Capitolo 9
• ATTENZIONE •
Vi consiglio di ascoltare Carillon di Mr Rain prima di leggere questo capitolo! (Scusate in anticipo per gli errori sono in via di guarigione, mi farò perdonare 😘)
~ Ethan's POV:
«Agente non ha ancora finito?»
TJ entra dentro la stanza durante l'interrogatorio con il suo solito sorriso ammiccante e il suo charme da spaccone. Trattengo a stento le risate mentre toglie gli occhiali da sole in modo quasi teatrale e appoggia i palmi contro la superficie del tavolo fissando il ragazzo che abbiamo sotto interrogatorio.
Il tizio a cui stavo estorcendo informazioni utili quasi con la forza si irrigidisce e capisco che i due si conoscono. Mi spunta un sorrisetto perfido sulle labbra e mi sistemo comodo sulla sedia in attesa che il mio amico faccia tutto il resto.
TJ è bravo nel suo lavoro ma è più un tipo dinamico. Certo, ogni tanto si perde ma sa esattamente quello che vuole e sa come ottenerlo.
Inizia a parlare con il ragazzo e questo si agita quando il mio amico mette di mezzo certi argomenti. I due si sono conosciuti una sera con Drew e da allora nessuno ha avuto il sospetto su di lui. Si fidavano in un certo senso.
Il tizio inizia a minacciarlo ma TJ rimane composto e pronto a tutto. Quando mi fa cenno parto all'attacco iniziando a tempestarlo di domande con sguardo duro e freddo.
Il ragazzo a poco a poco cede e riusciamo ad ottenere due nomi. Due nomi apparentemente insignificanti ma che hanno una certa importanza per il caso.
Esco soddisfatto dalla stanza dirigendomi velocemente alla mia scrivania mettendomi davanti al computer. Trascrivo ogni cosa e inizio le mie ricerche.
TJ posa due bicchieri fumanti sul ripiano bianco e continua a sorridere come uno stupido soddisfatto del lavoro svolto e della piega che sta prendendo questa storia. «Devo ammetterlo, sei convincente quando usi quello sguardo. Hai conquistato così la tua donna?» ghigna.
Ogni occasione è buona per prendere l'argomento "donne". A lui non mancano di certo occasioni. Si diverte a rimorchiare ogni ragazza presente nei locali e in casa arriva quasi sempre sbronzo e con due che gli stanno attaccate come polpi su uno scoglio.
Non so davvero come riesce a mantenere il ritmo. Per fortuna durante le sue "serate" io vado fuori e trovo ogni possibile distrazione.
«Che piani hai questa sera? Continuerai a fissare quella foto fino a quando magicamente non ti si materializzerà davanti?»
«Tu invece hai intenzione di uscire anche questa sera?»
Il suo sorriso raggiante dice tutto. Alzo gli occhi al cielo. È incorreggibile.
«Andiamo amico, che cazzo stai aspettando ancora? È tutta sola e tu continui a rispondere a quel suo ragazzo incapace di tenersela stretta. Perché non prendi quel dannato aereo ed elimini questa distanza che vi separa?»
Scuoto subito la testa mettendomi comodo sulla sedia. Apro e richiudo una penna creando un insopportabile rumore. «Se non rispetto la promessa che le ho fatto questa volta la perdo per davvero e non voglio rischiare così tanto. Prima o poi saremo davvero pronti per stare insieme e quel giorno non mi separerò più da lei!»
TJ riflette un momento sulle mie parole. «Quindi stai aspettando che qualcuno le metta un anello al dito per mettere a soqquadro il mondo?»
Alzo di scatto lo sguardo. «Certo che no! Lei non può! Non può farmi questo! Non potrebbe mai...» balbetto quasi rosso in viso colto da una strana rabbia improvvisa. Il pensiero che lei possa sposare qualcuno mi manda in bestia. Non può farlo!
«Amico lo farà se non agisci prima che quel tipo da copertina le infili quell'anello al dito e te la porti via!»
Sbatto il pugno contro la scrivania e lui sbarra gli occhi. «Lei non mi farà mai una cosa del genere! Lei non può...» sbuffo.
