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Haeun
L'arrivo di luglio, quell'anno, fu diverso rispetto agli anni passati, essendo io in quinto liceo e gli esami orali sempre più vicini. Non per niente, chiariamoci, l'anno scorso non avevo comunque passato una bella estate, ma sicuramente era migliore di questa.
Infatti non mancava molto al giorno in cui sarebbe toccato a me, anzi, soltanto una settimana e tre giorni, e poi sarei stata libera. In realtà mi sarebbe piaciuto frequentare anche l'università, ma a causa di vari motivi non ne avevo avuto la possibilità.
Volevo fare psicologia, il cervello umano era sempre stato qualcosa che mi aveva affascinata, e conoscerlo fino a fondo era uno scopo che mi ero prefissata quando ero piccola, così da imparare ogni cosa al riguardo. Purtroppo, quello non sarebbe stato il caso.
Proprio quel giorno stavo aspettando i miei migliori amici a casa mia, fortunatamente entrambi i miei genitori era in casa o altrimenti non avrei mai permesso a qualcuno di venire. Questo ovviamente perchè io mi vergognavo.
Ormai la mia situazione familiare non era di certo un segreto, soprattutto per i miei amici, ma questo non significava che non mi metteva in imbarazzo. Era infatti già un paio di anni che i miei avevano iniziato a litigare e ciò andava peggiorando col passare del tempo. La maggior parte delle volte, in realtà, io non sapevo nemmeno i motivi dei loro litigi, ma in realtà poco mi importava.
Essendo figlia unica, però, pesava sempre tutto sulle mie spalle. Quando c'era da dividerli, dovevo farlo io, quando c'era da farli ragionare, dovevo farlo io, quando dovevo raccogliere i pezzi delle loro litigate, dovevo farlo io. Nessuno dei due rimaneva più di tanto a casa perchè non voleva stare intorno all'altro, e questo andava sempre di più ad influenzare la mia sanità mentale: era come se, tutto ad un tratto, mi fossi magicamente ritrovata senza genitori.
Sdraiata sul mio letto a pancia in su, in quel momento, cercavo in tutti i modi di trovare un minimo fresco, cosa impossibile data la stagione. Girai la testa e guardai l'orario sul mio comodino, notando che stava iniziando a fare tardi. Ma dove diavolo erano finiti, quei tre? Presi il telefono e non ci pensai due volte a mandare un messaggio.
Scossi la testa ridacchiando ai loro messaggi e poi mi alzai in piedi, preparandomi all'arrivo di quei terremoti dei miei amici.
Eravamo sempre stati noi quattro, fin dal primo anno di liceo, quando io ero capitata al banco con San, una delle persone più estroverse che io avessi mai incontrato. Ovviamente dopo Wooyoung. Jongho, anche se un anno più piccolo, aveva fatto la primina e per questo motivo era nella nostra stessa classe.
In realtà prima c'era qualcun'altro nel nostro piccolo gruppetto che però ormai non usciva più con noi e non faceva parte del quartetto. Non avevo mai parlato moltissimo con il resto della mia classe che era prevalentemente formata da ragazzi, soltanto loro erano stati le mie eccezioni.
Quando sentii il campanello suonare grugnii nervosa e scesi le scale per andare ad aprire a quei tre idioti che sicuramente mi avrebbero sfasciato casa non appena avrebbero messo piede in salotto, ma a me in realtà poco importava di quel luogo. Fu così infatti che mi preparai psicologicamente alla loro invasione mentre spalancavo la porta, ritrovandomi proprio davanti le loro facce sorridenti.
«Dove sono i vostri zaini?»chiesi non appena mi resi conto che avevano le mani vuote ed erano tranquilli. Nonostante tutto, dovevamo prepararci ai nostri esami orali e quel giorno dovevamo ripetere le ultime cose: a quanto pare loro non avevano ricevuto quell'informazione.
«Non mi va di studiare, sono stanco, mi bocciassero.»asserì il più grande tra loro, ovvero San. Essendo io nata a maggio, mi rendeva la più grande del nostro gruppetto, anche San spesso si lagnava di questo fatto. Entrò dentro per primo, per poi venire seguito dagli altri due che andarono direttamente verso le scale.
«Ma piantala, sai benissimo che saprai tutto come al solito.»gli rispose a tono il viola, nonchè Wooyoung, per poi dargli una pacca sul sedere mentre saliva proprio davanti a lui, il quale rispose con un "ouch".
«Io l'avevo detto che avrei dovuto portarmi i libri, però pensavo che nemmeno ci sarei arrivato a casa tua, vista la guida di Wooyoung.»commentò Jongho al mio fianco e io ridacchiai di gusto, osservando come il nominato si voltò per lanciargli un'occhiataccia.
«Almeno io la patente ce l'ho, stronzo.»gli rispose a tono per poi indirizzarsi con San verso la mia camera. Io e il più piccolo semplicemente li seguimmo e quando entrai nella mia stanza non mi stupii nel trovarli già sdraiati sul letto, lasciandomi posto su una sedia girevole.
