22. Correre è il mio destino


«Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley »

Lucy, primo Ammiraglio dei Pirati, guardava con soddisfazione i campi di grano di un pianeta da qualche nell'Alleanza degli Oort.
Con precisione e solerzia, quasi all'unisono come un unico corpo che si muoveva, tante persone falciavano la piantagione. Sotto al sole, per ore e ore, senza potersi muovere né fare una pausa, con a proteggerli dal caldo cocente solo un cappellino di paglia.
E lavoravano, lavoravano, lavoravano. Ogni tanto qualcuno alzava la testa per chiedere un po' d'acqua, ma veniva subito apostrofato malamente dagli altri che gli intimavano di continuare altrimenti il capo avrebbe punito tutti per quella interruzione.

La donna osservava con interesse quella loro azione, persa nei loro ritmici movimenti e quasi estasiata dal rigore e dalla disciplina che aleggiavano in quel Pianeta, finché un tipo allampanato non le si avvicinò porgendole un calice di champagne e strappandola bruscamente dai suoi pensieri.
Lo ringraziò, portandolo subito alle labbra per assaporare il dolce nettare originato da quella terra.
Quindi si voltò per continuare ad intrattenersi con gli ospiti di quella gioiosa giornata.

«Me dicen "el clandestino"
Por no llevar papel»

Quel dì Lucy partecipava a un party su Terra-5, un ameno e tranquillo pianeta dedito all'agricoltura.
Dello sfruttamento delle persone e dello schiavismo gli abitanti ci avevano marciato sopra, e da ciò derivava la loro ricchezza e potenza.

I grandi proprietari terrieri avevano fatto la loro fortuna investendo in tali attività, legalizzate da loro ma considerate residui di un'era barbarica dal resto della Galassia. Qualcuno, per qualche tempo, ci aveva fatto sopra delle sanzioni quando questi invasero la loro pacifica e tranquilla luna per ridurne gli abitanti in schiavitù, vi mandarono anche armi per aiutare la resistenza, ma poi iniziarono le vacanze estive e ci si scordò di tutto nel giro di qualche giorno.

Adesso Terra-5 era un potente e prospero mondo che con la sua produzione agricola teneva letteralmente in scacco quasi mezza Via Lattea, facendo coi suoi ricchi feudatari il bello e cattivo tempo nei pianeti su cui si posava il loro sguardo.

«Pa una ciudad del norte
Yo me fui a trabajar»

Lucy era corteggiata un po' da tutti i presenti, soprattutto per i suoi agganci nel mondo dell'alta politica galattica. Ognuno di loro ambiva a entrare in quella lobby tanto forte quanto esclusiva, di conseguenza avrebbero fatto qualsiasi cosa in loro potere, anche mettersi in affari con lei.

Per l'occasione aveva indossato il più bel abito da sera che aveva in armadio, con una profonda quanto sensuale scollatura che metteva in evidenza le sue curve; il vestito terminava appena sopra le ginocchia, mostrando il suo corpo snello e perfetto, slanciato in quelle scarpe col tacco alto che le davano un'aria da modella.

Ogni tanto si toccava i capelli, cercando di mettere a posto le ribelli ciocche bionde a striature nere che le accarezzavano il viso, mosse dalla leggera brezza di mezzogiorno che muoveva le fronde degli alberi e le cime delle spighe di grano, regalando ai lavoratori per pochi istanti un sollievo dalla calura.

Gli uomini parlavano con lei, dissimulando interesse per le sue imprese, mentre la corteggiavano e invitavano ad ulteriori festini e riunioni, illudendola d'essere amata.
D'altro canto, Lucy faceva finta di crederci, ingannando i più e mostrando reale interesse per pochi di loro.

All'improvviso, nel mezzo del ricevimento, dal balcone della villa si affacciò uno dei facoltosi signorotti.
Cominciò a parlare di come fosse indispensabile per tutti loro concentrarsi sulle cose importanti: la famiglia, la religione, gli immigrati che rubano il lavoro.
Parlava, facendo ampi gesti con le mani e atteggiandosi a grande politico.

Erano tutti estasiati dalle sue parole, anche la piratessa spaziale pendeva dalle sue labbra, trovando il suo discorso estremamente geniale, reale, vicino a tutti loro.
Alla fine si lasciarono andare a un lungo applauso, e sulla bocca della donna si dipinse un ampio sorriso. Sì, era proprio lui l'uomo giusto.

«Soy una raya en el mar
Fantasma en la ciudad
Mi vida va prohibida
Dice la autoridad»

Lucy, con ancora il cuore in gola, continuava ad applaudire, e con lei anche tutti gli altri ospiti.

Ben presto però la felicità del momento venne sostituita da una triste consapevolezza: la realtà non era davvero così. C'erano tante cose da sistemare.
Il loro commensale li richiamò alla calma, e indicò gli enormi edifici che si stagliavano davanti a loro, oltre i campi di grano: illuminati dai forti raggi del sole, alti grattacieli ne riflettevano la luce, rendendone quasi insostenibile lo sguardo.

