Fino all'Estasi
Attenzione: la storia contiene pratiche BDSM
Izuku avrebbe tanto voluto guardarsi intorno ma la vista gli era stata completamente sottratta da una soffice benda di seta rossa, legata abilmente attorno al suo capo e perfettamente posizionata su entrambi gli occhi. Spostarla da lì era impensabile dato che i polsi erano saldamente tenuti fermi da una cravatta alla spalliera del letto su cui giaceva nudo e inerme.
Come si sarebbe dovuto comportare in una situazione del genere, se non facendo completamente affidamento ai due sensi che ancora aveva a disposizione per orientasi?
Deglutì a fatica la saliva accumulata in bocca e cercò di prestare attenzione ai suoni, così da rendersi conto dove, all'interno di quelle quattro mura, era nascosto l'uomo che lo aveva ridotto ad un ammasso di nervi tesi ed eccitazione. Uno spostamento d'aria, quasi impercettibile, attirò l'attenzione del ragazzo bendato verso destra.
«S-shoto.» riuscì appena a sussurrare, umettandosi le labbra passandoci su la lingua. Una risata roca, leggera, proveniente dal lato opposto, lo fece ansimare dalla sorpresa. Entrambi erano intrappolati in quel limbo oscuro, costituito unicamente da lussuria e seduzione. Un gioco malizioso, in cui il più piccolo affidava alle mani esperte del suo amante tutto se stesso, consapevole che quest'ultimo sarebbe stato generosamente disponibile a fargli provare le più intense emozioni. Un brivido gli percorse la pelle naturalmente chiara, tanto da farlo contorcere, quando il materasso si piegò sotto il peso di un ginocchio poggiato alla sua estremità, provocando così lo spostamento del lenzuolo sotto la schiena del ragazzo dai capelli verdi.
Sentiva tutto.
Ogni singolo movimento che avveniva all'interno di quella stanza, pareva amplificato. Il corpo del giovane era bollente, capace di sprigionare da ogni singolo poro, passione pura. L'erezione, che evidente svettava tra le sue gambe, urgeva di essere soddisfatta. Era possibile cadere nel limbo dell'eccitazione più perversa senza nemmeno essere stato sfiorato? Midoriya non lo avrebbe mai creduto, eppure si trovava lì, abbandonato alla più dolce e struggente delle torture.
«Hai idea di quanto tu sia seducente in questo momento, Izuku?» e quella domanda, posta con un tono di voce premeditatamente basso, lo colpì come un fiume in piena, raggiungendo il suo basso ventre.
«Shoto... ti prego.» chiese sommessamente, schiudendo le labbra rosse e tendendosi con il corpo nella direzione da cui proveniva quel dolce e inebriante suono. Il nodo stretto, che manteneva bloccati i polsi, lo costrinse però a retrocedere.
«Per cosa mi stai supplicando?» domandò dunque, ed Izuku poté giurare di aver sentito la voce un po' più vicina.
«I-io... io ti voglio.»
«Ma sono proprio qui. - lo prese in giro, non nascondendo una nota di divertimento. - O forse vuoi altro? Sai, dovresti essere un po' più preciso.» lo provocò, continuando a gattonare nella direzione della sua preda.
«Ti voglio... dentro di me.» dichiarò dunque, facendo ammenda alle ultime forze che gli erano rimaste.
«Vedo che siamo impazienti. - constatò, ormai a pochi millimetri dal suo orecchio. - Mi spiace, ma credo dovrai attendere. Io ho appena iniziato.» affermò serio, mordendogli improvvisamente il lobo e facendolo sobbalzare.
«Sei adorabile... reagisci sempre così bene.» la cupidigia trapelava chiara, in ogni sillaba scandita. Todoroki si portò a cavalcioni sul ragazzo, immobilizzando definitivamente i fianchi, unica parte di quel corpo peccaminoso che ancora si dimenava. Entrambe le mani percorsero il torace completamente esposto, tracciandone i dislivelli e i segni dei muscoli che si tendevano ogni qual volta venivano sfiorati; mentre con i fianchi iniziò una lenta ed inesorabile danza, strusciandosi lascivamente sull'erezione dell'altro.
