16- coccolino
Mi svegliai di soprassalto sentendo dei gemiti provenire dal bagno. Corsi a vedere cosa fosse successo e trovai Leo inginocchiato davanti al water, mentre vomitava in modo convulso. Il suo viso era pallido come un lenzuolo, e le lacrime gli solcavano le guance.
"Leo, amore mio, cosa ti succede?" lo presi tra le braccia, accarezzandogli i capelli.
"Mi sento... mi sento così male," riuscì a sussurrare tra un conato di vomito e l'altro. "Credo che mi abbiano dato qualcosa alla festa."
Un brivido di paura mi percorse la schiena. Qualcuno aveva cercato di fargli del male. Lo aiutai ad alzarsi e lo portai sul letto, dove lo coprii con le coperte.
"Chi potrebbe aver fatto una cosa del genere?" chiesi, la voce tremante.
Leo scosse la testa, troppo debole per rispondere. Si limitò a stringere la mia mano con forza.
Dopo un po', si calmò. Lo guardai negli occhi, pieni di paura e dolore. Non potevo permettere che gli facessero del male.
"Non ti preoccupare, amore mio," gli dissi, accarezzandogli il viso. "Troveremo chi ti ha fatto questo."
Passarono alcune ore, e Leo cominciò a sentirsi un po' meglio. Mangiò qualcosa di leggero e bevve molta acqua.
Mentre mangiava, i suoi occhi si posarono sui miei, e un'espressione intensa si dipinse sul suo volto.
Si avvicinò a me e mi baciò appassionatamente. Il suo bacio era pieno di bisogno e di desiderio, ma anche di paura.
"Ally," sussurrò tra un bacio e l'altro, "ho paura che possano farti del male."
"Non permetterò a nessuno di farti del male," risposi, stringendolo a me. "Siamo insieme, e affronteremo tutto questo insieme."
"Ti amo," mi sussurrò all'orecchio.
"Ti amo anch'io," risposi, baciandolo di nuovo.
In quel momento, mi sentivo più vicina a lui che mai. Avevamo affrontato insieme una prova difficile, e questo ci aveva reso ancora più forti. Ma sapevo che la nostra battaglia era appena iniziata.
Leo era pallido come un foglio, gli occhi spalancati nel vuoto. Afferrava il suo orsacchiotto come un bambino, stringendolo forte al petto. Il suo respiro era affannoso, un suono che mi lacerava il cuore.
"Mamma... mamma..." sussurrava, la voce debole e tremante. I suoi occhi si erano persi in un punto lontano, come se stesse vedendo qualcosa che io non potevo vedere.
In quel momento, ho capito. Stava allucinando. Le sue difese si stavano sbriciolando, e la sua mente lo stava trascinando indietro nel tempo, verso un luogo di conforto e sicurezza: l'abbraccio di sua madre.
Mi avvicinai a lui lentamente, cercando di non spaventarlo. "Sono qui, Leo," gli sussurrai dolcemente, accarezzandogli i capelli. "Sono Ally."
Ma lui non mi sentiva. Continuava a chiamare sua madre, la sua voce piena di disperazione.
"Mamma! Mamma coccolami! Ti supplico!!!!" Urlava dimenandosi
"Va bene, Leo," dissi, stringendolo a me. "Io sarò tua madre. Ti proteggerò."
Lo presi in braccio, come si fa con un bambino, e lo strinsi forte a me. Lui si accoccolò sulla mia spalla, piangendo come se il suo cuore stesse per esplodere.
"Shhh, shhh," lo calmai, cullandolo dolcemente. "Tutto andrà bene, amore mio. Sono qui con te."
Lo portai nel letto e lo adagiai delicatamente tra le mie braccia. Gli accarezzai i capelli, sussurrandogli parole dolci all'orecchio.
"Mamma... ti amo," sussurrò lui, addormentandosi lentamente.
Lo guardai dormire, il suo viso rilassato finalmente. Mi sentivo così impotente, così piccola di fronte al suo dolore. Ma sapevo che dovevo essere forte per lui, che dovevo proteggerlo.
In quel momento, capii che il mio amore per Leo era più profondo di quanto avessi mai immaginato. Ero disposta a tutto pur di vederlo felice.
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