Ed è in quel momento che capirono di dover marciare assieme a lui verso la città. La Storia, quella con la s maiuscola, andava riscritta, e ci avrebbero pensato loro, perché solo loro ne erano degni, chiamati dal Comandante a fare qualcosa per il bene del pianeta.

E così ne cominciò l'avanzare verso il centro della metropoli, scansando lavoratori morenti per le strade, schifando e insultando tutti gli altri, e venendo così accolti come liberatori dagli abitanti.

Giunti al palazzo del municipio, il loro capo salì fino alla finestra più alta e da là regalò il più bel discorso che i presenti avessero mai sentito, tanto da venir studiato a memoria dalle generazioni successive.

«Perdido en el corazón
De la grande Babylon»

Lucy poté vedere in poco tempo i cambiamenti della città, divenendo ancor più imponente, ancor più grande, ancor più grigia, ma insostenibilmente luminosa.
Alta, estendeva le sue dita verso il cielo, toccando quasi le nuvole.

I festini non si svolgevano più nei latifondi, così tristi pieni di lavoratori morenti e sfruttati, preferendo al loro posto il più gradevole paesaggio urbano. Le grandi lobby politiche non adoravano molto quel tipo di spettacoli, ove si mettevano a nudo tutta l'ipocrisia che si nascondeva dietro le loro campagne di beneficenza e le struggenti dichiarazioni televisive. Ma la città... beh, quella sì che meritava.

Lussuosi hotel erano sorti come funghi, ricchi affaristi rombavano nelle loro auto costose per le vie della megalopoli, promiscui festini duravano fino alle luci dell'alba scandendo così le giornate dei lascivi miliardari che avevano scelto quel luogo come sede delle loro attività.
L'urbe risplendeva come non mai sotto quella ventata di nuova vita che il Comandante aveva portato.
Tutti ne erano felici, tutti ne parlavano nella Galassia, tutti ne volevano imitare il modello politico.

Un giorno, da qualche parte nel cosmo, in una trasmissione abbastanza famosa, venne invitato un Ministro per un'intervista e, in appena mezz'ora, fece una campagna elettorale così convincente che gli abitanti del Pianeta su cui venne trasmessa si persuasero che quello di Terra-5 non era sfruttamento, ma erano gli stessi schiavi a volersi far sfruttare, molto probabilmente per dimagrire.

Fu come un rivelazione! Un fulmine a ciel sereno invase le menti delle persone: così iniziarono a farsi le guerre, ma accusando gli altri di causarsi spontaneamente del male.

«Peruano, clandestino
Africano, clandestino»

Lucy ben presto comprese che, come in un grande calderone, ogni essere vivente che non andava là per farsi sfruttare, veniva eliminato. L'interesse non era l'armonia fra le genti, l'unica cosa che importava era schiavizzare e uccidere.

I primi che provarono sulla propria pelle questa peculiarità furono una famiglia che un giorno giunse al porto spaziale di Terra-5: avevano una colorazione un po' più scura rispetto agli abitanti, e quindi vennero sparati non appena misero piede sul pianeta. Poi si scoprì che erano dei residenti andati in vacanza sul mondo Hawaii tornati a casa leggermente abbronzati.

Ma tutto ciò servì comunque come monito alla Galassia e come lezione per i residenti: "non importa chi sei, non importa cosa porti, Lui osserva e sa tutto, perché è come un fratello, grande e buono". L'uomo dal Balcone aveva occhi e orecchie ovunque. Controllava ciò che loro dicevano, sapeva ciò che loro volevano, e dava loro qualsiasi cosa desiderassero mostrandosi magnanimo, benevolo e giusto.

Giusto come una giustizia che ormai non esisteva più. Chimera irraggiungibile, dimenticata nell'ignoranza e nella frivolezza di stupide trasmissioni che si susseguivano per gli oziosi pomeriggi della megalopoli e che accompagnavano i ricchi residenti, immemori di un passato che si ripeteva nuovamente.

Nella frenesia del cambiamento, si erano iniziati a bruciare i libri e cancellare la storia. Perché nessuno doveva sapere.

«Me dicen "el clandestino"
Por no llevar papel»

Lucy alla fine se ne andò, non prima di aver ringraziato l'uomo del balcone.

Tornò a girare per la Galassia, ma con un velo di malinconia che non la abbandonò più.
In fin dei conti, nel profondo del suo cuore, dietro gli occhi velati di lacrime al guardare le cartoline che i suoi "amici" le mandavano da Terra-5, sapeva che c'era qualcosa che si era lasciata sfuggire, ma non riuscì mai a capire cosa.


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Capitolo scritto così, perché sì, mi andava di scrivere qualcosa di strano e non in linea con la satira di USG... insomma, l'ennesima cavolata xd

Questa parte è tutta ispirata a una canzone di Manu Chao, "Clandestino". Sì, faccio pena a trovare un modo per armonizzare testo con versi, ma come primo esperimento poteva andare molto peggio ahahahha

Nella storia ci sono un po' di riferimenti a varie cose, l'arduo compito di trovare i rimandi alla realtà tocca a voi! Alla prossima con Deimos (parte 2)!!

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