7. Sentimento e odio
Arthur guardava l'americano negli occhi per quel gesto, si sentiva il cuore palpitanre in una maniera quasi come se volesse uscire dalla gabbia toracica.
Non voleva questo, per quanto provava a deviare Alfred lui compariva sempre, in ogni momento, persino nei pensieri e ora anche nei sogni.
Aveva le mani gelide, la pioggia stava rendendo l'atmosfera abbastanza fredda per entrambi ma lui no, non sentiva poi così freddo, era vicino al suo incubo d'amore.
Così bello con occhi stupendi che ricordavano tanto il mare cristallino e di cui si perdeva sempre quando li fissava, spalle robuste che nella crescita aveva sviluppato in un modo pazzesco, fisico attraente e fianchi perfetti anche se aveva un piccolo rilievo per quanto riguardava la pancia essendo ingorgo di Hamburger e schifezze varie
-Cosa ci facevi qui?
Disse l'americano provando a guardare il suo compagno che aveva abbassato gli occhi verso il basso, come se fosse concentrato a fissare le mattonelle rotte della strada che stavano percorrendo.
Si sentiva perso, perché lui stava vicino all'altro? Perché lo voleva aiutare?
-Arthur?...
Alfred provò a riportarlo in se ma ancora una volta l'altro esitò
-Ehi Iggy!
A quel richiamo più forte si svegliò dalle nuvole e volse lo sguardo verso Alfred, incrociando quei occhi azzurri e lui quelli smeraldo del compagno
-Si, cosa c'è...?
-non mi rispondevi, iniziavo a preoccuparmi
Disse lui con un sospiro arreso. Non sapeva cosa stava succedendo e né del perché Arthur stava tra le nuvole quasi come se ignorasse la sua presenza . Che fosse per colpa sua? Aveva fatto qualcosa di male?
Sinceramente non sapeva darsi una risposta precisa ma in compenso si avvicina all'inglese, appoggiando le mani sulle sue spalle e tirarlo lievemente a sé in modo da farlo appoggiare sul suo possente petto.
Arthur sgranò gli occhi per il gesto, sentirsi così vicino la pressione sanguigna sembrava andare di una velocità fenomenale con il battito cardiaco accelerato che non dava proprio segno di fermarsi.
-C-Che fai?
-Credevo che sentissi freddo...
-n-non sento freddo!
Ribatté Arthur provando a staccarsi da quella presa, interrompendo la loro camminare verso casa.
Stava ansimando e non poco, in volto era visibilente rosso e sembrava non reggere più il passo sotto quella pioggia, quasi come se si fosse indebolito.
Fissò negli occhi Alfred. Voleva amarlo, voleva odiarlo, c'era troppa confusione nella sua testa e non capiva cosa fare pensando che se scompariva era meglio per tutti.
Il compagno lo guardò confuso, sotto quella pioggia sicuramente non era un bene per entrambi ma vedere la relazione di Arthur lo preoccupava molto, così decise di accorciare la distanza creare dall'altro e allungare le sue dolci mani lungo il suo viso così appoggiare la fronte sulla sua. Voleva tanto che in quel momento così magico il tempo si fermasse.
Iggi si perse completamente a quel gesto, senza opporsi più, e ne nulla.
Erano così vicini che i nasi si sfioravano, poi le labbra ma qualcosa fermò quel gesto folle, costringendo i due a fissarsi solamente negli occhi.
-Arthur... tu scotti
-non è vero... io sto benissimo...
-Arthur devo portarti subito a casa..
-no, davvero io sto bene... torna alla tua fest..
-La pianti?!! Come posso divertirmi sapendo che stai male?!!
Gli urlò contro Alfred fissandolo per la prima volta serio. Che gli stava succedendo? Perché faceva il testardo? Si sapeva, Alfred non rinuciava mai alle feste, sopratutto se questa era specialmente la sua ma vedendo Arthur così debole si sentiva il cuore spezzarsi, perché quella persona nonostante l'odiasse, lui nutriva sempre un forte senso di affetto nei suoi confronti.
Le mani di Arthur provarono ad allungarsi verso il petto del suo amico ma poi iniziò a vedere tutto sfocato, le pupille presero a dilatarsi per il buio che prese a circondario e le palpebre che si volevano chiudere quasi automaticamente, come se stesse per crollare in un lungo sonno.
Alfred a quella scena non era rimasto di certo indifferente, Arthur stava svenendo ma per fortuna prima che cadesse a terra, l'eroe lo prese in braccio tenendolo come una dolce fanciulla.
Arthur appoggiò la testa sul petto dell'altro ansimando velocemente sentendosi soffocate da quel febbrone
-Arthur...
Non temere ti porto subito a casa!
Stavolta non doveva proprio permettersi di andare piano così corse riparandosi sotto i balconi per non prendere molta pioggia, ci teneva che l'altro stesse bene, non se lo sarebbe mai perdonato se ad Arthur gli fosse successo qualcosa a causa sua.
Arrivò finemente sotto casa del britannico, la chiave per le emergenze era sotto lo zerbino rosso vicino alla porta quindi prendendola senza problemi aprì l'appartamento e una volta dentro si diresse subito nella stanza da letto, ovviamente senza contare del casino che c'era: Vestiti e pacchetti di sigarette sparsi ovunque, mozziconi sul tavolino di legno lucido per quanto sembrava nuovo anche se se c'era il portacenere ma vuoto, schegge di vetro a terra, magari per un'ira non placata da spingerlo persino a buttare bicchieri di vetro a terra.
Una volta nella stanza appoggiò l'inglese sul letto che ansiamava ancora e che aveva il viso ancora in fiamme.
Si stava preoccupando Alfred, aveva fatto bene a venire di corsa.
-Mi dispiace di averti abbandonato Iggy...
Ma l'altro non poteva sentirlo, era caduto in quel sonno pesate ma anche agitato per via della febbre. Non era il momento da perdersi in chiacchiere, come prima cosa doveva togliergli i vestiti bagnati a dosso, al solo pensiero si sentiva rosso anche lui in volto, non aveva mai spogliato nessuno fino ad'ora
-A-Allora... vediamo....
Provò ad allungare le mani verso la felpa grigia con la zip che indossava Arthur e lentamente seppur con la mano tremante la calava fino a toglierla completamente e mostrare il petto dell'altro con solo una canottiera addosso, almeno quella non era bagnata.
Alfred vedendo tale scena il suo volto era completamente dipinto di rosso, il cuore prese a battere in modo agitato per quella situazione, ma che gli prendeva? Perché poi? Erano amici e anche amici maschi, perché si sentiva così a disagio come se stesse toccando la pelle candida di una ragazza? Che forse iniziava davvero ad amare quel suo compagno?...
Alfred per la prima volta vedeva Arthur con occhi diversi nonostante stesse dormendo.
Quasi istintivamente si avvicina lentamente a lui, appoggiando le mani alle estremità del letto per reggersi, in modo da accostarsi come prima avevano fatto i due visi. Le iridi azzurre dell' americano presero a farsi lucide, come se quel sentimento che sentiva dentro si stava facendo sempre più forte ogni volta che spezzava la distanza tra lui e l'altro.
Non voleva baciarlo ma stava per farlo...
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