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Mingi
Quando arrivò settembre sapevo che sarei dovuto andare alla ricerca di un lavoro, e infatti cosí avevo fatto. Avevo provato in bar, ristoranti, supermarket e centri commerciali, ed ora dovevo solo aspettare che qualcuno mi richiamasse per dirmi che sí, avevo ottenuto il lavoro.
Ero convinto di avercela fatta, e proprio per questo motivo aspettavo soltanto la chiamata di qualche numero sconosciuto per dirmi che, finalmente, avevo ottenuto un posto di lavoro.
Proprio quel giorno infatti ero uscito da uno dei supermercati vicino casa mia e mi stavi dirigendo verso l'unica panchina sulla quale mi sedevo ogni volta. Era come se fosse il mio posto fisso, quella panchina, e col passare del tempo avevo iniziato a notare quanto lo fosse anche per qualcun altro.
Proprio in quel momento, infatti, riuscivo benissimo a scorgere la sagoma della mia vicina di casa a gambe incrociate sul legno della panchina, mentre in una mano teneva il telefono e nell'altra una sigaretta. Aveva dei pantaloncini e una maglietta a maniche corte che le evidenziavano ogni curva del suo corpo. Per quanto la trovassi insopportabile ed odiosa, non riuscivo a negare quanto bello fosse il suo fisico e quando mi era piaciuto toccarla quella sera durante la festa.
E ovviamente l'avrei sempre pensato, ma l'idea di vincere quella dannata scommessa era ancora più allettante proprio per questo motivo. Non volevo farmela soltanto per vincere, ma anche perchè aveva un corpo da urlo che mi avrebbe attirato in ogni caso.
Mi avvicinai sempre di più a dove era lei e, quando fui a pochi metri di distanza, decisi di chiamare la sua attenzione cosí da non farle prendere un colpo quando sarei arrivato da lei. Dopo un po' alzò la testa e mi guardò, poi alzare gli occhi al cielo e spengere il cellulare.
«Pensavo venissi più tardi.»affermò senza nemmeno salutarmi mentre si metteva il telefono in tasca e io in un attimo fui in piedi di fronte a lei, con le mani nelle tasche.
«Ti turba il mio anticipo?»le chiesi ironicamente facendo spallucce, sapendo perfettamente che, nonostante quel giorno ci dovessimo incontrare, le dava comunque fastidio la mia presenza.
«Beh, si, meno tempo sto con te e meglio è per me.»mi rispose infatti scrociando le gambe e mettendosi seduta composta, per poi portarsi le braccia incrociate al petto.
«Ouch, questa ha quasi fatto male.»gli dissi poi ironicamente io portandomi una mano sul cuore e mostrandole un sorrisetto piuttosto fastidioso.
«Ci spero.»ribattè a voce più bassa, quasi come se non volesse farsi sentire da me, ma abbastanza alta che io la sentissi forte e chiaro. Andai allora a sedermi sulla panchina di fianco a lei e quella fu la volta in ci trovammo più vicini dopo quella maledetta festa.
«Non fare la stronza.»la ammonii facendo per metterle una mano sulla coscia nuda, sentendo l'improvvisa voglia di toccarla di nuovo, ma lei schiaffeggiò via la mano prima ancora che la posassi: se avesse continuato a fare cosí, vincere quella scommessa per me sarebbe stato un inferno.
«Possiamo iniziare? Cosí posso tornarmene a casa mia.»quasi mi implorò e questa volta fu il mio di turno ad alzare gli occhi al cielo.
«Allora, avanti, stipuliamo queste stupide regole.»confermai io e subito lei prese di nuovo il telefono in mano per andare nell'app delle note, dove potei già leggere il titolo della nuova nota: "regole Song Mingi".
Avevamo avuto quell'idea di incontrarci e discutere di diverse cose qualche giorno fa, anche se l'idea era stata principalmente sua. Voleva dire cosa voleva e cosa no da questa nostra "relazione", e io avevo accettato perchè questo avrebbe dato inizio alla mia vittoria.
«Bene, innanzitutto chiariamo questo: non siamo amici, perciò oltre ai momenti in cui dobbiamo far ingelosire Yeosang non dobbiamo vederci per forza. Anzi, meno ti vedo e meglio è.»inizió a dire e io sbuffai sonoramente, anche se in realtà le sue parole non mi facevano nè caldo nè freddo: dopotutto, era anche piuttosto antipatica, e lo stavo facendo solo per vincere la sfida, anche se l'idea di farmela non mi faceva così schifo.
«Ricordami perchè stiamo facendo questa lista?»le chiesi retoricamente, nonostante sapessi perfettamente la risposta. La guardai in viso e notai quasi dell'insicurezza passarle negli occhi, ma fu solo una mia impressione.
«Perchè voglio che tutto sia chiaro tra di noi.»disse infatti per almeno la ventesima volta e io gesticolai con la mano per farle capire che lo sapevo bene.
«Va bene, allora senti questa: oltre i momenti in cui c'è Yeosang non dobbiamo comportarci come una coppia.»affermai poi sicuro di me e facendo per tirare fuori dalle mie tasche l'accendino e le sigarette. Ne tirai fuori una e me la portai tra le labbra, per poi notare come mi stesse guardando in maniera strana.
«È la stessa cosa che ho detto io...»commentò sotto voce come a non voler farsi sentire, mentre comunque scriveva la seconda regola della lista.
«No, non lo è.»ribattei io aspirando un po' di fumo e poi buttandolo fuori, non curandomi del fatto che le sarebbe finito in faccia: dopotutto, anche lei fumava.
