Capitolo 22

Le sue labbra sono morbide, proprio come avevo immaginato sin dal primo istante rimanendo spiazzata dalla sua bellezza brutale che, come una sferzata mi ha colpita nel profondo smuovendomi dentro qualcosa di incredibilmente folle.
Le mie gambe rischiano di cedere, di liquefarsi. La mia pelle formicola. Il mio corpo si tende e fremo spingendomi verso di lui quando percepisco forte la presenza delle sue dita sulla mia pelle nuda ed esposta sul fianco destro. Le mie mani scattano muovendosi in automatico, come se conoscessero la strada, il giusto percorso che conduce all'orlo della sua canottiera posandosi sulla sua spalla.
Mi lascio travolgere da lui. Dalle sue labbra, dai suoi baci al gusto di nicotina, menta e alcol.
Ethan è come uno tsunami improvviso. È un cavo scoperto, elettricità pura. Ethan è come un mare in tempesta in grado di farti naufragare altrove, lontano. Un incendio che divampa senza freni bruciandoti la pelle, lo stomaco, il cuore. Ethan è come una miccia, una scintilla pronta a far esplodere tutto dentro di me.
Mi stringe con più forza contro il suo corpo statuario emettendo un gemito sensuale quando mordo le sue labbra spingendomi in sù per non staccarmi completamente da lui.
E non posso ancora credere di poterlo baciare seppur in un momento sbagliato. Non voglio e non provo ad allontanarmi da lui continuando ad assecondarlo, nonostante la coscienza tenti di respingere via ogni cosa di questo momento facendomi essere di nuovo la ragazza razionale e rispettosa. Ma, non ci riesco. Sono bloccata e attanagliata dalla paura che lui potrebbe riprendere il discorso di prima e trattarmi male. Non voglio nemmeno allontanarmi perché potrebbe svanire o peggio, tornare dalla sua bellissima ragazza. Perché lui è ancora impegnato. È fidanzato con... Tara.
Merda!
Il pensiero mi colpisce come un pugno in pieno stomaco. «NO!» Provo a staccarmi da lui. La sua mano ancora una volta mi trattiene premendo sulla schiena e le sue labbra si muovono sulle mie avidamente mentre gli do ancora accesso alla mia bocca permettendo alla sua lingua di toccare la mia.
Non capisco più che cosa diavolo sto facendo quando si preme su di me mandando in fumo ogni mia paranoia, ogni pensiero negativo, ogni traccia di rifiuto. Non riesco a fermarmi.
Affannata, accaldata e persa, in un momento di lucidità lo spingo via scuotendo la testa. Lui, colto alla sprovvista dalla mia brusca reazione, inspira di scatto.
I miei occhi osservano ancora le sue labbra. Sono il paradiso. Sento il suo sapore e questo mi regala un lungo brivido su per la schiena che si propaga ovunque quando elimina ancora la distanza che ci separa.
La sua mano affonda tra i miei capelli facendomi sollevare la testa. Espongo la gola chiudendo gli occhi, stringendo i pugni per non cedere al diavolo tentatore che mi si para davanti.
Il mio cervello non riesce più ad elaborare le cose. Sono letteralmente in tilt. Mi sto lasciando travolgere dalle sensazioni che solo lui è in grado di provocarmi e questo... mi fa paura. Una paura fottuta.
Ancora una volta la sua mano osa toccarmi premendo sulla mia schiena, avvicinandomi a lui. Picchio i palmi sul suo petto e lui ansima sfiorandomi le labbra, guardandomi con bramosia. Non resisto, mi sto sciogliendo come le ali di Icaro. Sono stata avventata e adesso precipiterò nel girone dell'inferno che mi spetta.
Si avventa sulle mie labbra che cercano disperate un suo nuovo bacio. Penso che non ne avrò mai abbastanza adesso che ho assaggiato che sapore ha il paradiso.
Sono baci sensuali, intimi, profondi. Baci che mai nessuno aveva ancora avuto il coraggio di darmi con così tanto impeto da farmi sentire la testa leggera.
Tutto questo è surreale, mi dico circondandogli la nuca intrecciando le dita per avvicinarlo ancora. Le sue mani scivolano sulle mie natiche e il suo corpo provoca il mio.
La sua pelle potrebbe essere paragonata al fuoco a contatto con la mia sempre fresca. I nostri respiri spezzano il silenzio in mezzo a questo parcheggio isolato.
Con straordinaria forza di volontà, riesco a staccarmi abbassando i piedi, sfiorandogli con i polpastrelli le labbra. Disegno i contorti mordendo le mie, cercando di tenere a bada l'istinto perché sto già soffrendo la perdita di contatto.
«Non possiamo», sussurro.
Nega costringendomi ad esporre la gola quando affonda il viso sul mio collo mordendomi la pelle tenendola in più punti tra i denti prima di succhiarla e poi tempestarla di baci regalandomi un'altra forte sferzata di brividi. Non ho mai provato niente di così forte e indomabile dentro. Niente di così eccitante e puro. Mi sento in estasi. Come se avessi appena assaggiato un frutto proibito.
Ad occhi chiusi schiudo le labbra lasciando uscire un gemito che blocco chiudendo la bocca perché me ne vergogno nell'immediato. In fondo lui è impegnato e qualcuno potrebbe sentirci o peggio scoprirci, visto che ci troviamo nel bel mezzo di un parcheggio isolato a poca distanza da una festa piena di alcol, scommesse e musica.
Non ho mai baciato nessuno così, neanche Scott o il ragazzo che mi ha rovinato l'esistenza prima di lui. Nessuno mi aveva regalato così tanti brividi da volerne ancora e ancora. Nessuno che meritasse davvero ogni singolo, rumoroso battito del mio cuore.
«Ethan noi non...»
«Emma», mormora affannato provando ancora a baciarmi.
Succede qualcosa davanti a noi. Scorgo un movimento e riesco a fermare il suo gesto guardando proprio alla sue spalle.
Non ho le allucinazioni. Non sono più ubriaca.
Qualcuno ci sta osservando e qualcosa mi dice che sto per passare dei grossi guai perché quando metto bene a fuoco, davanti mi si para l'immagine della dea della furia pronta a colpire, ad avvelenare un momento speciale ai miei occhi e forse destinato ad essere a senso unico per sempre.
Mi manca il fiato e agitata, in un gesto di protezione verso me stessa, spingo Ethan sentendomi colpevole e stronza. Non ho nessuna scusante. Non ho una giustificazione al mio deplorevole comportamento.
Sono appena stata colta sul fatto proprio da lei, dalla ragazza dagli occhi spalancati, inquinati dalla furia. Puntati su di me. Non sul ragazzo che ha scatenato tutto questo.
Mi guarda con una smorfia di disgusto. Lo farei anch'io al suo posto. E mi piacerebbe tanto ricompormi, ma rimango immobile, in attesa del colpo finale; quello che con ogni probabilità mi ucciderà. In fondo lo so, so come andranno le cose. Non mi aspetto di certo qualcosa di diverso.
Ethan non lascerà mai Tara. Per me non prova di certo ciò che prova per lei. In ogni caso lei mi renderà la vita un inferno e non mi permetterà mai di stare con lui, neanche come amica. Mi farà a pezzi.
La cosa orribile è che tutto questo sta succedendo proprio a causa mia. Sono stata io ad innescare tutto. Ho spinto io Ethan a reagire e forse è giunto il momento di prendermi ogni conseguenza senza fare la vittima perché sono io la stronza della situazione. Sono io quella che ha provocato un ragazzo impegnato. E, so già come mi definirà quando aprirà la bocca.
