|•Chapter 7•|
Fra me e Dario le cose sembravano andare bene, avevamo ripreso ad uscire, qualche volta con gli amici, altre volte da soli, sembró come conoscere una persona nuova, erano cambiati molti suoi pensieri e di questo ne ero felice, poiché la fase dell'adolescenza stava mostrando i suoi frutti ora e sembró come se mi fossi conosciuta con un'altra persona, ma il suo comportamento era comunque lo stesso, quel suo modo di abbracciarmi, coccolarmi, era sempre stato così, era molto affettuoso con chiunque e nel momento in cui ero fra le sue braccia mi sentivo al settimo cielo, mentre poi pensavo che io potevo essere una come le altre per lui e mi irrigidivo parecchio.
Credo che lui notasse questo mio atteggiamento involontario e spesso mi chiedeva cosa mi prendesse, però riuscivo a deviare il discorso in un modo o in un altro, perché mi sembrava fuori luogo dire un pensiero come quello, non eravamo mica fidanzati, giusto?
Avevo sempre il timore di rovinare tutto, ma fortunatamente ciò non era ancora accaduto.
Lui mi faceva dei complimenti qualche volta, ma dello stronzo c'era ancora dentro di lui, infatti alcune volte mi faceva anche arrabbiare, ma sapendo che lo faceva apposta, lo facevo arrabbiare anche io.
Nonostante gli anni trascorsi, sembrava come se tutto si fosse fermato sino a quando non lo ritrovai ed il mondo intorno a me prese vita.
Era da una settimana che non uscivamo insieme, a causa dei preparativi per gli esami di maturità.
Ero parecchio ansiosa, speravo che ciò che stavo portando per l'orale sarebbe piaciuto.
Volevo uscire con un voto alto e quindi ripetei le cose così tante volte da saperle quasi a memoria e da sognarle quasi ogni notte.
Sembravo un cd che si ripeteva in continuazione, senza mai spegnersi.
I miei pensieri si interruppero quando ricevetti un messaggio dal mio migliore amico e ripensai a pochi giorni fa.
(Vi starete chiedendo cose come:"Ma non aveva iniziato il libro dicendo che non aveva più il suo migliore amico?" Bene, vi spiegherò il motivo nelle prossime righe)
Io e Marco stavamo pian piano ritornando come una volta.
Non pensavo che gli avrei mai dato un'altra chance, ma in realtà c'ero ricascata e questa volta fra me e lui sembrava diverso, forse perché non avevamo altra persona con cui poterci confidare senza problemi e senza paura di non essere compresi.
Per la prima volta dopo tutti i nostri litigi (provocati sempre da lui) è venuto a scusarsi da me, via chat, ma per me è stato un grande progresso, perché le sue parole mi colpirono molto e soprattutto era difficile sentirsele dire da lui, dato che non le diceva quasi a nessuno se non alla sua ex fidanzata.
Sì, si era fidanzato con Gaia e poi lei lo lasciò dopo quasi 3 mesi.
Per una volta invece di rincorrerla come tanti anni fa, aveva scelto me a lei.
Per una volta avevo vinto io.
Credo che da quando io e lui ci eravamo riavvicinati, io e Gaia ci eravamo allontanate.
Non mi sentivo a mio agio a parlare con lei delle mie chat con Marco, anche perché ultimamente ci scambiavamo parole affettuose e mi sembrava davvero troppo crudele, preferivo tenermele per me.
Inoltre da quando mi ero allontanata da lei, mi ero avvicinata di più alla mia compagna di banco, mi sentivo più a mio agio con lei, inoltre anche lei era stata migliore amica di Marco, ma almeno non provava gelosia, o se la provava, non me la dimostrava.
Io la capivo e lei per ciò che poteva provava a capirmi e nonostante tutto mi piaceva stare con lei, mi fidavo ciecamente dopo tanto tempo, le parlavo anche di Dario.
Messaggiai per un po' con Marco (gli avevo dato anche un soprannome, ovvero Mar e lui mi chiamava Ser, praticamente da quando non stava con Gaia era cambiato in meglio, o perlomeno, con me).
Si fecero le 01.35 di notte e decisi di staccare e andare a dormire perché il giorno successivo sarei dovuta andare in campagna.
Ma quando quella domenica mattina mi svegliai, mi accorsi di provare qualcosa di così forte per Dario che mi mancava, nel tempo trascorso mi ero solo abituata alla sua assenza, sarei dovuta correre da lui, andargli in contro e dirgli che non mi importava del passato, ma del presente e magari di un futuro con lui al mio fianco.
Un giorno avrei potuto anche raccontare di noi, avrei scritto una poesia dedicata a lui, ma non avrei fatto come Eugenio Montale che dedicò la poesia alla moglie scomparsa, no, avrei dedicato ogni mio singolo pensiero a lui, perché me ne ero accorta fortunatamente prima che fosse troppo tardi, perché è una di quelle cose che a diciotto anni è possibile provare, uno di quei sentimenti che ha così tante definizioni di persona in persona, in base a come egli si voglia presentare.
