avevo chiesto poco prima e girandomi a guardarlo, notando che invece lui era ancora occupato nel fissare il mio ex in lontananza.

«Forse.»disse alla fine a bassa voce, per poi rivolgermi un sorriso sincero e genuino, e questa volta io lo ricambiai.

NON SO DA DOVE MI SIA VENUtTA QUESTA ROBA

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