«Non dobbiamo dirci cosa dobbiamo fare o come, ognuno di noi si comporterà come vuole cosí dal sembrare il più naturale possibili.»affermò con tono più severo e io mi stranii nel sentire quelle parole; c'era mai stato qualcuno che l'aveva costretta a far qualcosa che non voleva? Scossi la testa, dicendo tra me e me che una cosa del genere non fosse possibile, per poi rimettermi a pensare.
«Esatto, e soprattutto gesti affettuosi come abbracci e baci soltanto in sua presenza o in presenza di "testimoni".»dissi poi schioccando le dita della mano libera, facendole capire che quell'idea mi era appena venuta. Lei trascrisse tutto e poi alzò d'improvviso la testa, stringendo la mascella quasi con fare arrabbiato e se fossimo stati in un'altra situazione io avrei pensato di averle fatto qualcosa di bruttissimo.
«Allora niente toccatine che non siano i fianchi.»annunciò e io sgranai gli occhi. Se faceva così tutto sarebbe andato a monte, e in più il solo pensiero di non poterla toccare come mi pareva e piaceva mi mandava ai pazzi: dovevo scoparmela, dopotutto!
«Cioè non ti posso toccare le tette?»chiesi infatti per essere più sicuro delle parole che aveva appena detto e lei corrucciò soltanto le sopracciglia prima di tirare un sospiro e iniziare a scrivere quella regola tra le note, senza darmi una vera e propria risposta, anche se potevo benissimo immaginarmela.
«Nemmeno il culo?»aggiunsi infatti e soltanto quando lei finì di scrivere alzò la testa su di me con uno sguardo quasi esasperato, per poi urlare un freddo "no!".
«Ma già te l'ho toccato!»le feci notare allora io e quel mio commento fu il primo dopo tanto tempo riguardante la serata in discoteca. Abbassò infatti gli occhi sulle sue gambe e io capii subito di averla messa in imbarazzo dicendo ciò, e infatti capii anche che riuscissi ad avere, anche se minimo, un effetto su di lei.
«Basta, no, Song. Culo e tette sono off-limits, per te, andiamo avanti.»affermò seria e io sbuffai soltanto e incrociai le braccia al petto, come se fossi stato un bambino a cui avevano detto che non poteva mangiare le caramelle. Sperai che si sarebbe voltata e mi avrebbe detto di aver cambiato idea a riguardo, ma non lo fece. Stronza.
«Alle feste non dobbiamo rimanere appiccicati tutto il tempo, se io mi voglio divertire lo faccio, facendo attenzione nel non farmi beccare certo.»dissi io poi ad un certo punto, attirando di nuovo l'attenzione. Quella regola per me era, in realtà, sacrosanta, dal momento che a me di lei fondamentalmente non importava e che l'obiettivo principale era quello di portarmela a letto, non di innamorarmene.
«E voglio che i nostri amici sappiano tutto. Non so come farei a sganciare la bomba che sto con te quando non sanno nemmeno chi sei, tranne Yunho ovviamente.»continuai poi, anche se già i miei amici sapevano qualcosa al riguardo, come ovvio che fosse.
«Credo anche io sia meglio cosí.»mi rispose poi annuendo e appuntando tutto quello che avevo appena detto sulle note del telefono. La guardai intenta nel muovere velocemente le dita e nel fermarsi ogni tanto, come se stesse cercando le parole giuste da usare per scrivere al meglio quelle regole.
«Va bene, allora hai altro da aggiungere?»chiesi poi quando ebbe finito, pensando che sarebbe finita là e che poi ci saremmo soltanto messi d'accordo sul nostro prossimo incontro come finta coppia. Lei inizialmente sembrò pensarci su, per poi annuire, ma quando feci per allungare la mano e stringerla alla sua, lei si fermò.
«Solo...non voglio che tu venga a casa mia, e io non verrò a casa tua.»disse e devo ammettere che mi ritrovai alquanto spaesato da quella frase. Era strano, dopotutto, come se mon fossi mai andato a casa sua prima d'ora.
«Perchè?»domandai infatti, questa volta sinceramente curioso di sapere il motivo per il quale stava stabilendo quella regola: che non volesse far sapere ai suoi genitori che aveva un ragazzo? Allora come aveva fatto quando aveva avuto la relazione con Yeosang?
«Perchè no, Song, accetta o niente.»rispose fredda e dal suo tono di voce riuscii a percepire il nervosismo. Si portò la sigaretta alla bocca e aspirò un po' di fumo, e se fossimo stati in un altro momento probabilmente avrei concentrato maggiormente la mia attenzione sul modo in cui le sue labbra si chiudevano attorno al filtro.
«Va bene, va bene, come vuoi tu, Park.»ribattei, cercando di liberarmi dai pensieri che avevo avuto poco prima riguardanti la sua bocca, scuotendo infatti la testa e fumando anche io gli ultimi tiri della mia sigaretta. In poco tempo si venne a creare una piccola nuvola del nostro fumo attorno a noi alla quale ero abituato e che quindi non mi dava affatto fastidio sentirne il forte odore.
«Adesso dobbiamo iniziare ad organizzare le nostre giornate.»proposi poi con un sorriso sornione e alzando e abbassando le sopracciglia velocemente. Lei alzò gli occhi al cielo, probabilmente si era aspettata che per quel giorno avevamo finito, quando in realtà non era stato così.
«Già, direi proprio di iniziare.»commentò allora andando sull'applicazione del calendario sul suo telefono per controllare quali giorni sarebbero stati meglio per incontrarci.
Questa lista di regole sarà rispettata?
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