17 - Incapibile

Quando il portale degli Abissi Infernali si chiuse dietro le sue spalle, Sheera poggiò la schiena contro esso chiudendo gli occhi e stando in completo silenzio. Perché ogni volta che provo a starle lontano alla fine non ci riesco? Ho un'idea in testa e con il suo arrivo tutto cambia ogni volta! Mille domande le ronzavano intorno sempre di più da quando l'aveva incontrata la prima volta, mai era successo prima di allora. Le era capitato di non aver voglia di seguire le regole, ma non si era tirata di certo indietro nel prendere una morte come qualche giorno prima, ad esempio.

Scosse la testa e riaprì gli occhi guardando il suo mondo per quello che era: freddo, scuro, di una bellezza che ingannava, ammaliava solo per attirare le prede, visto così tante volte da annoiarla, talvolta persino disgustarla, farle ribrezzo. Questo sapeva di ciò che era, vedeva sé stessa come il luogo da cui era nata. Nemmeno i miei demoni sono immuni alla mia energia, timorosi di cosa io possa fare. Damon è tra i pochi che mi resiste ma anche lui dopo un po' cede. Allora cosa c'è in lei che le dice di fidarsi di me? Come può anche solo pensarlo? Sono l'essere dall'anima più putrida e piena di peccati che ci sia!

Sospirò e scivolò a sedere sul terreno gelido, aprendo nel mentre la mano e guardando la corolla di una rosa bianca in essa: Kyra si era punta con il suo stelo e delle gocce di sangue divino avevano sporcato i suoi delicati petali. Quell'immagine l'aveva catturata nonostante avesse cercato di restare il più calma possibile. La Dea Bianca aveva detto che voleva conoscerla di più, capirla, ma forse era meglio non lasciarglielo fare. Finirò con il ferirti senza che io lo voglia, accadrebbe la stessa cosa di questo fiore. La tua anima verrebbe macchiata...

La rabbia verso sé stessa, ciò che era iniziò a salire e le riportò alla mente ciò che aveva fatto per la Dea Bianca, un gesto insolito per una come lei: l'aveva difesa. Il perché era semplice, quegli uomini avevano avuto così tanti peccati, uccisioni alle spalle, rapine e inganni che se avessero solo sfiorato l'anima pura di quella Creatura Chiara le avrebbero procurato dolore, sia fisico che emotivo. Ne era più che certa. Aveva capito che non fosse una dal cuore forte dal primo giorno che si erano incontrate solo guardandola. Ma era davvero solo quello il motivo per cui aveva rimesso a posti quegli uomini? Certo, aveva avuto voglia di uccidere, era lì apposta per far pagare con la vita quei peccatori. Però era quella la verità? Non aveva mai difeso nessuno prima di allora e in parte l'aveva colpita.

Scosse la testa e si alzò buttando a terra la rosa come a non volerci più pensare, chiudendo gli occhi che, fino a quel momento erano stati lucidi di fragilità, ritornarono di ghiaccio. Lei era la Dea Nera, il Male, colei che creava il caos e la cui anima era la più cupa di tutte. Non doveva essere nient'altro né nessun altro.

— Ma guarda un po', qualcuno mi sta implorando.— si disse poco dopo essersi incamminata per gli Abissi Infernali senza meta. Si leccò le labbra affamata sentendo in lontananza una voce che la stava invocando; finalmente il sangue della Dea Bianca aveva smesso di renderla calma ritornando completamente sé stessa. Sentiva l'odore di una nuova morte nonostante la vittima fosse nel Regno Assoluto, così distante, ma a lei non poteva sfuggire niente.

— Devo ammetterlo, stanotte hai ucciso anime per una settimana! Ho conversato con i nuovi morti, non pensavo che ti fossi sporcata le mani tu stessa stavolta.— spuntò Damon apparendo accanto a lei in una nube scura. Lei non se ne curò più di tanto avendo altro per la testa, questo non lo fermò comunque dal continuare.

— Avevo bisogno di muovermi. Ora se non ti dispiace, qualcuno mi reclama.— lo interruppe la ragazza e svanendo di nuovo con la magia per ritornare tra i Salir. Il tempo scorreva diversamente tra il suo Mondo e il loro, difatti era già il tramonto lì nonostante fosse tornata da poco a casa sua.

— Cosa abbiamo qui? Tradimento, eh?— ridacchiò atterrando leggera davanti alla casa da cui aveva sentito la provenienza della voce supplichevole, facendo svanire le sue ali solo pensandolo. Non c'era molta gente per strada e in ogni caso non le importava, era invisibile in quel momento. Non guardò nemmeno dove fosse, non si concentrava spesso sui dettagli ma solo su cosa le interessava sul momento. Perché farlo se tanto non le sarebbe importato?

