Capitolo 3

Era lì, inerme, in un lago di sangue.

Un corpo senza nulla. Non sentivo più nulla, le orecchie mi fischiavano. Un silenzio surreale mi circondava. Eppure sapevo di non essere solo, ma era come se lo fossi, come se oltre me e lui, non ci fosse nessun'altro. Il mio respiro, era affannoso, un dolore soffocante mi bloccava la mente; calde lacrime iniziarono a scorrere silenziosamente sul mio volto.

Un mugolio basso uscì dal suo muso e per un secondo, credetti che le nostre iridi si fossero incontrate.

Gialle. Le sue iridi erano gialle.

Poi svenne. Un dolore sordo colpì nuovamente ogni fibra del mio corpo, mentre, ancora confuso, lo seguii nell'oblio dei sensi.

-

La porta della stanza si aprì e Geremy, il medico del paese, entrò salutandomi con un cenno del capo. Lo guardai attentamente per cercare di riportare alla mente qualcosa. Ero sicuro che ci fosse qualcosa che non desiderava altro, se non uscire.

<<Come ti senti?>> disse prendendo un pezzo di stoffa inumidendolo in una tinozza e poggiandolo nuovamente sulla mia fronte.

<<Stordito, confuso e bollente, sostanzialmente>> risposi incerto. Ero certo ci fosse qualcosa che stonava. Perché ero lì, avevo la febbre? Come l'avevo presa? E cos'era quel cipiglio strano che aveva Geremy?

<<Bhe... Tutto normale, considerata la situazione>> Quale situazione?

Lo guardai ancora una volta, piegando leggermente il capo confuso, come a cercare la risposta nelle sue parole.

Poi le vidi, sul camice di Geremy, o meglio, le percepii.

Due piccole gocce di sangue, quel sangue.

Quel odore.

E tutto tornò al suo posto. Ogni tassello, ogni ricordo e ogni percezione, tutto prese posto. Nulla mi importava più di lui. Non ora, non ora che potevo averlo perso. Non mi importava più che avessi o meno la febbre, dovevo sapere.

<<Dov'è?>> gemetti frustrato.

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