Capitolo 38
Intanto le stelle hanno lasciato il posto all'alba. Mi sento distrutta sotto ogni punto di vista. Mi rivesto velocemente mentre Ethan mi guarda attentamente prima di sollevarsi ed iniziare a fare lo stesso.
Passo sul sedile anteriore e lego i capelli. Mi sento ancora accaldata ma cerco di recuperare un pò di compostezza e di autocontrollo. «Dovresti portarmi a casa».
«Perché?»
«Perché devo andare al locale tra un'ora», inserisco la cintura e aspetto che passi davanti e metta in moto.
«Dovresti dormire. Chiama Max, capirà», avvia il motore. La sua espressione è imperscrutabile. Non riesco a capire il suo umore. Spero abbia sfogato tutta la sua rabbia perchè io in parte, l'ho fatto.
«Sicura di volere andare?» posteggia al solito posto davanti il palazzo e si volta per guardarmi. Avvicina le dita sulla mia guancia poi le ritrae contraendo la mascella.
«Ho circa venti minuti per fare un doccia e arrivare in orario. Oggi mettiamo tutto in ordine, non manca molto al giorno dell'inaugurazione», fisso davanti a me dove il traffico mattutino si sta riversando sulle strade. Faccio un grosso sospiro e poi esco dall'auto. Non ho voglia di girarmi e guardarlo, non dopo quello che abbiamo fatto. Sono ancora arrabbiata con lui e questo finirà con il distruggermi. Non posso continuare a desiderarlo così intensamente, devo andare avanti mi dico mentre entro nel palazzo, saluto il portiere e salgo al settimo piano. L'ascensore si blocca e le porte si spalancano.
«Che cosa fai?», strillo sbigottita.
«Ti do un passaggio», pigia il tasto del piano e mette le mani dentro i jeans strappati.
Ha un aspetto sereno e rilassato. Ho modo di osservarlo mentre il vecchio ascensore con un rumore ci porta all'appartamento.
In casa non c'è nessuno. Estraggo il telefono dalla tasca e noto i messaggi di Camille. È rimasta da Seth e ha importanti novità. Mi spunta un sorriso mentre entro in camera e mi fiondo in bagno.
La doccia attenua il lieve bisogno di lanciarmi sotto le coperte e rimanerci per due giorni. Mentre infilo l'asciugamano striminzito, sento bussare e prima ancora che io risponda la porta si apre e Ethan entra con la sua andatura regale e decisa. Mi stringo nel tessuto e indietreggio.
«Che vuoi?», il tono mi esce più brusco del previsto.
«Posso usare la tua doccia?»
Non aspetta nemmeno e inizia a spogliarsi. Mordo il labbro e osservo il breve spogliarello del ragazzo che mi fa impazzire e battere il cuore a mille. Ne avrò mai abbastanza? Assolutamente no! Risponde pronta la vocina dentro la mia testa.
Mi volto fingendo indifferenza e inizio a massaggiare le gambe con la crema. Sono indecisa se rimettere il tutore. Quando l'ho indossato solo poche ore prima mi sono sentita più sostenuta. Mi rivesto mentre Ethan se ne sta sotto la doccia. Lo sento pure canticchiare e questo mi fa sorridere.
In camera sistemo la borsa e scrivo un breve messaggio per Anya e Camille avvertendole che sono ancora viva e che ci vedremo dopo il lavoro.
Ho un po' di sonno ma alla fine recupererò. Mi dirigo in cucina, preparo una semplice ciotola di cereali. Aziono la macchinetta del caffè per Ethan e mi sistemo sullo sgabello. Quando arriva in cucina ha ancora i capelli bagnati. È sempre sexy.
Sciacquo le tazze per distrarmi e rimetto in ordine il soggiorno.
«Come stai?»
Colta alla sprovvista dalla sua voce a distanza ravvicinata, sobbalzo. «Dio, smettila di cogliermi impreparata proprio mentre sono concentrata».
Le sue labbra affondano sulle mie senza scampo. Le sue mani strette sulla mia vita mi costringono ad indietreggiare verso la cucina. Mi solleva appoggiandomi sul bancone mentre continua a baciarmi con insistenza. Sento il mondo vacillare.
Mi scosto poggiando i palmi sul suo petto. Non posso perdere il controllo perchè so cosa sta cercando di fare. Non posso lasciare che mi spinga nuovamente nel baratro della sua passione.
«È ora di andare», balbetto affannata scendendo e avanzando verso la porta.