Mi scese una lacrima sul volto e guardando fuori dalla finestra, vidi il cielo farmi da sfondo, come se potessi vedere ad occhi nudi il mio stato d'animo interiore, le goccioline correvano velocemente, si rincorrevano sullo specchio della porta della mia stanza che si affacciava sul balcone e la casa abbandonata di fronte alla mia, mi metteva sempre più inquietudine nonostante gli anni trascorsi ad osservarla.
Accesi il telefono e provai a pensare a dove lui si potesse trovare, notai una notifica su snapchat, era una foto, il prato, gli alberi in fiore, mi venne in mente quindi il luogo segreto che lui mi aveva portato a vedere.
Mi preparai in fretta e dato che mia madre non c'era, presi le chiavi sul mobiletto bianco ancora nuovo.
Scesi le scale di corsa e chiusi con quattro giri di chiave sia il portone che il garage.
Pensai che potevo ancora tornare indietro, ma la voglia e l'impazienza di rivederlo vinsero su qualsiasi tipo di pentimento o ripensamento.
Avevo messo solo del mascara, ma mi stava dando parecchio fastidio, così mi fermai un attimo per vedere cosa avessi nell'occhio specchiandomi nel telefono, sino a quando non trovai un messaggio da parte di Gaia, non lo lessi neanche, non volevo qualcosa che mi potesse rovinare la giornata, anche se ciò suscitò un'ansia forte in me.
Mi sentivo uno di quei classici nodi in gola, le gambe cedere a causa della mia velocità, le scarpe consumarsi sempre più e i jeans cedere, mi ero dimenticata la cintura e ciò mi fece notare che avevo perso del peso, poiché mi stessero veramente larghi.
La magliettina di tanto in tanto si alzava, i lacci delle scarpe si slacciavano, le pozzanghere mi fregavano, facendo schizzare qualche macchiolina addosso ai miei vestiti.
Tutto mi voleva distogliere da ciò che stavo facendo o farmi perdere tempo, questa cosa non fece altro se non farmi suscitare dubbi su dubbi, non sapevo più se stavo facendo la cosa giusta.
Passò una macchina ad alta velocità che mi fece la doccia dalla testa ai piedi, ero perfetta, proprio.
Arrivai alla cancellata e non dovetti neanche scavalcare, era aperta alle 9.30 del mattino, nonostante la pioggia.
I capelli bagnati si attaccavano al collo, avevo persino scordato l'ombrello, stava capitando tutto a me.
Evitai gli sguardi altrui, fra gente che rideva e gente disgustata.
Non era mica colpa mia.
Appena nessuno sembró notarmi più, mi addentrai nel famoso sentiero.
Giunta nel luogo inciampai in un ramo che era per terra.
Mi guardai intorno, lui non c'era, magari era da qualche altra parte nascosto, a guardare chissà quale meraviglia.
Nel frattempo notai che ero tutta infangata, stavo proprio facendo schifo e sembravo disperata probabilmente, il telefono si era bagnato un po', ma nulla di grave.
La cosa che mi preoccupò fu in quel momento la più terribile.
E se lui non ricambiava?
Mi alzai, ma fu troppo tardi, lui era lì e fu sorpreso di trovarmi seduta come se lo stessi aspettando.
La sua faccia era come stupita, mi sentii a disagio per come fossi malconciata.
L'ansia si fece più viva, sentivo il martellare del cuore nel mio cervello e poi si aggiunse pure il pulsare del sangue, il respiro più affannato.
"Cos...cosa ci fai tu qui?"disse balbettando.
"Questo."
Corsi verso di lui e lo baciai con foga, con desiderio di sentirlo mio, mi strinse di più e il bacio si approfondì, dentro me l'ansia si faceva più forte, sentivo la mente formulare un sacco di frasi incomplete.
I pensieri erano indefiniti, la pioggia che poco prima si era frenata, ora stava battendo sui nostri volti, li stava bagnando.
Non provai alcun rimorso per la mia azione, mi pentii di non averlo fatto prima.
Mi aveva rapito di nuovo, la 'Serena lunatica' aveva scelto di stare dalla sua parte e io non riuscivo a fermarla.
Ci guardammo e i nostri sguardi erano l'opposto del cielo che si era introdotto nella giornata, erano limpidi.
Le lacrime mi si accumularono, c'era qualcosa che non andava.
Il mio corpo non rispondeva ai miei freni, erano proprio stati tagliati.
Aprì bocca per dire qualcosa, ma lo zittii, pensai però a come andava a finire nella maggior parte dei casi e cioè che non ricambiava nessuno solitamente.
Allora lo lasciai parlare.
