Il rischio di una risposta
Aurora fece un sorriso spavaldo, arrogante, uno di quelli che da tanto tempo avevano sostituito i sorrisi dolci o rassegnati.
Abbassò le mani, facendo un passo verso di lui, la punta della pistola premeva ancora di più sulla fronte, ma rischiare di morire era l'ultimo dei suoi pensieri.
Puntava tutto sul fatto che stava tremando leggermente, non era sicuro.
Lei voleva distruggere quella insicurezza.
-Se mi uccidi potrai goderti quei soldi per poco, perché prima o poi la polizia ti troverà, e sarai una vergogna per i tuoi stessi figli.
-Stai soltanto cercando di uscirne viva.
Lei rise.
-Grazie al cavolo, secondo te mi farei sparare?
Caricò la pistola, stringendo la presa sul calcio dell'arma.
-Vorrei verificarlo.
Schioccò la lingua sul palato.
-La senti già?
-Cosa?
-La vergogna che proverà la tua famiglia, scoprendo che il padre è un assassino.
Senza aspettare crogioli o lacrime approfittò della distrazione per prendere in mano la pistola, togliere i proiettili, tirargli un pugno in faccia e poi atterrarlo come i wrestler quando l'arbitro conta i secondi.
Aveva gambe e braccia avvolte su di un suo braccio, se metteva più forza lo spezzava.
-Adesso fai meno il gangster e dimmi dove cazzo posso trovare quella stronza.
Non c'era tempo di guardare il linguaggio quand'era arrabbiata più di un toro alla corrida.
-Non lo so!
Per ripicca tirò un calcio sulla guancia, iniziando a piegare il braccio mentre lui si dimenava invano.
Come ho detto: senza alcuna pietà.
-Te lo giuro! Mi ha soltanto detto che si trovava dove tutto è iniziato e dove tutto finirà.
Aurora ghignò.
-Non sotto il mio comando.
Lo lasciò, ma prima lo prese per la gola, alzandolo da terra e attaccandolo al muro mentre premeva l'asta della mazza sulla giugulare.
-Quando porterò quella biscia dietro le sbarre ti prometto che avrai i soldi. Tutto ciò che ti ha promesso. Adesso vattene e non farti vedere mai più prima che cambi idea.
Staccò la mazza, vedendolo correre via come un coniglietto.
Uscì dal vicolo facendo girare in senso orario la mazza, fischiettando mentre mangiava una gomma che aveva in tasca, creando la bolla con la bocca. Non serviva più la bandana del teschio ora che il suo lavoro era terminato.
Degli ubriachi le tirarono addosso due bottiglie che lei colpì in pieno con la mazza, ignorandoli e tornando in albergo.
Sapeva esattamente dove doveva andare.
Si stava chiedendo se era meglio andarci adesso e coglierla di sorpresa, magari stanca, magari vulnerabile.
Ci pensò molto, poi riprese l'arma e corse per le strade di New York a perdifiato, passando davanti a posti che le sussurravano ricordi dolorosi al cuore, la vecchia Aurora cercava di rompere quella teca di vetro in cui Aury 2.0 l'aveva rinchiusa.
Entrò nel posto, salendo le scale, tirando su cappuccio e bandana, sentendo la rabbia montare in sella.
Quando giunse in quel corridoio strinse i denti reprimendo ogni emozione, stringendo il manico della mazza e avvicinandosi a quella porta. Con facilità assurda scassinò in silenzio la serratura, entrando e vedendo le luci accese. Sentì una voce odiata da tutti voi provenire dal piano di sopra, così corse a nascondersi dietro al divano per non essere vista.
Dopo tanto vide Stella scendere dalle scale, sembrava ciò che era: una traditrice vestita da regina.
Aurora aggrottò le sopracciglia, un lampo dentro gli occhi di giada divenuti di un blu scuro come il mare sopra un abisso.
Infilò le unghie nelle fasce nere che circondavano il manico della mazza, preparandosi all'attacco quando la donna si avvicinò al divano. La vide sedersi senza vederla, aprendo il computer. La rosa da dietro spiava, vedendo che stava conversando con il tipo di prima. Di scatto mise la mazza sulla gola, premendo, tappandole la bocca in tempo per silenziare l'urlo.
Quanto voleva farlo.
-Adesso manda i soldi che gli avevi promesso.
La costrinse a dargli il doppio della ricompensa, poi con un colpo secco ruppe il computer, tornando a strozzarla con l'arma.
-Non ho niente da darti, lo giuro.
La ragazza sorrise da dietro la bandana, con un salto si mise di fronte a lei, puntandole la mazza in faccia.
Stella fissò a lungo i suoi occhi, sapeva di averli già visti.
-Non voglio i tuoi soldi.
-Tieni allora!
Rispose nel panico, lanciandole la collana che lei afferrò al volo lanciandola a sua volta contro il muro.
-Voglio qualcosa che vale molto più dei tuoi beni, Stella.
-Come sai il mio nome?
Sbatté la mazza sullo schienale, ad un soffio dalla sua faccia.
-Le domande le faccio io qua, chiaro?!
Deglutendo annuì.
-Dimmi la verità.
In quel momento, in quel preciso momento, dalle scale scese quello che l'uomo chiama imprevisto, miracolo, il diavolo sceso in terra. Aurora credette di aver sbattuto la testa, di essere già morta. Quando nasci mentre vivi ma muori in braccio all'ostetrica.
-Tesoro...chi diavolo sei tu?!
Stella strillò.
-Robert aiutami!
Il rischio di una risposta è che non sempre ha lo stesso valore della domanda.
*chiudete quelle bocche che entrano le mosche. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top