TJ ghigna alzandosi dalla sedia. «Lei non è di tua proprietà amico. A meno che non hai un asso nella manica lui te la porterà via prima di quanto pensi. Ti consiglio di agire e in fretta!» mi fa l'occhiolino ed esce dall'ufficio mentre i colleghi ci guardano curiosi.
Sto dando di matto ora che il problema effettivo non c'è, figuriamoci se dovesse accadere davvero una cosa del genere. Come minimo raderei al suolo Vancouver. Sbuffo passando una mano sul viso e continuo il mio lavoro senza fermarmi. Devo assolutamente trovare queste due persone e porre fine a questo supplizio che dura mesi. Devo tornare ad essere libero e dopo potrò fare finalmente qualche piano per il presente, per il futuro e spero accanto a lei.
La giornata si trascina tra scartoffie, interrogatori e caffè. Sto uscendo dall'ufficio quando ricevo la chiamata di Parker. TJ mi lancia uno sguardo complice. «Io non direi niente», si stringe nelle spalle e fuma una sigaretta.
Rifletto un momento sulle sue parole e poi rispondo. «Pronto?»
«Oggi hai sentito Emma? Sai come sta?»
Mi fermo davanti all'auto aprendo la portiera. «No, non so niente. Non la sento da giorni e non risponde alle mie chiamate!» mi sento subito un verme. So come ci si sente a non avere notizie. So come ci si sente a non riuscire a dormire la notte perché manca una persona importante nella vita ma se lui vuole farsi perdonare deve trovare da solo un modo. Spero non ci riesca ma questo non lo trasmetto direttamente anche se penso sia ovvia la mia gelosia.
«Se la senti puoi accertarti che stia bene?»
Sospiro. «Dovresti trovare il modo di parlarle sai? In fondo non vive a distanza di km da te!»
Sento un certo trambusto. «Lo so ma ora come ora non ho il coraggio di affrontarla. Ho commesso una grandissima cazzata...»
«Non so che cosa hai fatto ma lei ti ama e se trovi il modo riuscirà a perdonarti. Lo fa sempre!»
Sospira frustrato. «Ok, grazie».
Stacco la chiamata abbassando le spalle. Il mio amico continua a guardarmi poi entriamo in auto e sorride. «Quando parti?»
Accendo il motore e ignorando la sua domanda guido verso l'appartamento.
Entrato in casa sistemo la pistola con la sicura dentro il cassetto e faccio una doccia poi preparo qualcosa per cena piazzandomi sul divano per guardare un po' di tivù e mangiare in santa pace, lontano dal trambusto.
TJ esce di casa subito augurandomi una buona serata e avvisandomi che con ogni probabilità non tornerà a dormire.
Provo a rilassarmi ancora un po' sul divano poi non riesco più a resistere e recuperando il telefono premo il tasto di avvio chiamata e attendo.
«Dimmi che non stai piangendo per Edward», esordisco come uno stupido ridacchiando. Basta il suo stupore come risposta per avere la certezza che la conosco ancora e che è ancora un po' mia. Le piace proprio quel film mentre a me piaceva osservarla quando guardava le immagini alla tivù con quell'espressione attenta e dolce.
«Come facevi...»
«A sapere che lo avresti visto? So molte cose di te piccola», ghigno soddisfatto ma so già che starà piangendo. Vorrei tanto asciugarle quelle lacrime e stringerla tra le braccia per tenerla al sicuro.
«Come stai? Fa caldo dalle tue parti?» domanda provando a nascondere il tono stridulo di voce che inevitabilmente le esce.
«In realtà ho chiamato per sapere come stai tu. Dalla tua voce sembra che il mondo sia crollato ancora una volta ma non farò altre domande, non ne ho bisogno. Comunque si, fa molto caldo qui e sto bene!»
«Ho ricevuto le altre foto. Sono davvero belle. Non ci credo che le hai scattate di nascosto al matrimonio senza farti scoprire».