Quello che successe subito dopo, fece perdere del tutto la ragione del più piccolo. Shoto abbassò immediatamente la temperatura della mano destra, facendo comparire all'estremità dei polpastrelli piccoli cristalli di ghiaccio. Con questi ultimi riprese quel gioco perverso, prima sfiorando le labbra del minore, già precedentemente schiuse, dalle quali si levò un sospiro sorpreso. Todoroki sorrise compiaciuto, piacevolmente fiero di essere riuscito a scatenare la reazione desiderata. Fece scorrere le falangi lungo la gola pallida e completamente esposta, carezzandone le sporgenze. Su quest'ultima si abbassò, lambendo languidamente la porzione di pelle appena sotto il pomo, passando poi a mordicchiare e a succhiare la zona, marchiandolo con evidenti segni violacei, dichiarando che quella persona gli apparteneva: anima e corpo.
La mano destra proseguì nella sua lenta ed inesorabile scesa: il ghiaccio arrivò al centro del petto di Midoriya. Per quest'ultimo, il contatto delle dita fredde di Shoto in netto contrasto con la sua pelle rovente e arrossata fu del tutto inebriante.
Freddo, talmente tanto da farlo rabbrividire; caldo più delle fiamme dell'inferno stesso.
E quando quella stessa sensazione raggiunse i capezzoli, già precedentemente turgidi per l'eccitazione, per il più piccolo fu come sprofondare nella più appagante delle torture. Non riuscì in quel caso a controllare il suo corpo: i polsi si tesero involontariamente, con il solo scopo di raggiungere i capelli del maggiore e stringerli disperatamente tra le dita, mentre i suoi fianchi si mossero di scatto accompagnati da un gemito stridulo.
«Sta fermo. - gli ordinò a pochi centimetri dalle sue labbra, la voce bassa e suadente. - Se ti muovi, ricomincerò dall'inizio.» Izuku non seppe se prendere quelle parole come una minaccia o come un'allettante proposta. Ricominciare significava per lui ritardare l'agognato orgasmo ma allo stesso tempo equivaleva a prolungare quel meraviglioso piacere.
Ma lui peccava seriamente di pazienza e il suo aguzzino lo sapeva fin troppo bene e così, mentre Midoriya cercava con tutto se stesso di mantenere il controllo dei propri muscoli, Shoto continuava senza sosta a tartassare i capezzoli rosa, l'uno con il suo quirk, l'altro con la lingua e i denti. Il respiro del ragazzo dagli indomabili capelli verdi usciva a rantoli, alternandosi a gemiti più alti e acuti. Di tutta risposta, il maggiore fece scontrare le loro erezioni umide pulsanti in un movimento tanto sublime quanto lento e straziante, godendosi le dolci lamentele ricevute come risposta. Ancora una volta, la volontà di Midoriya andò a farsi benedire, quando sollevò i fianchi in cerca di più attrito possibile.
«Cosa devo fare con te, Izuku?» la domanda suonò dolce, la voce tenue parve quasi una carezza sulle guance accaldate.
«Shoto, io...» provò a giustificarsi, ma venne interrotto.
«Ti ho detto... - cominciò, riscaldando poi la mano sinistra e sfiorando i punti che pochi attimi prima erano stati sfregati dal ghiaccio. - ...di stare fermo.» e così, il calore percorse la sua carne, abbastanza alto da far vibrare anche l'anima alla sua dolce preda, ma non così tanto da bruciare la sua candida pelle. E Izuku lo sapeva bene, la fiducia era talmente profonda che avrebbe messo nelle mani del suo compagno la sua stessa vita, certo che questi ne avrebbe avuto la massima cura.
Ed era proprio sulla reciproca fiducia che si basava il loro rapporto, oltre che sull'amore incondizionato. Shoto aveva capito che mai nessun altro, se non Izuku, avrebbe potuto stare al suo fianco. Più precisamente se ne era reso conto anni prima, durante il festival sportivo: Midoriya era stata la prima persona che l'aveva accettato per quello che era, l'unico al mondo che era riuscita a sbloccarlo.