"Da quanto tempo desideravo questo? Per quanto tempo ho dovuto aspettare?"
"L'attesa si è fatta sentire parecchio,ma eccoci qui, insieme."
"Stiamo facendo la cosa più sbagliata..."disse e sentii il suo respiro farsi sempre più caldo direzionandosi verso il mio collo.
"Non mi importa. E per dirlo io, ce ne vuole."dissi ritornando a baciare le labbra che avevano formato quel suo sorrisino fuggente che tanto amavo.
"Non posso, non possiamo."disse passandosi le mani nei suoi capelli folti e lisci, senza un filo di gel.
"Perché? Perché tutto questo? Cosa te lo impedisce?"dissi avvicinandomi ancora di più, ma mollò la presa, iniziò quasi a scansarsi da me.
Questa cosa mi stava preoccupando parecchio.
"Non mi complicare le cose, ti prego, cazzo. Non tentarmi, non posso." Disse prendendo il mio volto fra le sue mani e fissando le mie labbra, poi salì più in alto e le iridi nostre che avevano gli stessi colori, si fusero insieme.
Questo ricordo stava diventando sempre più intenso e sempre più vivo, sentivo che c'era qualcosa sotto, avrei ricordato quel momento e avrei avuto dei rimorsi, per cui avrei sofferto molto.
Furono le sue labbra a fiondarsi sulle mie questa volta e sentii gli occhi cedere, le palpebre non reggevano più le gocce d'acqua dolce stavano per evadere, fu così infatti, come un fiume che straripa dalle sue sponde che cercano di non far invadere l'acqua nel terreno circostante, le mie guance erano tutte bagnate ma lui le asciugò, come se volesse asciugare una ferita, con così tanta cautela.
Sembrava stesse lottando contro sé stesso.
"Mi dispiace, mi spiace per lo stronzo che ti ritrovi davanti e per il casino in cui si è cacciato, non ti merito, come tu non meriti uno come me."disse con gli occhi imploranti. Come se mi avesse fatto qualcosa di male, la testa non stava reggendo, il cuore non stava battendo, il respiro non stava esistendo.
Capii il motivo, dentro me si stava espandendo un dolore che mi stava attaccando tutte le cellule, non riuscii a fare in tempo a comprenderne le cause che mi disse:"Perdonami, ma un giorno capirai, chissà quando però, chissà quando ci rivedremo. Addio piccola, vattene finché puoi, vattene via da me e non tornare mai più qui."disse lasciando un ultimo bacio sulle mie labbra.
"E ti prego non soffrire per me, goditi la tua vita, scordati di me."
"Non me ne vado, non posso andarmene via così senza alcuna spiegazione."dissi con la voce spezzata di tanto in tanto.
"Fai ciò che ho detto, cazzo!"disse senza guardarmi più in volto, ma la sua voce era furiosa, era inquietante.
Le uniche cose che riuscii a formulare furono soltanto:"Lo farò, tranne una cosa, non ti dimenticherò e non smetterò mai di amarti, questo non è un addio, è un arrivederci, il mondo è piccolo dopotutto e sappi che prima o poi ci rincontreremo." Dissi sicura di ciò che stavo dicendo.
"Addio allora, perché non credo ci rivedremo."
Guardai i miei due bracciali identici, ne tolsi uno e dissi:"Prendilo tu e ricordati di me ogni volta che lo guarderai."
"Lo farò."disse indossandolo, erano blu e semplici.
Proprio come sembravamo noi esteriormente, ma dentro eravamo creature troppo simili e complesse, spinte ad allontanarsi per delle fatali scelte sconosciute.
Il dolore alle tempie era sempre più fastidioso e il ricordo era sempre più evidente ma lontano.
Mi voltai e lui non c'era più, era come svanito nel nulla.
Le sue parole erano state come un uragano, dentro di me vi era un territorio devastato, sentivo sempre più freddo, sia fuori che dentro, da temere di essermi presa persino la febbre.
*Spazio Autrice*
Salvee ho finalmente aggiornato.
Dario si è messo nei guai lasciando andare Serena, anche se cerca di farlo per il suo bene e perché la ama.
Nel prossimo capitolo capirete meglio le cose, per il momento vi lascio con la suspense.
Ho scritto ben 2301 parole, merito un premio, scherzo ovviamente.
Ditemi un po' cosa pensate che sia il problema vero e proprio?
Una stupidaggine o qualcosa di serio? Vi voglio dare un indizio per far sì che commentiate...
Serena nei giorni in cui è uscita con Dario non ha più chiesto il motivo per cui lui non si è presentato per 1 mese, ma ha sbagliato perché era proprio lì la risposta a tutto, secondo voi...perché?
Ho già iniziato a scrivere il prossimo capitolo e sono a 800 parole, quindi se riesco, aggiorno prossima settimana.
Baci, Seree.
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