Ridacchio incapace di trattenermi. La immagino rossa in viso con quegli occhioni dolci e lucidi. «Colpevole! Me le ha mandate papà e pensavo ti avrebbe fatto piacere averne una copia».
«Pensavo di avere l'originale!» Brontola.
«Mi piace vederti esposta sul comodino. TJ dice che dovrei solo prendere un fottuto aereo ma trattengo ogni istinto. Non voglio sbagliare», mi incupisco immediatamente. Quel coglione ha proprio ragione. Per un attimo sono tentato dall'idea e dal desiderio che lei mi chieda di raggiungerla. La sua voce dietro la cornetta mi riscuote dal breve sogno ad occhi aperti.
«Sul comodino? Spero sia quella in cui siamo sul prato perchè altrimenti penserei che la usi per altro...» le scappa inevitabilmente una risata e la immagino mentre arrossisce. Decido di punzecchiarla. «Informazione riservata signorina! Scommetto che stai ripulendo il soggiorno per ammazzare il tempo mentre parli con un tipo stronzo che vive lontano e a cui manchi tanto».
Segue uno strano silenzio. La immagino mentre si guarda attorno sconvolta.
«Seriamente? Mi stai spiando per caso? Sai che è punibile dalla legge? Si chiama stalking!»
Sorrido come un ragazzino. La voglia di vederla è troppa. Così come la voglia di averla di nuovo tra le mie braccia e sentire il sapore delle sue labbra sulle mie. «Mi piacerebbe poterti spiare ma ripeto: ti conosco. Sfido te ad indovinare cosa sto facendo». Sorrido in modo sfrontato. So che indovinerà. Anche lei mi conosce perfettamente. È l'unica a sapere tutto di me o meglio le mie strane manie.
«Sento rumore in sottofondo, sei davanti la vetrata e stai fissando le luci della città. Ti sto salutando non vedi?»
Rido. «Si, sei in intimo per caso?» la stuzzico.
«No, ho solo una maglietta larga addosso. Con questo caldo...»
La sento sospirare e capisco che qualcosa è cambiato nel suo umore. «Vuoi che anticipi il viaggio?»
«No, sto bene», mente e poi sospira pesantemente. «Ho sentito Anya in settimana...» aggiunge per cambiare argomento.
«Si? Io Mark. Stanno benone!»
«A parte il fatto che ha quasi fatto scoppiare la lavatrice rischiando di allagare il bagno? si, stanno benone».
Ridiamo ma so che da un momento all'altro scoppierà in lacrime e non voglio. Non sopporto di vederla ridotta così.
«Non farlo!» sbotto.
«Cosa?»
«Non piangere!» contraggo la mascella.
«Non sto piangendo», le trema la voce tradendola.
«La tua voce dice altro. Vuoi che stacchi?» sto per fare una cazzata e non voglio. Non posso permettermi errori. Non ora che manca poco.
«No, non farlo! Ora mi riprendo, davvero. Sono solo contenta di sentire una voce familiare...»
Sospiro ancora e decido di prendere l'argomento per togliere subito il dente. «Non lo hai più sentito?»
«No», sussurra flebile.
Quel cretino l'ha fatta spostare nell'ufficio di un suo amico. Ormai ci lavora da tre settimane. Sa di avere sbagliato e sa anche di dovere reagire. Non sa però che presto inizieremo una lotta silenziosa per conquistare la nostra piccola e io non mi lascerò battere di certo da lui.
«Ha chiamato ancora...», lascio in sospeso la frase. Emma non apre bocca e capisco di potere continuare il discorso. «Ti ha spostata in un altro ufficio. Mi ha chiesto di sapere come stai...», tentenno. È giusto riferirle tutto questo? Si arrabbierà, me lo sento.
«Spero che tu non mi abbia chiamata per conto suo. Non lo accetterei...» Risponde rabbiosa.
«Calma piccola, no. Ho fatto abbastanza errori nei tuoi confronti. Gli ho detto di non avere tue notizie, che non rispondi alle mie chiamate».
«Perchè lo hai fatto?», domanda insicura e turbata.
«Perchè deve aggiustare il danno da solo. E' stato lui ad andare via no? Deve essere lui a risolvere tutto, da vero uomo».