Un lampo malizioso attraversò a quel punto gli occhi di Shoto che, mordendosi il labbro inferiore, scese con la lingua, lasciando un'umida scia di saliva su quell'addome, fino ad arrivare all'ombelico. Vide chiaramente l'altro sforzarsi a non muoversi irrigidendo i muscoli e trattenendo un gemito. Ma questo gli costò un'immensa fatica, una fatica che non poteva assolutamente non essere ricompensata adeguatamente.
«Bravo... così.» si complimentò, sfiorando finalmente con la mano destra, tornata ormai alla sua temperatura naturale, l'erezione di Midoriya. La percorse lentamente, risalendo fino alla punta dove disegnò piccoli cerchi, resi umidi dal liquido pre-seminale. Quando vide che Izuku, per l'ennesima volta, era riuscito a trattenere il suo corpo, decise definitivamente di concedergli una tregua e dopo averlo pompato, lo leccò a partire dalla base. Il viso del minore era sfigurato dal piacere, i muscoli delle cosce completamente tesi e le dita dei piedi contratte. Sfogò in un lamento la sua frustrazione quando il compagno, seppur con una lentezza estenuante, decise di assaggiarlo. Lo prese tra le labbra scendendo cautamente, fino a che il pene non toccò la sua gola sul fondo. Dunque risalì, concentrando la pressione della lingua nei punti che sapeva avrebbero fatto impazzire Midoriya, poi scese nuovamente, più veloce questa volta.
«A-ah... Si. Di più... di più...» riuscì appena a mormorare tra un gemito e l'altro, la schiena completamente inarcata sotto quelle dolci premure che man mano diventavano sempre più intense. La mente di Izuku era completamente annebbiata e la sensazione dell'orgasmo si era ormai concretizzata nel suo basso ventre. Prese a tremare, il respiro completamente trattenuto, ancora una lappata e sarebbe venuto. Ma i piani di Todoroki non prevedevano quello e le sue labbra si allontanarono velocemente dal sesso pulsante.
«Todoroki... ti prego.» piagnucolò, insoddisfatto del mancato appagamento.
«Per quanto sia celestiale il suono delle tue suppliche, Izuku... io non ti ho dato il permesso di venire.» sussurrò, divertito dalla maschera bisognosa che trasformava il meraviglioso volto del ragazzo. Si abbassò, prendendolo nuovamente tra le labbra, portandolo ancora sull'orlo del piacere, ma negandoglielo una seconda volta.
La bocca di Midoriya era spalancata, i gemiti erano forti, il cuore galoppava veloce e le guance erano imporporate dallo sforzo. Dovette subire quella negazione per la terza volta e sentì chiaramente gli occhi gonfiarsi e inumidirsi per via della frustrazione.
Per la prima volta, da quando lui e il suo ragazzo avevano cominciato a fare quei giochetti, la mente di Midoriya venne sfiorata da un ricordo. Gli sarebbe bastato sussurrare la safe-word prestabilita e Todoroki lo avrebbe lasciato venire, mettendo fine a quel gioco perverso. Quasi come se il ragazzo gli avesse letto nel pensiero, accolse nuovamente l'erezione del compagno tra le labbra, questa volta succhiandola con rinnovato vigore, fino a farlo esplodere nella pace dei sensi, tra urla e gemiti sconnessi. Non ebbe il tempo di riprendersi, la sensazione che seguì quell'agognato orgasmo, fu quella del lubrificante che freddo colò lungo il suo orifizio nascosto. Todoroki prese a trattare con perizia quella zona, inserendo un dito e facendo lamentare dolcemente il ragazzo a lui sottomesso. Non ci volle molto. Il corpo, ancora sensibilmente scosso dal precedente piacere, si adattò subito a quell'ambita presenza, tanto che il più grande poté immediatamente aggiungere una seconda falange. E mentre quest'ultimo si faceva largo tra le carni calde, il minore prese a muovere i fianchi, bramando maggiore contatto e velocità. Solo quando il maggiore lo ritenne preparato a sufficienza, liberò quel corpo bisognoso, ricevendo in cambio un mugugno di delusione per l'istantanea sensazione di vuoto. Dopo avergli lasciato un bacio a fior di labbra, dolce e gentile; allineo la sue erezione a quel corpo umido e pulsante, penetrandolo con un solo movimento e strappandogli un gemito strozzato. Con le mani artigliò i fianchi stretti, costringendolo ad alzare la schiena e a far allacciare le gambe attorno alla sua vita. Izuku, ormai schiavo di quel piacere, assecondò in tutto e per tutto il suo ragazzo. Il ritmo era lento, ma i movimenti risultarono secchi e incredibilmente precisi, tanto da raggiungere la prostata da subito. Ad ogni scoccata, Todoroki si faceva largo nelle sue teneri carni, sempre un po' di più. Era stupefacente quanto quel corpo, bensì minuto, si adattasse perfettamente al suo, come i pezzi di un vaso rotto che combaciano in ogni singolo punto.