Sfruttando anche il suo essere incorporea, attraversò la porta chiusa e subito l'odore del sangue l'avvolse assieme alla scena che le si presentò davanti: un salotto accogliente dai toni caldi, racchiudeva un'atmosfera fredda, disperata data da un uomo che giaceva a terra, un coltello conficcato nel petto lì dove c'era il cuore ormai fermo.

Ti ha ferita nel profondo se hai puntato proprio lì pensò Sheera guardando la donna che era accanto al corpo inerme. Piangeva in silenzio lacrime copiose, le mani ancora sporche di sangue colante a testimoniare che tutto quello era avvenuto da poco. Anche nella veste chiara a tratti strappata erano più che evidenti tracce di sangue e combattimento, o forse difesa? Quella scena stava iniziando a farsi interessante.

— Povera piccola anima innocente e debole.— esordì in quello scenario avvicinandosi alla sconosciuta lentamente e facendosi vedere. Aveva già infranto il divieto di non mostrarsi per nulla pochi giorni dopo la sua forma incorporea e ormai non si preoccupava più di tanto di cosa poteva scatenare.

La donna invece trasalì per lo spavento e la guardò tra lo stupore, la paura e l'ammirazione. La ragazza che aveva davanti era di una bellezza stregante, capelli neri lievemente mossi ad incorniciarle il volto ammaliante, labbra morbide e serie, lo sguardo tetro. Le sembrò di vedere il peccato fatto persona, la dannazione eterna.

— V-voi siete...— balbettò non riuscendo a parlare né tanto meno a muoversi.

— L'Ingannatrice, Distruttrice, ne ho di nomi, scegli tu. D'altronde, mi hai chiamata giusto? E sappi che non vado spesso da chi mi nomina con un cuore puro come il tuo in mano.— si presentò, se così si poté definire, avvicinandosi e accucciandosi per arrivare alla sua altezza, prendendole il mento delicatamente tra le dita ed osservandola. Era così giovane, la pelle rosea, gli occhi blu come il mare arrossati per le lacrime a rigarle il viso. Era più bassa della corvina e magra, esile. Anche un flebille vento avrebbe potuto trascinarla via con sé.

— Hai visto quello che consideravi il tuo grande amore tradirti, voltarti le spalle per seguire una donna più intrigante di te e non ce l'hai fatta, vero? Ti sei sentita così arrabbiata e ferita da fargli provare la stessa cosa che hai provato tu nel scoprirlo. Però l'hai ucciso anche se non volevi farlo davvero, non è così?- le domandò con tono ammaliante e lento leggendo la sua mente, i ricordi, era uno dei suoi innumerevoli poteri. Lei continuava a piangere rivivendo tutto ciò che aveva fatto nella sua mente all'infinito.

— Vi prego, voglio espiare il mio peccato! Io non volevo farlo...— supplicò lei tra i singhiozzi ignorando il brivido che il freddo della pelle di Sheera a contatto con la sua le stava creando. Quella era la freddezza della morte?

— Ma l'hai fatto. È questa la realtà. Non è così semplice ripulire la tua anima dal sangue, e non posso cancellare ciò che hai fatto.—

— Allora uccidetemi, non riuscirei a vivere con questa colpa!—

Sheera la fissò negli occhi che non smettevano di tremare sia dalla paura, come le sue mani, sia dal dolore. La corvina nel mentre le prese una mano imbrattata di sangue e portò le sue dita alle labbra, assaporando quel liquido denso e ancora caldo. La ragazza però non si mosse a quella visione, era davvero determinata a quanto sembrava.

— È questo che vuoi?— domandò poi dopo averla stesa a terra stando sopra di lei, una mano a tenerle i polsi sopra la testa, l'altra ancora sul volto. Doveva capire se era davvero ciò che desiderava, leggerle l'anima come solo lei sapeva fare quando si parlava di desideri.

— Sì.— disse convinta la donna, anche se forse cercò di essere convincente per sé stessa, non per la Dea che avvicinò il volto al suo collo.

— L'amore, che sentimento inutile! Porta solo dolore e caos. Meglio starci lontani, meglio stare da soli.- le sussurrò ridacchiando all'orecchio prima di morderla e farla sua vittima.

Camminava tra le strade del Regno Assoluto in qualche paesino sperduto di cui non aveva letto il nome sulle mappe. Sapeva solo che la sua energia la stava portando in un luogo dove poteva sentire chiaramente la morte di una persona la cui anima però non era stata ancora raccolta. La cosa le sembrava strana dato che Sheera non aveva mai ritardato prima di allora nel prendere un'anima. Che le fosse accaduto qualcosa? E cosa sarebbe potuto succedere se un Salir avesse visto un'anima? Era possibile per lo meno?