«Dobbiamo affrontare il discorso prima o poi lo sai? Non possiamo continuare a scappare o ad evitarci», controlla la strada prima di svoltare a sinistra a poca distanza dal locale.
«Non credo ci sia molto da dire.» Mi affretto ad aprire la portiera ma Ethan riesce a bloccarla con il comando. Mi volto ed i suoi occhi mi folgorano, tanto sono intensi. Deglutisco e incrocio le braccia. «Non ho dormito, sono irritabile, devo andare a lavoro e vuoi parlarne proprio ora? Sul serio? Non ne usciresti illeso», brontolo acida.
Ethan riflette un momento sulle mie parole. «Ci vediamo a pranzo allora».
«No»
«Perché?»
«Perché uscirò dal locale tardi oggi»
«Allora a cena. Si è un appuntamento».
«No, non voglio venire a cena con te. Sono ancora arrabbiata e non penso sia una buona idea», brontolo ancora.
«Questa notte non ti sei posta il problema quando abbiamo fatto sesso due volte», risponde con un tono duro.
Spalanco la bocca per il colpo basso. Se non esco immediatamente da questa auto giuro che lo ammazzo. «Se non avessi dato di matto comportandoti da psicopatico, non ti avrei neanche offerto il mio corpo come cuscinetto anti urti. Si, l'ho fatto per farti smettere. Sei uno stronzo sai?», riesco a toccare il tasto della portiera ed esco dalla macchina immediatamente. A passo spedito mi dirigo al locale con la speranza che lui non mi segua e per fortuna non lo fa.
Ha esagerato con le parole. Io ho solo risposto alla sua provocazione. Me ne sto già pentendo delle parole che ho dovuto usare per difendermi.
Stampo un sorriso sulle labbra pur sapendo di avere un aspetto orribile ed inizio a dare una mano.
Max e Tony sono molto allegri e più sereni ora che il locale inizia ad assumere l'aspetto che avevamo immaginato sin dall'inizio. Lucy mi racconta della loro serata e non posso fare a meno di pensare a Ethan. Il cuore mi perde un battito proprio quando lo vedo entrare dalla porta con dei sacchetti tra le mani.
«È proprio sexy», bisbiglia Lucy.
Vorrei alzare gli occhi al cielo o peggio fare una scenata. «Ti avevo detto di no», uso un tono contrariato.
«Pansavo aveste fame. Ho portato il pranzo. Inoltre Emma oggi ha specificato che sarebbe rimasta qui dentro e siccome non ha dormito molto questa notte, volevo assicurarmi che almeno pranzasse», sorride raggiante e con strafottenza sistema tutto su di un tavolo. Max e Tony salutano allegramente Ethan con delle pacche affettuose e lo fanno accomodare mentre Lucy invece rimane impalata al mio fianco. E questo? Da quando sono suoi fan?
«Sposalo, subito!», stringe la mia spalla e poi raggiunge il suo posto accanto a Tony. Lancio uno sguardo all'anello che continuo a tenere al dito poi mi avvicino impacciata e turbata al tavolo. Ethan mi attira subito accanto a sé e mi passa il pranzo.
Mentre gli altri parlano mangio distratta dai molteplici pensieri che ormai da giorni continuano a circolare dentro la mia testa. Sospiro ed allontano il piatto non propriamente vuoto e mi accorgo che le chiacchiere sono finite e mi stanno fissando tutti.
«Scusate», corro subito nell'altra sala e chiudo la porta alle mie spalle, mi appoggio contro prima di scivolare a terra e prendere il viso tra le mani. Sono stanca e combattuta e non è la giornata che mi aspettavo. Asciugo la lacrima scappata e mi rialzo dandomi una sistemata.
Trovo Ethan appoggiato alla parete. Se ne sta con le mani dentro le tasche. Mi rivolge uno dei suoi sguardi. «C'è il dolce», stringe il mio polso e mi riporta al tavolo.
Con una scusa, Lucy porta Max e Tony nella nuova cucina mentre gli altri operai terminano con gli ultimi lavori.
Ethan mette il piatto al centro. Una torta al limone dall'aspetto invitante. Prende una forchettata e me l'avvicina alle labbra.
Inarco un sopracciglio. «So farlo anche da sola eh?», assaggio e mi esce un verso di piacere.
«Mettiamola così, io tento di farmi perdonare, tu cerchi di non fare la difficile», mette in bocca un pezzo di torta poi sorride.
«Io non faccio la difficile. Sto solo cercando di non cadere affondo che è diverso e tu non mi rendi la risalita in superficie facile», sbuffo.
«Quante volte dovrò ancora chiedere scusa?», biascica.