«Dio, Izuku sei perfetto.» esclamò, affondando in lui è inebriandosi di quelle pareti strette che puntualmente si contraevano in risposta, facendogli vedere le stelle.
«Più veloce... Mh- vai più veloce!» provò anch'egli ad impartirgli un ordine, fallendo però miseramente: lo stava implorando. E quel tono, tanto bisognoso quanto lascivo e arrendevole, ebbe come risultato di far perdere del tutto la testa al maggiore. Shoto, che solitamente preferiva fare le cose con calma, non riuscì più a mantenere il controllo di sé. I movimenti, da precisi e lenti, si trasformarono in rapidi e sconnessi. Quell'amplesso diventò una vera e propria corsa, alla ricerca del piacere. Una mano stretta su un fianco, fino a segnare la pelle nivea del giovane; l'altra ad armeggiare con la benda rossa fino a scoprire due meravigliosi occhi liquidi di piacere, con le pupille talmente dilatate da divorare quasi per intero il verde smeraldo delle iridi. Quando le guance di Izuku s'imporporarono ulteriormente e i suoi gemiti divennero più frequenti e acuti, Todoroki si rese conto che la sua dolce vittima era prossima. Fu in quel momento che decise di regalare a se stesso e al suo amante, un ultimo atto di piacere. Le sue dita accarezzarono le guance lentigginose, scendendo lungo il mento, fino a sfiorare il pomo di Adamo. Fu in quel momento che il palmo si strinse intorno a quella gola tappezzata di marchi, tanto delicata quanto dannatamente invitante. Bastò un leggera pressione e il respiro del più piccolo fu completamente sotto il controllo di Shoto. I volti di entrambi completamente contratti, mentre assieme raggiungevano la fine di quel meraviglioso tunnel erotico. Izuku fu il primo a venire, marchiando i loro toraci, seguito a ruota dal maggiore che si riversò completamente dentro di lui, urlando il suo nome. Non smisero di guardare l'uno negli occhi dell'altro nemmeno quando Todoroki, esausto e soddisfatto, si abbandonò contro il corpo di Midoriya. I cuori uniti che pompavano all'unisono, i sospiri pesanti, la pelle imperlata di sudore perfettamente unita.
«Shoto...» lo chiamò il più piccolo, prendendo grossi respiri e cercando di attenuare il fiatone.
«Si?» domandò l'altro, nelle medesime condizioni.
«Ehm... puoi liberarmi le braccia?» gli ricordò, dando un leggero strattone alla cravatta e sorridendo alla vista del più grande, leggermente imbarazzato. Izuku non poté non trovarlo estremamente adorabile: tanto passionale e disinibito durante il sesso, quando incredibilmente timido in tutto il resto.
«Si, certo! Scusa.» fece, sciogliendo abilmente il nodo all'altezza dei polsi, per poi portarli entrambi alle labbra e baciarne i segni.
«Ho esagerato?» chiese poi, continuando ad accarezzare delicatamente quella pelle arrossata.
«Scherzi?- rispose, inarcando un sopracciglio, divertito da quel quesito tanto assurdo. - Lo sai che adoro il sesso estremo.» aggiunse, circondandogli il collo e baciandolo dolcemente.
Todoroki sorrise a sua volta, stringendo tra le sue braccia quello che, ormai da due anni, considerava l'amore della sua vita.
«Lo so.»
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