Alle nove di sera

Se si vuole vedere l'intera popolazione mondiale in un solo giorno, allora New York è la scelta giusta. Ci sono i ricchi, i poveri, i matti, ma tutti hanno la loro storia e a noi va bene così. C'è un fantasma in queste strade, per questi giorni, ma vive solo quando queste parole vengono scritte.
Sono io comunque, salve.
Dicevamo che a New York si può osservare l'umanità e i suoi sviluppi, ed è così infatti.
Se vedi un ricco lo invidi, se vedi un povero ti scosti, se vedi un matto ti senti a disagio senza nemmeno chiedere chi o che cosa li abbia portati a quel punto. Perché sono qui, perché vivono qua? Che storia hanno? Sono malati...no no, riformulo la domanda, questa parola ancora non posso usarla con voi perdonatemi.
Stanno bene? La famiglia, i genitori?
Tempo di farti queste domande e non li vedrai mai più nella tua vita, succede sempre così in questa città.
Allora, perché non ho iniziato raccontando di Aurora e Robert? Perché volevo parlare un po', sono la narratrice, l'ombra onnipotente che vi accompagna tra palazzi e persone, qualche spazio voglio concedermelo ammetto.
Arriveranno i vostri protagonisti non disperate, stanno preparando i costumi di scena sapete.
Beh, se davvero vi annoio così tanto non resta che dirmelo, poiché ho portato vostra signoria davanti al Lord Green, dove gentilmente faremo avanzare la telecamera attraverso i vetri colorati, sudici e opachi del pub soltanto per aprire il capitolo.
Aurora e Robert stavano amabilmente conversando assieme alla compagnia che in un modo davvero straordinario era riuscita completamente a far dimenticare la malattia al malato. Eppure tutti lo sapevano: lui sarebbe morto.
Ma con delle risate e qualche battuta ci si può scordare di essere uno zombie vero?
Grazie al cielo la nostra rosa preferita di suo pugno aveva vestito Rob decentemente, riuscendo a convincerlo che di quel pigiama poteva anche farne a meno. Perciò l'attore portava con eleganza una camicia bianca con sopra un gilet beige accompagnato da pantaloni, cravatta e mocassini dello stesso colore.
Stavano ascoltando le avventure di Vicky quando faceva l'hostess, stando dentro un aereo aveva completamente catturato l'attenzione dell'aviatore.
-E poi mi sono girata e...stavano facendo sesso, in aereo!
Scoppiarono tutti a ridere, lui con gli occhi luccicanti per la curiosità si coprì la bocca trattenendo la risata sguaiata, battendo una mano sul tavolo.
Eh, certo che stava diecimila volte meglio di prima!
Praticamente il dottore ogni volta che lo vedeva gli baciava la fronte, chiamando "miracolo vivente". Star del reparto si può tristemente dire, la chemioterapia aveva imparato a sopportarla anche se ogni volta era uno strazio vederlo perdere le forze. Aurora lentamente imparava a farlo muovere con più naturalezza, il loro rito era quello di giocare a scala quaranta sul letto per fargli tornare il sorriso. Robert vinceva sempre, nel mazzo riusciva ad avere un jolly ed era la stessa carta ogni volta!
Chiaramente se la infilava in tasca come portafortuna, ma l'aveva regalata alla sua ragazza dato che lei si meritava tutta la fortuna a questo mondo.
Portò le mani dietro la nuca, sedendosi più comodo mentre ascoltava le innumerevoli avventure della compagnia che Aurora aveva ascoltato fino alla nausea, ma per vederlo vivo di nuovo questo ed altro.
Finalmente quei capelli li aveva tagliati, con un ciuffo abbastanza lungo che puntava verso sinistra ben curato.
Purtroppo ciò che non poteva riavere indietro era l'aspetto fisico che via via si sciupava sempre di più, rendendolo magro come un ballerino. Certi vestiti che utilizzava prima della malattia divennero troppo larghi, e con questa ondata di tristezza possiamo passare alla caduta finale.
Non appena tornarono a casa, da soli, Robert zampettava come un giovane camoscio, ma questa volta sul divano trovarono una vecchia sorpresa.
-Oddio stai bene!
Gridò Stella, correndo verso di lui e abbracciandolo.
L'attore si riprese dallo sgomento, facendo orripilante Aurora da come mutò velocemente l'espressione sul suo volto. Le sopracciglia aggrottate, le rughe sul naso più evidenti, le labbra ritirate. Prendendola per le spalle cercò di staccarsela, ma la bionda era praticamente incollata a lui. Ad aiutarlo arrivò la rosa, sapendo che non doveva agitarsi in quel periodo andò direttamente sulla difensiva.
-Ho saputo della malattia...
Mugugnò la donna, piangeva come una moglie che vede morire il marito questo sia chiaro.
-Devi andartene Stella, ti prego.
Sussurrò la ragazza vedendolo infiammarsi sempre di più, e questo lo faceva stancare troppo presto riducendolo a ciò che era durante la chemio. Ma lei piangeva a dirotto, addirittura urlò tra le braccia della pittrice dato che Robert fece capire di non voler essere sfiorato.
Aurora sentì il cuore spezzarsi, l'eco di quelle urla così disperate le rimbombavano nel petto facendola pentire di tutto.
Potrete anche non credermi, l'odio vi sta accecando la mente, ma Stella stava versando le lacrime più vere a questo mondo.
-Ti prego no, ti prego no...
Continuava a ripetere, ma così disperata che la rosa quasi cadde a terra vedendo l'espressione di Robert tramutare e bagnarsi gli occhi di lacrime. Dopotutto stava piangendo per lui, e in quelle grida strazianti sentivi tutto il rimorso di essere stata così cattiva con la coppia.
Aurora versò soltanto una lacrima quando sentì il bimbo scalciare furiosamente contro di lei, quasi a volerla mandare via dalla sua mamma e così fece. Stella senza forze arrancava verso Downey che fu il primo a prenderla tra le braccia.
Per una volta la strinse come sempre aveva voluto fare, ma per dirvela tutta c'è sempre stata una parte di Robert che voleva soltanto prenderla e dirle "non fa niente, ti perdono".
Hanno una storia che non sapete, siete gli ultimi a poter giudicare.
La ex cuoca respirava a fatica vedendoli così abbracciati, le stava accarezzando i capelli come sempre faceva con lei.
Sentì gli angoli della bocca tremare e alzarsi in un sorriso crepato quando esso alzò lo sguardo per dirle tutto.
Aurora annuì, guardando in basso verso il cuore per sentirlo rabbrividire.
-Scusa, vorremo stare un po' soli.
Disse l'attore e la ragazza si grattò il collo, finalmente dirigendosi verso l'uscita.
-Certo.
Uscì senza nemmeno mettere una giacca, ma tenendo una mano stretta sul cuore pur di tenerlo ancora intatto. Aspettava solo che le luci si spegnessero, capiva e comprendeva di non essere lei la protagonista di questa storia.
Ritrovandosi a New York, da sola, infreddolita e senza un tetto dove stare le bastò spendere quei pochi dollari in tasca comprando un poncho e dei guanti.
Vi dirò di più: il mattino seguente Aurora neanche era tornata a casa, aveva dormito in ufficio e ci lavorò fino a tarda sera, sfinita decise finalmente di poter tornare da Robert, ma ci pensò prima lui.
Così, lo vide entrare a passi lenti nell'ufficio, e credetemi, in questa città alle nove di sera non accade nulla di buono.





*cercherò di aggiornare pure di sera tarda, fino ad allora: Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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