«Non voglio le tue scuse se non le accompagni mai a fatti concreti. Mi sento presa in giro e sono delusa tutto qua». Provo ad alzarmi ma lui riesce ancora a bloccarmi.
«Come faccio a chiedere scusa in modo concreto se tu scappi? Non sei coerente e lo dimostra il fatto che sta mattina sei scappata dopo la mia risposta e sì dà il caso che era una provocazione».
«Tieni per te le provocazioni e cerca di essere più maturo», scrollo la sua mano e mi rialzo per prendere altra torta.
«Non sono maturo? Sono qui anziché al lavoro per te, per dimostrarti che sono dispiaciuto e tu mi tratti con sufficienza. Come credi che mi senta? Ho una ragazza che trova delle scuse per allontanarmi», sbatte il pugno sul tavolo facendo tintinnare i piatti e le posate.
«Io non ti tratto con sufficienza. Non sono io quella che nasconde sempre qualcosa di importante alla persona che si ama! Non sono io quella che sta tentando di arrampicarsi sugli specchi nonostante il torto marcio! E non sono io quella che ti ha obbligato a venire qui lasciando il lavoro per dimostrare qualcosa!», alzo il tono della voce affrontandolo a mia volta. Mi ritiene la sua ragazza? Ho il cuore che batte a mille per questo dettaglio importante.
«Sei una fottuta stronza Emma!», si rialza.
«Io? Chi è quello che ha nascosto che si farà ammazzare a breve per una scommessa? Chi è che ha problemi di rabbia? Chi è che non è capace di tenersi stretto la persona a cui dice di tenere? Smettila Ethan di girare la frittata. Perché non provi invece a vederla dal mio punto di vista invece di cercare in tutti i modi di darti ragione?», gesticolo animatamente mentre ci fronteggiamo a distanza ravvicinata. Non so cosa ne verrà fuori ma credo nulla di buono.
«Io ho ragione! Sei tu ottusa, proprio non capisci... Devo aiutare il mio amico come lui ha fatto con me tempo fa. Glielo devo nonostante tutto! Che a te piaccia o meno lo farò! Devi capire che non hai sempre la priorità su tutto!» non appena dice queste parole si blocca e spalanca gli occhi nel vedere la mia espressione. Prova ad avvicinarsi ma indietreggio. «Emma...»
«È meglio che tu vada», abbasso gli occhi e mi incammino verso la sala.
Vedo Max raggiungere Ethan e salutarlo mentre lui parla con Tony e scuote la testa più volte.
«Per un attimo ho pensato che vi ammazzaste», Lucy stringe la mia spalla e mi sorride affettuosamente. È così positivamente irritante.
«Non ho la priorità su tutto», le lacrime salgono agli occhi e cerco di ricacciarle dentro inutilmente.
«Tesoro, quel ragazzo ti ama come non ho mai visto amare qualcuno in vita mia in quel modo. Si nota dal modo in cui ti guarda e ti parla. È solo arrabbiato, vi passerà ad entrambi.»
Mi rimetto al lavoro e mi distraggo per gran parte del pomeriggio. Riordinare tutto mi da il conforto che cerco di trovare. Alle dieci circa, ci prepariamo per tornare a casa. Ci guardiamo attorno soddisfatti e usciamo con un gran sorriso dandoci appuntamento per l'apertura che avverrà la settimana prossima. Il locale è davvero bello.
«Vuoi un passaggio? Non sembri stare bene», Tony e Lucy mi guardano con premurosa attenzione.
«Non ne avrà di bisogno. Ci penso io a lei.»
Ci voltiamo in direzione della voce. Appoggiato alla sua auto sportiva c'è Ethan. Vorrei evitarlo quanto possibile ma sono troppo stanca per litigare o fare qualsiasi altra cosa. Decido di tenere a freno la rabbia e la lingua e abbattuta saluto i ragazzi che ci guardano con interesse e mi avvicino a lui.
Mi apre la portiera ed io mi accascio sul sedile chiudendo gli occhi. Sono proprio K.O.
Per tutto il viaggio non parla. La cosa non mi dispiace ma d'altra parte mi fa sentire inquieta. Quando sento l'auto fermarsi, apro le palpebre e scendo. Sento il bip delle portiere e poi vengo sollevata. Mi rannicchio sul suo petto sentendomi subito al sicuro e a casa. Con così poco, riesce a dimostrare tanto. Sono proprio cotta. Il suo cuore batte fortissimo e in parte spero di essere io il motivo.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Come sempre, potete commentare o lasciare un voto. :*
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