Quando Tara si avvicina, i pugni stretti in vita e lo sguardo assente, come quello di un killer, mi irrigidisco.
Ha qualcosa in mente. Riesco a leggerlo dal suo sguardo.
Dio, in che cosa mi sono cacciata?
Ethan, fa un passo avanti sbarrandole la strada. Perché farmi da scudo? Crede che io non sappia difendermi?
Tara si ferma. «Ethan, togliti di mezzo», sibila a denti stretti continuando a fissarmi in cagnesco.
Ethan nega scrollando la testa avvicinandosi a lei. Prova a toccarla e lei lo spinge. «Fai sul serio?»
È un po' troppo seria. Io avrei reagito male sin dal primo istante. Lei... appare colta alla sprovvista, infastidita ma non furiosa in senso di gelosa. Non so che cosa pensare, mi sento confusa.
Ethan volta leggermente il capo. «Emma, puoi lasciarci soli? Trova Anya, vi raggiungo subito.»
Sono troppo scossa per muovermi. Continuo ad osservare Tara e so che vorrebbe solo sfogare la sua rabbia su di me. Come darle torto?
«Emma!» alza il tono della voce ripetendo ancora il suo ordine senza ammettere repliche.
Solo allora muovo un piede dietro l'altro. Giro intorno all'auto confusa.
Sento un certo scompiglio alle mie spalle poi vengo afferrata e sbattuta contro il paraurti di un'auto. La mia spalla fa tremendamente male e dalla mia bocca sfugge un urlo di dolore. Vengo sollevata ma questa volta riesco a liberarmi dalla sua presa.
Tara prova ad artigliarmi la carne solcandola con le sue unghie laccate di rosso, come un toro che non vede altro.
Riesco a spingerla via. Non ho nessuna intenzione di fare a botte con lei.
«Tara, smettila», Ethan prova a dividerci ma lei lo minaccia facendolo indietreggiare forse per non farmi male colpendomi accidentalmente nel tentativo di allontanarla.
«Stai perdendo la testa», prova a parlarle ma lei si rivolge subito a me.
«Sai cosa penso davvero di te sin dal primo istante in cui ti ho vista accanto ad Anya all'Università mentre camminavate prima di fermarvi e poi vederti nascondere per non avvicinarti a lui? Che sei una lurida puttana. Sei una stronza che finge di essere tanto dolce ma nasconde l'anima di una finta santarellina», ringhia spingendomi.
«Tu eri lì?» Ethan riflette sulle parole di Tara.
Annuisco impercettibile. «Non mi aspettavo di vederti e lei...»
«Io sono corsa tra le sue braccia di proposito perché ho il radar per le puttane come te!» ringhia. «Credi che non sappia cosa sia successo alla gara? Le voci girano e anche in fretta», mi spinge abbastanza forte.
Barcollo facendo due passi malfermi all'indietro e per poco non mi ritrovo con il culo a terra, sull'asfalto caldo.
Il parcheggio sta iniziando ad affollarsi. Un gruppo di persone si ferma con la scusa di una sigaretta godendosi nel frattempo lo spettacolo più umiliante della mia vita.
«Non è come dicono. L'ho solo accompagnata a casa», replica con una certa irritazione Ethan.
Tara lo guarda storto. «Ma sentilo. E allora perché quando lei ti ha rivisto è scappata inventando le scuse più assurde per non uscire con noi? Guarda caso vengo a scoprire che è la coinquilina di tua sorella e poi... ah c'è anche quella sera in cui vi ho sorpresi a discutere in cucina. Devo continuare?»
«Adesso smettila. Sei ubriaca», Ethan si mette davanti a me.
Tara non sembra averlo sentito. Lo spinge via come un insetto e ancora una volta prova ad avventarmisi addosso.
«È come dice lui, non è successo niente. E non volevo avere problemi con te, per questo ho fatto finta di avere dimenticato qualcosa e di sentirmi male. Per questa ragione ho discusso con lui in cucina. Volevo evitarlo per non... farti un torto», spiego tranquilla.
«Smettila di mentire. Ho capito che ti piace. Ma non avevo ancora capito quanto», sibila provando a colpirmi.
Stringo il sul polso torcendolo per bloccarla contro lo sportello dell'auto e lei urla.
«Non ho mai detto niente su questo. E non sono riuscita a nasconderlo bene a quanto pare», rispondo a tono non riuscendo a trattenermi.
Ethan contrae la mandibola mentre Tara irrigidendosi, proprio come se l'avessi appena colpita nel profondo smette di dimenarsi.
Non so perché ho appena ammesso che Ethan mi piace e mi è piaciuto sin dall'inizio. Sono stanca di essere trattata male da chi non mi conosce e di nascondere quello che sento per paura di un malinteso.
«Come?» balbetta.
Con la coda dell'occhio scorgo l'arrivo di altre persone e quando guardo, al gruppo di spettatori si sono aggiunti anche Anya e Mark. Penserò all'imbarazzo più tardi, mi dico affrontando una cosa alla volta.
Prendo un respiro. «Vuoi la verità? Non ho mai negato che Ethan mi piace. Non ho mai nascosto l'attrazione che sento. Ma non l'ho mai provocato e ho sempre cercato di rispettare la sua relazione con te. Lui può confermarlo», parlo pacatamente. «Abbiamo avuto molte occasioni ma non è mai successo niente perché lui...» deglutisco a fatica. Non voglio dirlo. «Lui ama solo te.»
«E quello di poco fa come me lo spieghi, eh? Credi che io sia così stupita da crederti?»
«Quello che è successo prima è successo e basta. Siamo tutti ubriachi. Non succederà più», la fisso negli occhi con sincerità. Sono proprio al limite e sto per scoppiare.
«Questa non è una giustificazione», Tara mi dà uno schiaffo abbastanza sonoro da far trasalire chiunque attorno. «Lurida puttana!»
Sfioro la guancia ridendo istericamente. Attorno non vola una mosca, rimbomba solo il suono stridulo della mia risata. «Tutto qui quello che sai dire? Credi che io non lo sappia? Dovrò convivere con il fatto che mi piace un ragazzo fidanzato con cui ho appena avuto un momento di smarrimento. E sai una cosa? Mi è piaciuto baciarlo!» urlo di proposito provocandola. «Mi è piaciuto sentire il suo calore sulla pelle e sentirmi davvero bene tra le sue braccia. Mi è piaciuto e a quanto pare anche a lui, altrimenti non avrebbe mai chiesto il bis.»
Tara diventa paonazza e quando prova a saltarmi addosso scanso il colpo afferrandola e scaraventandola su un parabrezza con una rabbia che non mi appartiene e con una forza in grado di provocarle la rottura di qualche osso.
Ringhia dal dolore ma nessuno prova a fermarci, neanche quando dal suo naso inizia a colare copiosamente il sangue.
È una questione tra donne. Una questione di sentimenti. E nessuno ha il diritto di mettersi in mezzo.
«Devi stare alla larga da lui. Se ti rivedo, ti ammazzo», minaccia provando a divincolarsi. Premo la sua guancia contro il finestrino dell'auto. «Credi che io abbia paura delle tue inutili minacce? Ho passato cose ben peggiori di una ragazzina gelosa, credimi. Poi lascia decidere lui una volta tanto e non asfissiarlo con le tue stronzate da viziata perché se si è eccitato con un bacio io... mi farei qualche domanda sul vostro rapporto», lascio la presa allontanandomi da lei.
Anya staccandosi da Mark dopo avergli lanciando uno sguardo complice e avere notato il mio furioso, mi porta subito in mezzo alla folla prima di fermarsi per valutare i danni.
