La bellezza della vita
-Non fa caldo vestito così?
-Meglio che essere nudi.
Continuavano a discutere per minuti interi, mentre Robert aveva deciso di indossare una polo bianca, dei pantaloncini azzurro chiaro e dei sandali. Aurora invece addosso aveva qualcosa di più leggero a detta sua.
Stavano sorseggiando un cocktail davanti al mare, seduti al bar più belle che avessero mai visto:
Facevano un brindisi ogni qualvolta che sentiva il pargoletto muoversi. A volte quando sentiva davvero dolore la portava subito a casa, altrimenti la coccolava da mattina a sera quando non aveva voglia di muoversi per via della gravidanza.
Colazione a letto, massaggio ai piedi, leggere storie, carezze eccetera.
Si sentiva come una principessa completamente servita e riverita dal proprio principe.
Insieme risparmiavano metà della fatica, come una squadra apparentemente divisa ma che condivide sempre tutto.
Rilassarsi, rallentare.
Scappare un secondo da quel continuo via vai di macchine e taxi e dal cielo perennemente nascosto dai grattacieli di New York. Quella città portava tante cose, ma chiedeva indietro la tempra e i nervi saldi di un cittadino.
A Mykonos stavano passando la luna di miele più rilassante e tranquilla in assoluto. Avevano già trovato uno del mestiere che aveva colorato quella parte di mondo sul planetario che avevano tatuato sui polsi.
La portava spesso in riva al mare, sollevandola da terra per farle fare l'aereoplano in modo tale da far volare anche il pargolo sperando in un futuro aviatore nella famiglia.
Ogni mattina Aurora si svegliava sentendo un peso sulla pancia e non era affatto l'esserino, ma la mano di Rob.
Passava le notti a sussurrare avventure a quella pancia anche quando la mamma dormiva, leggendo sempre e solo Lo Hobbit, da fan del grande mondo fantastico di Tolkien.
Downey si era pure offerto di fare una foto alla ragazza davanti uno strano mosaico:
Quel giorno, mentre ripassavano ogni cosa successa seduti al bar, erano freschi dalla prima volta su una barca a vela, e si, intendo anche altro con la prima volta.
Un paradiso.
Se dovevano per forza descrivere quella vacanza indescrivibilmente magnifica potevano soltanto dire che era un autentico paradiso.
La Rosa sbadigliò, stiracchiandosi.
-Vuoi andare a casa?
Annuì e poco dopo erano già stesi sul letto con la finestra spalancata.
Robert la cullava con il respiro dato che aveva la testa rosa sull'addome, quando alzava e abbassava il diaframma lei sentiva come una ninna nanna provenire da ogni battito cardiaco e spirituale.
Si addormentarono così: le mani intrecciate mentre quella libera dell'uomo finì ovviamente sulla pancia della moglie.
Odio fare questi salti temporali, ma per arrivare a destinazione dobbiamo saltare gli altri viaggi, ma vi giuro che li passarono con lo stesso entusiasmo e amore della Grecia.
Aurora addirittura si era fatta un selfie con un regalo da parte del marito durante la vacanza nel profondo nord dell'Inghilterra:
Dopo aver fatto intere scampagnate per le montagne della Scozia, dopo aver gustato il sushi spettacolare e senza eguali a Kyoto, dopo aver fatto i turisti acculturati a Sidney e dopo aver fatto bagni nel mare magnifico di Tahiti, finalmente erano tornati a New York. Quei viaggi avevano colorato gran parte del tatuaggio, ma mancavano ancora tanti altri posti da visitare. Ripeto: quelle vacanze avevano qualcosa di particolare, ognuna di esse portava esperienze nuove, ma per questa storia abbiamo imparato che soltanto a NY succede qualcosa di bello o brutto.
Da un bel po' erano tornati in patria dato che, il giorno dopo, il giorno più atteso dell'anno sarebbe arrivato: Natale.
Aurora stava vivendo giornate d'inferno per colpa dell'insolito ritardo del parto, gridando sempre e soffrendo come un cane. Robert faceva seriamente ogni cosa pur di distrarla, anche farsi stritolare la mano.
Amanda dava man forte facendo avanti e indietro dallo studio all'attico, la compagnia aveva dei turni ben precisi per assicurarsi che La Rosa non avesse spaccato qualcosa dalla rabbia dolorosa.