Sospira. «Per quel che vale, grazie», sussurra.
«Vuoi che ti accompagni a letto?»
«Se vuoi...»
«Dimmi quando sei sotto le coperte». Attendo che si sia sistemata sul letto.
«Ci sono», mormora.
«Abbraccia quel dannato cuscino e fai finta che sia io. Quando ci vedremo ti darò un abbraccio che ricorderai a vita!» brontolo nervoso. Merda! Perché deve essere così difficile? Mi manca da morire.
«Ricambierò la stretta», replica.
Riesce sempre a farmi sorridere con così poco. «Lo spero... mi manchi.»
«Non farlo», brontola.
«Cosa?»
«Non contrarre la mascella e sciogli quei pugni!»
Scuoto la testa allargando il palmo «Sono preoccupato per te piccola...»
«Io sto bene. Ho solo un pò il cuore a pezzi ma con un cerotto, passerà tutto». Biascica assopendosi.
«Dormi bene piccola... ti amo.»
Stropiccio gli occhi alzandomi dal divano. Mi guardo stordito attorno. Mi farà sempre questo effetto? Ci sarà sempre un posto nel mondo per questo strano noi?
Guardo il tatuaggio che la rappresenta e mi incupisco. Mi dirigo in camera, siedo dietro la scrivania. Apro il cassetto e prendo un foglio e una penna. Ho bisogno di parlare ancora con lei. Ho bisogno di dirle quello che penso, quello che sento.
"Piccola mia,
Dicono che ogni cosa accada per un motivo. Credo di non averlo ancora imparato questo. Non ho mai imparato veramente qualcosa se non da te. Ho imparato che dopo ogni caduta, dopo ogni ostacolo, dopo ogni delusione bisogna sempre sapersi rialzare in qualche modo e andare avanti. Io ti ammiro molto per questo e mi sento anche orgoglioso di te e della tua straordinaria forza che mostri nell'affrontare tutto.
Purtroppo c'è sempre qualcosa che manca nella vita. Nella mia, manchi tu!
Mi mancano i tuoi bellissimi sorrisi sinceri. Mi manca vedere i tuoi occhi che si aprono e si illuminano. Mi manca sentire addosso il tuo odore. Mi manca il suono della tua voce. Mi manca la tua presenza costante nella mia vita.
Se non fossi stato egoista e stronzo in questo momento ti avrei tra le mie braccia e magari saremmo felici del nostro piccolo noi. Non passa giorno in cui io non mi senta un completo disastro. Ho sbagliato e ti ho lasciato scappare via come un palloncino in balia del vento. Ti ho lasciato andare via come un aeroplano di carta lanciato da un grattacielo in una giornata di vento.
Non me lo perdonerò mai se dovessi perderti del tutto qualora tu scegliessi quell'altro così diverso da me ma che ami ugualmente. Vederti soffrire per lui, mi fa sentire tremendamente in colpa perché è anche colpa mia se lo hai incontrato. È colpa mia se lui è riuscito a conquistare la tua fiducia e parte del tuo cuore ancora intatto. È colpa mia se ora stai piangendo per lui. È colpa mia se ora siamo così lontani.
È difficile riuscire a camminare da solo. È difficile quando hai la consapevolezza che c'è qualcuno di importante nel tuo cuore.
Ti prego insegnami ad essere forte. Insegnami a respirare perché io non ci riesco più. Insegnami ad andare avanti perché io sono fermo a quel momento, quello in cui tu sei diventata il mio mondo, il mio tutto.
Sai perché ti amo?
Perché è impossibile non farlo! Tu sei qualcosa che io non riesco proprio a capire. Sei l'eccezione alla regola. Continui ad amarmi nonostante tutto e io ti amo per questo. Perché sei forte! Non hai idea di quanto io mi odi per tutto questo grosso casino. Vorrei potere avere più tempo per rimediare ma ora la mia è solo una corsa frenetica per prenderti e non perderti.
Ti prego scegli me!
Ti prego ama me!
Ti prego segui me!"
#EMVANS ❤️
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