«Non ho un graffio», esclamo agitata.
«Per fortuna», replica sfiorandomi la guancia che sento pulsare ancora a causa dello schiaffo.
Nonostante la musica e il caos io continuo a sentire le urla di Tara e quelle di Ethan prima di vederlo sollevarla di peso e trascinarla altrove mentre lei scalcia dimenandosi rabbiosa.
Mi sento improvvisamente persa, vuota. Mi manca persino l'aria. Non so che cosa le dirà, so solo che è finita. L'attimo di perdizione, di amore, di passione, è sparito, si è dissolto nel giro di pochi minuti tra me e lui. Siamo bruciati in fretta come una stella. In più dopo quello che ho detto su di lui... dubito che voglia ancora parlarmi.
Gli occhi iniziano a pizzicare ma ricaccio dentro il grosso nodo dicendomi mentalmente di essere forte. Lo devo a me stessa, perché mi sono finalmente liberata lo stomaco dalle vespe assassine che per intere settimane hanno punto le mie viscere avvelenandomi la mente fino ad implodere.
«Ok, adesso mi dici che cosa diavolo sta succedendo tra te e mio fratello e non voglio sentire bugie», Anya inizia la sua raffica di domande.
Ci sediamo sugli spalti, a distanza dal caos. Mi offre subito una birra mentre io svuoto il sacco partendo proprio dall'inizio. Non trattengo neanche i dettagli, le sensazioni. Lei è mia amica e so che capirà mettendo da parte il fatto che Ethan sia suo fratello. So anche che sarà sempre dalla mia parte. Lo vedo attraverso i suoi grandi occhi furbi.
«Ho provato a stare lontana da lui. Dio, mi dispiace», sussurro fissando la punta delle scarpe cercando di controllare il tremore nella voce.
Scendiamo dirigendoci verso uno dei muretti bassi dove vi è una serie di bottiglie pronte per essere distrutte a colpi di fucile a pallini e palle da baseball.
«Ti scusi per avere baciato mio fratello nel parcheggio di un posto isolato e per avere fatto a botte con la sua ex ragazza odiosa? Scherzi? Se me ne avessi parlato prima, ti avrei aiutata», sorride con decisione.
Questo suo commento mi provoca un sorriso. Istintivamente l'abbraccio.
«Grazie», le sussurro.
«Emma, ti voglio bene e non permetterò a nessun'altra di rovinarti questo momento.»
«Ero preoccupata», ammetto.
«Riguardo cosa?» Mark si avvicina cingendomi le spalle con un braccio. Dimostra così il suo affetto. Per lui questo è il gesto della protezione.
«Avevo paura di essere giudicata o additata. Non volevo deludervi», arrossisco. «Insomma, non sono una... "troia"», dico senza mezzi termini.
Mark sorride scuotendo la testa mentre Anya strofina una mano sulla mia spalla. «Ti appoggeremo sempre, perché tu e mio fratello... siete una bomba. E tu non sei una poco di buono. Sei la nostra amica.»
Evidentemente, avevano capito tutti che tra me e Ethan c'era qualcosa ma nessuno aveva il coraggio di dirlo alla diretta interessata. Nemmeno io riesco ancora a capacitarmi. Ho creato davvero un casino ma il danno lo abbiamo fatto in due e ormai è irreparabile.
Guardandomi intorno e non vedendolo arrivare inizio a sentirmi in ansia. Non oso immaginare come mi sentirò quando lo vedrò con Tara e lei farà in modo che lui mi allontani dalla sua vita.
«Emma»
Io Anya e Mark ci voltiamo di scatto mentre i miei nervi si tendono. Anya sorride immediatamente prendendo a braccetto Mark, io invece barcollo leggermente, pronta ad avviarmi verso il patibolo. Sono troppo tesa e basterà un niente a farmi crollare.
«Vi lasciamo soli.» Anya da una pacca al fratello il quale si avvicina con le mani dentro le tasche e un'espressione indecifrabile. Sa essere ermetico e criptico allo stesso tempo. Mi confonde.
Il mio cuore sussulta quando si siede accanto. Non riesco a guardarlo e mentalmente preparo qualche insulto da dirgli. In realtà sono davvero tanti, uno più orribile dell'altro. So che non servirà a niente, ma questa distrazione mi permette di ragionare a mente lucida preparandomi al peggio.
«Non so da dove iniziare...», si gratta il mento guardandomi.
Mi alzo di scatto facendolo sussultare. «Risparmia i discorsi lunghi e vai al sodo, Ethan. Anzi, mi dispiace, sono stanca di sentire stronzate quindi evita pure il discorso perché ho capito benissimo come saranno le cose da adesso. Ti auguro il meglio con lei», mi trema la voce e mi allontano.
Arriva forte la tristezza. E mi sento stanca. Non riesco più a combatterla.
Ho paura di esplodere, devo proprio andarmene da questo posto e prendere le distanze prima di impazzire. Voglio tornare a casa, nascondere la testa sotto il cuscino e lacerarmi dentro fino allo sfinimento per l'umiliante serata; poi rimettermi in sesto e andare avanti come se niente fosse.
Perché non posso. Non posso restare ferma a guardare i pezzi della sua vita incastrarti con quella di un'altra che non sono io. Non lo accetto.
Due mani forti mi strappano dalle mie farneticazioni. Ethan mi spinge contro la sua auto. Spalanco gli occhi colta alla sprovvista.
«Scapperai sempre da me vero?» chiede con un tono basso in grado di trascinarmi a fondo.
Come al solito mi perdo dentro i suoi occhi azzurri come il cielo limpido d'estate. Occhi a tratti stanchi di lottare e pieni di quei vuoti ingigantiti dal niente che ci circonda.
Non mi lascia neanche il tempo di rispondere. Le sue labbra si posano sulle mie con forza.
Cerco di staccarmi, di dirgli che per me non è più un gioco perché provo molto di più di quanto io voglia lasciargli credere e più di quanto io stessa voglia ammettere, ma lui non me lo permette.
«Ho lasciato Tara, Emma. Gliel'ho detto. È finita con lei. È finita perché voglio solo te!», sussurra sulle mie labbra tenendo fermo il mio viso.
Le mie gambe tremano. Chiudo gli occhi e appoggio la fronte sulla sue labbra. «Dimmi che non stai mentendo», sussurro alzandomi sulle punte posando i palmi sul suo petto.
«Non sto più con lei da quando ti ho conosciuta. Ti prego, devi credermi.»
Le nostre labbra si toccano ma sono ancora troppo spaventata per lasciarmi andare del tutto. Ho paura di cosa succederà domani o tra qualche ora. In fondo, li ho beccati nel nostro appartamento o stavano solo iniziando?
«Baciami», sibila stringendo la presa.
Ansimo ed istintivamente stringo i suoi capelli prima di ricambiare il suo bacio. Stupisco anche me stessa quando gemo ma non me ne importa niente. Voglio questo ragazzo sin dal primo istante in cui l'ho visto. Ero troppo orgogliosa per ammetterlo e troppo spaventata per accettarlo.
Di colpo mi stacco. «Che ore sono?» chiedo affannata cercando di riprendermi.
Inarca un sopracciglio. «Ha importanza adesso?»
«Si, devo fare sparire i vestiti prima che Anya entri nella mia stanza senza permesso», lo guardo preoccupata. «E so che lo farà perché lo fa sempre da un paio di giorni.»
Pensa subito ad una soluzione stringendo le labbra. «Che ne dici di venire da me?»
«Ethan, non ho tempo per...»