Quel maledetto giorno della vigilia di Natale purtroppo l'attore era appena fuori città per lavoro e anche per comprare l'ennesima sorpresa per la moglie sempre più indomabile. Nemmeno i medici sapevano dire se era maschi o femmina, davvero inspiegabile. A dire il vero nemmeno i due volevano saperlo dato che amavano le sorprese, tanto la cameretta per la new entry era già pronta. Avevano comprato cose sia da bimbo che da bimba, erano preparatissimi.
L'attico tutto addobbato di luci e un grande albero allietavano di poco Aurora.
Stava prendendo profondi respiri assieme ad Amanda, ma quando l'ennesima contrazione la fece urlare quasi da crepare i vetri capì che era giunta l'ora. La portò di corsa al primo ospedale reperibile, portandola in sedia a rotelle tra corridoi e schivando infermiere.
Non appena qualcuno del reparto per i parti la prese in custodia si accasciò nella sala d'attesa.
Tirò fuori il cellulare, chiamando l'unica persona che doveva starle a fianco.
-Pronto?
-Robert non me ne frega un cazzo di dove tu sia o se è importante, ma ti dico soltanto che tua moglie è entrata in travaglio e siamo già in ospedale, ti mando la posizione.
-ASPETTA COS...
Chiuse subito la chiamata, mandando su WhatsApp la via dell'ospedale e allarmando tutta la compagnia.
Poco lontano, nello studio artistico, Jon saltò sulla cattedra del suo ufficio davanti a dei clienti appena lesse il messaggio. Corse verso gli uffici degli altri fregandosene se occupati o meno, dando la notizia urlando.
Corsero coprendosi dalla neve che scendeva alla bell'e meglio, volando dentro un taxi e poi correndo verso l'ospedale per i marciapiedi.
-Non ci posso credere!
Continuava ad esclamare Dorothy, correndo davanti a tutti.
Per svoltare un angolo quasi buttarono a terra delle persona talmente andavano di fretta, ma alla fine riuscirono a raggiungere Amanda nella camera dove tenevano Aurora. Jon boccheggiando si guardò attorno.
-Ma dove diavolo è il padre?!
-Sta arrivando...almeno spero.
Le loro supposizioni vennero messe a tacere dopo un urlo di eterno dolore da parte della futura madre, mentre colei che doveva permettere il parto entrò per tranquillizzarla.
-Stia calma.
-MA VAFFANCULO!
Rispose La Rosa ringhiando.
-Se continua a fare così le spingerò il bimbo nella gola e lo farò uscire dalla bocca!
Rispose a tono, scandalizzando tutti, ma alla fine la pittrice divenne più gentile nelle risposte.
-NON POSSO PARTORIRE SENZA DI LUI!!!!
Un infermiere entrò a caso ridacchiando, forse per tirarle su il morale.
-Lo sapete che hanno visto Robert Downey Jr correre per le strade di Manhattan in sella a un cavallo?
E in effetti sentirono un forte nitrito giù in strada. La compagnia si affacciò, vedendo qualcuno scendere da un cavallo di quelli che trainano le carrozze a Central Park.
-Quest'uomo è magico.
Commentò Vicky.
Dopo aver sentito un gran trambusto in camera piombò un Robert tutto trafelato e con i capelli completamente sfatti, ma almeno era lì. Si pulì i pantaloni dal pelo di cavallo, aggiustando la giacca. Era vestito di un nero quasi blu scuro, pareva pronto per un funerale in realtà.
-Perdonami ti scongiuro, ho fatto tutto quello che potevo per arrivare!
Disse prendendo le mani di Aurora che aveva iniziato a piangere abbracciandolo e urlando dal dolore sulla sua spalla.
Attesero fino a tarda sera per la nascita, ma la vera emozione si condensava nei secondi che li dividevano dallo scoccare del nuovo giorno e del Natale, poiché in quei secondi le urla più forti e la forza della rosa si concentrarono in un solo punto mentre Rob faceva il tifo come allo stadio.
L'ostetrica ci credeva in lei, vedeva la testa.
Tutto il dolore che avevano passato svanì quando le urla si placarono e l'unica cosa che invade la camera, fu un vagito.
-Complimenti...
Disse la donna, facendo tagliare il cordone ombelicale al padre che stava piangendo a dirotto.
-È una femmina!
La bellezza della vita.
*alla fine ci siamo arrivati. Ah, ovviamente le foto con l'attrice della protagonista immaginate abbia i capelli rosa e più lunghi. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
Comunque Robert era vestito così a New York
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