— Arriva da qui...— si disse una volta davanti ad una piccola casa dalle mura bianche, le finestre chiuse in legno con davanzali decorati da fiori variopinti come quelli che si trovavano sparsi nel piccolo giardinetto. Non era nel centro della cittadina, per quello le case erano isolate tra loro, distanti. Non aveva nessun motivo per preoccuparsi dell'essere visibile o non, o perlomeno non così tanto.

Notò che la porta fosse chiusa a chiave, le persiane in legno scuro socchiuse come a voler dire che non vi era nessuno, eppure percepiva delle aure all'interno. Così attraversò l'ingresso grazie al suo essere incorporea senza difficoltà e sussultò appena vide il corpo di un uomo steso a terra in una pozza di sangue, portandosi una mano al petto dove il suo cuore batteva ancora all'impazzata per lo spavento.

È lui allora...

Si avvicinò per quanto riuscì, vederlo in una pozza di sangue con ferite recenti le diede un senso di nausea, per non parlare dell'odore che aleggiava nella stanza, non lo sopportava. Una piccola sfera grigiastra, la sua anima, stava ferma a fluttuare poco sopra il suo torace in attesa di essere raccolta, ma da quanto era lì?

In seguito, percepì chiaramente un'aura ormai più che familiare al piano superiore e la cosa la incuriosì. Se è qui allora che sta facendo? Si diresse su per le scale in pietra che vide al suo fianco, allontanandosi silenziosamente dalla vittima come a non volerlo disturbare, e arrivò ad un corridoio. Trovò tre porte chiuse, o almeno così le sembrò fin quando non fece caso all'ultima, in fondo al corridoio: era socchiusa lasciando una flebile luce uscire e illuminare il pavimento in legno.

Sentendo anche l'aura debole di un Salir in quella stanza, rimase invisibile raggiungendo la porta e cercando di vedere attraverso il piccolo varco. Se fosse entrata, Sheera l'avrebbe vista all'istante e non era ciò che voleva. Una semplice camera da letto un po' in ombra, la luce solare era filtrata da tende tirate a coprire la piccola finestra alla sua destra, una ragazza stava seduta sul letto proprio dritto nel suo campo visivo. Pareva tutto normale, se non fosse che la giovane pareva malinconica ed era coperta solo da un lenzuolo che teneva stretto al petto con una mano; l'altra invece era abbandonata sul grembo, sanguinante a causa di una ferita inflitta da... una lama? Non era brava a capire da cosa fossero causate le ferite.

Gli occhi della ragazza erano così spenti e persi sul nulla ai suoi piedi, non si smosse neppure quando i suoi capelli castani e lunghi furono spostati da una mano dalla pelle chiara che le sfiorò il collo, scoprendolo. Quel gesto diede la possibilità alla Dea Bianca di vedere un'altra segno sulla sua pelle, uno già visto sulla sua di chi beveva il sangue per sfamarsi. Ma cosa diamine...

Sheera era dietro a lei, le mani ghiacciate sulle spalle, il corpo coperto da quello dell'altra e i suoi occhi violacei li vide chiaramente: era divertita e incuriosita forse? Ma da cosa? La vide solo avvicinare il volto all'orecchio della sua vittima e sussurrarle qualcosa che non sentì o non fece caso essendo presa alla sprovvista. Nel mentre, gli occhi viola scuro si spostarono nei suoi chiari e Kyra perse un battito. L'aveva vista, non che se ne potesse stupire, doveva aver percepito la sua positività. La corvina però non fece nulla, solo mostrò un sorrisetto malizioso leccandosi poi le labbra e distogliendo lo sguardo, dicendo ancora qualcosa alla ragazza prima di svanire in una nube nera come se nulla fosse e qualche istante dopo anche dell'anima non ci fu più traccia.

Si teletrasportò al piano inferiore in un battito di ciglia: nessun corpo inerme a terra, niente sangue o una qualche traccia. Aveva ripulito ogni singola cosa. Uscì da lì confusa, non riusciva a capacitarsi di quanto avesse appena visto; Sheera era davvero strana, un secondo prima era tranquilla a parlare senza malizia, l'aveva vista andare via dubbiosa e innocua, secondo dopo l'aveva trovata imprevedibile e incapibile. Come poteva essere, allora, la vera Dea Nera? Di quale suo lato doveva fidarsi? O meglio, poteva fidarsi?

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Eccomi qui con un nuovo capitolo! Scusate se ci sto mettendo un attimo di più nel pubblicare ma sto riorganizzando le idee per continuare questa storia per bene senza tralasciare nulla, senza contare il fatto che sono piena di idee e scombussolo tutto in continuazione ahahaha. Spero di riuscire ad attirare la vostra attenzione un po' di più con gli aggiornamenti a venire <3.
Alla prossima!

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