«Sto dicendo che puoi lavorarci a casa mia, nessuno ti disturberà», mi dà un altro bacio aprendomi la portiera per farmi salire in auto.
Indugio e lui mi sorride con dolcezza. «È tutto ok, Emma. Respira», sussurra sulle mie labbra.
Chiudo gli occhi spaventata. «Dimmi che non mi sveglierò urlando e che tu ci sarai ancora domani», sussurro agitata.
«Ci sarò. Vuoi che te lo prometta?»
Nego. Lui schiocca un altro bacio veloce. «Andiamo, Anya sta rientrando a casa e abbiamo poco tempo. Se non vuoi che io corra beccandomi una multa...»
«Ok, andiamo», strillo entrando in auto.
Il viaggio dura poco e non me ne accorgo nemmeno perché continuo a sentirmi sulle nuvole. Non sto attenta alle auto che sfrecciano superandoci, al limite di velocità, ai palazzi che scorrono appannati davanti ai miei occhi.
Entrata in casa noto che Anya e Mark non sono ancora arrivati per cui lascio uscire un lungo sospiro.
Raccolgo i disegni, i tessuti che tengo ben conservati nel plastico. Sistemo la macchina da cucire dentro la scatola e come ultima cosa rimetto il tutore perché, durante la breve lotta contro Tara, ho sentito la gamba cedere.
E' sempre un trauma doverlo fare perchè è come rivivere la stessa storia infinite volte e riprovare lo stesso identico ed autentico dolore.
Ethan si appoggia allo stipite con il telefono tra le mani. Mi sorride come un bambino. Ha una strana luce negli occhi.
«Ho avvisato mia sorella che ti rapisco per qualche giorno, sempre se per te va bene e non hai altri impegni.»
Mi blocco guardandolo perplessa. Qualche giorno? Cosa? Credevo fosse per una notte. Batto le palpebre per capire cosa significa.
Sorride avvicinandosi. Sfiora la mia guancia provocandomi un brivido. Mi alzo sulle punte e lo bacio a stampo.
«Ti serviranno dei vestiti e un borsone», fa notare guardandosi attorno.
«Vuoi davvero...»
Annuisce, così, in breve preparo un borsone. Ethan prende gli abiti e tutto il resto caricandoli in auto mentre guardo la mia stanza con una strana nostalgia. Non so, è come se non dovessi vederla mai più.
Per non destabilizzarmi, scrivo un messaggio ad Anya.

Emma: "Tuo fratello ha intenzione di rapirmi. Se non torno a casa entro due giorni, ammazzalo perché è stato lui."

Anya: "Goditelo! Non si accettano restituzioni. Ps: porta anche la biancheria... intima. :P"

Mi risponde con una risata al dito medio che le mando con affetto.
Quando Ethan torna al piano di sopra mi fissa insicuro rimanendo per qualche istante sulla soglia. Vedendolo in quel modo, dalle mie labbra spunta involontario un sorriso ed arrossisco quando si avvicina come un predatore.
Mi preme contro il muro e mi bacia spingendomisi addosso mentre io mi aggrappo a lui ricambiando.
«Dobbiamo uscire da qui o impazzirò», mi trascina fuori dall'appartamento senza darmi il tempo di un respiro.
Mi sento sopraffatta dagli eventi, da Ethan, dalla sua reazione. Non so come comportarmi, non so cosa siamo. So solo che sento una strana gioia dentro e ne ho paura. Perché quando la vita ti regala qualcosa di bello, il destino quasi sempre arriva con un caro conto da pagare.
Accende lo stereo per ascoltare un po' di musica mentre preme sull'acceleratore portandomi lontano dal centro abitato, in una zona abbastanza tranquilla, immersa nel verde. Si nota dall'erba che si muove attraversata dalla brezza notturna dopo essere stata illuminata dai fari dell'auto.
La mano di Ethan si posa sulla mia coscia come se volesse rassicurarmi o accertarsi che io sia reale e la strizza leggermente scaricandomi addosso una forte scossa elettrica.
Sorpresa dal gesto, poso la mano sulla sua. Le nostre dita si intrecciano in automatico.
Posso davvero farlo? Non è uno scherzo? Ho davvero paura. Sono così insicura a volte e questo mi svantaggia notevolmente.
Dopo un paio di metri dall'autostrada, svoltiamo a destra lungo un breve ponte che conduce in un quartiere isolato e tranquillo dove le abitazioni si trovano ad una certa distanza l'una dall'altra.
Svoltiamo attraversando un viale alberato circondato da pali la cui luce flebile rischiara attorno e in breve mi ritrovo proprio davanti una casa interamente circondata da un muretto e da un prato tenuto con cura. L'abitazione, una struttura moderna a due piani con enormi vetrate. Le luci sono tutte accese. Ethan preme un pulsante dallo schermo del suo bolide, la saracinesca scura del garage si apre lentamente rivelando uno spazio enorme in cui si trovano due auto disposte l'una accanto all'altra e due moto di cui una da cross. Cerco di chiudere la mandibola. Di non apparire stupita. E lui ci riesce sempre con poco.
Con galanteria mi apre la portiera lasciandomi uscire. Indugio un momento e una volta fuori lo aspetto mentre prende le mie cose dal cofano.
Afferrando la mia mano, lo aiuto e saliamo i tre gradini che conducono ad porta bianca. Superata questa mi ritrovo in un breve corridoio e poi in una casa meravigliosa.
Il pavimento in legno di ciliegio, le pareti in mattoni. Grandi vetrate e un arredamento tutto in stile moderno. Fisso in particolare la libreria incastonata nel muro e i tanti libri e dischi in vinile sistemati in ordine alfabetico. Mi stupisce vedere le mensole sospese al centro della stanza tra due colonne. Fanno da parete e sopra vi sono bottiglie di vino, statuine e trofei. Un enorme divano ad L, un camino all'angolo e un tappeto sotto un tavolo basso pieno di riviste e un vaso colorato.
Un basso muretto separa il soggiorno dalla cucina, essenziale e super tecnologica.
Una scala a chiocciola accanto ad uno dei divani conduce al piano di sopra. Ci sono altre tre porte ed è tutto illuminato, pulito e confortevole. C'è anche odore di biscotti al cioccolato e un profumo simile a quello che indossa sempre Ethan lasciando la sua scia.
Guardo quest'ultimo che a sua volta sta scrutando ogni mia espressione con meticolosa attenzione. In imbarazzo sorrido toccando la scrivania di un legno scuro appoggiata alla parete. Sopra c'è un enorme quadro su cui è stata dipinta New York di notte. In questo punto della casa c'è odore di carta e inchiostro. Ci sono anche dei progetti appoggiati alla scrivania. Cartelloni attorcigliati e fogli sparsi con dei disegni.
«Ethan sei tornato?»
Mi blocco e allarmata lo guardo. «Non mi avevi detto che avevi un coinquilino», esclamo.
Non risponde. Rimane è tranquillo. Sorride persino sotto i baffi ignorando la mia reazione.
«Si», posa il borsone accanto alla scala e il plastico sullo schienale del divano mentre la scatola con la macchina da cucire che tiene sottobraccio sul primo gradino della scala a chiocciola.
Il mio cuore prende a martellare quando sento avvicinarsi qualcuno.
«Ah non sei solo. Tu devi essere Emma.»
Un uomo su di una sedia a rotelle si fa avanti. Si somigliano parecchio. Capelli neri ma tendenti al mosso, occhi azzurri accesi, attenti, occhiali neri ad incorniciare un viso bellissimo. Somiglia tanto ad uno scienziato eccentrico e raffinato allo stesso tempo.