«Bla bla bla, non fare il saputello. Guidi peggio di un ubriaco.»lo schernì San, scuotendo poi con vigore la chioma nera e con una striscia bianca, come a voler infierire ancora di più.
«Perchè sono diventato il soggetto principale della conversazione? Non dovremmo parlare degli orali?»si lamentò il più basso e io annuii d'accordo. Ero davvero preoccupata per gli esami e avevo una paura matta di non passarli, soltanto perché quello avrebbe significato dover rimanere in quella maledetta casa per un altro anno.
«Sul serio non volete più studiare? Manca solo una settimana.»gli feci notare allora indicando il calendario che avevo appeso al muro e gli altri due semplicemente grugnirono, prima di premere la testa dentro ai miei cuscini.
«Abbiamo studiato abbastanza, non credi? Se continuo così ho paura che il mio cervello possa esplodere.»continuò San con un tono di voce fintamente stanco, dato che era solo il primo pomeriggio e che non era possibile fosse davvero stanco.
«Ah, quindi ce l'hai, un cervello?»gli rispose il viola, sicuramente per ripicca delle battutine che aveva fatto poco prima sul suo modo di guidare; conoscendoli, avrebbero continuato così all'infinito finchè uno di loro avrebbe ceduto.
«Se non la smetti giuro che...»iniziò a dire il moro prima che Jongho gli tappasse la bocca con la mano e si rivolgesse poi a me, ammutolendo quindi gli altri due.
«Io penso che almeno per oggi dovremmo prenderci una pausa. Insomma, da settimana prossima tutto cambierà, dobbiamo goderci questo momento finchè possiamo.»disse infine e io feci per aprire la bocca e ribattere ma poi, guardando le occhiate inceneritici dei miei amici, la chiusi immediatamente.
«Uff, come volete.»asserii allora con un mezzo sorrisetto che non fece altro che scatenare le loro risate, poi tutti e tre si precipitarono su di me, stringendomi e abbracciandomi, per poi saltellare di continuo. Quando ci separammo finimmo tutti e quattro sul mio letto e, anche se stretti ed accaldati dall'afa estiva, ci appiccicammo gli uni sugli altri.
«Oh mio Dio non ci credo che ha accettato.»commentò ad un certo punto San, ripensando probabilmente a ciò che era successo poco prima e io ridacchiai. Tipico suo, quello di scherzare su idiozie del genere fino all'infinito.
«Pensavo che avremmo dovuto metterci in ginocchio e pregarla.»aggiunse il più piccolo guardandolo di lato mentre annuiva, dandogli sicuramente ragione.
«Che volete fare, quindi?»chiesi poi io, riportando l'attenzione sull'argomento principale, ovvero come spendere quel pomeriggio senza annoiarci.
Essendo agli sgoccioli della scuola ci veniva strano cercare qualcosa da fare, essendo sempre stati fossilizzati sullo studio e sui compiti ci veniva difficile trovare altro su cui focalizzare la nostra attenzione. Tutti e quattro avevamo deciso di andare all'università e per fortuna tutte le facoltà scelte erano nei pressi della nostra città, almeno così non avremmo dovuto dividerci.
Loro tre erano gli unici amici che avevo da anni e così volevo che rimanesse. Avevo avuto amici di infanzia e persino un ragazzo ma non era mai finita troppo bene, soprattutto col secondo. Infatti, avevo conosciuto il mio ex tramite la vicinanza delle nostre case, appunto ad una casa di distanza viveva quel ragazzo per la quale avevo perso la testa fin dal primo giorno in cui l'avevo visto.
Mi aveva mollata, sì, ma questo non mi aveva mai impedito di smettere di provare qualcosa per lui. Era più difficile di quanto sembrasse: nella mia testa lui era il ragazzo perfetto, l'unico che avrei mai potuto volere e che avrei sempre cercato tra mille altri. Per me era lui che un giorno avrei trovato in fondo all'altare: questo fino a quando non aveva rotto con me perchè voleva una pausa dalla nostra relazione. Pensavo che prima o poi sarebbe tornato ma dopo un anno ancora non ne trovavo alcuna traccia.
«Non so, vogliamo andare al centro commerciale?»propose Wooyoung grattandosi il retro della nuca e io scrollai le spalle, per una volta d'accordo con una sua idea. Guardai gli altri due che annuirono e poi tutti e quattro ci alzammo in piedi.
Uscirono dalla mia camera mentre io presi le mie cose, portafoglio, soldi e carte varie per essere pronta all'evenienza, e le infilai in una borsetta, per poi uscire dalla mia stanza e seguire i tre ragazzi lungo le scale di casa mia e poi sul portico, pronta al pomeriggio che si stava prospettando proprio di fronte a me.
Benvenut* in questa nuova storia! Erano mesi che non vedevo l'ora di iniziarla a scrivere e finalmente ce l'ho fatta, sperò vi piacerà!
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