«Sono Daniel, il padre di Ethan», mi porge la mano. «Dubito che lui ti abbia detto della mia presenza in casa.»
«Emma, piacere di conoscerla signore», sorrido un po' in imbarazzo. «In realtà no. Non vorrei essere di troppo», ammetto.
«Nessun disturbo e chiamami Daniel», sorride continuando ad osservarmi. «È un piacere vedere finalmente la ragione del sorriso di mio figlio».
«Ok se hai finito di metterla in imbarazzo, porto Emma di sopra», taglia corto Ethan e vorrei rimproverarlo. Non dovrebbe reagire così. Non sapevo abitasse con il padre. Questo non complica le cose?
«Riconosco quel tutore», Daniel sorride. «È uno dei nuovi modelli», i suoi occhi si accendono.
Abbasso lo sguardo sulla mia gamba e passo il dito sul naso, un gesto che faccio quando mi sento in imbarazzo e non so proprio come rispondere.
«Papà», lo rimprovera Ethan.
«Non preoccuparti, è difficile non vederlo», sorrido per rassicurarlo rimproverandolo con lo sguardo.
«Se non ti dispiace vorrei regolarlo meglio sembra avere qualche problema tecnico», Daniel fissa la mia gamba chiedendomi il permesso. Annuisco avvicinandosi, me lo sfila dileguandosi fischiettando.
Interdetta guardo Ethan il quale sbuffa. «E' fatto così, su saliamo», dice riprendendo le mie cose portandomi al piano di sopra.
Mi stupisco che la scala a chiocciola porti ad un unico piano e non ad un corridoio. Sono in una stanza ampia, un secondo appartamento dotato di ogni confort.
«Si vive meglio così, fidati», risponde alla mia domanda inespressa notando lo stupore nei miei occhi.
Mi guardo attorno in imbarazzo. Non so cosa fare. Mi ritrovo in un posto nuovo e non voglio invadere la sua privacy.
La sua mano afferra il mio fianco e mi stringe in un abbraccio. Mi sento subito a casa. Affondo il viso sul suo petto, odora sempre di buono. Mi rendo conto che è notte fonda e mi viene un dubbio.
«Ti aspetta sempre sveglio?», domando non riuscendo a trattenermi.
«Mentre preparavi le tue cose l'ho avvertito che avremmo avuto visite, così non lo ritrovavamo sul divano in boxer ad inventare qualche strano arnese. Comunque si, si assicura sempre che io arrivi a casa quando sto qui prima di andare a dormire. Però fa tutto da solo è autonomo e non ha bisogno di aiuto», il suo viso mostra un'emozione. Tiene davvero tanto al padre.
Mi alzo sulle punte posandogli un bacio sulle labbra. Non posso ancora credere di poterlo fare. Lui prolunga il mio gesto stringendomi a sé e fatica a lasciarmi andare.
«Se vuoi fare una doccia la porta è quella accanto alla vetrata», sussurra sui miei capelli.
«Ok», soffio accaldata cercando il mio borsone.
Recupero dei vestiti puliti guardandomi intorno. La cucina ad isola con il ripiano cottura moderno e il bancone in marmo nero con due sgabelli rossi davanti. Un enorme frigo grigio. Un tavolo di vetro a poca distanza con un vaso marmorizzato nero. Un divano e un mobile incastonato nella parete su cui si appoggia una tv a schermo piatto enorme. Qualche quadro, tanti dischi. Supero un divisorio evitando di curiosare ancora ed entro nel bagno. E' semplice ed essenziale ma anche questo in stile moderno.
Mentre mi infilo dentro la doccia, inizio a rimuginare sulla strana situazione. Mi ritrovo nell'appartamento di Ethan dove vive anche suo padre al piano di sotto. Anya non mi è sembrata turbata quando le ho mandato il messaggio anzi, mi ha incoraggiata a stare con suo fratello. Inizio a capire molto sul suo conto. Ethan non è realmente un cattivo ragazzo. Dietro i tatuaggi, le gare, l'arroganza, si nasconde un'anima fragile, con insicurezze e sentimenti.
«Emma, posso entrare?»
Interrotta dalla sua voce, quasi scivolo. Mi schiarisco la voce. «Si, ma sono ancora sotto la doccia», rispondo. «E ti consiglio di tenerti a debita distanza se vuoi che non ti cavi gli occhi», minaccio.
Ride. «Tranquilla non sbircio. Devo solo lavare i denti».
Sembra così normale. Finisco di lavare i capelli, li avvolgo in un turbante con un asciugamano ed esco dalla doccia. Lo trovo appoggiato al mobile del lavandino con lo spazzolino tra i denti. Indossa dei boxer di marca neri ed è a torso nudo. I capelli bagnati e lo sguardo attento.
Mi viene da ridere ma sono anche parecchio imbarazzata. Non mi capita spesso di ritrovarmi la perfezione davanti mentre sono in asciugamano e totalmente esposta al suo sguardo critico.
Prendo il mio spazzolino dal beauty e lavo i denti mentre lui continua a fissarmi.
«Smettila», biascico puntandogli contro lo spazzolino prima di sputare il dentifricio.
Ridacchia. Sa che anch'io odio essere osservata perchè divento imbranata. Mi viene spontaneo spingerlo e questo provoca un'altra sua risata cristallina che ascolterei per ore.
Il cuore inizia a battere forte quando le sue mani posandosi sui miei fianchi mi avvicinano. Gonfio il petto trattenendo aria nei polmoni. «Benvenuta a casa Evans», sussurra guardandomi intensamente le labbra.
Senza aggiungere altro, esce dal bagno lasciandomi finire. Mi affretto ad asciugare leggermente i capelli prima di legarli poi indosso qualcosa di comodo ed esco dal bagno.
Lo trovo seduto comodo sul divano. I miei occhi si posano sul tavolo dove c'è un cartone di pizza. Inarco un sopracciglio avvicinandomi prima di sedermi accanto a lui con un piede sotto il sedere.
«Pensavo avessi fame», alzandosi recupera il cartone aprendolo. L'odore di pizza con patatine fritte si diffonde ovunque facendomi venire l'aquolina. «Dopo un combattimento del genere, chi non ha fame?» rispondo con sarcasmo e lui sorride.
«E' carino qui», mi ritrovo a dire ad alta voce dopo un po' aiutandolo a togliere le briciole. Mordo la guancia rimproverandomi mentalmente.
«E' tranquillo», Ethan toglie il cartone gettandolo dentro il tritarifiuti. L'arredamento in questo piano è quello tipico di un ragazzo che vive da solo. Essenziale. Nessun mobile di troppo.
Mi avvicino alla vetrata guardando fuori. Vengo catturata dalla vista mozzafiato e capisco subito perchè ha scelto proprio questo piano. Sorrido e lo becco ad osservarmi.
Si avvicina e le mie mani si posano sul suo petto. «Hai scelto questo posto per la vista?»
«Si, proprio bella», sussurra abbassando il viso. Alzo le punte dei piedi mordendomi il labbro e lui gioca prima di baciarmi.
Quando si stacca sento la mancanza del suo calore sulla pelle.
«Ti lascio il mio letto», riscuotendosi prende un cuscino gettandolo sul divano in pelle.
«Non dormi con me?», arrossisco immediatamente come un peperone. «Cioè non in quel senso intendo dire...», schiarisco la voce e mordo la lingua prima di fare altri danni.
Ethan ridacchia. «Be' se non vuoi dormire con me in quel senso e insisti...»
Riprende il cuscino sistemandosi sul letto. Dopo pochi istanti apre le braccia sorridendo come un bambino la mattina di Natale. Mi viene da ridere e salgo sul letto gattonando per raggiungerlo prima di ritrovarmi tra le sue braccia forti. Ha un odore divino.
Tra le sue braccia, mi sento invincibile, potente. «Non sei un sogno, vero?»
«Te lo prometto», sussurra.
Il suo respiro lento, mi aiuta a rilassarmi e ad addormentarmi immediatamente avvinghiata a lui.
Non ricordo di avere mai dormito così bene prima ad ora. Apro lentamente gli occhi ritrovandomi in una casa sconosciuta su un letto comodo con le lenzuola bianche e nere che profumano di ammorbidente e di Ethan. Passo la mano accanto ma c'è solo uno spazio vuoto. Mi alzo stordita a metà busto guardandomi intorno. Lui non è nei paraggi e il sole filtra dalle vetrate riempendo di luce ovunque:
Lancio uno sguardo alla sveglia posta sul comodino. Merda, sono le dieci.
Ho perso proprio la cognizione del tempo, oggi devo finire il regalo per Anya prima che lei scelga un altro abito e il mio lavoro sia del tutto inutile.
«Ti sei svegliata», Ethan spunta dall'arco che conduce al suo studio e mi sorride. Va verso la cucina prendendo un vassoio prima di avvicinarsi.
«Dovevi svegliarmi», brontolo fissando ancora l'orologio e stiracchiandomi.
«Sembrava non dormissi così da secoli e mi dispiaceva svegliarti», la sua sincerità e le sue premure mi fanno spuntare subito un sorriso sulle labbra e mi danno una certa carica.
«Hai un letto comodo», dico cercando di non immaginare Tara proprio tra queste lenzuola. Arriccio il naso e lui se ne accorge. «A che cosa stai pensando?»
«Hai lavato le lenzuola...»
Scuote la testa ghignando. «Non chiederlo. In questo letto ci dormo solo io», risponde mordendo nervosamente una fetta biscottata.
Rimaniamo in silenzio per il resto della colazione evitando errori imbarazzanti.
«Grazie, non dovevi prepararmi anche la colazione», bacio la sua guancia e dopo avere riordinato la stanza nonostante le sue proteste, vado a cambiarmi prima di raggiungere la mia postazione di lavoro.
Ethan ha organizzato un angolo tutto per me. Una scrivania e tante sedie dove mettere ciò che mi serve. Ci sono persino due manichini. Non voglio domandare come sia riuscito a procurarseli, anche se ho il sospetto, ma sono davvero utili.
Inizio ad assemblare l'abito per la cerimonia. Il corpetto con lo scollo a cuore, il pizzo sottile a coprire la parte delle clavicole. La schiena nuda. L'abito si stringe in vita poi si dirama lentamente come una cascata di piume. Riempio il corpetto di Swarovski attaccandoli uno ad uno con precisione maniacale. Pungo più volte le dita e mi brucio con la colla a caldo quando Ethan che se ne sta nel suo angolo a lavorare al computer, mi distrae.
«Ok fai una pausa», mi solleva sulla scrivania sistemandosi tra le mie gambe. Sento tante piccole scosse piacevoli propagarsi su tutto il corpo. Quando mi sfiora provo un forte senso di completezza. E ogni genere di vuoto si affievolisce. Mi farà sempre questo effetto?
Mi porge un muffin al cioccolato e una tazza di tè freddo con ghiaccio. Le ore sono volate e lui si è assicurato che pranzassi e ora che io mi distragga giusto un paio di minuti.
«Non mangeresti nemmeno. Sai, non sei un robot», mi rimprovera quando do un solo morso al muffin e lo abbraccio.
«E' per questo che ci sei tu», ridacchio quando però vedo mutare la sua espressione piego la testa di lato. Sembra sorpreso dalle mie parole.
«A cosa lavori?», domando indicando il suo iMac acceso e le carte sparte sulla scrivania. E' da questa mattina che vorrei chiedere ma non ho avuto modo e adesso sembra proprio il caso visto il silenzio.
«Lavoro con mio padre nella costruzione di protesi e mi occupo di vari progetti», lancia uno sguardo al suo tavolo. «Devo consegnargliene giusto uno entro sta sera», si rabbuia.
Alzo il suo mento prima di dargli un piccolo bacio. «Rimettiti al lavoro allora e non distrarti».
Sta per replicare quando il suo telefono inizia a squillare e lui dopo avere controllato corre a rispondere spostandosi nell'altra stanza. Quando ritorna con una ruga sulla fronte, mi si avvicina di nuovo e, dopo essersi assicurato che io abbia mangiato tutto il muffin, torna al lavoro.

Anya: "Ancora nessuno è venuto in casa per darmi brutte notizie. Deduco vada tutto bene. Starò da Mark per un paio di giorni. Mi manchi."

Sorrido leggendo il messaggio di Anya. Questo mi fa capire che non ha nessuna intenzione di girare per i negozi. Forse è arrivato il momento di avvertire Mark.
Riempio di glitter le scarpe per il party e procedo con il secondo abito. Ho scelto un bianco sporco ed una linea più fluida e adatta a quella di Anya. Lo spacco fino alla coscia, sono sicura che la farà ridere e sentire sexy. Dentro la mia testa, mi rimbombano le sue parole: "Voglio un abito sexy e trasgressivo non la solita solfa". Io, gliene sto regalando ben due con la speranza che li indossi davvero e che le piacciano più degli altri.
Mi accorgo che sono le nove quando finalmente alzo gli occhi dalla carta regalo. Ho finito di confezionare gli abiti e le scarpe dentro le relative scatole. Mi sento indolenzita e non abbiamo ancora cenato.
Ethan tiene lo sguardo fisso sullo schermo da troppo tempo. Anche se di tanto in tanto si sposta per rispondere a delle chiamate di lavoro.
Con la sedia girevole, lo raggiungo e lui mi guarda appena ma sorride quando bacio la sua guancia. Lancio uno sguardo sullo schermo e mi accorgo che sta montando qualcosa tridimensionalmente seguendo i suoi appunti scritti in una grafia perfetta. Attendo che abbia finito senza distrarlo. Quando spegne lo schermo e si volta non resisto, mi sistemo sulle sue gambe abbracciandolo. Le sue mani si posano, una sulla mia vita, una sul mio viso e mi bacia. Mi lascio trascinare dalla momentanea passione che divampa tra di noi e ci ritroviamo ad ansimare, a stringerci l'uno all'altra.
«Se non avessi così fame, ti prenderei su questa sedia», sussurra rauco e diretto.
Mi imbambolo arrossendo. Ethan se ne accorge ma nascondo il viso sul suo petto ignorando ogni traccia di imbarazzo per quello che vorrei tanto dirgli.
«Non ti piacerebbe?», domanda divertito premendo il palmo sulla schiena. «E' un pò scomodo e pericoloso su questa sedia girevole ma non sarebbe eccitante?»
«Non saprei», mormoro a disagio tenendo la testa sul suo collo abbracciandolo.
«Cosa significa esattamente? Non sai se è pericoloso o non sai se è scomodo?», sembra incuriosito ed io sempre più rossa.
«Non lo so e basta», sussurro. «Possiamo cambiare discorso?»
Il respiro di Ethan si blocca per un momento. «Non stai dicendo quello che penso vero?».
Mi nascondo maggiormente tra le sue braccia e gliene dò conferma.
«Perchè non mi hai bloccato subito?», ridacchia.
«Ti prego non renderlo imbarazzante e non ridere di me», tappo la sua bocca e lui ridacchia ancora di più.
«Non c'è niente di male, inoltre, possiamo sempre rimediare, no?».
Alzo lo sguardo e lo vedo sorridere. Ha una luce strana e diversa negli occhi ed è chiaramente divertito. «Non ora, non sono poi così disperata. Inoltre sarebbe doppiamente imbarazzante. Ti ho appena confessato che, insomma hai capito», nascondo di nuovo il viso e lo sento ancora una volta ridacchiare; la sua mano passa lentamente sulla mia schiena per rassicurarmi.
«Ok ora se smetti di provocarmi, prepariamo la cena», mi prende in giro.
Gli dò un colpetto sulla nuca rialzandomi dalle sue gambe, lui ride e risponde con una pacca sul sedere. Rispondo con un gestaccio seguendolo verso la cucina dove lo aiuto con l'insalata di pollo e ci sistemiamo per la cena in soggiorno davanti alla tivù.
«Tuo padre non c'è?», domando mettendo la cena da parte anche per lui.
«E' nel suo laboratorio. Sono sicuro che si sarà perso nel lavoro. Non si stanca mai», Ethan mi sorride continuando a mangiare tranquillamente.
Dopo avere rimesso la cucina in ordine e sistemato il suo ufficio, mi attira tra le sue braccia sedendosi sul divano.
«Mi dispiace di avere detto quelle cose sui telefilm e indirettamente su di te», dice di punto in bianco mentre stiamo guardando una puntata di Vikings e lui accarezza il mio viso mentre me ne sto stesa, con la testa sulle sue gambe.
Lo guardo un momento di troppo, sembra così sincero. «Mi stai dicendo che sei un vero idiota e che questo è il tuo unico modo di chiedere scusa?»
Sorride. «Qualcosa del genere», replica. Scuoto la testa e sporgendomi gli stampo un piccolo bacio sul naso. Sembra colto alla sprovvista dal mio gesto così naturale e riscuotendosi in fretta inizia a farmi il solletico. Ben presto inizia una strana tregua fatta di sguardi intensi e brividi. Mi avvicina prima di lasciarmi scivolare sul divano. All'inizio è tutto delicato, non appena le nostre lingue si toccano però, lui si irrigidisce. I suoi muscoli guizzano.
Faccio un profondo respiro quando si preme contro di me stendendosi. Abbasso un ginocchio mentre sollevo l'altro senza smettere di cercare le sue labbra.
Sta per sollevarmi la maglietta quando suona un citofono. Ethan si rialza in fretta trascinandomi accanto a sé.
«Si?» risponde accaldato.
«Ethan, scendi un attimo. È arrivata Tara e non ha una bella cera», brontola Daniel chiaramente seccato per l'interruzione e con un tono sinistro.
Ethan impallidisce e per un momento sembra in preda al panico, come se fosse stato beccato con l'amante.
Il mio cuore precipita per un secondo verso il baratro. Non mi avrà mentito, vero?
Si volta verso me portando le mani sulle mie spalle guardandomi intensamente. «Rimani qui ok? Ci metto solo un attimo a mandarla via», mi dà un bacio sulla fronte, poi recupera la maglietta che gli ho tolto durante il nostro breve momento di passione.
Lo trattengo. «Lei non...»
«Ci siamo lasciati sin dal primo istante in cui ti ho conosciuta», sussurra avvicinandosi.
Sfioro il suo petto caldo e lui freme. Le mie mani risalgono intrecciandosi dietro la nuca. Sfioro le sue labbra e lui ricambia.
«Dov'è?»
«Chi stai cercando?»
Scioglie la presa prima di baciarmi con impeto. «Arrivo subito», sussurra lasciandomi andare.
Intontita mi siedo a terra portando le gambe al petto mentre mi preparo ad origliare come una bambina. Non è un comportamento maturo ma voglio proprio sentire e avere la certezza piuttosto che vivere all'oscuro di tutto.
«Dov'è? So che è qui. Le avevo detto di stare lontana da lui», la voce di Tara arriva cristallina rimbombando dentro la mia testa con forza, colpendomi ripetutamente.
«Tara, sei ubriaca. Chiamo un taxi e torni a casa. Qui non c'è nessuno», Daniel le parla in modo pacato e gentile ma sotto quelle parole avverto una nota di rabbia. Che sia infastidito di vederla? Perchè? Ethan non l'ha portata spesso in questo posto? Mi rabbuio al pensiero di lei sdraiata su quel letto o su quel divano. Ripenso ancora alla risposta di Ethan, allo sguardo appena catturato e che difficilmente riuscirò a dimenticare.
«Dimmi dov'è?»
«Tara fermati», la voce di Ethan arriva decisa. «Sai che non permetto a nessuno di venire in casa mia e accusarmi.»
«Il taxi arriverà tra poco», dice Daniel. «È ubriaca, non si regge neanche in piedi. Che cosa le dice il cervello? Mandala via», aggiunge.
«Non ti permetto di parlarmi in questo modo», strilla Tara biascicando. «Non intrometterti», continua.
«Tara, esci da casa mia», la voce irritata di Ethan riempie le pareti.
Sento dei rumori. «Tu non mi dici quello che devo fare. Hai portato lei e non me qui dentro. Perché?»
«Forse perché Emma non è ubriaca e non si atteggia da snob», risponde Daniel. «Ethan, la voglio fuori da casa mia nel giro di pochi secondi», minaccia al figlio.
«Non dovresti rintanarti nel tuo laboratorio del cazzo? Sparisci!», risponde acida.
Sento crescere dentro una strana rabbia. Come si permette a trattare una persona più grande di lei in questo modo? Stringo i pugni trattenendo la voglia di scendere di sotto e prenderla a schiaffi.
Ethan sospira. «Mio padre ha ragione. Dovresti andare via. Non sei più la mia ragazza da mesi ormai», le dice con voce velata dalla rabbia.
Tara risponde subito a getto e tra i due nasce una lite accesa. Dalla sua voce, dalle sue parole, capisco che Tara sta invadendo il suo spazio privato e lui si arrabbierà davvero se lei non se ne andrà.
«Ti avevo avvertito ma non mi ascolti. Tu non mi ascolti mai. Come diavolo fai a non accorgerti che è solo una ragazzina con una cotta per i cattivi ragazzi», strilla. «Ti lascerà per un altro e tu le correrai ancora dietro come un cagnolino perchè è quello che sei per lei!», continua con furia. Daniel prova a calmare gli animi ma, ancora una volta, viene mandato al diavolo. Sento qualcosa rompersi e trattengo un urlo. Tappo le orecchie e tengo a freno le lacrime che rischiano di sgorgare ad ogni parola di Tara nei miei confronti. Si può essere così tanto cattivi nella vita?
«Adesso ti rimetti i tacchi ed esci da casa mia. Abbiamo chiuso, lo sai.»
«Tu non capisci», singhiozza. «Lei non ti amerà mai come ti amo io», sbraita.
«E tu che cosa ne sai? Stai solo avendo una pessima nottata. Adesso vattene o sarò costretto a chiamare qualcuno per trascinarti via con la forza. Stai invadendo la mia privacy e sai che non sopporto chi entra in casa mia senza essere invitato.»
Sento uno sbuffo. «Tu non glielo hai detto, vero?»
«Stai delirando», sento lo scatto della porta.
«Allora sa perché conosci Scott. Sa perché hai fatto di tutto per farli lasciare?»
Corrugo la fronte. Che cosa significa?
«Sa che non mi hai detto che è finita?»
«Sa tutto adesso vattene», replica agitato Ethan.
All'improvviso, le mura, la stanza, il letto, i divani iniziano a starmi stretti. Sento un grosso peso sul petto opprimermi e asfissiarmi con la sua morsa. All'improvviso, mi rendo conto di non essere nel posto giusto. Per un momento, non ascolto più le loro voci. Lancio semplicemente uno sguardo alle mie poche cose sistemate all'angolo della stanza. Le raccolgo, infilo le scarpe e mi appresto a scendere le scale in silenzio. Non sarò usata per i loro litigi o per i loro screzi.
«Sappi che Drew te la farà pagare», sta dicendo Tara.
«Che cosa c'entra adesso?»
Lei ghigna. «Drew ha visto quanto tieni a lei e te la porterà via. Proprio come hai fatto tu con me», ridacchia barcollando.
Ethan scuote la testa. «Sei proprio pazza. È la gelosia a farti parlare. Adesso vattene!»
Lei gli si avvicina. «Non gli hai detto come ci siamo incontrati e che cosa hai fatto per conquistarmi?» gli sussurra un po' troppo ad alta voce picchiando il palmo sulla sua spalla. «Non gli hai raccontato niente di noi? Davvero? È così sicura che tieni a lei?» gli gira intorno. «Non gli hai detto di come hai indotto Scott a scommettere? Sei proprio uno stupido.
Il fatto è che la vedi come una ragazza che ha bisogno di aiuto, proprio come tuo padre. Due persone che hanno bisogno di te perchè non riescono a reggersi in piedi perchè sono...», sento il rumore di qualcosa che si schianta e quando i miei occhi appannati riescono a focalizzare l'immagine, Tara ha appena urtato un vaso rompendolo in mille pezzi. Con il volto contratto dalla delusione e ogni muscolo teso, arrivo a metà scala.
«Smettila!» Ethan mantiene una certa calma. Allora perché sta stringendo i pugni?
«Non posso. Hai iniziato tu tutto quanto e non la smetterò fino a quando lei non avrà capito di che pasta sei fatto. Perché non la chiami adesso e le dici la verità? Perché non le dici che in realtà è solo una delle tue solite scommesse e scaramucce tra amici. Perché non le dici che in realtà non potrai mai amarla perchè non ha niente da offrirti. Digli anche perché Drew vuole ammazzarti», continua Tara non accorgendosi della mia presenza.
«Stai solo facendo una scenata del cazzo perchè sei gelosa», ribatte Ethan stringendo maggiormente i pugni. Neanche lui si accorge della mia presenza ma Daniel si. «Ragazzi smettetela», alza la voce avvicinandosi a loro.
Tara lo guarda fulminandolo. Arrabbiata si abbassa. «Sta zitto! Lei sarà sempre un peso per lui, proprio come quella ragazzina che sono sicura si porterà a letto solo perché intende vincere una partita che lui stesso ha iniziato a giocare tempo fa.»
«Stai delirando, adesso vattene», Ethan alza il tono spingendola verso la porta principale. Lei si volta picchiando i pugni sul suo petto. «Non posso», singhiozza abbracciandosi a lui. Lui che rimane inerme per un paio di secondi prima di stringerla quando lei gli sussurra di amarlo.
Il mio cuore riceve un colpo violento e dalla bocca mi esce un singhiozzo strozzato in grado di fare voltare e staccare entrambi.
Ethan prova ad avvicinarsi. Porto subito il palmo avanti per fermarlo. «È così? È vero quello che ha detto?», chiedo con voce che si spezza ad ogni mio breve respiro.
Notando la mia reazione spalanca solo gli occhi e io, vedo la sua non risposta come una conferma. Scuoto la testa stringendo la borsa e i regali tenuti ordinatamente dentro enormi buste.
Con la coda dell'occhio noto che Tara ghigna soddisfatta, ma non ho la forza per reagire. Mi sento tramortita.
Ha il viso rigato dalle lacrime, il mascara colato quasi sulle guance e i capelli scompigliati. Indossa un paio di jeans strappati e un top pieno di macchie. Proprio la visione del degrado sentimentale.
«È l'occasione, perché non glielo dici?» urla istericamente.
Strizzo le palpebre girando il viso e lascio cadere a terra i regali.
Daniel prova a parlare ma ancora una volta Tara è veloce. «Guardala. Vedi? È solo una stupida ragazzina in cerca di attenzioni. Me lo hai detto anche tu mentre facevamo sesso nella stanza degli ospiti accanto alla sua, non ti ricordi?» ghigna.
Lui non sembra ascoltarla e ancora una volta prova ad avvicinarsi. Riacquisto forza e indietreggio. Ignoro persino il suo sguardo perché fa doppiamente male. «Che cosa hai intenzione di fare?» chiede Daniel confuso e forse allarmato dalla mia non reazione.
«Scommetto che tra poco scoppierà in lacrime», ride indicandomi.
Non resisto e mi avvento su di lei facendola cadere a terra dopo uno schiaffo abbastanza sonoro da spaccarle il labbro. «Sei solo una inutile e patetica ragazza gelosa. Una stronza che tratta tutti con sufficienza. Potrò pure essere fragile o menomata o avere un handicap a causa di un incidente, ma sarò sempre superiore rispetto a te. Sai, mi fai solo pena. Sei proprio caduta in basso», sibilo incamminandomi verso le mie cose.
Non riesce a parlare, mi fissa stordita, gli occhi sgranati.
«Emma», Ethan invece prende parola provando a parlare, a darmi una giustificazione che non voglio.
Quella della felicità è una stronzata colossale. L'ho sempre saputo. Perché prima o poi arriva il dolore e tutto cambia. Perché passi la vita a costruire una forte corazza per difenderti e all'improvviso questa inizia a creparsi fino ad ucciderti. E di te non rimane niente. Se non una scheggia affilata pronta a ferire.
È proprio vero, le cose a cui tieni di più, sono quelle che alla fine ti distruggono.
«Risparmiati le bugie e da oggi in poi stammi alla larga. Non ho bisogno di un fratello e neanche della tua protezione», ringhio. «Va al diavolo!»
A grandi falcate corro fuori e raggiunta la strada chiamo un taxi.
Durante il tragitto trattengo tutto dentro. Le lacrime, i pensieri, i sentimenti. E, con il cuore a pezzi mi lascio scivolare alle spalle un pezzo di felicità che in realtà non è stato altro che una lama piantata nel petto.
Ho imparato tanto in questi anni. Ho imparato che la vita è fatta di colpi violenti che lasciano addosso lividi e profonde cicatrici che neppure lo scorrere del tempo può eliminare.
Ho imparato a cavarmela da sola. A sopravvivere. Perché, anche se il dolore cerca di indebolirti, con il passare degli anni non sei più la persona rimasta a terra inerme, ma quella abbastanza forte da reggerne dell'altro.
Ho imparato a cambiare le parole, ad aiutarmi da sola. Sono passata da "posso farcela" a "devo farcela".
Tutto quello che so è che non bisogna mai legarsi tanto alle persone. Perché prima o poi, trovano il modo di perderti.

Vi presento: Daniel, il padre di Ethan ♥️

N/a:
~ Spesso ci sentiamo imbattibili perché pensiamo di avere tutto. Ma, quando quel tutto ci viene sottratto, che cosa rimane?
Adesso come reagirà Emma? Ethan farà qualcosa? Tara escogiterà un altro dei suoi piani per dividerli? A voi i commenti...
Spero che questo enorme capitolo vi sia piaciuto. Grazie di cuore per il sostegno, significa tanto per me la vostra partecipazione.
Un abbraccio,
Giorgina❄️ ~

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